ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Dicembre 2013 - Gennaio 2014


PRESEPI A NORDEST IL CAUSTICO GIDEON BACHMANN - IL DONO PRENATALIZIO DI CA' REZZONICO - PARIGI A GENOVA - L'ANTI URLO DI MUNCH - INTRIGO ED AMORE A FERRARA
Il 12 Dicembre e' stata presentata, nel salone dl pianterreno della Scuola Grande dei Carmini si Venezia, l'iniziativa annuale sotto l'egida d'eli'ASSOCIAZIONE AMICI DEL PRESEPIO, in collaborazione con il territorio, e che verra' inaugurata il 15 Dicembre a S.Stino di Livenza, dal titolo: A SAN STINO I PRESEPI RACCONTANO...

Questa la manifestazione da cui si irradia tutto un percorso, esemplificato da una piccola guida stampata a cura della stessa COMPAGNIA DEL PRESEPIO, e che propone un itinerario che va da Azzano Decimo (PN), Bibano di Godega di S. Urbano (TV), Caorle (VE), Cavallino (VE), Crevada (Susegana TV), Feletto Umberto (UD), Gaiarine (TV), Gonara (UD), Jesolo Paese, Oderzo, ParË di Conegliano (TV), Piavon di Oderzo (TV), Ponte di Piave (TV), Portegrandi di Quarto d'Altino (VE), Rameno di Mareno di Piave, Roe di Sedico (BL), San Dona' di Piave - Duomo, San Dona' di Piave (VE), Santa Lucia di Piave, Segusino (TV).

Come si puo' comprendere, un ampio itinerario ch'e' un vero viaggio fra arte, artigianato, tradizione e devozione, nelle zone in cui operarono pittori come Pordenone e Pomponio Amalteo... tutto va sotto il titolo di: ANDAR PER PRESEPI...

Ricordo il concorso: LA RICETTA DELLA NONNA CON IL NIPOTINO aperto ai bambini ed alla loro fantasia gastronomica, con l'aiuto di adulti... Ultimo, ma non certo per importanza, il PRESEPIO VIVENTE di Annone Veneto (VE) organizzato nel parco della nuova S.Vitale. iniziativa spontanea che ha gia' una sua importante tradizione ed il cui zoccolo duro organizzativo lavora da dodici anni  coinvolgendo fino a duecento figuranti in un ampio spazio in cui il pubblico si muove nell'ambientazione antica.

L'organizzazione fa capo a Luca Lazzarotto, Roberto Rosso, Angelo Stival, Giacomo (Kiki) Prosdocimo.

emilio campanella



Il Centro Candiani di Mestre, incongruo e scombiccherato edificio labirintico costruito per ospitare un teatro che non fu mai realizzato, costituisce, per me, sempre una sorpresa: non mi trovo mai dove vorrei essere, se prendo un ascensore oppure le scale, posso trovarmi all'esterno di una gelida, cupa terrazza, come in un interminabile, inquietante corridoio che non sembra portare a nulla, oppure si', ma all'opposto di dove avrei voluto essere.

E' accaduto anche il 12 Dicembre.

Arrivato fortunosamente in tempo dopo un bell'ingorgo, tanto per essere un po' gia' in atmosfera felliniana, provocato da uno dei tanti blocchi di questi giorni, sono giunto avventurosamente al secondo piano, dopo aver superato un inaspettato e recentissimo atrio luminosissimo e chiassoso con tanto di libreria supemercato e biglietteria di una nuovissima multisala... ed ovviamente non ero dove avrei dovuto essere, ma siccome sono patologicamente in anticipo, ho potuto trovare l'inizio e lo scopo del mio viaggetto in terraferma: 8 1/2  IL VIAGGIO DI FELLINI, Fotografie di Gideon Bachmann.

Lo spazio espositivo stralunato si presta benissimo a questa ampia serie di immagini da poco conosciute di questo poliedrico personaggio che abita il cinema dall'interno da molti anni: regista, documentarista, giornalista, fotografo, vive ed insegna in Italia da molti anni.

In 8 1/2 e' il giornalista che rivolge domande imbarazzanti al protagonista che tenta di fuggire... e questo gli corrisponde abbastanza...

Raccoglieva materiale per un libro e sul set scatto' foto straordinarie mentre il film veniva creato. Questa mostra che prende le mosse dall'omonima pubblicazione edita da Cinemazero, ed e' organizzata dall' Archivio Fotografico Cinemazero Images di Pordenone, proviene dai Festival di Haifa, da quello di Atene, ed e' ora ospitata qui dal Circuito Cinema di Venezia, rimarra' aperta al pubblico sono al 19 Gennaio 2014... mi sbilancio: e' IMPERDIBILE!

Il volume che merita ampiamenta i trenta 'euri' del prezzo, e' curato da Mario Sesti ed Andrea Crozzoli; e contiene anche un testo di Tatti Sanguineti, oltre a molti dello stesso Bachmann.

Non ho voluto essere pettegolo e non ho insistito a domandare l'eta' del fotografo, ma lo ricordo quando nel 1970 andai al Cinema Centrale di Genova per una proiezione del suo CIAO FEDERICO!, quello che ora si chiama un 'backstage' del FELLINI SATYRICON; io sono del '53, avevo, dunque diciassette anni; lui gia' adulto in 8 1/2, allora aveva sette anni di piu'... ed era divertentissimo e caustico.

L'altra sera abbiamo scambiato qualche parola e quando ho parlato di Genova ha subito inquadrato il clima piovoso... giustamente, poi nel corso dell'incontro con il pubblico, e' stato festeggiato e coccolato da una delle organizzatrici... bella ed elegante, giustamente emozionata, ma disinvolta, che lo ha esortato a raccontarsi un poco, cosa che il 'festeggiato' ha fatto suscitando molta ilarita' sciorinando una quantita' di aneddoti gustosi ed anche impietosi, con sorniona bonomia, lasciando poi spazio ad alcune domande del pubblico intervenuto... domande che non hanno brillato per originalita' e gli hanno dato il destro per alcuni colpi di fioretto particolarmente godibili... credo che il Grande Federico, si sarebbe molto divertito!

emilio campanella


Sabato 7 Dicembre al primo piano nobile di Ca' Rezzonico a Venezia, nelle tre sale adiacenti il Salone da Ballo, e' stata presentata una 'piccola' mostra, la prima mai dedicata a PIETRO BELLOTTI, Un altro Canaletto, in apertura di una serie di manifestazioni dedicate a vedutisti 'minori' del '700 veneziano, e che mandando in soffitta Rosalba Carriera, momentaneamente sfrattata, sara' aperta al pubblico sino al 28 Arile 2014.

Nipote di Antonio Canal (Canaletto), e fratello di poco minore di Bernardo Bellotto, segui le orme dei piu' noti parenti, ma svolse la sua carriera, per la maggior parte della sua vita, in Francia... artista dai risvolti interessanti come dimostrano le quarantatre tele esposte in un contesto ideale.

Ebbe vita avventurosa come molti dei suoi contemporanei che si spostarono per l'Europa alla ricerca di successo quasi al limite della legalita'... e questo ce lo rende gia' un po' simpatico, immaginandolo in giro per le fiere con le sue camere ottiche, a firmare i suoi dipinti come Bellotti dit Canaletti, ma anche Sieur Canalety Peintre Venitien... e questo pero', considerando che doveva, pur lontano, contrastare ed anche sfruttare ai suoi fini, il successo dello zio come del fratello, entrambi molto noti.

Il suo giro dell' Europa e' documentato qui grazie ad un corpus di opere provenienti da collezioni private europee ed americane, solo due di istituzioni pubbliche: LE PORTE DEL DOLO della Fondazione dei Musei Civici di Venezia ed IL CORTILE DEL ROYAL EXCHANGE A LONDRA (Londra, The Woshipful Company of Mercers).

Importante il catalogo in un adatto, in questo caso, formato di album, pubblicato da Scripta Edizioni, insieme con i Musei Civici Veneziani, ricco di saggi dei curatori: Charles Beddington, Alberto Craievich, e Domenico Crivellari, utilissimi per approfondire e mettere in luce le particolarita' dello stile di un artista poco noto al grosso pubblico.

emilio campanella

ROBERT DOISNEAU Paris en liberte', sino al 26 Gennaio nel sottoporticato del Palazzo Ducale di Genova                                                                         

La cartella stampa recita:una grande rassegna antologica, vero; duecento fotografie Originali, altrettanto bene... il problema e' il luogo, di suo magnifico e forte, ma difficile per un allestimento espositivo, intatti consta di un salone colonnato con pilastri larghi e tozzi, e di alcune sale parallele, questo costituisce sempre un problema per i percorsi da seguire, siccome ci sono delle spezzature spaziali con cui fare i conti ed e' molto impervio costruire un discorso coerente... ma in altri casi il risultato e' stato raggiunto e bene.

In quello presente, no.

Non si e' scelto un criterio tematico, e neppure quello cronologico, per cui si saltabecca involontariamente da un luogo all'altro, da un'epoca ad un'altra, da un volto all'altro.

Per fortuna le immagini sono molte, bellissime e note, per cui ci si orienta egualmente, ma ognuno a proprio modo, e non e' evidentemente il criterio dei curatori che sono, come dire, sempre un po' altrove.

Tutto sommato e' evidente il risultato di esposizione come adattata, peraltro dalle didascalie troppo piccole e scomode da decifrare, dalle luci MOLTO discutibili.

Io mi sono trovato in certi casi, come un po' a casa siccome molte sono le immagini della Parigi dei primi anni '50, quella che mi raccontava mia madre quando ero bambino... quella stessa in cui sono nato e che talvolta riuscivo a ritrovare molti anni dopo, grazie ad amici pi˘ grandi che la conoscevano bene e che in quegli anni l'avevano vissuta... e' anche la Parigi di AMELIE... molto piu' recente, ma che ricostruiva proprio quella citta' sognata.


emilio campanella

Negli appartamenti dogali del Palazzo Ducale genovese, sino al 27 Aprile 2014, la mostra: EDVARD MUNCH, curata da Marc Restelli che in una trasmissione radiofonica di presentazione dell'esposizione difese a spada tratta la sua scelta di non comprendere il celeberrimo dipinto nel percorso organizzato; diviso in numerose sezioni, e rappresentato nella maggioranza da opere grafiche che riportano anche diverse versioni dei medesimi temi, come nello stile di scavo ed approfondimento di questo pittore coerentissimo nella propria ricerca formale e stilistica perseguite sino al 1944, anno della morte.

Il mondo nordico, la cupezza dei rapporti sociali, le difficolta' famigliari, i contrasti di carattere, il dolore, le malattie, la morte.

Un mondo cosi' vicino a quello di Strindberg, sul versante della scrittura.

Amo molto questo pittore, che mi ha sempre profondamente emozionato e commosso, per la sofferenza interiore, la durezza delle atmosfere rese talvolta con pochi tratti quasi ipnotici, nel suo rapposto con l'inconoscibile, quasi su una soglia...

Quali che siano le scelte curatoriali, anche in una mostra piccina come quella proposta dalla Biennale di Venezia alla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia sino al mese scorso, si esce scossi... a maggior ragione in questo caso avendo davanti agli occhi molte opere importanti, molteplici tematiche, notevoli ritratti degli ultimi anni in cui l'artista pervicacemente seguiva il suo filo mai interrotto.

Ottanta opere, otto sezioni, molta grafica, non abbastanza, quando se ne desidererebbe un piu' ampio numero di presenze, ed anche la totalita' per coerenza; opere da collezioni private.

Volutamente non c'e' L'URLO ma ne possiamo anche fare a meno, lo abbiamo visto tante altre volte in molte delle sue versioni... solo non si comprende a che cosa possa servire una sezione di due salette di d'après munchiani di Andy Warhol?

Fra queste grafiche l'opera 'snobbata' e' eccome ben presente... anche troppo... poi basta.

La Cappella Dogale e' esposta alla gioia di chi guarda, e la successiva stanza  occupata dalla libreria ingombra anche dello sciocchezzaio gadgettistico ormai inevitabile.... Il curatore afferma che ancora non c'e' stata una mostra importante su Munch in Italia... ha ragione, ancora non c'e' stata!

emilio campanella

Tutti i particolari in cronaca. Al Teatro Comunale di Ferrara, il 10 ed il 12 Gennaio, LUISA MILLER di Giuseppe Verdi, che ha inaugurato la stagione lirica del coraggioso teatro.

In cartellone il 7 ed il 9 Febbraio LA CENERENTOLA di Gioacchino Rossini, il 25 Febbraio sara' la volta dell'ORFEO DI Ferdinando Bertoni, prima esecuzione integrale in epoca moderna con criteri filologici (in forma di concerto, con strumenti antichi), ed in chiusura, il 4 ed il 6 Aprile, LA BOHEME di Giacomo Puccini.

L'opera 'sperimentale' andata in scena l'8 Dicembre 1849, venne desunta - con alcune modifiche - dal librettista Salvadore Cammarano, dal dramma giovanile di Friedrich Schiller: KABALE UND LIEBE. Vicenda estrema di passioni, inganni, delitti, sacrifici abilmente shakerati e, soprattutto costellati di pagine memorabili, sfide stilistiche, nuove visioni del tratteggio dei personaggi.

Molto impegnativa dal punto di vista del cast vede ben sei primi ruoli, siccome il vilain della storia, Wurm (qui il bravissimo Cristian Saitta) ha una grandissima importanza, non solo per gli snodi drammatici, ma per l'importanza musicale del personaggio.

Io ho assistito alla pomeridiana del 12 Gennaio di questa coproduzione fra la Fondazione Teatri di Piacenza, la Fondazione Teatro Comunale di Ferrara e Teatro Alighieri di Ravenna, in collaborazione con il Teatro Comunale di Bologna.

L'allestimento in intelligente economia consta di fondali dipinti e pannelli mobili, altrettanto dipinti ( Rinaldi, Cervetti) ed alcuni essenziali elementi di arredamento, piu' o meno riuscite le scene, ma sempre azzeccate le luci di un teatro dalle maestranze di notoria capacita', disegnate da Carlo Schmid.

Leo Nucci, glorioso cantante, ha curato la messa in scena teatrale, che umilmente ha desiderato non definire regia; se a volte le scene d'assieme risentono un poco di una certa routine, ma non sempre, i momenti solistici, le scene madri, che non mancano, hanno talvolta una loro grandezza drammatica in linea con la 'grinta' musicale dell'opera.

 Si parte, come molto spesso con un primo atto dai toni idilliaci, pur con segnali di minaccia, un secondo cupo e violento ed un terzo che presenta segnali di redenzione per poi terminare nella più tremenda tragedia, ma si sa, queste sono le convenzioni del melodramma ottocentesco, cosa che cercavo di spiegare alla signora seduta accanto a me, appena scoppiata in singhiozzi al rendersi conto che la storia sarebbe finita malissimo!

Sul podio Donato Renzetti ha condotto con piglio deciso, a volte, forse un po’ troppo, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. In scena il secondo cast con il Conte di Walter di Gianluca Lentini, che era anche nella prima rappresentazione, e che mi e' sembrato poco autorevole per il ruolo; Rodolfo era Vincenzo Costanzo, bel timbro, bel piglio drammatico, forse qualche preoccupazione in alto; era invece molto in difficolta' la Federica di Tamta Tarieli, pur elegante nel portamento e di bella presenza scenica.

Del Wurm di Cristian Saitta ho accennato all’inizio, anche lui presente alla prima, e perfetto nel ruolo, tanto come interprete vocale che come attore, sempre convincente e credibile. Miller era Byunghyuk Choi, corretto ed intenso. Luisa era Samantha Sapienza che sembrava un po’ spaventata, e motivatamente, dal ruolo.

Queste note sui cantanti, si prendano come suggerimenti di giudizio, siccome si tratta di interpreti giovani e di un’opera difficilissima. Comunque gia' una fortuna, riuscire ad andare all’opera di questi tempi, ed assistere a LUISA MILLER, partitura non frequentatissima!

emilio campanella

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