ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Aprile - Maggio - Giugno 2015


IL CINEMA DIALETTICO DI DOM MANOEL  - PASQUA DIOCESANA ED ALTRO - FIN CH' HAN DEL VINO... - BARCELLONA CENTO ANNI FA - EMMA DANTE A MESTRE - FESTA DI PRIMAVERA A CASA CINI  - QUEST'ANNO SI PORTA IL CLASSICO - LA VOCAZIONE TEATRALE DELLA BIENNALE - JUAN CARLOS DISTEFANO, LA RIBELLIONE DELLA FORMA - GRISHA BRUSKIN 2, IL RITORNO! - UN TEMA DI DISCUSSIONE - UN'EDUCATA OGGETTIVITA' - NOT SUITABLE FOR WORK, A CHAIRMAN'S TALE - PERCORSI (A)D'ARTE - PERCORSI E INCROCI  - GIRI E RIGIRI, PASSI E PASSAGGI - DAL CENTRO VERSO "IL CASTELLO" - ISOLE . SORPRESE E MERAVIGLIE, FRA BIENNALE E NO
E' arrivata la notizia che il decano del cinema mondiale, l'ultracentenario Manoel de Oliveira ci ha lasciato.

Ogni anno, incontrandoci alla Mostra del Cinema di Venezia, e riscontrando che in programma c'era un suo film: un corto, ma anche un lungometraggio, ci meravigliavamo tutti dell'attivissima longevita' di Dom Manuel. Non tutti lo amavano, ma di fronte ad una tale capacita', ormai, tutti si inchinavano... non tutti andavano alle proiezioni... io si, non ne ho mancato una, e l'indomani, sotto gli sguardi spiritosamente sufficienti degli altri, noi amanti del suo cinema, ci scambiavamo impressioni ed emozioni.

Ora stara' discutendo con Don Luis, a proposito di BELLE TOUJOURS (2006), il delizioso, ironico, folle, coraggiosissimo film che continuava la vicenda di BELLE DE JOUR, mooooooolti anni dopo! Un gioco coltissimo cui si presto' Michel Piccoli riprendendo il personaggio, mentre Catherine Deneuve preferi' rimanere le Severine storica. Fu Bulle Ogier, genialmente pazzerella ad averne il coraggio... vincente!

Quello di Manoel de Oliveira era un cinema di parole oltreche' di immagini straordinarie, di attori magnifici, tanto il suo gruppo affezionato, quanto gli "ospiti" di lusso; ancora Piccoli in RITORNO A CASA (Je rentre a' la maison, 2001) ritratto di un attore di teatro e del trauma che subisce... indimenticabile, alle prese con il Buck Mulligan della Telemachia joyciana!

Dei molti film visti, rivisti, amati, amatissimi, quello che mi emoziona piu' profondamente e' PAROLA E UTOPIA (Palavra e Utopia) in cui il ruolo di Padre Antonio Vieira e' affidato a tre attori: Lima Duarte, Luis Miguel Cintra, Ricardo Trepa.

Episodio indimenticabile, la diatriba filosofica su riso e pianto in filosofia: Eraclito e Democrito; "avversario" di lusso: Renato de Carmine, a Roma, alla Presenza della Regina Cristina di Svezia, Leonor Silveira, altra attrice, come i precedenti, del gruppo fedelissimo al regista.

Come si sa, dalla fine della dittatura Salazariana, la carriera cinematografica di Manoel de Oliveira divenne intensissima, con uno ed anche due titoli l'anno, con ispirazioni letterarie non solo portoghesi, ma anche molto francesi, tanto di testi narrativi, quanto teatrali, suggestioni storiche e filosofiche, esistenziali e psicologiche con una qualita' speciale che si componeva di un'ironica, introspettiva malinconia.

I MISTERI DEL CONVENTO (O Convento, 1995) e' da un testo portoghese, mentre LA LETTERA (A Carta/La lettre, 1999) si ispira, nientemeno che a LA PRINCESSE DE CLEVES di Madame de La Fayette con una ineffabile Chiara Mastroianni ed una sempre meravigliosa Francoise Fabian, oltre agli attori portoghesi abituali della "famiglia artistica" del regista.

PARTY del 1996, e' una sottile commedia nuovamente con Piccoli, Deneuve, Irene Papas. Ancora:  UN FILM PARLATO ( Um filme falado, 2003)  protagonista Leonor Silveira, SPECCHIO MAGICO ( Espelho magico, 2005)... PORTO DELLA MIA INFANZIA (Porto da minha infancia, 2001), e li cito a caso, come mi vengono in mente, in disordine, mentre ancora forte e' il ricordo de IL PASSATO ED IL PRESENTE del 1971, il primo che vidi, ormai molti anni or sono.

Ci manchera', naturalmente, la lucida, disincantata, dialettica, sorniona visione di questro grande maestro; puo' consolarci il fatto che abbia lavorato a lungo regalandoci film straordinari, soprattutto nella  prolificissima tarda e tardissima eta', non come un collega, ucciso ancora giovane in uno stupido incidente stradale che ancora ci addolora; ma piuttosto come un altro grande vecchio, anche lui rimasto con noi oltre il secolo, che osservava come iniziare a lavorare in tarda eta' porti a farlo oltre i tempi di altri...


emilio campanella


Con tempismo dichiarato e soddisfatto, il Museo Diocesano di Padova ha presentato il 27 Marzo scorso, la sua mostra fiore all'occhiello di Primavera. DONATELLO SVELATO, capolavori a confronto, che rimarra' aperta al pubblico sino al 26 Luglio.

Si tratta della presentazione ravvicinata, suggestivamente illuminata ed abilmente "messa in scena", di tre crocifissi del maestro toscano e dello studio del suo "periodo padovano".

Nella penombra del salone sontuosamente affrescato, la scena come un mistero sacro e cruento che propone le sconvolgenti immagini tridimensionali di tre uomini morenti, che possiamo vedere molto da vicino, come non accade mai.

Possiamo cogliere i particolari dei corpi martoriati, dei visi stravolti dalla sofferenza estrema. Occasione importantissima poter osservare, l'uno accanto all'altro tre crocifissi di questo scultore: quello ligneo di S.Croce a Firenze, 1406-1408 (il cui prestito e' stato difficilissimo ottenere, e si comprende benissimo!), quello bronzeo dal Santo di Padova, 1443-1449, e quello appena restaurato, occasione della mostra, dalla chiesa di Santa Maria dei Servi di Padova.

Recentemente attribuito, amorevolmente "curato" da restauratori udinesi, liberato da una dipintura ottocentesca che simulava, con una tinta scura, il bronzo, si e' scelto di dargliene una opaca. I

n aggiunta l'importanza di una storia devozionale del manufatto, unico caso, pare, che si aggiunga ad una grande importanza artistica. A fine esposizione verra' ricollocato nella chiesa e restituito ai fedeli; peraltro, la chiesa vede, dopo duecento anni, la presenza dell'Ordine dei Servi a Padova.

Il catalogo e' stato pubblicato da Marsilio.

L'esposizione rientra nel programma DONATELLO E PADOVA, che vede diverse manifestazioni in citta', fra cui DONATELLO E LA SUA LEZIONE, Scultura e oreficerie a Padova tra Quattro e Cinquecento, ai Musei Civici agli Eremitani e Palazzo Zuckermann, sempre sino al 26 Luglio; in questo caso il catalogo e' edito da Skira.

Un agile persorso per la tortuosa fila di salette dello spazio destinato alle esposizioni permanenti del museo propone, dopo i DUE PUTTI ALATI REGGENTI LO STEMMA CON CIMIERO DI ERASMO DA NARNI DETTO GATTAMELATA dal convento di S.Antonio, diciassette calchi in gesso di Luigi Ceccon ( Padova 1833-1919) di opere donatelliane, una CROCEFISSIONE eseguita da Bartolomeo Bellano, su modello di Donatello, bronzo di collezione privata; una PIETA'CON ANGELI E LE MARIE di Donatello e collaboratore (Bartolomeo Bellano?), bellissimo rilievo marmoreo da S.Gaetano di Padova.

Di seguito gli artisti che seguirono e continuarono la lezione donatelliana; fra questi, soprattutto Bellano, gia' citato, con diverse opere ed un cavallino bronzeo vivacissimo di collezione privata, ed Andrea Briosco detto il Riccio di cui si espongono nove pezzi notevolissimi, terrecotte e bronzi; cito la bellissima TESTA DI MADONNA in terracotta, appunto, manifesto, logo e copertina del catalogo, ed il SATIRO CHE BEVE, gustoso bronzetto. Entrambe le opere sono del Museo. Di fronte, a Palazzo Zuckermann, una scelta di sontuose e preziosissime oreficerie sacre.


emilio campanella


Una bella mostra alla Gran Guardia di Verona: ARTE E VINO, sino al 16 Agosto. Confesso di aver avuto qualche piccolissimo dubbio, quando ricevetti il primo comunicato, poi gia' il secondo, ampio e dettagliato, aveva suscitato maggiormente il mio interesse, anche per il livello qualitativo dell'ufficio stampa che ha seguito la manifestazione: VILLAGGIO GLOBALE INTERNATIONAL.

Visitando la mostra ed alla fine del percorso ne ho concluso che si tratta di una esposizione di ottimo livello, non solo per l'importanza ed il numero delle opere esposte (184!), ma per il rigore scientifico, l'attenzione nell'allestimento, la colta puntualita' nel dividerla in tre ampie sezioni tematiche di grande respiro, nel proporre aperture e temi trasversali, oltreche' integrando con gusto ed intelligenza, molti manufatti di quelle che vengono definite arti applicate.

Il bel catalogo e' pubblicato da SKIRA.

Pare che il progetto sia partito tre anni or sono, e solo casualmente cada in concomitanza con l'EXPO milanese... vero o non vero questo ha poca importanza, dato il risultato; peraltro, le date lombarde erano note da gran tempo, e comunque vino ed arte fanno parte della cultura veronese da secoli, quindi, benvenga un'iniziativa che, come raccontava la Dottoressa Paola Marini (Direttrice dei Musei d'Arte e Monumenti) alla presentazione, era nell'aria da moltissimi anni ed in diverse sedi della citta'.

Molti importanti prestiti hanno contribuito alla riuscita del progetto, dal MART di Rovereto all'Ermitage... per cosi' dire, e passando per moltissimi musei "minori" che hanno nelle loro collezioni gioielli poco noti al grande pubblico.

La colta argomentazione esposta in maniera simpaticamente muscolare da Nicola Spinosa curatore insieme con Annalisa Scarpa -e con alle spalle in comitato scientifico che conta nomi di tutto rispetto- alla conferenza stampa, si inizia con VINO E SACRO. 

Sono molteplici le ebbrezze di Noe', come gli episodi di Lot con le figlie, occasioni di confronti straordinari: Antonio Busca, Battistello Caracciolo, Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino, Agostino Beltrano, Domenico Fiasella (Il Sarzana), Gioacchino Assereto, Sebastiano Mazzoni, Bartolomeo Guidobono, Nicola Grassi. Le storie di Noe' le vediamo illustrate da: Antonio De Bellis, Andrea De Ferrari, Giacinto Brandi, Luca Giordano (una delle presenze preponderanti della mostra).

Ci sono cene, come quella di Emmaus di Tiziano (1542-44), dalla Galleria Nazionale delle Marche, di Urbino, oppure quella in casa di Simone fariseo di Bonifacio de' Pitati, 1527, ca. dal Museo Civico Ala Ponzone di Cremona, ma la grande emozione e' rappresentata da Lorenzo Lotto, con il suo SACRIFICIO DI MELCHISEDECH DEL 1544-50, che non lasciava il Museo della Santa Casa di Loreto da quarant'anni!

Non posso non nominare CHRISTO CON LA CROCE di Cornelis van Haarlem dal Museo Nazionale di Varsavia, del 1529 ca. in cui il soggetto, un bellissimo uomo barbuto dal fisico muscoloso, una croce subito dietro, trattenuta dalla mano sinistra, come ad incombere, una elegantissima coppa svasata in vetro, come ne sono esposte poco lontano, tenuta con eleganza nella mano destra, quasi appoggiata all'addome, il vino contenuto che sembra da poco zampillato dalla ferita del costato, ferita non ancora inferta, sacrificio non ancora compiuto, oppure si, e questo quadro ne e' la celebrazione, immagine di un dogma sfaccettato e poliedrico, rompicapo per i credenti.

VINO E MITO e' la seconda sezione, e siamo alla visone dionisiaca del vino, le vicende mitologiche di Bacco, sempre lui, i riti, i cortei, le feste, i banchetti in una visione orgiastica di grande solarita', all'apparenza, ed in cui il lato oscuro sembra dimenticato, ma sembra soltanto, e nelle opere degli artisti, e nelle scelte curatoriali. Ci sono tutti: Bacco in primis, Arianna, i Sileni. Pan, lo stesso Eracle, Ebe, ovviamente!

Scegliendo a caso, ma anche no: Peter Paul Rubens BACCO EBBRO dagli Uffizi, Annibale Carracci BACCO, 1626, Capodimonte, Pietro Muttoni, detto Pietro Vecchia BACCO CON QUATTRO UOMINI ANZIANI 1650, Banca Popolare di Vicenza...lubrica visione del dio bambino fra le grinfie di quattro vecchiacci, uno dei quali strizza un capezzolo da cui zampilla il vino in una coppa tenuta da un altro... da Palazzo Bianco di Genova, SILENO EBBRO del 1625 ca. di Jan Roos, grande tela dall'equilibrio spaziale e cromatico, perfetto.

Non posso non nominare Sebastiano Ricci, il cui BACCANALE IN ONORE DI PAN dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia, ha l'onore, peraltro meritatissimo del manifesto e della copertina del catalogo. Non manca neppure BACCANALE CON SATIRI, sempre suo, del 1725, dall'Ermitage. Terza sezione: VINO, NATURA E UOMO, ed ovviamente incontriamo le stagioni viste da Francesco Bassano, da Luca Giordano, ancora, le allegorie, le scene campestri, le convivialita', le merende in campagna, le ubriacature non certo mitiche, ne' mitizzate, ma piuttosto realistiche, invece.

Pian piano si arriva al Novecento e non posso non citare (ENTREMETS) MI RICORDO QUANDO ERO FANCIULLA di Angelo Morbelli del 1903, dalla Galleria d'Arte Moderna di Firenze... emozionante e struggente interno di casa di riposo, con tante donne anziane sedute a lunghe tavole, una mantellina rossa sulle spalle, un bicchiere di vino dello stesso rosso davanti...come un dramma di Bertolazzi... a concludere, suggestioni di Nomellini, Picasso, Ettore Tito, Depero, Sironi, Morandi, De Pisis, Guttuso. Terminato il percorso, si esce sugli spalti si gode della vista di Piazza Bra'. Rientrando si trovano gli stands delle case produttrici vinicole che sono fra gli sponsor, ed accanto una libreria tematica.


emilio campanella


Dopo una lunga pausa, il Palazzo dei Diamanti di Ferrara, il 19 Aprile ha aperto al pubblico la mostra: LA ROSA DI FUOCO, che si potra' visitare sino al 19 Luglio.

Il Sottotitolo: LA BARCELLONA DI PICASSO E GAUDI' gia' indica il breve, per quanto denso lasso di tempo preso in esame, durante il quale lavorarono moltissimi artisti delle piu' diverse discipline, ed il quadro che ci viene mostrato di una citta' vivacissima e di grandi contrasti.

Proprio questi sono al centro della sala alla fine della prima parte, con testimonianze fotografiche degli scontri sanguinosi e delle devastazioni della " settimana tragica" fra il 26 Luglio ed il 2 Agosto 1909 che decreto' la fine di una stagione di grande creativita', iniziata piu' o meno in corrispondenza con l'Esposizione Universale del 1888.

La rosa di fuoco era la stessa citta', nella definizione anarchica. La suggestiva esposizione ferrarese si apre con un filmato di vita cittadina, e poi ci troviamo di fronte a I TETTI DI BARCELLONA di Pablo Picasso, del 1902, dal Museu Picasso di Barcellona; di seguito una sala interamente dedicata ad Antoni Gaudi', con magnifiche foto d'epoca e proiezioni di molte opere sue e di altri importanti architetti coevi; al centro una ricostruzione del modello della Chiesa della Colonia Guell, sospeso come un lampadario sopra uno specchio che ne rimanda l'immagine del progetto dell'edificio.

Quello che colpisce in questa mostra, ed e' ovviamente voluto, e' il contrasto fra una vita borghese agiata, in palazzi sontuosi ed inventivi, ed una profonda miseria proprio accanto.

Molte sezioni, molti punti di vista aiutano a comprendere le sfaccettature della vita della citta' in quel momento storico. Le invenzioni, la creativita', le idee dei pittori che guardavano a Parigi e non solo, quelle degli architetti che rifacevano a modo loro l' Art Nouveau e la Secessione, creando un loro stile inconfodibile.

I pittori ritraevano la societa' che li circondava, l'agiatezza, come in SCENA DOMESTICA ALL'ARIA APERTA di Ramon Casas, del 1892, dalla Colecciòn Carmen Thyssen Bornemisza: una coppia sulla terrazza di casa, presumibilmente, dei coniugi, facilmente, elegantemente vestiti di bianco, forse la colazione del mattino, lui semi stravaccato sulla sedia a dondolo, gli occhi chiusi, pensa ai fatti suoi, lei, composta, rassegnata, mescola il suo caffe' nella tazza.

Di contrasto le DUE GITANE di Isidre Nonell del 1906, ColleciÚn "El Conventet", Barcellona.

Molti ritratti, molti bei disegni, anche bellissimi. Lo sguardo sulla natura di Joaquim Mir, le suggestioni scenografiche per Wagner di Oleguer Junient cui e' dedicata una raccolta saletta con PANNELLI DECORATIVI ISPIRATI A TRISTANO E ISOTTA E PARSIFAL, 1903-1904, Barcelona, Biblioteca de Catalunya, ed al centro: MODELLO PER UNA SCENOGRAFIA DEL TANNAUSER DI RICHARD wAGNER, Barcellona, MAE, Institut del Teatre. Non mancano sculture, specchi di Gaudi', gioielli magnifici e preziosizzimi. In tutto questo plana Pablo Picasso, con la sua presenza di quattordici opere che sono oltre il dieci per cento del totale, in un contesto che contempla venticinque artisti.La manifestazione nasce da una collaborazione con il Museu Nacional d'Art de Catalunya.

Il catalogo è autoprodotto da Ferrara Arte.


emilio campanella


A chiusura della sua stagione, il Teatro Toniolo di Mestre, ha ospitato, per sole due recite, il 17 ed il 18 Aprile: LE SORELLE MACALUSO di Emma Dante.

Lo spettacolo ha ricevuto il Premio Associazione Nazionale Critici Teatrali come migliore per il  2014, il Premio UBU 2014, come migliore spettacolo.

Si tratta di una coproduzione fra Teatro Stabile di Napoli, Thèatre National (Bruxelles), Festival d' Avignon, Folkteatern (Goteborg), in collaborazione con ATTO UNICO/COMPAGNIA SUD COSTA OCCIDENTALE.

La rappresentazione, della durata perfetta di settanta minuti che volano via, si inizia con una ragazza che sorgendo dal buio (non c'e' scenografia, solo le luci perfette di Cristian Zucaro e gli interpreti, strepitosi!), danza, volteggia, benissimo, a lungo, fino all'arrivo di un gruppo di donne, come lei vestite di camicia e pantaloni neri.. .il coro si muove compatto, si sposta, misura lo spazio a grandi passi, cambia direzione varie volte (i tempi sono precisissimi).

Si delineano dei caratteri, pian piano tutte si spogliano del cupo involucro e rinascono dalla loro crisalide come farfalline colorate nei loro vestitucci fantasia, un coro di bambine, un gineceo di sorelline, adulte/bimbe con i loro caratteri, le loro idiosincrasie, la loro affettivita' fragile e violenta... si muovono nei loro vestitini, rievocano, raccontano, rivivono, evocano... la mamma che e' fra di loro, il babbo che compare, la sorella annegata, il fratellino morto tragicamente... a sprazzi tornano episodi lontani, ed i protagonisti degli eventi luttuosi rimangono poi fissati, cristallizzati in un momento storicizzato dalla memoria visuale e gestuale.

Recriminazioni, sensi di colpa, accuse, e spesso il corale leit motive della canzone del pescespada ed del suo amore disperato ritorna.

Il papa' poverissimo che rievoca la sua storia degradante con tragica comicita'... il ragazzino sfegatato di "pallone".

Tutti loro prima o poi cadono, vengono rialzati, cadono ancora,  con pathos accorato vengono ancora raccolti, e rientrano nel mito famigliare, nel loro momento fissato nel tempo.

Il babbo e la mamma danzeranno fino allo sfinimento un bellissimo passo a due di grande fluida dinamicita', struggente e coinvolgente.

Spettacolo di grande compattezza drammaturgica, dai ritmi e dai tempi ineccepibili, come scanditi da un metronomo cui rispondono gesti, voci, movimenti, danze, canti, in una geometria sorprendente.

Ogni materiale della memoria personale e collettiva della famiglia e' ricordato, rievocato, rimosso, ammesso, ribadito, sofferto.

Meglio tardi che mai, come si dice, sono riuscito a vedere LE SORELLE MACALUSO, purtroppo alla seconda rappresentazione... non ho potuto rivederlo-per ora- perchè sarei tornato la sera dopo.

Doveroso nominare tutti gli interpreti: Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Ilaria Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier. Tutti salutati da un lunghissimo applauso.


emilio campanella


Dal 25 Aprile al 15 Novembre, Palazzo Cini a Venezia riapre i battenti ed offre al pubblico le sue collezioni preziose di dipinti ed oggetti, quest'anno ampliate e con la novita' del restauro del secondo piano.

Alle opere note ed amate, si aggiunge una tempera su tavola di Stefano di Giovanni, detto il Sassetta: SAN GIOVANNI EVANGELISTA; un bel RITRATTO DI GENTILUOMO, di scuola di Girolamo Romani, detto il Romanino, maioliche, argenti ed un astuccio forse appartenuto a Borso d'Este, probabilmente un portadocumenti; il grande possente tavolo d'ispirazione sansovinesca su cui sono posti alcuni di questi oggetti e' tornato a palazzo ma al piano inferiore.

L'ospite a palazzo di questo primo periodo e' un ERCOLE di Francesco Segala, un bronzo patinato cinquecentesco proveniente dai Musei Civici padovani, in cambio della MADONNA CON BAMBINO di Giovanni De'Fondulis, in prestito per la mostra dedicata all'influenza di Donatello, di cui parlai precedentemente.

Al secondo piano, dunque,  due belle TESTE DI FANTASIA di Giandomenico e Lorenzo Tiepolo poste ai lati di un magnifico mobile intagliato sansoviniano; nelle altre sale destinate alle esposizioni temporanee: CESARE SPALLETTI, mostra aperta sino al 23 Agosto.

Il percorso, la scelta delle opere, le suggestioni, l'allestimento, in collaborazione con il Direttore dell'Istituto d'Arte della Fondazione e curatore, Luca Massimo Barbero, tutto e' ispirato al luogo, alle collezioni, all'atmosfera lasciata da Vittorio Cini, grande, colto collezionista evocato dalle opere esposte al piano inferiore.

Nel candore delle pareti, sotto le luci soffuse i lavori di Spalletti, dalle linee pure, dai colori sfumati, le forme semplici ed evocative. La disposizione e' accuratissima nel creare giochi prospettici che paiono casuali, contrasti cromatici discreti, silenti intimita' di forme e materiali anche ricercati.

Frattanto, nell'isola di San Giorgio, altre due occasioni di visita, in attesa dei prossimi appuntamenti di Maggio: gia' si puo' visitare la suggestiva installazione creata da Luca Massimo Barbero componendo una storia corale con sculture della polacca Magdalena Abakanowicz. il lavoro s'intitola: CROWL AND INDIVIDUAL e sara' aperto al pubblico sino al 2 Agosto.

La folla in cammino, che ci fronteggia quando entriamo, e che nella penombra cui piano piano ci si abitua, sembra veramente una moltitudine che ci venga incontro. Sono 110 figure piu' o meno a grandezza naturale, di grande intensita', alcune fortemente e drammaticamente frammentarie, le luci perfette della grande sala ci permettono di entrare fra le file di questi "camminanti", che visti da dietro sono vuoti involucri (il materiale e' la juta), ma protesi in avanti da una grande interiore forza propulsiva...anime in cammino, anime in pena, ma un coro compatto.

Qualcuno ha fatto il nome di Pellizza da Volpedo, come riferimento, io faccio un salto e penso alla Emma Dante delle Sorelle Macaluso appena viste..."tutto si tiene", come si sa, e le suggestioni, le atmosfere, il sentire e' comune fra le persone di grande sensibilita'... ritornando sul sagrato della basilica e prendendo a destra, si percorre la riva lungo il molo e si arriva alle "Stanze del Vetro" che propongono, questa volta, ed ancora sino al 2 Agosto: IL VETRO FINLANDESE NELLA COLLEZIONE BISCHOFBERGER.

Si tratta di oltre trecento pezzi di famosissimi designers finlandesi, e di forme molto note e pubblicate che vanno dagli anni trenta alla fine degli anni sessanta del novecento, firmati da grandi notissimi nomi come: Aino ed Alvar Aalto, Arttu Brummer, Kaj Franck, Goran Hongell, Gunnel Nyman, Timo Sarpaeva, Oiva Toikka, Tapio Wirkkala, esposti con la consueta attenzione, il gusto e l'illuminazione accurata.


emilio campanella


Anche troppo facile il gioco di parole, ma non escluderei che i titoli delle due mostre della Fondazione Prada, di Venezia e Milano, giocassero nei loro titoli con questa strizzata d'occhio alla moda.

Peraltro, le due esposizioni strettamente legate, sono curate da coltissimi studiosi. S'intitolano: SERIAL CLASSIC a Milano e: PORTABLE CLASSIC a Venezia, nella sede di Ca' Corner della Regina.

Di quest'ultima parlero', sperando di poter vedere, prima o poi, quella milanese.

Il catalogo e' unico ed estremamente interessante. La mostra veneziana sara' aperta dal 9 Maggio al 13 Settembre ed ha il sottotitolo: DALL'ANTICA GRECIA ALL'EUROPA MODERNA. s'inizia con dieci gessi al piano terra... hanno l'aria apparentemente polverosa, un po' desolata e triste, nonostante le loro bellezza... sono copie.

L'allestimento "rustico" ce li presenta appena usciti dalle loro casse, con i cartellini fatti come quelli delle spedizioni d'un tempo, ma con tutti i dati, legati con lo spago ad un braccio, una caviglia... lo SPINARIO ed il TORSO DEL BELVEDERE, lo SCITA CHIAMATO L'ARROTINO, la VENERE DE'MEDICI, il GALATA MORENTE, il FAUNO BARBERINI, il MERCURIO SEDUTO, il MARSIA, sono della gipsoteca romana, il LAOCOONTE proviene da Urbino e l'APOLLO DEL BELVEDERE, da Monaco. Saliamo le scale sontuose e nel magnifico salone del primo piano nobile ci aspetta l'apoteosi dell'ERCOLE FARNESE: nove rappresentazioni del semidio, in fila, in scala, dal più grande, copia del 2000-2001 (in resina epossidica, polvere di marmo, vetroresina, acciaio, resina acrilica e pigmenti) realizzata dall'Accademia di Belle Arti di Napoli, al più piccolo, del 1800 ca. in porcellana dipinta e dorata, proveniente dal Victoria and Albert Museum di Londra, della Manifattura Ginori di Doccia, con un "muso-simpaticamente-fuor dell'uso".

Fra i due estremi, si va dal 1500 al 1800, appunto. un praticabile e' posto alla fine del "corteo"; ci si puo' sedere, vi si puo' salire, giocare con la prospettiva dei colossi visti anche come una galleria di specchi.

Alle loro spalle una teca a scomparti trasparenti evoca uno studiolo: ci sono DIOSCURI DI MONTE CAVALLO, una coppia speculare dell'ERCOLE FARNESE...ancora lui! VENERE DE' MEDICI, APOLLO DEL BELVEDERE, ANTINOO DEL BELVEDERE, BUSTI DI NERONE, OTTONE, VITELLIO, VESPASIANO.

Fusioni in bronzo, del 1559, di Willem Danielszoon van Tetrode, da Firenze (Uffizi e Bargello). Di seguito, l'amore per l'antico mostrato nelle tele di Lotto, Tintoretto, Passerotti, Bernardino Licinio, Paolo Pino, accanto a sculture come quelle rappresentate nelle tele. Il desiderio di possedere un'opera d'arte di dimensioni domestiche, cosÏ diffusa anche oggi nell'arte contemporanea con multipli di noti scultori, in dimensioni da salotto.

Per gli antichi erano anche potentissime divinita' come Venere, rappresentata nelle pose pi˘ eleganti e seducenti, ma pure Mercurio, Ercole, presentissimo qui -e molto amato- ritratto come ERCOLE EBBRO in un bronzo del II sec. d.C. dal Museo Archeologico Nazionale di Parma, e che riprende il tema di quello marmoreo ercolanense; non ultimo lo sfortunato Marsia.

Lo stesso Marsia sarà un soggetto frequentatissimo nel Rinascimento come MARSIA (COSIDDETTO "IGNUDO DELLA PAURA").

I monumenti romani, le tematiche della statuaria, ma anche archi e colonne famose in riproduzioni rese con materiali preziosi.

Altro tema di grande successo è LAOCOONTE e se ne possono vedere sei, da Sansovino a metà Ottocento. In chiusura, la sesta sezione con riproduzioni tecnicamente raffinatissime di cui mi basta citare l'ARROTINO di Gaspero Bruschi, del 1745-1747 circa; porcellana verniciata, Sesto Fiorentino, Museo Richard Ginori della Manifattura di Doccia, lavoro elegantissimo di grandi dimensioni.


emilio campanella

La vocazione teatrale della Biennale: da qualunque punto s'inizi la visita alla 56a Mostra Internazionale d'Arte, curata da Okwui Enwezor, qui si giunge e ci si rende conto di come veramente  sia il punto di partenza di tutto il discorso e dei percorsi espositivi di quest'anno.

Il vero filtro atraverso cui far passare ogni suggestione, ogni provocazione, se vogliamo, e ben vengano!

Ogni atto e non solo i gesti degli artisti coinvolti. Questa e' solo una prima nota relativa alle impressioni ricevute qualche giorno fa, ma quando sono giunto all'ARENA (firmata dall'architetto ghanese-britannico David Adiaye') in cui verrà letto DAS KAPITAL di Karl Marx (in inglese, pero'...) e di testi ad esso collegati, come proiezioni di film e partecipazioni di attori e compagnie teatrali, oltreche' persone"comuni" continuativamente, come in un oratorio laico ad una voce, sino al 22 Novembre prossimo.

Ma se il leggio cui si avvicendano i lettori e' uno, accanto, sull'ampio palco, ad un lungo tavolo ci sono diversi posti a sedere; intorno tre gradinate per il pubblico... si, un vero e proprio bellissimo teatro allestito con cura, con luci perfette, come sanno fare le maestranze della Biennale, che ci hanno abituato da molti anni all'alta qualita' del loro lavoro, in tante stagioni di festival di musica, di teatro, di danza.

Il titolo di quest'anno e': ALL THE WORLD'S FUTURES... si. una scommessa, una speranza... un progetto?

Affidato collettivamente all'insieme dei numerosissimi artisti coinvolti... siccome sappiamo benissimo che QUESTO (NON) E' IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI!

Forse conviene guardarsi indietro per comprendere cio' che (MOLTISSIMO!) non ha funzionato, non funziona, sulla pelle di molti ed a vantaggio di pochissimi; quindi il lavoro, lo sfruttamento, il dolore, la sofferenza, le guerre per far prosperare un'esigua minoranza, a detrimento di popolazioni intere...

Una Biennale da vedere e rivedere, pensare e ripensare, con colpi di scena e "colpi bassi" maieutici che mandano a casa cogitabondi.

Alla fine di ogni storico spettacolo del Living gli attori scendevano in sala, si sparpagliavano fra il pubblico e ponevano diversi tipi di domanda come ad esempio: CHE COSA POSSIAMO FARE? Gia', bella domanda!

Orwezor fa un po' lo stesso, attraverso il coro di voci che ha coinvolto, alcune delle quali lanciano grida acutissime!


emilio campanella


Il Padiglione dell' Argentina alla 56a Mostra Internazionale d'Arte, La Biennale di Venezia. Arsenale.

Si entra al piano terra dell'edificio detto delle Sale d'Armi che ospita vari padiglioni fra cui la Santa Sede, gli Emirati Arabi, il Messico, la Georgia, la Macedonia, e si rimane immediatamente colpiti da un gruppo scultoreo lontano, quasi in un angolo, ma grande, potente, ci si avvicina e ci si rende conto ch'e' un riferimento al Golgota, ma abbastanza attuale.

S'intitola AZIONE DIRETTA III,1998, poliestere rinforzato, resina epossidica e materiali vari.

Una figura maschile muscolosa, barbuta, dagli occhi attenti, spalancati, abbracciata ad un palo della luce collegato ad altri due, si protende con una pinza, per raggiungere i fili elettrici... immagine della tenace miseria che cerca di strappare un qualche minimo benessere a costo della vita, il più delle volte.

Molte altre figure popolano il percorso della sala, come fra sentieri di praticabili su cui sono poste le sculture: GLI ILLUMINATI II del 2000-2002: sei figure inginocchiate, le mani giunte come in preghiera, ognuna di un colore differente, lo sguardo intenso, solo che le teste sono al contrario della parte anteriore del corpo... emblematiche!

Altre figure, gruppi, composizioni sono fortemente "espressioniste", mi si passi il riferimento; sempre di forte impatto, per l'uso dei materiali, l'effetto emotivo che provocano, ad esempio RAGNATELA II, del 1974-75, in cui la figura e' come imprigionata nella materia trasparente  da cui tenta di liberarsi. PERSONA II, Omaggio alla Catalogna del 1979-80, in cui un corpo maschile sospeso e trattenuto da una struttura trasparente, guarda con il consueto sguardo forte, rassegnato?

In attesa dell'ultimo tentativo per liberarsi? PAGLIERICCIO del 2003 e' una piccola scultura , un lettino sfatto come in gelatina..."KINDERSPELEN" 2003-2005, in memoria di Eliana Molinelli. Nove gruppi di bambini, che giocano, lottano, anche molto violentemente, armi vere sono inglobate nei materie trasparenti, inserite nelle opere...concludo con FIGURA SDRAIATA O PROCEDIMENTO del 1972, in cui e' evidentissimo il riferimento a pratiche come "il bastone del pappagallo" ed altre piacevolezze di regime!!!

Faccio notare come l'indicazione dei materiali riferiti alla prima opera citata corrisponda più o meno in maniera eguale anche alle altre. In tutta questa drammaticita', una cura formale ed un gusto cromatico che non escludono mai una forte sensualita'.

Notevolmente accurato il catalogo disponibile.


emilio campanella



Appena rivista la bella mostra ALEPHBET alla Fondazione Querini Stampalia, in occasione della performance dell'autore la settimana scorsa, ecco di nuovo a Venezia ed in uno spazio inedito, sempre sotto l'egida di Ca' Foscari e del CSAR, la prima manifestazione in collaborazione con la Biennale, un evento collaterale nell'ex chiesa di S.Caterina: GRISHA BRUSKIN, An Archaeologist's Collection, sino al 22 Settembre, catalogo, bellissimo, edito da Terra Ferma.

Partendo dal suo FOUNDAMENTAL LEXICON del 1985, anni or sono, l'artista decise di realizzare opere tridimensionali di figure emblematiche riferite al potere sovietico.

Successivamente fece letteralmente a pezzi le sculture, ne  fuse in bronzo i frammenti e li  seppellÏ in Toscana in una zona archeologica di epoca imperiale romana .

Dopo tre anni ha condotto una campagna di scavo recuperando i suoi stessi "reperti".

Questa e' l'emozionante mostra "archeologica" del potere dell'impero sovietico, dei suoi simboli, dei suoi feticci, dei suoi orrori, dei suoi sogni, del suo ricordo, molto diverso dai parchi monumentali fuori dalle grandi citta' dell'ex oltre cortina.

Tutta questa materia e' filtrata, mediata, pensata da un grande artista che ha ricreato quel mondo finito attraverso un'operazione di gioco speculare in cui ogni simbolo si riflette e rifrange in un personaggio, il frammento di una figura, un volto attonito colto nella penombra dell'edificio sacro abbandonato, con un sapiente gioco di luci teatralmente efficacissimo... si cammina al buio e s'incontrano personalita' che cercano di raccontarci la loro storia, ma la voce e' ovviamente quella dell'artista che li ha evocati, ci s'inoltra a scoprire i frammenti di scavo, un occhio ci fissa severo, un altro volto non sembra credere di trovarsi ormai museificato per sempre.

Su una parete di fondo, scorrono immagini della campagna di scavo  e dettagliate informazioni.

IMPERDIBILE!!!



emilio campanella


UN TEMA DI DISCUSSIONE: Il padiglione islandese alla 56a Mostra Internazionale d'Arte, la Biennale di Venezia.

Un'installazione dal titolo: THE FIRST MOSQUE IN THE HISTORIC CITY OF VENICE. Il luogo: Chiesa di Santa Maria della Misericordia.

L'artista è Christoph Buchel, nato a Basilea nel 1966. Le date della manifestazione, sono dall'inizio della Biennale di quest'anno, sino al 22 Novembre... forse!

L'iniziativa sta suscitando un vespaio di polemiche, proprio a ridosso, fra l'altro, di elezioni regionalei e comunali, con affermazioni, talvolta, veramente iperboliche, da parte di personaggi, peraltro, non in lizza per la candidatura a sindaco, ma, si sa, basta farsi notare, fare la propria boutade...!

Comunque, il problema si pone, siccome il luogo , bellissimo, ben restaurato e ben allestito come moschea, ha inequivocabilmente l'atmosfera del luogo di culto ed anche la logistica. Se Buchel voleva suscitare una discussione, peraltro stimolante e creativa, c'e' riuscito in pieno.

Ora si tratta di vedere se il comissario riuscira' a produrre il documento attestante l'assoluta estraneita' del luogo, abbandonato dal 1969, ed in rovina, alla sacralità cui era destinato nella sua lunga storia...

I proprietari affermano che l'edificio e' sconsacrato, alcune voci sostengono che nessun luogo puo', in realtà, mai esserlo... tema impervio e sfaccettatissimo. I giornali nazionali e soprattutto quelli locali, si occupano quotidianamente della faccenda.

Certo, se alla data del 20 Maggio la situazione non verra' chiarita, l'opera, rischia la chiusura... frase strana... situazione strana... certo il problema dovrebbe, prima o poi, essere affrontato, in modo da regolare una situazione in sospeso da anni, e certo l'artista ha colto nel segno stimolando il dialogo. I piu' aperti propongono un dialogo fra gli esponenti delle tre religioni mosaiche... altri sono su posizioni rigide, sostenendo le loro cattedre di studiosi di teologia, si rifiutano di togliersi le scarpe per entrare, siccome si tratta di un'opera d'arte e non di un luogo sacro...

Non pensando che alle mostre, spessissimo ci si toglie le scarpe per entrare in ambienti "speciali". A poca distanza, a Palazzo Mora, per la bellissima mostra: PERSONAL STRUCTURES, Crossing Borders, ci si toglie le scarpe due volte, per due differenti installazioni; a Santa Maria della Pieta', Yahon Chang presenta THE QUESTION OF BEING ed affresca tutta una sala, compresi i vetri delle finestre ed il pavimento, ovviamente si entra scalzi... ma si sa, quando si vuole essere intransigenti ci si dimentica di tutto pur di sostenere le proprie posizioni a tutti i costi.

Non intendo dire che il problema sia facile, non lo e' per nulla, ma questo, sicuramente e' il modo peggiore per affrontarlo. Desidero concludere su una nota più leggera, nella speranza che la minaccia della chiusura venga scongiurata. Non tutti sanno che questo episodio ha un precedente a pochi passi, nella Scuola Nuova della Misericordia, sontuoso edificio sansoviniano dove quasi due anni or sono, durante la lavorazione di PIZZA E DATTERI, per la regia di Fariborz Kamkari, giovane regista curdo iraniano (I FIORI DI KIRKUK  2010) venne allestita una moschea per la finzione scenica, e, debbo dire, con un risultato estetico mozzafiato, lampade veneziane, tappeti moderni bellissimi, ed altri meravigliosi, antichi, sullo sfondo di un sontuoso, grandissimo edificio rinascimentale.

Il film e' in uscita e verra' presentato in anteprima a Venezia, dove è stato girato,il 27 Maggio. Ora debbo osservare che in quella occasione i musulmani che passavano e vedevano la moschea allestita, anche solo dall'esterno, avevano moti di giubilo nella speranza di veder realizzato un loro sogno irraggiungibile, quello stesso dei protagonisti, un gruppo di simpatici musulmani, alla ricerca di un luogo per pregare, raminghi in tutta la citta'. Nella storia il luogo scelto era un'antica sinagoga abbandomnata che la comunita' ebraica donava a quella musulmana!

Posso dire dall'interno, avendo lavorato vari giorni come figurante, che il pedale della commendia( spesso vincente) mi sembrava quello più consono per affrontare un nodo così serio. Due notazioni: i veri musulmani con noi pregavano veramente, e questo per un non credente come me era sempre oggetto di ammirazione.

Una mattina, aspettando di entrare in scena, con il mio abito tradizionale, lo zuchetto, sgranando il rosario, mi sono sentito salutare ossequiosamente in arabo da due giovanotti, cui ho risposto con la corrispondente cortesia. Dove finisce, quindi la finzione, qual'è il confine della realtà. Io ero in quel caso un musulmano finto, ma la loro cortesia e la loro deferenza per l'uomo anziano, che forse avevano scambiato per un Imam, era vera, come era vera la mia nei loro confronti.

Tornando nel Campo dell' Abazia, dov'e' ubicata la chiesa in questione: dove finisce la finzione, se di finzione si tratta, dove comincia la realta' cultuale che tutto permea in quel luogo... e non mi si dica che non si puo' entrare senza scarpe per non rovinare dei brutti tappeti sintetici del tipo di quelli che ricoprono i pavimenti della Basilica di S. Marco.

Se posso fare un appunto diro' che un luogo così bello, così accuratamente allestito avrebbe meritato tappeti veri e belli! A coloro che protestano suggeriro' di ripassarsi un po' di storia e di pensare a quante Chiese cristiane sono diventate Moschee per tornare chiese, talvolta...



emilio campanella


I Musei Civici veneziani, hanno continuano il graduale avvicinamento alla settimana clou per l'arte in laguna, di quest'anno, fino appunto alla settimana, contemporaneamente all'esplosione della Biennale, proponendo NUOVA OGGETTIVITA' al Museo Correr già il 1 Maggio scorso.

Il sottotitolo: ARTE IN GERMANIA AL TEMPO DELLA REPUBBLICA DI WEIMAR 1919-1933 denuncia il breve termine di tempo per dare un ritratto, sicuramente sintetico di uno dei tanti difficili periodi della storia tedesca del Novecento. Purtroppo non si prendono in esame le arti nella loro totalita', per rendere un quadro completo, e questa e' una forte carenza quando si voglia considerare una corrente artistica che non e' certo, mai, avulsa dalla realta'.

L'esposizione e' giusta, diligente, pertinente...didattica...scolastica! Fortunatamente sono in mostra opere notevoli, ed esposte con gusto, in un allestimento discreto e ben illuminato. Si sarebbe, comunque, dovuto, per raggiungere effetti di rottura, quali quelli desiderati dagli artisti, giocare sui contrasti, sugli effetti, cosa non difficile dati certi temi forti e di grande drammaticita'.

Invece i capitoletti si susseguono come su un garbato libriccino di storia dell'arte non troppo inventivo nè coraggioso. Le sezioni e le sottosezioni s'incrociano e s'intersecano più confondendo che spiegando gli intendimenti dei curatori che in questa maniera sembrano denunciare una certa confusione ispirativa.

Per nostra fortuna abbiamo davanti agli occhi un buon numero di opere di Otto Dix, Georg Grosz, fotografie notissime di August Sander, oltre a molti altri. La manifestazione sarà aperta al pubblico sino al 30 Agosto. La settimana dopo, il 6 il 7 e l'8 Maggio, sono state presentate tre mostre di particolare importanza, due a Ca' Pesaro, Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Venezia, dove al secondo piano si può accedere al Paradiso; quello di Fabrizio De Andrè era solo al primo piano, in via Del Campo, quello di Cy Twombly si chiama PARADISE ed è al piano di sopra, ma sul Canal Grande.

Posso dire solo una cosa, sintetizzando, è MOZZAFIATO, si entra, ci si guarda intorno, ci si muove per le sale dalla luce straordinaria che entra dalle grandi finestre e... ci si commuove, la forza delle tele, dei colori, dei segni, e' tale che non si andrebbe più via, eravamo un certo numero di persone quella mattina, io provenivo dalla mia seconda visita a PORTABLE CLASSIC a Ca'Corner della Regina, e passavo da un'emozione fortissima all'altra, incontrando e reincontrando le persone da una sala all'altra, catturati, stregati dalla forza di quello che stavamo vedendo e rivedendo.

Una magnifica retrospettiva che va dal 1951 al 2011. Scendendo di un piano si puo' entrare in una sala specialmente dedicata a CAGNACCIO DI SAN PIETRO, Il richiamo della Nuova Oggettivita'.

Sempre una bella occasione occuparsi di un pittore di grande interesse, direi esponente in un certo modo, del Realismo Magico, mentre la vicinanza con la corrente tedesca mi sembra veramente un po' tirata...le vicinanze sono con Antonio Donghi, con Felice casorati, per le loro ricerche formali e stilistiche che Cagnaggio compiva con il suo personalisimo stile. Tanto nel ritratto, come nel riferimento all'antico, il sacro, la natura morta.

Cito solo PRIMO DENARO del 1928, per la forza drammatica e la vicinanza con DOPO L'ORGIA, dello stesso anno, entrambi di collezioni private. A questo punto si prende un battello e si scende alla fermata di S.Angelo, poco lontano da Palazzo Fortuny dove quattro piani sono colmi di suggestioni stimolate dalla mostra PROPORTIO, un'ulteriore capitolo - dopo qualche interruzione - dovuto alla collaborazione con la Fondazione Axel e May Vervoordt, riprendendo il discorso di ARTEMPO, 2007, IN-FINITUM, 2009, TRA, 2011. Un'esposizion trasversale, incrociata, rifratta, che spazia fra le epoche e stimola argomenti e discussioni. Marina Abramovic, Anish Kapoor hanno creato opere per l'occasione. Bill Viola, reperti egizi, Botticelli e Canova sono della partita... coraggiosamente vincente!


emilio campanella


Ogni Biennale, negli ultimi anni, si estende in tutta la citta' di Venezia, talvolta anche oltre, ed e' un'occasione per scoprire magnifici palazzi privati, diversamente non fruibili dal pubblico.

Raramente ci sono ascensori, piu' spesso no, le scale sono ripide, e, nella maggioranza dei casi i padiglioni nazionali o le mostre sono all'ultimo piano.

A Palazzo Malipiero, a S.Samuele, poco lontano da Palazzo Grassi che ospita la bellissima mostra retrospettiva di Pascal Raysse, e' così, soprattutto se si seguono le scale che sul muro riportano la sigla NSFW ed una freccina.

Il palazzo ospita sull'altro lato dell'edificio, i due interessantissimi padiglioni di Cipro e del Montenegro.

Ma noi seguiamo le frecce, tenacemente, e quasi senza fiato-certo non tutti, e' una questione d'eta'- arriviamo in cima dove ci aspetta il padiglione dell'Estonia, ed una elegante, algida, giovane signora che ci mette a disposizione i materiali informativi dai quali apprendiamo che il lavoro e' di Jaanus Samma e che il curatore è Eugenio Viola.

Una saletta a sinistra con un tavolo, lampade e dossier da poter consultare, grandi finestre danno sulla corte; nella stanza successiva, foto e documenti ci mostrano una storia cui i dossier fanno riferimento: un dirigente che durante l'era sovietica, negli anni sessanta, cadde in disgrazia a causa della propria omosessualita'.

Reduce di guerra, sospettato, processato, arrestato ed imprigionato fra il 1963 ed il 1965.

Trattato come un criminale, un nemico del popolo ed anche un pazzo, ovviamente! Nella sala successiva una teca con alcuni dei suoi oggetti personali, e nell'altra vetrina degli strumenti per strane misurazioni, atte a definire il livello di virilità del soggetto, la sua normalita' dal punto di vista dell'apparato genitale...!!!

Strumenti inquietanti, molto vicini ad arnesi di tortura...il passo e' breve, si sa, anzi, talvolta, distinguere e', ben difficile!

Alle pareti una foto in bianco e nero con un bel ragazzo di spalle, in mutande, di fronte a lui, un signore maturo, come in un bordello... un'altra immagine ce li mostra  vestiti, di fronte, l'uno accanto all'altro.

In un video un gabinetto pubblico per uomini di aspetto "storico", in primo piano, un pisciatoio a conchiglia, messo in evidenza, il ragazzo piscia, in un'altra scena l'uomo maturo e' in ginocchio di fronte al ragazzo , la testa all'indietro, quasi dentro la tazza, si finge una golden rain prolungata, l'uomo è sottomesso, come a voler essere il cesso del ragazzo... in un video nella parete di fronte i due uomini sono vicini, ci sono fiammiferi che illuminano la scena, denaro maneggiato, l'obiettivo scende sull'inguine dei protagonisti...

Si può salire una scala stretta, al buio, ci si trova in un palchetto da teatro... un'altra suggestione, un'altra evocazione di luoghi e sesso clandestino, ma anche amore negato e perseguitato.

Nell'ultima stanza un altro video in cui l'uomo maturo e' in una sala "scientifica" di fronte ad un tavolo dove sono posati gli strumenti visti nella vetrina, si avvicina al tavolo, s'infila le mani nelle mutande, si tira fuori il pene ed i testicoli, toccandoli le sue mani li anneriscono, come se fosse lucido per scarpe... comincia a provare uno strumento dopo l'altro, la scena potrebbe essere molto cruenta, ma e' solo dimostrativa.

Con il pensiero, torniamo al vero protagonista di tutta questa storia, grazie a queste abili e puntuali evocazioni. Un discorso trasversale e maieutico che mi ha fatto pensare anche molto al cinema tedesco ed a certi temi affrontati da Fassbinder, ma anche al recente LE VITE DEGLI ALTRI.

Quel controllo. quel continuo sospetto dei poteri totalitari, quell'annullamento della personalita'.

Al di la' del progresso, talvolta solo apparente, la strada e' sempre molto impervia, ed a perdere terreno ci vuole pochissimo, come vediamo continuamente. Un lavoro molto importante, tanto per la parte storica, come per la vicenda "creata".


emilio campanella


Come ogni anno, e piu' del solito, si direbbe, peraltro con un mese in piu' a disposizione, Venezia consente agli appassionati d'arte, di non annoiarsi, di riuscire a dribblare l'invasione del turismo di massa, e come ormai si sa, di accedere a palazzi privati che affittano le loro stanze sontuose per ospitare padiglioni nazionali, eventi collaterali della Biennale, altre esposizioni, talvolta veramente molto interessanti.

Siccome il tempo e' particolarmente autunnale, in questi giorni, a parte il cinema per un dovere nei confronti del Festival di Cannes, seguito a distanza, e la visionatura di alcune pellicole decisamente importanti, presentate, mi sono armato di ombrello ed ho sgambettato avanti e indietro, su e giu' per scaloni, mi sono inoltrato in capannoni abbandonati, abitati per l'occasione, da opere spesso notevoli.

Comincero' il giro dei suggerimenti con  SLIP OF THE TONGUE, mastodontica esposizione dai tentativi trasversali, proposta alla Punta della Dogana dalla Fondazione Pinault.

Un'abbuffata ricca di nomi importanti... A S.Gregorio, poco lontano, una suggestiva mostra del brasiliano Veio, che evoca pali lagunari colorati, larghe pozzanghere finte ed efficacissime, tanto da preoccupare i visitatori.

E' la celebrazione ventennale del marchio della moda Marni.

Piu' avanti, la Collezione Peggy Guggenheim propone, sino al 14 Settembre: CHARLES POLLOCK, Una retrospettiva; mostra particolarmente illuminante sulla famiglia e di questo meno noto fratello di Jackson Pollock, dalle notevoli qualità e che gli sopravvisse oltre quarant'anni; di Jackson, invece, MURALE, Energia resa visibile, sino al 16 Novembre, oltre al restauro di ALCHIMIA, presentato già in precedenza.

Spostandosi sul Canale della Giudecca si arriva al Magazzino del Sale n.5 dove ci si puo' fermare una quarantina di minuti per seguire una grande video installazione: 001 UNIVERSO MUNDUS AES+F; la seconda parte del lavoro e' al secondo piano di Palazzo Nani Mocenigo, sul Rio di S.Trovaso, ospitata dal museo Vitraria, che ha qui la sua sede.

Con l'occasione consiglio una visita attenta ed accurata a PRECIOUS, al primo piano, DA PICASSO A JEFF KOONS, una scelta di magnifici gioielli di artisti moderni e contemporanei.

Sempre alle Zattere dove siamo tornati, al n. 417, consiglio IN THE EYE OF THE THUNDERSTORM: EFFERVESCENT PRATICES FROM THE ARAB WORLD AND SOUTH ASIA, una serie di installazioni decisamente stimolanti, di vari artisti. In zona, la Fondazione Emilio ed Annabianca Vedova: FRAMMENTI EXPO '67, ALEXANDER CALDER ED EMILIO VEDOVA.

Il primo nell'ex atelier, il secondo nel suo museo. Esposizioni che brillano per la consueta cura ed attenzione non solo scientifica e che saranno aperte al pubblico sino al 18 Ottobre.

Sul Rio di S. Trovaso, poco prima del palazzo da poco citato, ci si puo' inoltrare in uno spazio, noto ai residenti, come contenitore di esposizioni che si presentano sempre, purtroppo, un po' come fiere campionarie a causa delle proposte eterogenee e dgli allestimenti; non certo aiutati questi, da spazi effettivamente infelici, e questo e' certo, ma poco studiati nelle loro eventuali potenzialita'. Anche in questo caso il padiglione del Guatemala, viene "simpaticamente" confuso con opere notevoli e solenni baracconate.

La mostra si chiama SWEET DEATH ed e' pubblicizzata da un bel manifesto che riproduce una notevole scultura di Paolo Schmidlin (SETTECENTO, del 1993). Le sue otto opere, presenti con giusto rilievo sul catalogo edito da Giorgio Mondadori, sono esposte in una sala, insieme ad altre che non hanno nulla a che fare, e soprattutto con tremende luci colorate.. .perchè?

Ci sono lavori notevoli, ma l'effetto e' più spesso deleterio, ed e' un peccato, poiche' il tema e' non poco stimolante.

Continuando a camminare lungo la riva si raggiunge il Terminal Passeggeri della Stazione Marittima a S.Basilio. Si supera il ponte di legno, si segue l'edificio sul lato destro, sino in fondo e sulla sinistra e' l'ingresso della mostra: THE BRIDGES OF GRAFFITI.

Una notevole sorpresa per la cura dell'allestimento, la scelta degli artisti (Eron, Futura, Doze Green, Todd James, Jayone, Mode2, Sikki, Teach, Boris Tellegen, Zero-t), l'ambientazione, le luci perfette. Tutto questo in un semplice capannone che di suo, potrebbe essere tristissimo! Anche questo e' un evento collaterale della Biennale.


emilio campanella


Continuando le peregrinazioni artistiche della Venezia primaverile, arriviamo a Palazzo Zenobio, sul Rio dei Carmini dove, accedendo dal bel giardino si raggiunge il padiglione della Lituania che con MUSEUM di Dainius Liskevicius ci introduce in un "piccolo" viaggio nostalgico, affettuoso, ma non solo attraverso i decenni del potere sovietico filtrati dalla sensibilita' artistica.

Arriviamo poi sul Canal Grande, alla Galleria Rezzonico, proprio accanto a Ca'Rezzonico, appunto dove e' ospitata la mostra: UNDER THE SURFACE, Newfoundland and Labrador in Venice, evento collaterale interessantissimo con installazioni di Jordan Bennett ed Anne Troake.

Due modi intensi e viscerali di vivere il rapporto con la natura. Siccome stiamo per passare il Ponte dell'Accademia e' doveroso entrare e vedere la magnifica mostra: MARIO MERZ, Citta' irreale, sino al 20 Settembre. Un  omaggio per i novant'anni dalla nascita dell'artista, nelle sale recentemente, e per molti, discutibilmente restaurate.

Con l'occasione consiglio anche uno sguardo alle prime cinque sale del nuovo percorso museale, assaggio di quelle che diventerano le Grandi Gallerie dell'Accademia. Uscendo si puo' fare un salto al primo piano di Casa Donati, che da' sul campo.

Da un piccolo, elegante giardino si accede ad un atrio, ed attraverso una scala monumentale, guardati da personaggi che si affacciano dagli affreschi, si entra e si visitano alcune sale di questo piano MOLTO nobile. 

La mostra si chiama EDGE OF CHAOS, e presenta opere molto interessanti di Latoya Ruby Frazier, Gianluca Malgeri, Audra Vau, Egle Rake. Solo fino al 30 Agosto!!!

Esorto ad uno sguardo dalla piccola terrazza. Superato il Ponte dell'Accademia, Eccoci a Palazzo Cavalli Franchetti dove ci aspetta GLASSTRESS, che quest'anno ha un ulteriore titolo: GOTIKA ed e' in collaborazione con l'Ermitage e propone confronti e raffronti, suggestioni ed inquietudini attraverso i secoli...sempre sotto l'egida di Adriano Berengo.

Poco lontano, inoltrandosi sulla sinistra il padiglione del Lussemburgo, tradizionalmente a Ca' del Duca dove entrando ci si trova nel PARADISO di Filip Markiewicz...evocativo e suggestivo, ma non tranquillissimo, come dire.Tornati in Campo S.Stefano, prendiamo la fondamentina sulla sinistra ed entriamo a Palazzo Barbaro, dove facciamo le scale che dalla corte portano al piano nobile in cui e' allestita l'esposizione: THE UNION OF FIRE AND WATER. Un lungo percorso di installazioni pensate per integrarsi con il palazzo.

Quattordici opere, nove sezioni, tre artisti: Rashad Alakbarov, Almagui Menlibayeva, German Popov. C'e' un legame con gli altri due padiglioni dell'Azerbaijan: BEYOND THE LINE a Palazzo Lezze, sempre in Campo S.Stefano e VITA VITALE a Ca'Garzoni, poco lontano, sul Canal Grande. A conclusione di questi giro di sorprese aggiungero' una mostra scoperta casualmente e che consiglio caldamente, siccome chiuder‡ il 30 Giugno e che fa parte di THEPOOLNYC.  E' ad un passo dal Teatro La Fenice, a Palazzo Cesarini Marchesi. s'intitola A PALACE WITH A WIEW, peraltro senza grande originalita', ma simpaticamente.

Si e' creato un percorso stimolando gli artisti a scegliere opere da ambientare nelle stanze di un palazzo privato mantenendo il riferimento all'uso quotidiano degli ambienti...questo provoca, talvolta, dei cortocircuiti proprio niente male! Alfredo Barbini, Gina Beavers, Bertozzi & Casoni, Fulvio Bianconi,Nicola Bolla, James Case-Leal, Eteri Chkadua, Piero Gilardi, Ben Hagari, Peter Jacobs, Aldo Mondino, Giorgio Morandi(!!!), Jonathan Rider, Andrea Salvatori, Bianca Sforni, Giuseppe Stampone, Fabio Viale and Ludwig Wilding, gli artisti coinvolti. si viene accolti nell'androne, da WAITING di Bertozzi e Casoni ed accanto, verso la porta d'acqua la curiosa installazione nel "corridoio", illuminata ad arte, nella foto; accanto ad un magazzino in penombra.


emilio campanella


Il nostro terzo itinerario fra arte ed architettura ci porta nelle suggestive stanze di Palazzo Rossini (vicino a  campo Manin) per visitare: THIRTY LIGHT YEARS - STAGING CHINESE ART, che propone diversi artisti, ognuno con la sua personalita', in un accordo raggiunto nel luogo, pur nella loro grande diversita'.

A poca distanza, al primo piano di Palazzo Bembo: LEARN FROM MASTERS che ha una sua vicinanza con l'esposizione appena citata, e con altre di cui parlero'.

Definire suggestivo e' poco, per questo succedersi di stanze dalle luci tenui e perfette in cui ogni artista ha scelto un maestro antico di riferimento per riprenderne con la propria sensibilita', gli stilemi.

Ogni ambiente e' uno studio d'artista con tavoli, oggetti, grandi fogli dipinti su carta, armadi con volumi, calami, pennelli, inchiostri pronti per l'uso ispirato del pittore.

Poco lontano, una sorpresa : la possibilita' di entrare a Palazzo Ca' Faccanon, ancora mai aperto al pubblico, dove, solo sino al 4 Agosto, Shangai Himalayas Museum propone: HUMANISTIC NATURE AND SOCIETY (SHAN SHUI) - AN INSIGHT INTO THE NATURE. Veramente da non perdere. 

Il padiglione di S.Marino, in tre sedi differenti costituisce un esempio di scelta tipica di questa edizione della Biennale: un paese presenta artisti di un'altra nazionalita', molto spesso, con risultati di grande interesse.

Nei chiostri dell'ex convento di San Salvador, cui si accede da Campo S.Salvador; all'Ateneo Veneto in Campo San Fantin, accanto al Teatro La Fenice; a Palazzo Rota Ivancich, in calle del Remedio, poco lontano da Campo S.Maria Formosa: artisti cinesi ed italiani a confronto con effetti notevoli.Il titolo generale del progetto e': FRIENDSHIP PROJECT.

A Palazzo Pisani S.Marina, ovviamente all'ultimo piano di ripide scale, il suggestivo padiglione della Croazia, un lavoro di Damir Ocko dal titolo: STUDIES ON SHIVERING, THE THIRD DEGREE. A Ca'Asi, LA MAISON COMMUNE, d'Architecture Commune a' Venise, poco lontano, in Campiello S.Maria Nuova, ad un passo dalla Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, un bel lavoro intitolato: VILLES AFRICAINES EN MOUVEMENT, sino al 30 Agosto. Immagini, video, luoghi, persone.

Arrivando a Ca' D'oro s'incontra PLESSI IN VENICE:PLESSI LIQUID LIFE CA'D'ORO, Il flusso della memoria, 1000 progetti. Un fiume elettronico scorre in mezzo a centinaia di disegni e di "sogni del maestro". La seconda sezione del lavoro: PLESSI LIQUID LIGHT ARSENALE, suggestivissima, la descriverò parlando di quella zona della citta'. A Palazzo Mora, su Strada Nuova, la meraviglia dei tre piani ricchissimi di stimoli: sculture, dipinti, installazioni, video per PERSONAL STRUCTURES, Crossing Borders. In alto  tre padiglioni nazionali: Filippine, Mongolia Seychelles.

A Palazzo Correr, poco pi˘ in la', sede dell'Istituto Rumeno di Cultura, il padiglione della Romania che presenta: SACRIFACE di Mihai Topescu, uno studio concettuale che parte dalle forme, anche brancusiane -a detta dell'artista- con ascendenze storiografiche e studi di materiali particolarmente accurati. In una piccola stanza: video, sculture, prove d'artista e l'artista stesso in carne ed ossa ch'e' un'opera d'arte  di suo, con la sua aria da patriarca alternativo, colto e signorile, introspettivo e viscerale.

Sua una serie di belle teste ch'e' esposta al secondo piano di a Palazzo Bembo, gemello di Palazzo Mora e seconda sede della mostra appena citata. Dal rio di Cannaregio, poco lontano dal Ghetto, portandosi in Calle S.Giovanni, si raggiunge il gigantesco padiglione dell'Iran, THE GREAT GAME (artisti da Iran, India, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Repubbliche Centro Asiatiche, Kurdistan), una piccola Biennale nella Biennale, come ce ne sono altre, ma questa e' ufficiale! Una vecchia fabbrica fatiscente ricchissima di stimoli, provocazioni, suggestioni, ed una "guardasala" in abiti tradizionali che, pero', e' italiana.

Arrivati in Campo S. Geremia, a Palazzo Flangini, al primo piano, il padiglione delle Isole Mauritius, ed al piano terra belle installazioni e video della russa Lena Liv, nell'interpretazione della danzatrice e coreografa Lindy Nsingo.

A conclusione del lungo percorso, passiamo il Ponte degli Scalzi e raggiungiamo Rio Marin, dove nel meraviglioso giardino di Palazzo Soranzo Cappello ci attende un tripudio di verde e di fiori, statue antiche, tranquillita' concentrativa e quarantadue magnifiche sculture di Roberto Sebastian Matta, straordinari bronzi che occhieggiano, fanno capolino fra i vialetti, troneggiano negli spazi centrali...IMPERDIBILE... e solo fino al 15 Ottobre.

Per la comprensione: se non sono indicate date di chiusura, e' sempre quella del 22 Novembre, cui far riferimento come per la maggior parte degli eventi della Biennale. Generalmente le chiusure settimanali sono al lunedi, ma non sempre, per cui conviene affidarsi alle guide pubblicate dalle molte riviste e disponibili in pratici pieghevoli.


emilio campanella

Il nostro quarto itinerario d'arte parte dal centro di Venezia, in via (calle ) 22 Marzo, in realta', un rio tera' (interrato) come ce ne sono molti, per entrare nell'importante Galleria Contini che in questi mesi propone, sino al 30 Novembre: OMAGGIO A IGOR MITORAJ, prematuramente scomparso lo scorso anno.

 Artista di grande levatura la cui cifra di riferimento alla statuaria classica, con le sue profondamente drammatiche riflessioni sulla forma, la sua corruzione, la sua dissoluzione, linee purissime e ferite lancinanti alle forme perfette. Il percorso espositivo si snoda su due piani della galleria. Il bellissimo catalogo e' autoprodotto.

Per chi amava questo artista e' un appuntamento assolutamente da non mancare.

Arrivati in Piazza S.Marco consiglio una visita alla Fondazione Bevilacqua La Masa sui cui due piani si puo' compiere un viaggio fotografico intitolato SEBASTIAO SALGADO, Profumo di Sogno.

Foto da tutto il mondo sul tema del caffe'... dopo, ogni tazzina costituisce uno stimolo di riflessione.

Nella sala sansoviniana della Biblioteca Marciana e' allestito il padiglione della Nuova Zelanda, perfettamente integrato con il magnifico luogo antico, il bel contrasto tecnologico delle vetrine del percorso espositivo. il lavoro si chiama SECRET POWER, l'artista e' Simon Denny.

Al Palazzo delle Prigioni Vecchie, ecco, come ogni anno Taiwan che con NEVER SAY GOODBYE di Wu Tien-Chang, propone un gioco ironico e caustico, intorno al musical', personaggi intercambiabili interpretati dalla medesima (?) cantante.

Il padiglione dell'Equador, a S. Maria della Pieta': GOLD WATER: APOCALYPTIC BLACK MIRROR, lavoro di Maria Veronica Leon Veintemilla, di notevoli contrasti ed effetti. Alla Fondazione Querini Stampalia, sino al 9 Settembre: JIMMIE DURHAM, Venice: Objects, Work and Tourism. Nel titolo, tutto e' già detto.

Sparsi nell'Area Scarpa, assemblaggi di pezzi, cocci, materiali eterogenei, curiosi ed un po' sinistri. Nella Suggestiva, antichissima chiesa di S.Antonin, le ricerche formali e spaziali di CONVERSION, di Recycle Group. In Campo della Tana, sino al 26 Settembre: THE INFINITE NOTHING DI di Tsang Kin-Wah, presentato da Hong Kong in Venice.

Lavoro di grande suggestione ed ambientazione spaziale giocato su luci, effetti, proiezioni. Di la' dallo specchio d'acqua dell'Arsenale, di fronte alle Gaggiandre, alla Tesa 94 ritroviamo FAbrizio Plessi, incontrato a Ca' D'oro, e che qui ha allestito la suggestiva installazione cui ho accennato precedentemente: in un grande spazio in penombra, barche rovesciate, vecchi legni della tradizione delle Isole Baleari, salvate dall'oblio e dalla distruzione. Luci e riflessi si sprigionano da sotto gli scafi.

Il lavoro gemello dell'altro, s'intitola: LIQUID LIGHTS, sempre contraddistinto come PLESSI IN VENICE.


emilio campanella


In una pausa domenicale della canicola precoce di questa fine primavera, fra una tempesta e l'altra, ho compiuto un percorso fra le isole della laguna, contrassegnate da mostre della Biennale e non.

Alla Giudecca, nell'ex cinema della chiesa del Redentore, accanto al capolavoro palladiano di cui consiglio una visita accurata anche alla sacrestia, la prima parte del padiglione della Repubblica Araba di Siria, una scelta di opere pittoriche ben esposte ed illuminate. Piu' lontano, alla Casa del Tre Oci: FUTURE HISTOIRES (fino al 23 Agosto), che non ha a che fare con la Biennale, ma e' egualmente imperdibile.

Forse la più bella mostra organizzata in questo palazzo da V-A-C Foundation di Mosca. Due artisti: Mark Dion ed Arseny Zhilyaev.

Tre piani tutti per loro, incrociando le loro ispirazioni, le loro suggestioni, i loro sogni, ed anche i loro incubi.

Dion ci mostra la natura, la sua visione della natura, anche attraverso i ritrovamenti naturali e fittili della Laguna Veneta. Molti i suoi disegni zoologici e botanici anche inventati, come sognati sono gli atelier dell'ultimo piano dopo lo studio d'artista ricostruito( un altro!), e la wunderkammer dall'aura magica.

Zhilyaev ricrea un suo museo personale intorno all'astronautica, o cosmonautica, ad essere precisi...ed al primo piano da' corpo ai suoi sogni in grande stile. A S.Giorgio, ad una fermata di distanza: TOGETHER di Jaume Plensa.

Due bellissime installazioni in chiesa e quattro teste marmoree accanto ad una serie di disegni, in due stanze poco lontano. Al centro della navata una grande mano metallica, benedicente, leggerissima, fatta di parole.

Di fronte, una grande testa di bimbo, metallica, anche questa, ma costituita da una rete di linee precisissime, e di rara suggestione. Opere silenziose e concentrative, emozionanti ed emotivamente coinvolgenti... ma poi, sono solo aggettivi... non mancate di vederle, piuttosto!

Arrivati a S.Zaccaria, si prende il battello numero 20 per scendere a S.Servolo dove nella bellezza dei prati e degli edifici restaurati e' ospitata la seconda sezione del padiglione della Repubblica Araba di Siria, che completa il discorso appena visto alla Giudecca, con video ed installazioni di rara forza. In un prato c'e' una casina bianca, si entra e ci si trova di fronte uno schermo...quando sono entrato io era spento.

E' il padiglione della Repubblica di Cuba, l'opera: EL ARTISTA ENTRE LA INDIVIDUALIDAD Y EL CONTESTO, peccato che io sia rimasto affascinato solo dal titolo, siccome, mi ha detto la cortese guardasala... qualcuno aveva rubato la chiavetta... come dire  che qualcuno ha sfregiato una tela, ha spezzato un dito ad una scultura... non è forse lo stesso? CHE VERGOGNA!!!

Per fortuna la riproducibilità tecnica ci verra' in aiuto... meno male!!!

Ma moralmente il concetto e' il medesimo. Siccome i battelli non sono frequentissimi, c'e' tutto il tempo per una visita, sotto la guida di una ragazza molto preparata, al MUSEO DEL MANICOMIO, un museo piccolo, se vogliamo, ma estremamente denso di presenze, di volti, di sofferenza, di ingiustizia, di dolore, di violenza.

Interessantissimo e sconvolgente: i poveri, i reietti, i malnutriti, i rifiutati dalle famiglie e dalla societa', maltrattati, torturati, considerati alla stessa stregua dei carcerati, degli assassini, dei peggiori delinquenti, con gli stessi ceppi, le stesse catene, gli stessi orrendi strumenti di contenzione, quanta strada prima di Basaglia... e quanta strada ancora da fare!

Da qui a San Lazzaro degli Armeni sono pochi minuti di battello, per visitare il padiglione dell'Armenia... un padiglione di aria, acqua, sole (quando c'e'), suoni e voci, dedicato alla memoria del genocidio di cento anni or sono.

Leone d'Oro di questa edizione della Biennale. Un battello diretto, porta ai Giardini, e di la', fra uno scroscio di pioggia e l'altro, alla terza volta, ho, finalmente, trovato aperto il padiglione della Repubblica di Belarus (solo sino al 14 Settembre) una bella sorpresa, un progetto notevole: WAR WITNESS ARCHIVE. Nella piccola stanza di Riva S.Biagio, accanto al Museo Navale, si viene accolti da una ragazza carina, gentile, e che parla anche un buon italiano.

In poche parole spiega il progetto, e c'invita a consultare i cinque calssificatori che, divisi per tema, contengono foto della prima guerra mondiale, l'idea è di farne scegliere una e domandarne la ragione... maieutico!


emilio campanella



Non ero mai entrato nella chiesa gotica di S. Andrea della Zirada (chiusa da anni), in campo S.Andrea, ad un passo da Piazzale Roma, sul rio Scomenzera.

 Grazie alla mostra stimolante organizzata da A.R.T. Nutrimento e conservazione dell'Arte, la si puo' visitare e godere della bellezza sontuosa dei suoi altari barocchi, ma solo fino al 30 Giugno!

L'edificio e' un unico grande ambiente, ora abitato da molti frigoriferi aperti che mostrano il loro contenuto, racchiudono e conservano altrettante opere di numerosi artisti.

Nel fatiscente e suggestivo Oratorio di S. Ludovico, vicino a S. Sebastiano, Nàstlo Mosquito presenta MOSQUITO, videoinstallazioni di notevole forza.

A Ca' Foscari: COLLECTED LANDSCAPES DI BYOUNG-CHOON PARK.

Grandi paesaggi grafici, montagne, boschi, prospettive concentrative, suggestive, evocative...

A Palazzo Tiepolo Passi, vicinissimo a Casa Goldoni (che merita sempre una visita!): THE DIALOGUE OF FIRE, Ceramic and glass masters from Barcelona to Venice, evento collaterale della Biennale.

Al piano nobile di questo magnifico palazzo privato, un'ampia scelta di piatti in ceramica di grande bellezza, attentamente esposti ed illuminati, e che portano firme prestigiose come quelle di Chillida, Tàpies, Topor... nelle altre stanze, opere in vetro ed installazioni di Silvano Rubino, oltre a ROOM OF DREAMS di Judi Harvest che riempe l'ambiente di vaporosi e colorati cuscini... di vetro!

A Palazzo Dandolo, alla fermata di S. Toma', INVISIBLE BEAUTY, padiglione dell'Iraq.

Struggente e durissimo percorso emotivo fra disegni, foto, video, testimonianze: molti disegni di bimbi che trasferiscono sulla carta le loro paure, acquerelli di teste riprodotte ed inequivocabili.

Non mi piacciono le graduatorie, ma questo lavoro, debbo ammetterlo, e' uno di quelli che maggiormente mi abbiano colpito, di questa edizione.

Tutt'altra atmosfera si respira a Palazzo Falier, a S.Samuele dove Sean Scully presenta LAND SEA, anche questo, evento collaterale.

Grandi e piccole tele, giochi di contrasti cromatici quasi ipnotici esposti ed illuminati con grande gusto nelle sale inondate di luce naturale e nelle logge sul Canal Grande.



emilio campanella