ORSI ITALIANI
Le recensioni di Emilio Campanella
APRILE 2010
FAUSTO ED ELISABETTA ZONARO - SEBASTIANO RICCI - RUSSIE! - DA FATTORI A PREVIATI - FELICE CARENA E GLI ANNI DI VENEZIA - PRIMAVERA A PALAZZO FORTUNY - DONNE SENZA UOMINI - STEFAN BURGER, IRENE LA MOSTRA AFFONDABILE - CARAVAGGIO
emilio campanella
Con questa frase non poco suggestiva, si presenta la nuova importante occasione culturale proposta dalla Fondazione Cini all'isola di S.Giorgio a Venezia. Questa intelligente ed abile mostra sara' aperta dal 24 Aprile all' 11 Luglio, e si presenta scientificamente molto ben definita con il proporre essenzialmente bozzetti, a parte un caso preciso e motivato, del grande maestro del rococo'.Parte fra l'altro da una precisa idea e da affermazioni dell'artista che riteneva i bozzetti gli originali di quelle 'opere finite' ch'erano gia' in realta' copie di quelli. In questo modo e con esiti interessantissimi si propongono molte piu' opere ,ed alcune molto raramente viste, di quante lo spazio potrebbe contenere se si trattasse delle pale d'altare a grandi dimensioni di cui sono genitori, senza contare la difficolta', e talvolta l'impossibilita' di certi prestiti. A detta del curatore, il professor Giuseppe Pavanello, quelle della Fondazione, sono intenzioni di produzione, e non di consumo culturale, e qui e' ribadito, come gia' in precedenti occasioni, e collegandosi a d una tradizione pluridecennale di esposizioni di grande interesse e cura, all'Isola di S.Giorgio. La mostra si apre con una notevolissima scelta di disegni del Gabinetto delle Stampe dell'Accademia locale, introdotta da tre fogli caricaturali di Antonio Maria Zanetti il vecchio ( che di Ricci era buon amico) della stessa Fondazione. Le opere esposte provengono da importanti musei come gli Uffizi di Firenze, l'Autoritratto ( e questo non e' un bozzetto!) il Castello Sforzesco di Milano, il Musée des Beaux-Arts di Orle'ans, quello di Strasburgo, il Metropolitan di New York, la Dulwich Picture Gallery di Londra, la Royal Collection della Regina Elisabetta II, la Galleria Sabauda di Torino, il Kunsthistoriches di Vienna, il Museo di Capodimonte di Napoli, la Gemaldegalerie di Berlino, la National Gallery di Londra e quella di Washington, il Sze'pmu've'szeti di Budapest, la Narodni' Galerie di Praga ed altri. L'allestimento e' sobrio e l'illuminazione attentissima, le pareti scure su cui le opere risaltano nella penombra In una sala in particolare l'effetto di mise en abi'me e' perfetto, sembra di librarsi verso i soffitti affrescati, di potersi accostare e vedere i particolari che sono a grande altezza, da vicino; lo si puo' fare , in verita', con un effetto quasi di vertigine emozionante. Alcune opere di altri grandissimi successivi a Ricci, come i Tiepolo e Piazzetta, per cogliere quella linea che partendo da Veronese, arriva a Ricci ed ai Tiepolo, appunto.Tre interessantissime terrecotte , anche questi, bozzetti, di Giovanni Maria Morlaiter, da Ca' Rezzonico, mai esposti prima si trovano nella sala centrale dove, a conclusione del discorso, si possono confrontare I SANTI GREGORIO MAGNO E GIROLAMO INTERCEDONO PER LE ANIME PURGANTI da Bergamo, S. Alessandro della Croce, con il magnifico bozzetto di Berlino. Ribadisco, una mostra di grande rigore scientifico ed eleganza di allestimento. Molto accurato il catalogo di Marsilio
Cosi' s'intitola la seconda esperienza espositiva di CA' FOSCARI ESPOSIZIONI, Memoria/mistificazione/immaginario Arte Russa del '900 dalle collezioni Morgante e Sandretti, dal 22 Aprile al 25 Luglio, a cura di Giuseppe Barbieri e Silvia Burini. E' in sostanza un'ampio, ma molto agile ex-cursus di cento anni di arte, dall' Impero, all'URSS alla nuova Federazione. I due grandi piani del palazzo, diverse sale, molto spazio ben organizzato ed un buon numero di audiovisivi pertinenti e cosi' adatti a cogliere gli intenti di un regime che aveva ampliato il suo potere anche grazie ad un'abile propaganda costruita molto spesso da artisti di alto livello che garantivano con la forza del loro impatto un effetto di suggestione notevolmente forte ed esteso. Dieci sezioni non intasate di opere di artisti anche importantissimi: VIVERE E' DIVENTATO PIU' ALLEGRO: IL REALISMO SOCIALISTA, L'EFFIGIE DEL POTERE, I MANIFESTI : TRASMETTERE LA RIVOLUZIONE, UN' ARCHITETTURA ILLUSIONISTICA, LA SCHIZOFRENIA DI MASSA, I CAPOLAVORI DELLE AVANGUARDIE, UNDERGROUND, GLI ARTISTI E IL DISSENSO, LA BIENNALE DI VENEZIA DEL 1977, UN SECOLO COERENTE. L'allestimento e' curato da studenti dell'ateneo i quali quest'anno hanno affrontato meglio dello scorso anno il problema, quando per la mostra dedicata all'Etiopia si erano impastoiati nei problemi illuminotecnici senza uscita, causati da proiezioni, luci artificiali e luce naturale. Ora, lo spazio e' il medesimo, ma alcuni accorgimenti e la maggiore compatibilita' del tema, con l'immagine fotografica, come con quella in movimento, hanno fatto si che l'insieme funzioni abbastanza. L'anno prossimo si raggiungera' l'optimum, forse! Ma cio' che ci interessa maggiormente e' l'aver colto in pieno certe atmosfere e certe modalita' attraverso le opere esposte, che sono un'attentissima scelta di due collezioni molto importanti, proponendo insieme a nomi storici come Benois, Larionov, Malevic, Chagall, Goncharova, Archipov, Konchalovskij, Popova ed altri, anche artisti successivi meno noti ed anche segreti perche' perseguitati oltre alcune intriganti installazioni recentissime. Il catalogo edito da Terra Ferma, e' ancora una volta piuttosto caotico, per quanto simpatico.emilio campanella
Una esposizione visitabile sino al 18 Luglio, a Venezia, a Palazzo Cavalli Franchetti (accanto al Ponte dell'Accademia). Consta di undici sale che seguono il percorso evolutivo di questo artista piemontese e trapiantato a Venezia. Confesso di essere rimasto coinvolto specialmente dal primo periodo, quello dell'inizio novecento, per la forza evocativa delle figure, per lo sfumato sempre interessante, per gli impasti di colore, mentre trovo che successivamente si ritrovano spresso influenze esterne che, secondo me, fanno perdere la forza dell'impatto che le intuizioni personali avrebbero. C'e', e' vero, sempre una notevole felicita' compositiva d'assieme, ma troppo spesso, pare di ritrovare, di riconoscere altri. Intensissimi sono: LA RIVOLTA, CRISTO DEPOSTO, VIANDANTI, LA MADRE, cosi' come anche i ritratti delle prime due sale, particolarmente riusciti i riferimenti all'antico: APOSTOLI,QUIETE,LO SPECCHIO-STUDIO,LA SCUOLA, e per altri motivi di approfondimento psicologico: TEATRO POPOLARE e UOMO CHE DORME, ma anche DOGALI per la resa drammatica. Meno altre opere, quando l'artista non sembra seguire una propria personale ricerca, piu' classica, forse, ma certo piu' vera ed ispirata. A brevissima distanza, nella sede storica dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, a Palazzo Loredan in Campo Santo Stefano, si puo' godere, sino al due Maggio, di una piccola, preziosissima mostra di vetri muranesi tra ottocento e primo novecento, e proprio in un momento di ripresa produttiva e stilistica del prodotto vetrario, dopo un periodo di crisi dovuta anche alla concorrenza straniera; ecco quindi ricercare e riproporre fogge classiche, come crearne di nuove e sontuose, inventare nuovi colori, nuovi impasti, forme ardite, e decorazioni anche quasi eccessive, quale era il gusto di meta' ottocento. La mostra si chiama GALANTERIE DI VETRO e propone pezzi di grande bellezza, tanto, appunto per le forme eleganti dei vasi, come degli ornamenti, siano essi delfini, cigni, serpenti, ippogrifi, dragoni. Fascinosi i colori; si pensi ai vetri rubino ed acquamarina, ad esempio, ma anche le tecniche come la murrina, la foglia d'oro, l'avventurina, il vetro graffito, quello inciso. Una vera gioia per gli occhi ed una esposizione accuratissima nelle piccole quattro sale del piano terra, in vetrine accuratamente illuminate ed ad altezza dello sguardo. Questo Risorgimento vetrario di Murano e' una scelta della collezione Boos-Smith curata da Rosa Barovier Mentasti
Si sono inaugurate tre mostre a Palazzo Fortuny di Venezia, e rimarranno aperte sino al 18 Luglio. Si tratta di tre proposte estremamente differenti e molto stimolanti, infatti ad ogni piano si respira un'atmosfera diversa. Al piano terra sono esposte tredici opere del veneziano Francesco Candeloro che compongono l'installazione CITTA' NELLE CITTA' cui si aggiungono ALTRI SEGNI ALTRE FORME del 2008 e OCCHI 99 del 2003. I lavori realizzati in plexiglass trasparente con stampe al laser, giocano sulle sovrapposizioni di immagini, i contrasti di colore e gli sfondamenti spaziali reali e presunti. Occorre qualche minuto per abituarsi, nelle luci soffuse, e per entrare nel gioco di rifrazioni e sovrapposizioni che l'artista propone con grande abilita'. Un gioco raffinato ed ammiccante. Dopo la bella libreria, questa volta organizzata all'ammezzato, si prosegue per il primo piano nobile dove ci aspetta: MARIANO FORTUNY LA SETA E IL VELLUTO dove e' messo in scena con grande gusto un dispiegamento di 'pezzi' della collezione permanente, e di 'ospitalita'', un po' facendo tesoro dell'esperienza dei magnifici allestimenti delle mostre ospiti negli ultimi anni ( ARTEMPO, 2007 IN FINITUM 2009) che integravano le opere del palazzo. Cosi' e' anche in questa occasione. L'esposizione e' un insieme unico in cui e' intrigante seguire il filo dell'avventura dei mitici abiti DELPHOS che ritornano dove sono stati creati, dalle collezioni americane di Keith H. Mc Coy, Los Angeles e della famiglia Riad. Si tratta di una quarantina di pezzi, fra abiti ed accessori, esposti ed illuminati con rara sapienza (merito di Gabriella Ferretti) , tanto in conversazione fra loro, nel salone centrale, come soli e pensosi nelle stanze piu' piccole. Anche a Barcellona, alla Pedrera, e' in corso una mostra dedicata al grande catalano, aperta sino al 7 Giugno, e che fa un ampio ex-cursus sulla carriera e la poliedrica genialita' dell'artista trapiantato a Venezia, anche questa manifestazione e' in collaborazione con i Musei Civici Veneziani. Ancora un piano e ci si trova in un'epoca ed in una cultura lontanissime per la mostra SAMURAI che propone un'ampia scelta di armature giapponesi, di elmi e di accessori da guerra della collezione Koelliker di Milano.La maggior parte di cio' che si vede appartiene al periodo EDO ( antico nome dell'attuale Tokio) sede dello Shogun- mentre l'imperatore risiedeva nella capitale antica, Kioto- e va dal 1603 al 1867, mentre con la restaurazione dell'imperatore Meiji del 1868 il potere ritorna nelle mani della famiglia imperiale che spingera' per una modernizzazione del paese e per l'apertura delle froniere, dopo secoli di chiusura agli stranieri. Ma le cose che vediamo appartengono ancora a quello che qualcuno ha definito 'l'eterno medioevo giapponese' , ed infatti, sono, nella quasi totalita', al periodo succitato. Avevo gia' visto questa mostra qualche mese fa a Palazzo Reale, a Milano, ma debbo dire che qui , nel grande spazio altissimo d'aria del secondo piano nobile di questo edificio gotico l'effetto e' strabiliante, anche perche' la precedente esposizione era in sale piccole che soffocavano la forza di queste potenti, feroci, spaventevoli armature. E' soverchiante l'effetto di vedere questi guerrieri in fila, seduti con le loro insegne (ricordo un interessante scritto intitolato: L'ELOGIO DELL'UOMO SEDUTO in margine allo straordinario KAGEMUSHA di Akira Kurosawa) , le spade, le lance , ricoperti da quelli che sembrano gusci di animali marini, con le maschere grifagne irti di lunghissimi peli: sopracciglia, mustacchi, barbe spaventevoli, per non parlare degli elmi fantasiosi e terrorizzanti. Al di la' delle considerazioni dettate da una identificazione nell'avversario di questi bellicosi guerrieri, consiglio una visita attenta e minuziosa per vedere da vicini ogni particolare degli ornamenti e dei materiali di questi capolavori. Il bel catalogo e' pubblicato da Mazzotta, quello su Mariano Fortuny, da Skira, e quello su Francesco Candeloro, dai Musei Civici Veneziani.
Opera prima cinematografica di un'artista figurativa notissima in tutto il mondo, premiata all'ultima Mostra del Cinema di Venezia, con il Leone d'Argento. Shirin Neshat,era stata invitata anche alla Biennale d'Arte di alcuni anni fa ed aveva presentato installazioni molto belle, molto forti ed intense, intorno ai diritti umani in generale, e della donna in particolare. Il film e' tratto da un racconto realistico-magico (cosi' viene definito nel press book) di Shahrnush Parsipur. Le vicende narrate, che hanno al centro quattro figure di donne e sono ambientate nel 1953, nel momento del colpo di stato. Sono quattro donne oppresse, ognuna in maniera diversa: Munis (Shabnam Tolouei) e' tiranneggiata da un fratello bigotto, mentre sogna di scendere in strada per prendere parte alla protesta contro il potere colonialista, Fakhri (Arita Shahrzad) e' una bella signora di mezza eta' arrivata al punto di rottura di un rapporto matrimoniale giunto ad un vicolo cieco, Faezeh (Pegah Ferydoni) e' innamorata senza speranza del fratello di Munis: piano piano aprira' gli occhi e prendera' coscienza, e della sua situazione, e di cio' che la circonda, Zarin (Orsi To'th) e' una prostituta al punto di non ritorno della sua alienazione. Con mano sicura ed grandissima eleganza formale, la regista tesse i fili delle quattro storie che si intrecciano sino a confluire in un unico luogo, un giardino magico-onirico fuori citta' aperto agli ospiti alla fine del film, dalla elegantissima e sensibile Fakhri, rifugiatasi la' dopo aver lasciato il marito, e dove arriveranno man mano le altre tre giovani donne, alla ricerca di se stesse e di rigenerazione, conforto, confronto, riflessione, sul loro posto nel mondo e nella societa'. C'e' sempre una logica stretta in ogni immagine ed in ogni simbolo, come nei sogni, anche le cose piu' "strane" passano come normali, poiche' tutto e' regolato da una logica precisa , e le concatenazioni sono molto naturali, si passa da un episodio realistico, alla sua continuazione simbolica, senza strappi, man mano, in maniera direi, maieutica, ad esempio, c'e' una continua presenza di acqua: ruscelli, stagni, acque ferme, acque che scorrono, la natura e' importantissima, il giardino e' un parco, un bosco, una foresta immensa in cui ci si perde e ci si ritrova. e' inconfondibile lo stile dell'artista figurativa applicato al cinema; il film ha molti campi lunghi, ampi orizzonti paesaggi magici, le attrici sono intensissime e tutte molto belle. Ho notato, forse un omaggio ad Angelopulos, ma lascio che lo troviate da soli, e mi soffermo sui fiori di stagnola.La colonna sonora di Ryuichi Sakamoto, si sposa perfettamente con le atmosfere create dalle immagini. Il film e' dedicato ai martiri della liberta' iraniana dalla Rivoluzione Costituzionale del 1906 al Movimento Verde del 2009
La sede di Venezia dell'Istituto Svizzero di Roma, presenta una mostra percorso installazione dell'intrigante artista zurighese ; sei opere sono esposte in questo percorso breve ed ampio al tempo stesso, che prende ispirazione dalle navi e motobarche in ferrocemento progettate da Pier Luigi Nervi, il cui prototipo portava il nome della moglie dell'architetto . Irene, appunto. Ma cio' che interessa all'artista, e' cogliere il legame con l'instabilita' che contraddistingue le citta' lagunare, quindi ricreare un'immagine dell'archivio Nervi, in cui gli operai compiono una prova di resistenza tecnica dei materiali, con il loro peso, ch'e' al tempo stesso un rituale scaramantico, ebbene, Burger ripropone il tema con persone che lavorano attualmente in cantieri, li fotografa, ritaglia la parete di cartongesso dove sono riprodotti a grandezza naturale, e risistema la parete che copre la vista della trifora su Campo S. Agnese. Il bel salone del palazzo Trevisan degli Ulivi e' palcoscenico della mostra che ha un suo percorso molto coerente e contestualizzato, la bella finestra medioevale sul Canale della Giudecca e' libera, ma anche l'altra si puo' fruire, poiche' c'e' una filosofia della scoperta degli spazi che ci permette di entrare ed uscire, passare e ripassare da una parte all'altra delle pareti...mi auguro che prima della chiusura venga proposta una performance che mi sembra coronamento ideale dell'iniziativa.