ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

APRILE 2010


FAUSTO ED ELISABETTA ZONARO  - SEBASTIANO RICCI - RUSSIE! - DA FATTORI A PREVIATI - FELICE CARENA E GLI ANNI DI VENEZIA - PRIMAVERA A PALAZZO FORTUNY - DONNE SENZA UOMINI -  STEFAN BURGER, IRENE LA MOSTRA AFFONDABILE - CARAVAGGIO


Quanto, a volte, e' il caso di ringraziare i piccoli centri e le loro "piccole mostre" che fanno scoprire notevoli personalita' dell'arte, poco conosciute in patria. E' il caso dell'iniziativa in corso sino al 23 Maggio presso il Complesso Monumentale S.Paolo di Monselice con 'da Venezia ad Istambul, Fausto ed Elisabetta Zonaro, due artisti veneti alla corte del sultano'.
Sono esposte circa novanta opere di grandi e piccole dimensioni, un buon numero di disegni, molte fotografie. Di origini poverissime, Fausto Zonaro, nato nella bassa padovana, a Mesi, nel 1854, con molta tenacia, dopo buoni studi, ed avendo all'attivo delle qualita' naturali notevoli, compi' il suo percorso in giro per l'Italia cogliendo atmosfere, modi, luci espressioni di ambienti popolari, ma quasi sempre sul mare, sino a decidere per l'avventura dell'oriente, assieme e su suggerimento della compagna della sua vita, Elisa Pante, personalita' intraprendente di artista e fotografa; entrambi, poi, entrati ufficialmente a corte presso il sultano Abdullhamid II, in un momento di grande rinnovamento per la Turchia: non solo esponente dell'orientalismo di fine ottocento, come altri europei, Zonaro, affascinato dalla cultura, s'interesso' alla lingua ed ai modi locali, adottandone abbigliamento e comportamenti consoni ad una personalita' di rilievo quale la sua.
L'aventuroso percorso organizzato nell'affascinante monumento, al di la' dell'estrema poverta' dell'allestimento, che ci da' la misura del lodevole sforzo delle istituzioni in questa loro importante proposta culturale, riesce anche a proporre delle sezioni, come quella delle opere, specialmente fotografiche, di lei, insieme a cimeli e ricordi, e salendo una scala, una saletta di disegni espressivi e vivaci che provano la notevole mano di Zonaro; spesso schizzi colti durante i viaggi per mare.
Molti soggetti ricorrono, ed e' interessante raffrontare le varie stagioni, come nei ritratti e negli autoritratti, cogliere il tempo che passa sui volti amati della moglie, delle figlie, dei genitori, di amici, sul proprio viso, con molta attenta precisione.
Se la maggioranza dei dipinti riguarda la capitale turca, non mancano, pero' vedute italiane di Venezia, Napoli, Genova, la Riviera di Ponente, poiche' a Sanremo si svolse l'ultima parte della loro vita. Un attento ed affettuoso catalogo e' disponibile; pubblicazione che completa le informazioni che la mostra suggerisce, se la durata della manifestazione', purtroppo, limitata, Monselice , sulla linea Bologna -Venezia, si raggiunge molto facilmente, e merita una giornata di visita, poiche' a poca distanza si Trova il Castello con la sua affascinante, accidentata storia (ultimo propietario il conte Vittorio Cini, ed e' intrigante immaginare la diva Lyda Borelli aggirarsi per quelle stanze), il Duomo Vecchio (1265) la Villa Nani, il santuario delle Sette Chiese e la Villa Duodo (Scamozzi!). Il paesaggio dei colli Euganei e' magnifico, verdissimo, ed in questo periodo, pieno di fiori; da ultimo, la cucina e' ottima!

emilio campanella


Con questa frase non poco suggestiva, si presenta la nuova importante occasione culturale proposta dalla Fondazione Cini all'isola di S.Giorgio a Venezia. 
Questa intelligente ed abile mostra sara' aperta dal 24 Aprile all' 11 Luglio, e si presenta scientificamente molto ben definita con il proporre essenzialmente bozzetti, a parte un caso preciso e motivato, del grande maestro del rococo'.
Parte fra l'altro da una precisa idea e da affermazioni dell'artista che riteneva i bozzetti gli originali di quelle 'opere finite' ch'erano gia' in realta' copie di quelli. 
In questo modo e con esiti interessantissimi si propongono molte piu' opere ,ed alcune molto raramente viste, di quante lo spazio potrebbe contenere se si trattasse delle pale d'altare a grandi dimensioni di cui sono genitori, senza contare la difficolta', e talvolta l'impossibilita' di certi prestiti. 
A detta del curatore, il professor Giuseppe Pavanello, quelle della Fondazione, sono intenzioni di produzione, e non di consumo culturale, e qui e' ribadito, come gia' in precedenti occasioni, e collegandosi a d una tradizione pluridecennale di esposizioni di grande interesse e cura, all'Isola di S.Giorgio. 
La mostra si apre con una notevolissima scelta di disegni del Gabinetto delle Stampe dell'Accademia locale, introdotta da tre fogli caricaturali di Antonio Maria Zanetti il vecchio ( che di Ricci era buon amico) della stessa Fondazione. 
Le opere esposte provengono da importanti musei come gli Uffizi di Firenze, l'Autoritratto ( e questo non e' un bozzetto!) il Castello Sforzesco di Milano, il Musée des Beaux-Arts di Orle'ans,  quello di Strasburgo, il Metropolitan di New York, la Dulwich Picture Gallery di Londra, la Royal Collection della Regina Elisabetta II, la Galleria Sabauda di Torino, il Kunsthistoriches di Vienna, il Museo di Capodimonte di Napoli, la Gemaldegalerie di Berlino, la National Gallery di Londra e quella di Washington, il Sze'pmu've'szeti di Budapest, la Narodni' Galerie di Praga ed altri. 
L'allestimento e' sobrio e l'illuminazione attentissima, le pareti scure su cui le opere risaltano nella penombra In una sala in particolare l'effetto di mise en abi'me e' perfetto, sembra di librarsi verso i soffitti affrescati, di potersi accostare e vedere i particolari che sono a grande altezza, da vicino; lo si puo' fare , in verita', con un effetto quasi di vertigine emozionante. 
Alcune opere di altri grandissimi successivi a Ricci, come i Tiepolo e Piazzetta, per cogliere quella linea che partendo da Veronese, arriva a Ricci ed ai Tiepolo, appunto.
Tre interessantissime terrecotte , anche questi, bozzetti, di Giovanni Maria Morlaiter, da Ca' Rezzonico, mai esposti prima si trovano nella sala centrale dove, a conclusione del discorso, si possono confrontare I SANTI GREGORIO MAGNO E GIROLAMO INTERCEDONO PER LE ANIME PURGANTI da Bergamo, S. Alessandro della Croce, con il magnifico bozzetto di Berlino. Ribadisco, una mostra di grande rigore scientifico ed eleganza di allestimento. 
Molto accurato il catalogo di Marsilio

emilio campanella


Cosi' s'intitola la seconda esperienza espositiva di CA' FOSCARI ESPOSIZIONI, Memoria/mistificazione/immaginario Arte Russa del '900 dalle collezioni Morgante e Sandretti, dal 22 Aprile al 25 Luglio, a cura di Giuseppe Barbieri e Silvia Burini. 
E' in sostanza un'ampio, ma molto agile ex-cursus di cento anni di arte, dall' Impero, all'URSS alla nuova Federazione. 
I due grandi piani del palazzo, diverse sale, molto spazio ben organizzato ed un buon numero di audiovisivi pertinenti e cosi' adatti a cogliere gli intenti di un regime che aveva ampliato il suo potere anche grazie ad un'abile propaganda costruita molto spesso da artisti di alto livello che garantivano con la forza del loro impatto un effetto di suggestione notevolmente forte ed esteso. 
Dieci sezioni non intasate di opere di artisti anche importantissimi: VIVERE E' DIVENTATO PIU' ALLEGRO: IL REALISMO SOCIALISTA, L'EFFIGIE DEL POTERE, I MANIFESTI : TRASMETTERE LA RIVOLUZIONE, UN' ARCHITETTURA ILLUSIONISTICA, LA SCHIZOFRENIA DI MASSA, I CAPOLAVORI DELLE AVANGUARDIE, UNDERGROUND, GLI ARTISTI E IL DISSENSO, LA BIENNALE DI VENEZIA DEL 1977, UN SECOLO COERENTE. 
L'allestimento e' curato da studenti dell'ateneo i quali quest'anno hanno affrontato meglio dello scorso anno il problema, quando per la mostra dedicata all'Etiopia si erano impastoiati nei problemi illuminotecnici senza uscita, causati da proiezioni, luci artificiali e luce naturale. Ora, lo spazio e' il medesimo, ma alcuni accorgimenti e la maggiore compatibilita' del tema, con l'immagine fotografica, come con quella in movimento, hanno fatto si che l'insieme funzioni abbastanza. L'anno prossimo si raggiungera' l'optimum, forse! 
Ma cio' che ci interessa maggiormente e' l'aver colto in pieno certe atmosfere e certe modalita' attraverso le opere esposte, che sono un'attentissima scelta di due collezioni molto importanti, proponendo insieme a nomi storici come Benois, Larionov, Malevic, Chagall, Goncharova, Archipov, Konchalovskij, Popova ed altri, anche artisti successivi meno noti ed anche segreti perche' perseguitati oltre alcune intriganti installazioni recentissime. 
Il catalogo  edito da Terra Ferma, e' ancora una volta piuttosto caotico, per quanto simpatico.

emilio campanella


Giusto una mostra di primavera, quella allestita alla Galleria d'Arte Moderna dei Musei di Nervi (Genova), sino al sei Giugno, al piano terra del bel museo (villa Saluzzo Serra) ubicato in uno dei parchi alle spalle della scogliera e della celebre passeggiata nerviese. Proviene dalla Pinacoteca Cantonale Giovanni Zust di Rancate (Mendrisio), dove era rimasta sino al dieci Gennaio.
La motivazione di questa ospitalita' sta tutta nel sottotitolo: Riccardo Molo, collezionista d'arte fra svizzera e Italia. Il legame con la Liguria e' dato dall'importanza di Gaetano Previati nella collezione, pittore ferrarese che in quella regione trascorse buona parte della sua vita. Le sette sezioni ritraggono l'ambito famigliare, la figura del pittore e consigliere Guido Gonzato, la pittura di genere, il paesaggio.
La collezione e' orientata verso scelte di pittura italiana a cavallo far ottocento e novecento, e si annovera Piccio come Camillo Rusconi,Fattori, Segantini, Fragiacomo, Mose' Bianchi e Nino Costa, Guglielmo Ciardi e Mario De Maria, fra gli altri,  per un totale di cinquanta opere, fra dipinti e sculture.
Le cose belle non sono poche, ma scelgo solo un paesaggio di Segantini: LAGO DI LECCO, per la luce perfetta dell'acqua, in mezzo a monti sfumati , alcuni gia' in ombra, un cielo ancora chiaro, rarefatto, come se preannunciasse qualcosa...un tramonto, il sorgere del giorno, in verita' non sono riuscito a capire l'ora, e forse per questo mi ha conquistato. Il catalogo, collaborazione dei due musei, e' edito da Silvana.

emilio campanella


Una esposizione visitabile sino al 18 Luglio, a Venezia, a Palazzo Cavalli Franchetti (accanto al Ponte dell'Accademia). Consta di undici sale che seguono il percorso evolutivo di questo artista piemontese e trapiantato a Venezia. 
Confesso di essere rimasto coinvolto specialmente dal primo periodo, quello dell'inizio novecento, per la forza evocativa delle figure, per lo sfumato sempre interessante, per gli impasti di colore, mentre trovo che successivamente si ritrovano spresso influenze esterne che, secondo me, fanno perdere la forza dell'impatto che le intuizioni personali avrebbero. 
C'e', e' vero, sempre una notevole felicita' compositiva d'assieme, ma troppo spesso, pare di ritrovare, di riconoscere altri. Intensissimi sono: LA RIVOLTA, CRISTO DEPOSTO, VIANDANTI, LA MADRE, cosi' come anche i ritratti delle prime due sale, particolarmente riusciti i riferimenti all'antico: APOSTOLI,QUIETE,LO SPECCHIO-STUDIO,LA SCUOLA, e per altri motivi di approfondimento psicologico: TEATRO POPOLARE e UOMO CHE DORME, ma anche DOGALI per la resa drammatica. 
Meno altre opere, quando l'artista non sembra seguire una propria personale ricerca, piu' classica, forse, ma certo piu' vera ed ispirata.                                                   
A brevissima distanza, nella sede storica dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, a Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano, si puo' godere, sino al due Maggio, di una piccola, preziosissima mostra di vetri muranesi tra ottocento e primo novecento, e proprio in un momento di ripresa produttiva e stilistica del prodotto vetrario, dopo un periodo di crisi dovuta anche alla concorrenza straniera; ecco quindi ricercare e riproporre fogge classiche, come crearne di nuove e sontuose, inventare nuovi colori, nuovi impasti, forme ardite, e decorazioni anche quasi eccessive, quale era il gusto di meta' ottocento. 
La mostra si chiama GALANTERIE DI VETRO e propone pezzi di grande bellezza,  tanto, appunto per le forme eleganti dei vasi, come degli ornamenti, siano essi delfini, cigni, serpenti, ippogrifi, dragoni. 
Fascinosi i colori; si pensi ai vetri rubino ed acquamarina, ad esempio, ma anche le tecniche come la murrina, la foglia d'oro, l'avventurina, il vetro graffito, quello inciso. 
Una vera gioia per gli occhi ed una esposizione accuratissima nelle piccole quattro sale del piano terra, in vetrine accuratamente illuminate ed ad altezza dello sguardo. 
Questo Risorgimento vetrario di Murano e' una scelta della collezione Boos-Smith curata da Rosa Barovier Mentasti

emilio campanella


Si sono inaugurate tre mostre a Palazzo Fortuny di Venezia, e rimarranno aperte sino al 18 Luglio. 
Si tratta di tre proposte estremamente differenti e molto stimolanti, infatti ad ogni piano si respira un'atmosfera diversa. Al piano terra sono esposte tredici opere del veneziano Francesco Candeloro che compongono l'installazione CITTA' NELLE CITTA' cui si aggiungono ALTRI SEGNI ALTRE FORME  del 2008 e OCCHI 99 del 2003. 
I lavori realizzati in plexiglass trasparente con stampe al laser, giocano sulle sovrapposizioni di immagini, i contrasti di colore e gli sfondamenti spaziali reali e presunti. Occorre qualche minuto per abituarsi, nelle luci soffuse, e per entrare nel gioco di rifrazioni e sovrapposizioni che l'artista propone con grande abilita'. 
Un gioco raffinato ed ammiccante. 
Dopo la bella libreria, questa volta organizzata all'ammezzato, si prosegue per il primo piano nobile dove ci aspetta: MARIANO FORTUNY LA SETA E IL VELLUTO dove e' messo in scena con grande gusto un dispiegamento di 'pezzi' della collezione permanente, e di 'ospitalita'', un po' facendo tesoro dell'esperienza dei magnifici allestimenti delle mostre ospiti negli ultimi anni ( ARTEMPO, 2007 IN FINITUM 2009) che integravano le opere del palazzo. 
Cosi' e' anche in questa occasione. L'esposizione e' un insieme unico in cui e' intrigante seguire il filo dell'avventura dei mitici abiti DELPHOS che ritornano dove sono stati creati, dalle collezioni americane di Keith H. Mc Coy, Los Angeles e della famiglia Riad. 
Si tratta di una quarantina di pezzi, fra abiti ed accessori, esposti ed illuminati con rara sapienza (merito di Gabriella Ferretti) , tanto in conversazione fra loro, nel salone centrale, come soli e pensosi nelle stanze piu' piccole. 
Anche a Barcellona, alla Pedrera, e' in corso una mostra dedicata al grande catalano, aperta sino al 7 Giugno, e che fa un ampio ex-cursus sulla carriera e la poliedrica genialita' dell'artista trapiantato a Venezia, anche questa manifestazione e' in collaborazione con i Musei Civici Veneziani. Ancora un piano e ci si trova in un'epoca ed in una cultura lontanissime per la mostra SAMURAI che propone un'ampia scelta di armature giapponesi, di elmi e di accessori da guerra della collezione Koelliker di Milano.
La maggior parte di cio' che si vede appartiene al periodo EDO ( antico nome dell'attuale Tokio) sede dello Shogun- mentre l'imperatore risiedeva nella capitale antica, Kioto- e va dal 1603 al 1867, mentre con la restaurazione dell'imperatore Meiji del 1868 il potere ritorna nelle mani della famiglia imperiale che spingera' per una modernizzazione del paese e per l'apertura delle froniere, dopo secoli di chiusura agli stranieri. Ma le cose che vediamo appartengono ancora a quello che qualcuno ha definito 'l'eterno medioevo giapponese' , ed infatti, sono, nella quasi totalita', al periodo succitato. 
Avevo gia' visto questa mostra qualche mese fa a Palazzo Reale, a Milano, ma debbo dire che qui , nel grande spazio altissimo d'aria del secondo piano nobile di questo edificio gotico l'effetto e' strabiliante, anche perche' la precedente esposizione era in sale piccole che soffocavano la forza di queste potenti, feroci, spaventevoli armature. 
E' soverchiante l'effetto di vedere questi guerrieri in fila, seduti con le loro insegne (ricordo un interessante scritto intitolato: L'ELOGIO DELL'UOMO SEDUTO in margine allo straordinario KAGEMUSHA  di Akira Kurosawa) , le spade, le lance , ricoperti da quelli che sembrano gusci di animali marini, con le maschere grifagne irti di lunghissimi peli: sopracciglia, mustacchi, barbe spaventevoli, per non parlare degli elmi fantasiosi e terrorizzanti. 
Al di la' delle considerazioni dettate da una identificazione nell'avversario di questi bellicosi guerrieri, consiglio una visita attenta e minuziosa per vedere da vicini ogni particolare degli ornamenti e dei materiali di questi capolavori. 
Il bel catalogo e' pubblicato da Mazzotta, quello su Mariano Fortuny, da Skira, e quello su Francesco Candeloro, dai Musei Civici Veneziani.

emilio campanella


Opera prima cinematografica di un'artista figurativa notissima in tutto il mondo, premiata all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, con il Leone d'Argento. Shirin Neshat,era stata invitata anche alla Biennale d'Arte di alcuni anni fa ed aveva presentato installazioni molto belle, molto forti ed intense, intorno ai diritti umani in generale, e della donna in particolare. Il film e' tratto da un racconto realistico-magico (cosi' viene definito nel press book) di Shahrnush Parsipur. Le vicende narrate, che hanno al centro quattro figure di donne e sono ambientate nel 1953, nel momento del colpo di stato. Sono quattro donne oppresse, ognuna in maniera diversa: Munis (Shabnam Tolouei) e' tiranneggiata da un fratello bigotto, mentre sogna di scendere in strada per prendere parte alla protesta contro il potere colonialista, Fakhri (Arita Shahrzad) e' una bella signora di mezza eta' arrivata al punto di rottura di un rapporto matrimoniale giunto ad un vicolo cieco, Faezeh (Pegah Ferydoni) e' innamorata senza speranza del fratello di Munis: piano piano aprira' gli occhi e prendera' coscienza, e della sua situazione, e di cio' che la circonda, Zarin (Orsi To'th) e' una prostituta al punto di non ritorno della sua alienazione. Con mano sicura ed grandissima eleganza formale, la regista tesse i fili delle quattro storie che si intrecciano sino a confluire in un unico luogo, un giardino magico-onirico fuori citta' aperto agli ospiti alla fine del film, dalla elegantissima e sensibile Fakhri, rifugiatasi la' dopo aver lasciato il marito, e dove arriveranno man mano le altre tre giovani donne, alla ricerca di se stesse e di rigenerazione, conforto, confronto, riflessione, sul loro posto nel mondo e nella societa'. C'e' sempre una logica stretta in ogni immagine ed in ogni simbolo, come nei sogni, anche le cose piu' "strane" passano come normali, poiche' tutto e' regolato da una logica precisa , e le concatenazioni sono molto naturali, si passa da un episodio realistico, alla sua continuazione simbolica, senza strappi, man mano,  in maniera direi, maieutica, ad esempio, c'e' una continua  presenza di acqua: ruscelli, stagni, acque ferme, acque che scorrono, la natura e' importantissima, il giardino e' un parco, un bosco, una foresta immensa in cui ci si perde e ci si ritrova. e' inconfondibile lo stile dell'artista figurativa applicato al cinema; il film ha molti campi lunghi, ampi orizzonti paesaggi magici, le attrici sono intensissime e tutte molto belle. Ho notato, forse un omaggio ad Angelopulos, ma lascio che lo troviate da soli, e mi soffermo sui fiori di stagnola.La colonna sonora di Ryuichi Sakamoto, si sposa perfettamente con le atmosfere create dalle immagini. Il film e' dedicato ai martiri della liberta' iraniana dalla Rivoluzione Costituzionale del 1906 al Movimento Verde del 2009

emilio campanella


La sede di Venezia dell'Istituto Svizzero di Roma, presenta una mostra percorso installazione dell'intrigante artista zurighese ; sei opere sono esposte in questo percorso breve ed ampio al tempo stesso, che prende ispirazione dalle navi e motobarche in ferrocemento progettate da Pier Luigi Nervi, il cui prototipo portava il nome della moglie dell'architetto . Irene, appunto. 
Ma cio' che interessa all'artista, e' cogliere il legame con l'instabilita' che contraddistingue le citta' lagunare, quindi ricreare un'immagine dell'archivio Nervi, in cui gli operai compiono una  prova di resistenza tecnica dei materiali, con il loro peso, ch'e' al tempo stesso un rituale scaramantico, ebbene, Burger ripropone il tema con persone che lavorano attualmente in cantieri, li fotografa, ritaglia la parete di cartongesso dove sono riprodotti a grandezza naturale, e risistema la parete che copre la vista della trifora su Campo S. Agnese. 
Il bel salone del palazzo Trevisan degli Ulivi e' palcoscenico della mostra che ha un suo percorso molto coerente e contestualizzato, la bella finestra medioevale sul Canale della Giudecca e' libera, ma anche l'altra si puo' fruire, poiche' c'e' una filosofia della scoperta degli spazi che ci permette di entrare ed uscire, passare e ripassare da una parte all'altra delle pareti...mi auguro che prima della chiusura venga proposta una performance che mi sembra coronamento ideale dell'iniziativa.

emilio campanella



Ancora, sino al 13 Giugno, si potra' visitare la mostra fiore all'occhiello dell'anno delle Scuderie del Quirinale a Roma. Si tratta di una doppia celebrazione: i dieci anni di attivita' dello spazio espositivo, ed i quattrocento anni dalla morte del pittore lombardo. La mia visita molto tardiva, causata dalle influenze invernali, ha  pero', avuto un inizio curioso poiche' se l'organizzazione della macchina delle prenotazioni e' piuttosto efficiente, e l'ingresso ha preso pochi minuti, l'intoppo si e' creato con l'ufficio stampa che pasticcia le ospitalita' con informazioni contradittorie. Tutto si e' poi risolto velocemente poiche' ho esibito titoli atti ad un mio ingresso immediato fornito di cartella stampa e materiali relativi, recuperati velocemente. Ma e' stato guardando l'elenco delle opere esposte che sono iniziate le mie perplessita', infatti vi e' riportato RIPOSO DURANTE LA FUGA IN EGITTO che e' a Genova al Palazzo del Principe, per la mostra CARAVAGGIO E LA FUGA di cui ho dato conto il mese scorso. In effetti, consultando il catalogo, avuto precedentemente- appunto per studiare prima- avevo notato il capitolo dedicato a quel quadro e mi ero posto delle domande. Tornato a Venezia, nei giorni successivi, dopo molte telefonate a vuoto, ed anche conversazioni senza esito, sono, finalmente, riuscito a parlare con qualcuno che soddisfacesse la mia curiosita': l'opera e' stata esposta, e poi mandata a Genova prima di Pasqua! Infatti, io l'ho vista il 25 Marzo. Sarebbe stato, forse, ancora piu' curioso se fossi stato a Roma prima ed avessi ritrovato il quadro successivamente, allora avrei avuto una curiosita' nella direzione inversa! Sulla mancata presenza (ahinoi!) della SANTA CATERINA D'ALESSANDRIA della Thyssen di Madrid e del SEPPELLIMENTO DI S.LUCIA da Siracusa, che sono in catalogo, ma non nell'elenco delle opere, non so nulla, poiche' nulla mi si e' saputo dire, ma suppungo che non siano stati concessi i prestiti. Il problema di questa esposizione e' rappresentao dall'enorme affluenza, bene ovviamente, ma cio' rappresenta anche un problema per la concentrazione, consiglio infatti, le "ore morte" ammesso che esistano, e, per chi puo', il dopo cena. Io ho scelto una giornata infrasettimanale e l'ora di pranzo (come faccio sempre) ma ammetto di aver dovuto veramente sgomitare, in certi momenti. Conviene avere pazienza, rimanere in distanza ed aspettare che i gruppi si allontanino, poi avvicinarsi all'opera , e si puo' farlo anche molto poiche' lo spazio e' delimitato con molta precisione, le luci sono quasi sempre calibrate, e le didascalie, in penombra, luminose, cosi' da poter essere lette agevolmente ad una certa distanza. Il criterio dell'ideatore Carlo Strinati, e dei curatori, Rossella Vodret e Carlo Buranelli, specialisti i cui nomi ricorrono tanto per IL GENIO DI ROMA a Palazzo Venezia e CARAVAGGIO E I SUOI, Palazzo Zabarella (PD) di alcuni anni or sono, e' stato quello di limitarsi ad opere certe e questo fa si che si tratti soltanto (!) di ventiquattro dipinti...meno uno!!! Molte altre pale d'altare si possono visitare nelle chiese della citta'. Non ci sono delle vere e proprie sezioni, cosi' come il criterio non e' esattamente cronologico, ma un po' tematico, un po' evocativo. Si affronta il tema della natura morta che convive con la pittura di storia con il RAGAZZO CON CANESTRA DI FRUTTA, un giovane malinconico, dalla Galleria Borghese, ritorna con il BACCO degli Uffizi, dallo sguardo disincantato e la palpebra pesante; c'e' la meravigliosa CANESTRA DI FRUTTA dell'Ambrosiana, che, pare, non si fosse mai mossa prima! Ritorna nella CENA DI EMMAUS della National Gallery di Londra. La CENA DI EMMAUS di Brera e' di qualche anno successiva e l'atmosfera e' cambiata. La FLAGELLAZIONE DI CRISTO ( con la sua straordinaria drammatica,quasi danzante verticalita') da Capodimonte e l'ADORAZIONE DEI PASTORI (di grande intensa cupa povera atmosfera) sono due quadri grandi molto forti, e molto differenti come stile, averli posti troppo vicini, l'uno all'altro crea un problema di illuminazione ed un continuo assembramento. Un'atmosfera distesa ri respira con I MUSICI dal Metropolitan di N.Y. il SUONATORE DI LIUTO dell'Hermitage che fa parte, nella luce perfetta, lui stesso, di una natura morta di fiori, frutta, strumenti musicali e ragazzo che prova degli accordi. Ci sono I BARI (Fort Worth) immersi e fotografati nella loro luce calda. Due sono le teste in primo piano: quella di Oloferne, la tela e' intitolata GIUDITTA CHE TAGLIA LA TESTA DI OLOFERNE da Palazzo Barberini, tela di terribile violenza in cui la vittima e' colta a meta' della sua uccisione, uno chizzo di sangue, mente lei sembra volersi tenere indietro "per non sporcarsi" la vecchia attende pazientemente. In Artemisia Gentileschi, l'episodio e', se possibile, ancora piu' terribile, lei quasi distoglie lo sguardo da cio' che sta compiendo ed il sangue scorre ed intride stoffe, lenzuola cuscini... certo, questa era gente abituata a vedere episodi di questo genere;l'altra testa e' quella di DAVIDE CON LA TESTA DI GOLIA della Galleria Borghese, che appare come dalle tenebre. Due volte troviamo Amore: AMOR VINCIT OMNIA da Berlino, trionfante e briccone ed AMORE DORMIENTE dalla Galleria Palatina di Firenze, un bimbo povero, nudo un po' sporco.Aggiungo la CATTURA DI CRISTONELL'ORTO, da Dublino, esposto alcuni anni fa al Museo Diocesano di Milano per le mani , le espressioni, gli sguardi che si incrociano. Lo sguardo di Cristo, abbassato, le sue mani intrecciate, rassegnate, frenate? Giuda guarda oltre mentre gli si avvicina, la mano sulla spalla, quella dell'armato che gia' ghermisce la vittima, il lucente braccio dell'armatura, il balenio del metallo, il buio intorno. Concludo con la DEPOSIZIONE dei Musei Vaticani in cui ritroviamo l'impianto tizianesco in verticale, il modello sembra essere lo stesso della  INCORONAZIONE DI SPINE (Vienna)  e della FLAGELLAZIONE DI CRISTO gia' citata. Non e' tutto, ma quasi. Se si puo' forse osservare che si tratta di una mostra di non grandissimo coraggio, bisogna aggiungere ch'e' assolutamente da non perdere per l'importanza e la concentrazione di capolavori di un simile maestro. In piu' risulta meno faticosa di altre siccome si rimane concentrati, senza dispersioni emotive, e non e' poco. Interessantissimo il catalogo Skira che riporta un saggio di un critico differente per ogni opera.


emilio campanella



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