ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Gennaio 2011


IL TROVATORE  - FINALMENTE, DOPO TANTE PEREGRINAZIONI, ERODIADE E' IN LAGUNA! - UN AVVICENDAMENTO A PALAZZO DUCALE - I VORTICISTI, CHI ERANO COSTORO? - L'UMANA BELLEZZA TRA PIERO DELLA FRANCESCA E RAFFAELLO


IL TROVATORE di Giuseppe Verdi, inaugura la stagione lirica del Teatro Comunale di Ferrara che ha in cartellone IL FLAUTO MAGICO  secondo l'Orchestra di Piazza Vittorio (15-16 Febbraio), GIULIO CESARE di G.F. Haendel (11-13 Marzo) da tenere particolarmente d'occhio per un cast di specialisti diretti da Ottavio Dantone alla testa dell' Accademia Bizantina, e MADAMA BUTTERFLY il 7-8 Maggio. 
La replica di domenica 9 gennaio del capolavoro verdiano era uno spettacolo nato nel 2003 per il Ravenna Festival.
La regia e l'ideazione scenica erano firmate da Cristina Mazzavillani Muti.
Siccome non amo parlare delle cose che non amo o che non ho apprezzato, sono stato molto in dubbio se stendere queste righe o meno, poi mi sono risolto per il si, anche per rispetto per gli amici dell'ufficio stampa che mi hanno trovato un posto, ed ottimo, all'ultimo momento; mi risolvero' quindi a delle omissioni per non infierire, chi volesse puo' trovare i dati mancanti sul sito del Teatro.
Non diro', quindi il nome del direttore dal gesto nebuloso, come della volenterosa (ma non nel senso migliore del termine) compagine orchestrale, tacero' del coretto e del suo direttore, ma citero' il coraggioso Manrico di Piero Pretti che ha sostituito il tenore di quello che era un secondo cast, sobbarcandosi la faticata di ricantare il ruolo a poche ore dalla prima del sabato sera, ma anche corretto ed abbastanza eroico, nonostante la regia. A posto ed anche un poco di piu' l' Azucena di Anna Malavasi, ma la tenessero ferma!!!
Probabilmente, ancora una volta, la colpa non e' tutta sua.
Importante il Ferrando di Luca Dall'Amico, anche gestualmente convincente... male gli altri, come si dice.
Ed ora viene il peggio, perche' se, nella prima parte - c'era, intelligentemente, un solo intervallo - le proiezioni potevano sembrare suggestive, abili, intelligenti, poi le immagini di fabbriche, torri , fornaci, muovendosi troppo, hanno cominciato decisamente ad annoiare, anche perche' spesso sembravano stampate male, risultavano come sgranate, mal inquadrate.
Solo la fornace fissa poteva avere un senso nell'atto di Azucena, mentre la scena, di cui si comprendevano le intenzioni, del finale secondo, era un solenne pasticcio.
Per fortuna non si vede quasi mai il coro, e cosi' ci evitiamo certe beceraggini, che pero', come ho detto, finiscono tutte sulle spalle della povera zingara, bellissima e truccata da cani, poveretta: spezzate le matite ai truccatori, per carita'!!!
Un momento suggestivo si e' avuto alla fine del daccapo della pira, quando, dal loggione sono stati lanciati volantini per il 150enario dell' Unita' d'Italia, ed il Teatro Comunale di Ferrara si e' trasformato nella Fenice viscontiana di SENSO.

emilio campanella
Qualche mese fa, era arrivata vicino, all'Olimpico di Vicenza; in questi giorni: dall' 11 al 16 Gennaio, al Teatro Goldoni di Venezia; ed e' solo uno dei tanti spettacoli interessanti che compongono il programma, dopo il cambio di direzione del Teatro Stabile del Veneto, ora sotto la guida di Alessandro Gassman.
Il testo fluviale e magnifico e' stato sfrondato senza pieta', con molta efficacia, e soprattutto senza perdere nulla dei temi portanti del terribile monologo, prima stesura che avra' successivi sviluppi, sino ad arrivare all' ERODIAS dei TRE LAI.
Qui siamo un poco prima dell'inizio delle sperimentazioni linguistico-barbariche tipicamente testoriane, ma gia' con un senso profondo di magma sulfureo ed organico che invade la scena di parole violentissime.
La recita e' continuamente messa in discussione, e cosi' la finzione scenica, con un frequente entrare ed uscire dalla vicenda, ma rimanendone vieppiù impigliati ed avviluppati, noi spettatori, l'autore evocato ed accusato di sadismo, il povero martire annientato, Erode Antipa e Salome', solo raccontati  dalla protagonista nella sua affabulazione folle ed autodistruttiva; regina disperata ed umanissima, fragile e feroce, bestia ferita e braccata, buttata in un agone infernale da uno scrittore che s'immedesima in questo amore disperato ed senza uscita, passione e festino di morte, torturando una povera pazza lucidissima cui la magnifica Maria Paiato presta corpo, voce, sensi, macerazioni, lacerazioni, lacrime, gemiti ed orgasmi solitari rivolti ad un simulacro silente, immoto, assente, corrucciato, indignato ed infantile come tutti i fanatici.
Non si sa chi sia piu' folle, chi piu' attratto dall'autodistruzione, chi piu' goda a sguazzare nella putredine e nell'orrore incestuoso della disgustosa catena delle generazioni... Certo e' che la qualita' della messa in scena non fa che mettere in rilievo l'organicita' del testo, tanto piu' la regia di Pier Paolo Sepe e' misurata, le luci di Pasquale Mari, perfette e taglienti, quanto risalta la parola testoriana marcia di umori e fetori di decomposizione.
Tanto e' intensa l'immedesimazione fisica di donna adulta conscia del passare del tempo della Paiato, altrettanto colpiscono le belle musiche coinvolgenti di Francesco Forni.
Paiato danza e si muove ora in maniera fluida, ora con movimenti spezzati come di crisi epilettica nella coreografia che interpreta con grande trasporto (drammaturgia ed aiuto regia di Francesca Manieri), sino alla fine, quando spossata, affranta, sciolta , nel suo magnifico lungo abito rosso cupo ringrazia il pubblico che l'abbraccia con un interminabile meritatissimo applauso. 

emilio campanella
Dopo la bella personale dedicata a Guccione, e mentre ancora dura quella di Sirotti a Palazzo Reale, nella Loggia degli Abati della reggia dogale genovese, e' stata allestita una interessante mostra dedicata a Giuseppe Puglisi, intrigante pittore siciliano.
L'esposizione e' intitolata: PUGLISI Il Mediterraneo. Coste e costellaziioni.
Consta di una quarantina di opere, dal 2003 al 2010, e ci sono alcuni temi ricorrenti, in parte gia' enunciati dal titolo.
Sono molto spesso visioni aeree di citta', propaggini urbane sul mare, cieli stellati, 'staccando l'ombra da terra', spiccando il volo, ma anche citta' illuminate, miriadi di punti luminosi all'imbrunire.
Due temi importanti: L'Atlante della Terra e L'Atlante del Cielo ed una serie di costellazioni dipinte su cieli ancora luminosi ed evocativi, ma anche navi che scivolano su mari immoti e monti imponenti. dal 9 al 30 Gennaio, ed a Stra (Venezia) al Museo Nazionale di Villa Pisani, dal 7 al 25 Aprile.
Catalogo Linea d'Ombra.

emilio campanella

Una domanda piu' che legittima intorno ad un movimento ben poco noto in italia ed a cui la Fondazione Guggenheim di Venezia, dedica un'attenta esposizione che rimarra' aperta dal 28 Gennaio, al 15 Maggio.
Un precedente in Italia, si era dato nel 1986, quando Palazzo Grassi riservo' lo spazio di  una sezione della sua prima mostra della gestione FIAT: FUTURISMO E  FUTURISTI, a questo gruppo.
Ma sicuramente, molti ricorderanno un bel film di Ken Russel, del 1972: MESSIA SELVAGGIO, incentrato sulla figura di Henry Gaudier Brzeska, uno degli artisti presi in esame in questa occasione.
Insieme con lui sono ben rappresentati i suoi compagni di quella breve ed intensa avventura; per lui brevissima, siccome morì in guerra nel 1915. Accanto alle sue sculture ammalianti e respingenti, una fra tutte, la Ieratica testa di Ezra Pound, un marmo del 1914, ma anche la Cantante del 1913, sempre in marmo.
Tutti gli esponenti hanno, comunque, il loro ampio spazio: da Jacob Epstein con il suo Martello Pneumatico del 1913-15, distrutto, e ricostruito nel 1973-4, mentre Nascita, sempre 1913-14, mi ha ricordato il Trono Ludovisi.
Affiancate alle numerose sculture, sono esposti anche molti studi e disegni preparatori dei vari artisti.
Sono emozionanti le ricerche spaziali di Wyndham Lewis (foto), cosi' come i suoi studi di volti  e gli intrecci di figure.
Si citano le Gallerie d'arte che parteciparono all'avventura, cosi' come le riviste rappresentative del movimento, ed anche le sperimentazioni fotografiche, sempre nel senso della ricerca pittorica, grafica, ed in scultura.
Un catalogo accurato ed esauriente, accompagna la manifestazione.

emilio campanella

Questo il sottotitolo della magnifica mostra che i Musei di San Domenico di Forli', dedicano a MELOZZO, maestro locale quattrocentesco, che si e' mosso disinvoltamente fra i piu' grandi nomi della pittura del suo tempo, ed e' stato uno di protagonisti del rinascimento.
La manifestazione che, inaugurata il 28 Gennaio, rimarra' aperta sino al 12 Giugno, e' stata occasione di restauri importanti ( come la cosiddetta MADONNA DI SENIGALLIA di Piero della Francesca, dalla Galleria Nazionale delle Marche di Urbino).
Si avvale di uno staff di giovani curatori coordinati da Antonio Paolucci, e costituisce il sesto capitolo di un lavoro espositivo continuativo e legato alla citta'.
C'e' un ovvio riferimento alla mostra del 1938, cui sono dedicate due sale, e che fu una grande mostra, nonostante il punto di vista un po' forzato dal regime, e per quanto mancasse di pezzi oggi esposti, si avvalse di curatori che sarebbero divenuti grandi nomi del firmamento della storia dell'arte italiana. Una esposizione successiva fu nel 1994, ma un po' in sordina in confronto con quella odierna.
Come giustamente osservava Antonio Paolucci alla presentazione: '...una mostra va capita con gli occhi...', quindi questo da' la misura del lavoro compiuto, che va verso il pubblico, presentando opere importanti di maestri eccelsi, esposte in maniera coerente e chiara, si puo' approfondire, ed anche molto, ma ci si puo' fermare alla bellezza estetica e sicuramente nessuno potra' rimanere deluso!
Un'altra notevole ed ammirevole abilita' e' stata di presentare da subito qualche cosa di straordinario: il S.GIULIANO di Piero della Francesca dal Museo di S.Sepolcro, e poi e' sempre un crescendo: Mantegna, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Botticelli, Ghirlandaio (S. Gerolamo nello studio, dalla Chiesa di Ognissanti di Firenze ), Bramante, Luca Signorelli, Paolo Uccello, Perugino, Raffaello.
Tutta l'arte pittorica piu' importante dell'Italia centrale: altri restauri sono stati anche il S. Giuliano gia' citato, il  S.MARCO PAPA ed il S.MARCO EVANGELISTA di Melozzo dalla Basilica di S.Marco a Roma, e da ultimo l'interessantissima  MADONNA CON BAMBINO, PUTTI MUSICANTI, S.GIOVANNI EVANGELISTA, E IL BEATO GIACOMO FILIPPO dalla Pinacoteca Comunale di Faenza, del Maestro della Pala Bertoni.
Stimolante il raffronto fra il  VOLTO DI CRISTO di Beato Angelico ed il SALVATOR MUNDI di Melozzo (Urbino).
Certo la sala centrale e' quella che maggiormente rimarra' nella memoria di tutti, poiche' riuscire a portare i frammenti di affrasco dal Vaticano e' stato un colpo da maestro, quindi, ecco straordinarie parti della decorazione del catino absidale della Basilica dei Santi Apostoli di Roma: teste e volti di santi, angeli sorridenti, angeli musicanti e BARTOLOMEO PLATINA RENDE OMAGGIO A PAPA SISTO IV, opera famosissima che tutti hanno visto almeno una volta, riprodotta su un libro di storia o di arte.
Insomma c'e' molto di questo pittore e dei suoi contemporanei, e quello che non si poteva esporre, si e' trovato il modo di portarlo egualmente, con una proiezione tridimensionale:la SAGRESTIA DI S.MARCO  dalla S.Casa di Loreto.
Tutta questa gioia per gli occhi, anche attraverso sculture, codici miniati ,eccelsi esempi di arte ecclesiastica applicata, si puo' portare a casa con il magnifico catalogo pubblicato da Silvana.

emilio campanella

ORSI ITALIANI