ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Agosto - Settembre 2012


ARCHITETTURA, UN PRIMO SGUARDO - TIZIANO: SILVANE SUGGESTIONI * SPECIALE 69a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA: TACCHI ALTI AL LIDO (TANGO LIBRE) - CAMPAGNE SPIETATE (AT ANY PRICE) - TERZA GIORNATA - UN POMERIGGIO PER I DIRITTI UMANI - GROTTESCO SICULO (E' STATO IL FIGLIO) - WADJIDA-WILSON/ABRAMOVIC - PERSI NEL BOSCO (LEONES) - LA NAVE DOLCE - IL 18° FILM DI KIM KI-DUK (PIETA') - IL GEMELLO - BELLA ADDORMENTATA - O GEBO E A SOMBRA - HERITAGE - ANCHE IO - PASSION - I PREMI - ULTIME DELLA NOTTE * ARCHITETTURA 2: PERCORSI COSTRUITI - TIZIANO, UNA MOSTRA 'PICCOLISSIMA' - ARCHITETTURA 3: UN GIRO A S. SAMUELE... ED ALTROVEPASSEGGIANDO FRA UNA GOCCIA E L'ALTRA - GUARDI, CHE A VENEZIA C'E' UNA MOSTRA SU GUARDI! - ARCHITETTURA 4 E NON SOLO - CAPOGROSSI - IL 'NONNO' DI KEITH HARING?          
Nel quale si mostra una veloce panoramica intorno a COMMON GROUND, Tredicesima Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia, all'Arsenale ed ai Giardini di Castello, curata da David Chipperfield, ed aperta al pubblico dal 29 Settembre, al 25 Novembre.

Come si racconta il peregrinare del vostro (?) dribblando fra buffets, bicchieri, qua qua qua e coccodè, paninetti e tertine, fra progetti, concetti, effetti, modelli,
prospetti... la sofferenza nel constatare come un'altra volta si sia spezzettato lo straordinario spazio delle Corderie, tradendo il gioco prospettico e la fuga delle colonne che ne costituiscono il grande fascino!

Nel folle volo veloce ed emozionante, oltreche' emozionato, pongo l'accento sul Padiglione Italia, ora alle Tese delle Vergini, di fronte alle sansoviniane Gaggiandre, in cui e' ospitata la mostra: LE QUATTRO STAGIONI, Architetture del Made in Italy da Adriano Olivetti alla Green Economy, a cura di Luca Zevi, introdotta da una prima stanza giardino memorabile!

Poco piu' lontano il padiglione cinese con l'interessante installazione: ORIGINAIRE.
Ai Giardini, invece, dopo il PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI (ex Padiglione Italia) nell'ampio giro delle partecipazioni nazionali, annoto l'Austria cui si accede per una dissimulata 'porta stretta' per meritare l'emozione di: 'hands have no tears to flow...' di Wolfgang Tschapeller.

Poco oltre l'Egitto con un lavoro riferito alla cultura Sufi... accolti da due signori in abito tradizionale, fino all'anno scorso in abiti occidentali... il cambio di governo risulta evidente!, ancora, lo spazio dipinto, sognato e reinventato del padiglione polacco...  fine prima puntata


emilio campanella

Dal 29 Agosto al 2 Dicembre, un'occasione importante per vedere un'opera giovanile di Tiziano, proveniente dall' Ermitage di Pietroburgo: TIZIANO MAI VISTO, La fuga in Egitto e la grande pittura veneta, alle Gallerie dell'Accademia di Venezia.
Il lungo restauro dell'importante telero dipinto dal cadorino nel 1507 su commissione di Andrea Loredan ed il suo palazzo (l'attuale Ca' Viendramin Calergi), esposto a Londra prima della tappa veneziana, rappresenta un'ulteriore capitolo dei rapporti con il museo russo cui quello veneziano aveva affidato la giorgionesca Tempesta (presente in mostra) per alcuni mesi.
Intorno a questa importante occasione, il Professor Pavanello ha costruito un 'piccolo' percorso di opere coeve di grandissimi maestri: un vero collier di pietre preziose, se mi si permette la metafora.
Una ventina scarsa di opere di altissimo livello, fa corona alla grande tela tizianesca, scegliendo un punto di osservazione non lontanissimo, almeno all'apparenza, da quello della mostra milanese di Palazzo Reale dei mesi scorsi: TIZIANO E LA NASCITA DEL PAESAGGIO MODERNO.
Si tratta di una riflessione legata alla scoperta della natura e del paesaggio, in quel momento della pittura veneta, dei suoi maggiori esponenti, e di alcuni artisti che intorno ad essa gravitavano, come Dosso da una parte, Durer, Bosh, dall'altra, in un corto circuito di influenze e suggestioni incrociate.
Vera fucina di idee ed ispirazioni, la citta' lagunare rappresentava una calamita per gli artisti piu' sensibili.
E' interessante notare come la figura umana subisca una leggera riduzione di proporzioni, nei confronti della natura in cui e' immersa: gli sfondi di pianure, come di monti costituisca una scoperta scenografica che talvolta risulta quasi protagonistica; e' il caso della Tempesta di Giorgione, appunto o del TRAMONTO della National Gallery di Londra, sempre del pittore di Castelfranco, con quelle figure minute e le loro azioni misteriose, in 'campo lungo' con una fuga spaziale profondissima.
Cio' che particolarmente colpisce e' come una natura sontuosa, lussureggiante, indifferente ed a modo suo aristocratica, assista altera a casi umani dei piu' emozionanti ed anche piu' drammatici: penso alle due piccole tavole di Sebastiano del Piombo: NASCITA DI ADONE, MORTE DI ADONE dal Museo Civico Amedeo Lia di La Spezia.
In questo senso anche i due trittici di Bosh, ma anche, e, certo, con meno inquietudine il S.GEROLAMO NELLA SELVA di Lotto da Castel S.Angelo a Roma.
Questa iniziativa di alto profilo e' il risultato della collaborazione fra la Soprintendenza veneziana, il Museo Ermitage, i Musei Civici veneziani, la National Gallery di Londra, la Fondazione Ermitage Italia. Il catalogo e' pubblicato da Marsilio.

emilio campanella

SPECIALE 69a MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
Eccoci arrivati al 29 Agosto, data di apertura della  69° edizione della Mostra Internazionale di Arte Cinematografica di Venezia.
Ancora ieri pomeriggio, si potevano vedere, per le strade del Lido, assembramenti di leoni sfaccendati.
Gia' questa mattina, i medesimi leoni sempre piu' ossidati erano saliti sui loro praticabili rossi.
Gradualmente, da qualche giorno, i tacchi delle signore che passeggiano in centro, avevano iniziato ad alzarsi, sino alle altezze vertiginose di oggi! 
Io, per parte mia ho iniziato a sedermi nella penombra delle sale per seguire le pellicole scelte dal nuovo direttore, Alberto Barbera, felicemente ritornato, dopo l'interruzione del mandato, che ben ricordiamo, di alcuni anni or sono.
Il primo film visionato, appartenente alla sezione ORIZZONTI e': TANGO LIBRE del belga Frédéric Fonteyne. In poche parole si puo' parlare di mélo carcerario, ma anche un triangolo amoroso che diventa quadrilatero, oppure un film attento e coraggioso, che gioca sul bordo del kitsch, senza caderci dentro, anche pero', una pellicola in cui la danza come riscatto per la propria autostima risulta vincente.
Ben diretto, montato benissimo, e con preziosita' di montaggio alternato che raffrontano il tango danzato dai carcerati, molto butch, con danzatori notevolissimi e coreografie molto belle, e quello un po' stucchevole della scuola di danza frequentata da due dei protagonisti.
Certo siamo ormai abituati a persone vere: carcerati e guardie carcerarie reali (siamo in attesa del lavoro di Marra), e questi attori pur bravi e credibili ci fanno ormai un effetto strano, comunque il film e' molto attento al dato umano ed alla solitudine profonda di tutti i protagonisti, interpretati da SERGI LOPEZ, DOMINIQUE DAMIENS, JAN HOMMENECKER, ANNE PAULICEVICH.

emilio campanella

In concorso, il film di Ramin Bahrani: AT ANY PRICE, gia' dal titolo, un'ambientazione rurale che riporta immediatamente allo western, ma attuale, quindi piu' freddo e spietato; non si tratta di mandrie e di furto di bestiame, ma di traffici poco chiari di OGM; l' ambientazione fra fattorie, vicini sordamente invidiosi,  concorrrenze mal sopportate, ma anche di bisogno di evasione, da parte della maggior parte dei personaggi; tutti sanno tutto di tutti, l'atmosfera e' soffocante, ed il dramma esplodera',  per poi venire riassorbito e rimosso(?).
Il ritmo e' discreto, verso la secona meta' prende un andamento piu' sostenuto. 
Qualche preziosita' fotografica, ma molto limitata nel numero.  Ingombrante e praticamente onnipresente la colonna sonora di Dickon Hincliffe.
Gli attori: Zac Efron, Dennis Quaid, Meike Monroe, Kim Dickens, fra gli altri, di pochissima, ed anche nulla, in certi casi, espressivita'!

emilio campanella

In questi giorni, in zona cinema ci si alza presto! Quando questa mattina ho cominciato la mia giornata di visionatore, gia' qualcuno era al terzo film!
Ho iniziato con due proiezioni speciali fuori concorso: CLARISSE di Liliana Cavani, un corto della durata di 21 minuti, documentario intervista sull'ordine di clausura, in cui le monache parlano di se' e delle loro scelte, molto spesso attraverso un dialogo fra la regista fuori campo, e le protagoniste che rispondono componendo un mosaico di opinioni, punti di vista, motivazioni delle loro scelte, per arrivare alla drammatica conclusione di come il ruolo delle donne, nella gerarchia cattolica sia praticamente nullo!
Di seguito: LULLABY TO MY FATHER di Amos Gitai, novanta minuti fra documentario e ricostruzione d'epoca dai toni elegiaci, molte preziosita', molto intellettualismo, e non una vera scelta stilistica, siccome l'opera e' altalenante, ed ha, ovviamente, anche momenti molto alti, ma la vicenda pur interessante ed emozionanta di Munio Gitai Weinraub fra Europa Centrale e Palestina, nel momento fra nazismo, seconda guerra mondiale e nascita dello Stato d'Israele, architetto che subi' l'influenza del Bauhaus, avendo studiato a Dessau, risulta impastoiata dapreziosismi che appesantiscono l'esposizione dell'argomento.
E' stata poi la volta di: LA CITTA' IDEALE di e con Luigi Lo Cascio,opera prima dell'attore, che inaugurava  la 27° Settimana Internazionale della Critica.
Potremmo definirlo, la solitudine dell'intransigente. Michele e' un ecologista ad oltranza, che talvolta soffoca, con il suo rigore, chi lo attornia. Naturalmente finisce, per eccesso (?) di civismo, in un guaio che potrebbe portare a conseguenze anche molto gravi. Siena, che fa da cornice all'azione, non pare piu', ai suoi occhi, la citta' ideale da lui scelta, lasciando Palermo. Una rete di aliti velenosi, vieppiu' lo avviluppa; i guai richiamano altri guai, e la giustizia e' una macchina che tende a schiacciare... Condotto con mano sicura e molto ben scritto, oltreche' fotografato magnificamente da Pasquale Mari, ha un vero e proprio colpo d'ala nel sottofinale. Un'opera prima di tutto rispetto, non c'e' che dire. Di piu' c'e' da aggiungere il notevole livello del lavoro degli attori: da Alfonso Santagata, a Roberto Herlitzka, da Massimo Foschi ad Alfonso Santagata,e Luigi Maria Burruano, per limitarmi solo ad alcuni.

emilio campanella

Alle 15 del 31 Agosto, alla Sala Perla 2 dell' Casino del Lido, nuovo spazio creato per questa Mostra, e' stato proiettato il bel documentario MARE CHIUSO di Andrea Segre e Stefano Liberti intorno ad un grave episodio di abbandono di profughi in balia delle onde, sopravissuti in nove su settantadue, e ritornati sulle coste libiche da cui erano fuggiti, per essere imprigionati a causa del cui fatto due di loro sono morti di stenti, siccome avrebbero avuto urgente bisogno di cure!
Il film, gia' visto mesi fa, raccoglie le testimonianze di queste persone. Una di loro era presente all'incontro-dibatttito con il pubblico, dopo la proiezione. Un'ora di tavola rotonda sul tema dell'immigrazione, coordinato da Gian Antonio Stella, e con alcune importanti personalita', esponenti di punta di organizzazioni umanitarie. 
Subito dopo: MEDICI PER L'AFRICA, film di Carlo Mazzacurati, ampio, documentato e preciso, dedicato a questa organizzazione nata a Padova negli anni cinquanta. Con immagini di rara bellezza (Luca Bigazzi), l'argomento e' affrontato da molteplici prospettive: quello dei medici volontari con le loro esperienze, quello dei pazienti, molto spesso bimbi, quello dei medici e del personale sanitario africano che compie i propri studi con gli europei.
Molti i temi, purtroppo noti, affrontati, dalla fatiscenza delle strutture alla carenza di farmaci, dalle tragiche condizioni igieniche delle popolazioni, con le conseguenze dei contagi che si possono immaginare, sino alla sensibilizzazione di persone locali che si occupano dei loro concittadini malati, soprattutto per seguire con precisione le terapie, metodo di cui e' ormai assodata l'efficacia.

emilio campanella

E' STATO IL FIGLIO di Daniele Cipri', in concorso.
Primo lavoro del regista senza il collega storico, gioca su corde anche grottesche, e sempre sopra le righe, una colonna sonora raffinatissima, una fotografia accurata che sembra un eastmancolor andato a male, piccoli omaggi felliniani ed a Bunuel, oltreche' un'evocazione del Bernard Hermann di Vertigo.
Molti materiali colti, dunque, ma meno grinta, piu' 'riflessivo' ma meno graffiante.
Un prodotto abile e ben confezionato,tratto da un romanzo, e molto ben interpretato in generale, ed in particolare da un Toni Servillo palermitanizzato!

emilio campanella



Ho inseguito e recuperato il bel film di Haifaa Al Mansour: WADJIDA, primo lungometraggio della regista, unica, per ora, autrice cinematografica dell'Arabia Saudita. 
Il film fa parte della rassagna ORIZZONTI.
E' la storia semplice, ma dalle molte sfaccettature, di una ragazzina, Wadjida, appunto, molto determinata e ribelle alle convenzioni, e cui sta stretta la scuola con le sue tradizioni, e le sue restrizioni, ed una societa' repressiva che tende a cancellare il piu' possibile, le figure femminili.
Ha deciso di volere una bicicletta, oggetto inviso alla cultura integralista in caso di donne, e tanto fa che quasi riesce a trovare il denaro per acquistarla, nonostante il divieto della madre, molto preoccupata di essere ripudiata dal fascinosissimo marito, siccome non puo' dargli l'erede maschio.
La determinazione di una bambina di dieci anni, fa scattare una profonda riflessione nella madre, immersa nel suo dolore, che comprende come una ragazzina possa dare una lezione di liberta' agli adulti.
E dire che tutto parte con una rivalita' con il giovanissimo compagno di giochi, e forse primo innamoratino.
Il film e' condotto con estrema coerenza narrativa, un buon montaggio ed ottimo ritmo. Tutti gli attori, adulti e bambini, sono molto bravi, espressivi, credibili ed efficaci.
Fuggito di gran carriera dal Palabiennale, mi sono precipitato alla Sala Darsena per assistere all'interessante documentario di Giada Colagrande: BOB WILSON' LIFE AND DEATH OF MARINA ABRAMOVIC, per LE GIORNATE DEGLI AUTORI.
Un lavoro interessante e ben costruito che risveglia molto il desiderio di vedere lo spettacolo, per il momento ci siamo accontentati di Marina Abramovic in carne ed ossa!
Artista coraggiosa ed instancabile che lo stesso Wilson definisce, non attrice, ma anche molto di piu'. Il lavoro della Colagrande mette in risalto le preziosita' dello spettacolo dalla cifra inconfondibile.

emilio campanella

LEONES, film argentino di Jazmin Lopez, proposto nella rassegna  ORIZZONTI, ha suscitato molte perplessita', e se molti sono entrati a proiezione iniziata, moltissimi, alla spicciolata, ma anche rumorosamente, hanno lasciato la sala, durante tutti gli eterni ottanta minuti di durata della pellicola.
Che dire: sono masochista e sono rimasto sino alla fine, scoprendo anche un sottofinale di alcuni minuti, veramente notevole, voglio pensare che fossero otto, quindi un dieci per cento dell'intera opera.
Quasi tutto si svolge in un bosco, ovviamente tutto e' simbolo, ed i dialoghi tra misterioso e demenziale che si scambiano i ragazzi protagonisti, ci lasciano all'esterno del  significato nascosto delle loro frasi... Sembrerebbero persi, ma anche desiderosi di non ritrovarsi.
Arrivati ad una casa nel bosco (certo!) non riescono entrarvi... un'automobile lussuosa (ritrovata) in pessimo stato, ovviamente non parte: una radura di bellissimi fiori che sembrano pericolosissimi, ha un aspetto spaventevole; la frutta e', molto probabilmente, avvelenata (se non altro dai prodotti chimici con cui viene irrorata!!!); certo, alla lunga si arriva a detestare quel bellissimo bosco; il sottofinale succitato, e' un magnifico piano sequenza, senza figure umane, degno della migliore video arte.
Purtroppo gli umani ricompaiono, poi la protagonista (?), la ragazza piu' disturbata, arriva ad una brughiera, che non vediamo l'ora chefinisca, siccome abbiamo ben compreso che dovra' percorrerla tutta, poi si scopre la linea azzurra del mare, le dune sono molte, la spiaggia profonda, lei arriva sulla battigia, si toglie alcuni indumenti, entra fra le onde e vi sparisce... gli altri arrivano troppo tardi per
fermarla... forse... FINE

emilio campanella

LA NAVE DOLCE, il potente documentario di Daniele Vicari, uno degli eventi speciali di questo Festival.
Rievoca con molta precisone ed un'attentissimo montaggio di filmati di repertorio, completati da testimonianze di italiani ed albanesi, l'arrivo, nell'Agosto del 1991, dellla nave Vlona, partita dal porto di Durazzo, con il suo carico di speranze di 20.000 persone!
Nessuno di noi puo' dimenticare le immagini di quel cargo carico all'inverosimile, di persone, fin nei punti piu' alti, abbarbicate, aggrappate, stipate, ma festose e felici del loro sogno di liberta'!
Un grande sogno infranto e cozzato contro l'incapacita' di accoglienza, le idee deliranti, la disorganizzazione di un paese, ed e' cosi' ancora oggi, che non riesce e non vuole immaginarsi paese di immigrazione, ed il cui popolo e' stato di migranti per secoli, ed ancora oggi lo e'!
Incapace, a livello istituzionale, di immaginare possibilita' che non siano repressive, per andare incontro ad esigenze umanitarie, spesso estreme!!! Le immagini sono talvolta  fortemente drammatiche, quando si vedono le persone trattate come animali, e la loro dignita', calpestata.
Certo, da allora, le cose sono anche molto peggiorate. e la vergogna dei CIE, ne e' un esempio, ma non solo quello... le pastoie burocrstiche, l'incapacita' a risolvere il problema dei nati in Italia, e molto, molto, MOLTO altro.
Un lunghissimo applauso ha salutato la proiezione in Sala Perla, stringendo il pubblico intorno al regista ed i testimoni della vicenda, presenti in sala.

emilio campanella

Cosi' si presenta, nei titoli dell'inizio della pellicola, PIETA', ultima fatica del regista coreano.
In 104 minuti che volano via, ci propone una storia, ancora una volta, estrema nei suoi risvolti, e nelle sue pieghe segrete, anche molto segrete.
Il protagonista e' un giovane dall'aria crudele, che non verra' smentita dal suo comportamento, che si occupa di 'recupero crediti' da parte di un boss della malavita, che presta danaro ad usura, ai danni di piccoli artigiani, soffocati dai debiti e dagli affiti di proprietari che non vedono l'ora di cacciarli per poter vendere le aree, che diverranno spazi edificabili per nuovi grattacieli.
Se non hanno denaro, verranno variamente storpiati o mutilati con simulati incidenti cosi' da avere l'indennita' assicurativa che coprira' il debito. Ingegnoso! Solo che il destino, molto spesso scompiglia le carte anche ai cattivi, e l'apparizione della madre (?) che lo aveva abbandonato, comparsa dal nulla dopo trent'anni, mette a soqquadro una vita a modo suo, ordinata e precisa.
Fra interni fatiscenti, esterni squallidi , poverta', disperazione, e perdita di ogni speranza, sembra proprio che di pieta' ce ne sia pochina.
Kim ki-duk elabora ed espone i suoi teoremi morali, non chiarissimi nell'assunto, quanto precisi nell'equilibrio dei risultati.
La bellissima e molto espressiva Cho min-soo, piu' che di una mater dolorosa fa l'effetto di una vestale della morte... la cultura cristiana e' evidente, anche nell'impressione di una via crucis, i cui martiri, volta a volta sono i poveri taglieggiati!
I personaggi hanno molteplici sfaccettatrte, e non sappiamo quante di quelle facce rimangano in ombra. Il protagonista, anch'egli molto espressivo, di questo film molto cupo, ben piu' dei prece denti dell'autore, e' Lee Jung-jin.

emilio campanella

IL GEMELLO di Vincenzo Marra un documentario non-documentario nella sezione LE GIORNATE DEGLI AUTORI.
Una storia piu' vera del vero in cui gli interpreti sono le persone che nella realta' vivono le situazioni che vediamo.
La vita in cella, di Raffaele: ordinatissimo, pulitissimo, che cucina... un ragazzo da sposare a fine pena, che durera' ancora circa sei anni, dal computo che fa con il suo avvocato; oltre ai dodici gia' vissuti dietro le sbarre, dei ventinove della sua vita!
Le 'sue' manie sono un modo per sopravvivere. E' anche una persona stimata dai compagni di sventura, e dal Capo delle guardie carcerarie (presente alla proiezione) attentissimo a trovare modi piu' umani di sopravvivenza per i detenuti.
Il film e' molto equilibrato, ed attento a raccontare una realta' dolorosa con molto tatto, molta attenzione, molta umana partecipazione non scevra da oggettivita'. 
Purtroppo, il gemello Raffaele,, cosi' soprannominato poiche' veramente ha altri due gemelli, non e' potuto essere presente, siccome il permesso non gli e' stato concesso. Il regista ha letto una sua lunga, toccante lettera.


emilio campanella

In concorso il nuovo film di Marco Bellocchio.  Ecco qui, finalmente, lo scandaloso film che il regista ha avuto l'ardire di girare intorno alla vicenda di Eluana Englaro!
Con la consueta intelligenza Marco Bellocchio distilla e precipita gli elementi che compongono il suo elaborato, in tre contenitori principali, e li fa agire contemporaneamente, sul suo gran tavolo da chimico, facendoci rivedere, sullo sfondo,  le immagini televisive di follia ed isterismo di quei giorni d'inverno, quando si compi' il suo percorso terreno.
Tre storie, tre famiglie, un medesimo senso di soffocamento.
Toni Servillo e' un senatore chiamato a Roma per votare una legge per impedire l' 'assassinio'! Sua figlia Maria e' una 'devota' che correra' ad Udine (Alba Rohrwacher, perfetta, nell'aggiungere un'altra fanatica al suo catalogo) per pregare.
Isabelle Huppert e' una grande attrice che ha una figlia in coma, e vive in sua funzione, trasformando la sua casa, vieppiu', in un santuario: la ragazza nella sua cameretta sontuosa sembra gia' un'immaginetta! 
La terza famiglia e' composta da due fratelli, uno dei quali molto disturbato (ancora uno!) che aggredira' Maria la quale rimarra' colpita e 'conoscera'' il fratello sano (?)... come dire, amore su fronti contrapposti!
Come si puo' notare la materia e' incandescente, ma esposta con estrema attenzione, con montaggio abile ed efficace, ed innumervoli spunti di riflessione... indubbiamente un film maieutico.
A questo si aggiunge la vicenda della tossica interpretata con la solita grinta, da Maya Sansa, e del medico che la salvera' piu' di una volta (Pier Giorgio Bellocchio), ed e' forse proprio questa vicenda abbozzata e le scelte dei suoi protagonisti a far da cartina di tornasole a tutto il film, ed ad aumentarne la forza.
La presenza incombente della televisione aumenta il senso di assedio in cui tutti sono osservati, spiati. A questo si aggiunga l'ossessione dei cellulari e del loro scatto quando vengono chiusi; un ' clac' continuo che entra nell'invadente ed adattissima colonna sonora.
Ultime osservazioni sugli attori: lo psichiatra Roberto Herlitzka puntuto, sornione ed insinuante, Toni Servillo straordinario nei suoi dubbi, ed Isabelle Huppert, grande come sempre, elegantissima, dura, indimenticabile mentra sogna il monologo finale di Lady Macbeth, finalmente in un film di Belocchio!

emilio campanella

O GEBO E A SOMBRA di Manoel de Oliveira.        
Giustamente fuori concorso quest'ultimo film dell'ultracentenario, decano del cinema mondiale.    
Una scommessa difficile, siccome si tratta di un dramma morale verboso, e, secondo me, non convincentissimo, di Raul Brandao. 
Un uomo retto, nasconde per molti anni, alla moglie che il figlio partito abbandonando la famiglia, e' in realta', un delinquente.
Un nodo evangelico, ed anche dostojevskjano, ma senza la forza dell'uno, ne' la maestria dell'altro.
Ci vengono in soccorso, nei novanta minuti di durata, una regia calibratissima, una scenografia e delle luci memorabili, e la presenza di attori del calibro di Michel Lonsdale, Claudia Cardinale, Leonor Silveira, Jeanne Moreau, Ricardo Trepa, Lui's Miguel Cintra.

emilio campanella

HERITAGE di Hiam Abbas, LE GIORNATE DEGLI AUTORI. Una regista di cultura arabo israeliana, donna di cultura poliedrica, brava attrice, propone un quadro corale della comunita' di un paese palestinese con i suoi problemi di coesistenza con gli israeliani, mentre e' in corso l'operazione Piombo Fuso, ed ogni tanto gli aerei bombardano!
Si tratta di storie 'piccole', ma di vitale importanza per i protagonisti.
Una ragazza, che studia ad Haifa, confessa al padre di voler sposare un inglese, e come risultato, lui, cardiopatico smette i farmaci indispensabili alla sua sopravvivenza; il fratello maggiore sta facendo bancarotta e non ha il coraggio di chiedere aiuto al padre, il medesimo... la sorella malmaritata soffre dell'indifferenza del marito, preoccupato per la sua campagna elettorale come sindaco, e della sua storia extraconiugale; un cugino scopre di essere sterile, cosa di cui tutti accusano la moglie cristiana!
Troppi temi? Non mi sembra, storie quotidiane che in una societa' tradizionale patriarcale rischiano di esplodere in tragedia da un momento all'altro!
Lo vediamo continuamente anche qui, quando una ragazza decide di voler prendere in mano il proprio destino e di rifiutare direttive dalla famiglia!. 
Per fortuna le cose non sono cosi' tese da non permettere alla studentessa di operare la propria dolorosa scelta di abbandonare la famiglia e di fare la vita che desidera.
Gli attori sono tutti bravissimi.

emilio campanella

ANCHE IO (Ja Tozhe Hochu) di Alexej Balabanov nella rassegna ORIZZONTI.                            
Nella prima inquadratura un uomo, dopo un breve scambio di battute, ne fredda altri quattro.
E' il protagonista, forse, di questo breve (per fortuna solo 88 min.!) film russo successivamente seguiamo un musicista, che si rivelera' pessimo, il quale incontrera' il delinquente di cui sopra, in una sauna, dopo una visita in farmacia ed un'altra in chiesa.
Questi gli propone un viaggio verso la felicita'... prima della partenza rapiscono un terzo disperato, in clinica per disintossicarsi dall'alcoolismo.
Ultima tappa, prelevare l'anziano padre dell'alcoolista, per coinvolgerlo nel progetto.
Luogo di questo anelito, una zona radioattiva pericolosissima, da cui quasi nessuno torna, chi muore, e chi invece viene 'rapito in cielo'...
Un sogno di ascensione, ma cui non tutti hanno diritto.
Il vecchio, ad esempio no, siccome muore quasi subito, di freddo; il figlio lo seppellira' nel ghiaccio, e si sdraiera' sul suolo gelato, in attesa... Gli altri proseguono: il musicista sembra assunto in cielo...(?), l'assassino no... c'e' una giustizia...!?!?. 
Nonostante l'onnipresente colonna sonora fracassona, salvo le ultime immagini; l'alba sul paesaggio ghiacciato, il campanile solitario, la chiesa diroccata, fra MOLTA nostalgia di Tarkowskji, soprattutto nostra, ed un ricordo di ASCENSIONE di Anish Kapoor!

emilio campanella


PASSION di Brian de Palma, in concorso.
Un patinatissimo remake di un film di Alain Corneau... molto spesso gli americani, tanto amano il cinema francese, da volerlo rifare, ed anche migliorare...
Confesso di non aver visto l'originale, e mi limito a giudicare il costosissimo prodotto americano... siamo in un'agenzia pubblicitaria dove si strizzano le persone, le si plagiano e le si cestinano, al solito, ma in salsa erotico sexy, etero-lesbo-fetish.
Dopo una prima parte in cui i veleni ed i colpi bassi rimangono controllati ed apparentemente per bene, esplodono le reazioni animali, e gli istinti piu' bassi, le situazioni precipitano ed anche, un po' la misura, siccome abbiamo un affastellarsi di sogni, incubi, smentiti e ribaditi, sbirciando un bignami di psicoanalisi, ed una filmografia di Hitchcock, ma in maniera molto frettolosa!
Alla fine c'interessa ben poco di questi personaggi insopportabili, tutti, nessuno escluso, e delle loro beghe. 
La nota MOLTO negativa sta nel fatto che per De Palma, l'amore fra due donne e' fatto di sopraffazione, di ricatto, e di imposizione!
Eh no, mister maschilista internazionale!!!
Disgraziatamente l' 'opera' concorrera' per il triste Queer Lion!!!!

emilio campanella

Eccoci, dunque arrivati alla chiusura dellla Sessantanovesima Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia, ed alla serata della premiazione con pasticcio a sorpresa!
Cominciando dal Leone d'oro che e' stato assegnato a Kim Ki-duk, per PIETA'.
Leone d'argento a Ulrich Seidl per PARADIES: Glaube; Premio Speciale della Giuria a Paul Thomas Anderson per THE MASTER... cioe', no, insomma c'e' stato un errore... imbarazzi, rossori, tremori, furori!!!  Leone d'Argento a THE MASTER, e Premio Speciale della Giuria a Siedl... del quale dovevate vedere la faccia... mentre il pubblico rumoreggiava!
Coppa Volpi come migliore interpretazione maschile a Philip Seymour Hoffman e Joachim Phoenix.
Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile ad Hadas Yaron, per LEMALE ET HA'CHALAL.
Premio Marcello Mastroianni a Fabrizio Falco, per BELLA ADDORMENTATA ed E' STATO IL FIGLIO.
Premio Migliore Sceneggiatura ad Olivier Assayas per APRE'S MAI.
Premio Opera Prima a KUF di Ali Aydin  e, fra gli altri TANGO LIBRE di Frédéric Fontayne, come miglior film della rassegna ORIZZONTI, sezione lungometraggi.
In conclusione, come sempre, ci sono state esclusioni, speranze deluse e, forse, eccessi di generosita'.
A dire la verita', quest'anno l'organizzazione e' stata piu' agile, e tutti hanno lavorato meglio ed in maniera profiqua. Al prossimo anno!

emilio campanella

La Notte dei Leoni, aldila' delle euforie, e' anche una sera/notte malinconica, in cui ci si saluta, si spera di ritrovare amici e colleghi l'anno successivo; in concomitanza, in spregio alla meteorologia, a Venezia e' anche la fine della breve stagione balneare... ufficiale! Per fortuna il mare non viene arroltolato e portato in soffitta, per cui se ne puo' ancora ben approfittare un via... ufficiosa!
Comunque, un modo per dimenticare un po' le piccole tristezze stagionali, e'... andare al cinema! Siccome poi ci sono le ultime proiezioni dei film premiati, si puo' scegliere. 
Io ho privilegiato KUF di Ali Aydin, un regista turco bello e simpatico, premiato come opera prima, ed appartenente alla Settimana della Critica.
Si tratta di una storia semplice e molto dolorosa: quella di un uomo, dipendente tecnico delle ferrovie che da diciotto anni tempesta di lettere le stanze del potere per avere notizie del figlio scomparso, al terzo anno d'universita' che frequentava nella capitale.
Il Commissario di Polizia, spesso lo convoca, lo interroga... veniamo a sapere che anni prima era stato portato nei sotterranei del Commissariato, e trattenuto, ma lui è un tipo tosto, non demorde, e disturba.
Anni prima e' rimasto vedovo di una moglie, disperata quanto lui, per la scomparsa dell'unico figlio.
Pare che si fosse messo contro il Governo... le giornate trascorrono in solitudine, fra magnifici paesaggi, binari, colleghi inaffidabili che tentano di violentare le donne che lavorano con loro.
Lui ne salvera' una, dando una mazzata sulla testa al colpevole, che verra' anche seviziato da un uomo geloso... e' un poco di buono, e fara' una brutta fine... intanto si ritrovano le tracce dello scomparso: un documento d'identita'.
Andra' ad Istambul, per sottoporsi ad un esame del DNA, che confermera' la parentela. Gli consegnaranno una cassetta con i poveri resti, rientrera' a casa, e nell'ultima inquadratura vedremo la piccola cassa in primo piano, sul tavolo, lui scompare oltre la porta della stanza accanto, non illuminata, rimane solo con il prossimo attacco di epilessia, ora la sua vita è finita... anche lo scopo che lo ha tenuto in vita, si è estinto.
Dolorosissimo, umano, sentito, un film di grande semplicita' e rigore che tace e suggerisce, piu' che dire e mostrare. Nanni Moretti lo ha comperato per la sua Sacher, quindi lo potremo vedere nelle sale, nei prossimi mesi.

emilio campanella

Come promesso alla fine di Agosto, eccomi qui di ritorno sull'argomento Architettura, cosi' presente in questi mesi a Venezia, approfittando della temperatura piu' fresca di questi ultimi giorni.
Come si sa molti padiglioni nazionali sono decentrati in altrettanti punti della citta', in aggiunta a quelli presenti ai Giardini di Castello ed all'Arsenale.
Oltre a questi, altre importanti mostre si sono inaugurate nelle stesse date, e, nella maggior parte dureranno sino alla fine di novembre. andro' con ordine, partendo dall'Isola di S.Giorgio dove e' ospitato il padiglione dell'Angola, con un' interessante iniziativa/progetto di giardini comuni a vari edifici con piante che filtrano e depurano l'acqua.
LIFE BETWEEN BUILDING e' il titolo della presentazione del nordico LOUISIANA MUSEUM OF MODERN ART; di seguito, nella piscina vuota, ormai adibita a spazio espositivo, un' intrigante, curiosa, stimolante mostra fotografica  di Carlo Rocchi Bilancini, che ha immerso nell'acqua, almeno per meta', i soggetti scelti, e li ha fotografati cosi'!
L'effetto e' perlomeno straniante, quando non molto divertente e talvolta esilarante, dati gli atteggiamenti di assoluta quotidianita' delle persone ritratte coinvolte nel gioco delle ritrazione liquida; la mostra s'intitola PESCI FUOR D'ACQUA.
Siccome e' esposta solo una scelta di immagini, consiglio il bel catalogo edito da Skira.
L'esposizione e' curata da Ziva Kraus e rimarra' aperta solo sino al 6 Ottobre prossimo.
A conclusione: CARLO SCARPA, VENINI 1932-1947. Ora tentero' di parlar male di una bellissima mostra, e soprattutto, cerchero' di spiegarne il motivo.
I vetri esposti sono magnifici, scientificamente e cronologicamente disposti in cinque o sei stanze successive; c'e' anche una scelta di disegni preparatori, ma tant'e', c'e' qualcosa che non quadra... si soffoca, come quando l'aria e' troppo secca.
L'allestimento manca di vita, di respiro, ed anche un po' di gioco non guasterebbe, solo un poco... e le luci sono terribili. chiare diffuse, fisse, lo sono sempre, e' vero, ma queste appiattiscono tutto, fanno il contrario che valorizzare. Peccato... pollice verso!!!
Prendendo il battello ed scendendo a S. Zaccaria, si raggiunge il Palazzo delle Prigioni Vecchie, sede ormai tradizionale del padiglione di Taiwan. Il lavoro interessantissimo di quest'anno s'intitola: ARCHITECT/ GEOGRAPHER, Le Foyer de Taiwan.
Un percorso semilabirintico di colline e stretti passi montani, che sono anche le stanze di un appartametno altrettanto, ovviamente, labirintico, costruito con strati di cartone ondulato.
Verso la fine del 'viaggio' sulle pareti e' proiettato un corto gemello di quello presentato alla Biennale Cinema da Tsai-Ming-Liang.
Un'altra fermata di battello e si raggiunge il padiglione di Hong Kong, in Campo della Tana, di fronte all'ingresso dell'Arsenale, che propone.
INTER CITIES/INTRA CITIES, stimolante serie di progetti con fantasiose proposte per l'utilizzo degli spazi.
A Palazzo Zorzi, invece, sede dell'UNESCO, il padiglione dell'Albania, al piano nobile: un'ampio excursus sulle citta' antiche, i piani urbanistici, il recupero i restauri, le devastazioni, le ricostruzioni, le sopravvivenze, di grande forza ed efficacia. Il titolo e': IN HERITAGE. 
A Palazzo Cavalli Franchetti, in Campo S. Vidal, di fronte al Ponte dell'Accademia: BERTIL VALLIEN - 9 ROOMS; in poche frasi dagli appunti: architettura e dintorni; totem; ushebti, piccoli totem, para/crocifissi, Cristo-Osiride; paesaggi; plastici; trasparenze lucido/satinato.
Ho scelto di riportare le mie note nella loro secchezza, perche' questi lavori in vetro sono molto duri e forti.
Non ho amato tutto, ma alcune cose, non poche, anche molto. Purtroppo, come sempre, e questa volta, anche molto peggio, l'illuminazione e' pessima!

emilio campanella

Si, una mostra molto piccola, di sole due opere, ma altrettanto preziosissima e' TIZIANO E PAOLO III, il pittore ed il suo modello, a Padova, ai Musei Civici agli Eremitani, ed in chiusura il 30 Settembre, aperta al pubblico dal 7 Luglio.
Faceva un caldo da spararsi a Luglio, poi anche Agosto non ha scherzato, di seguito le mostre veneziane e la Biennale Cinema, insomma mi sono ridotto all'ultima settimana, ed in una giornata semi autunnale per godermi due autentici capolavori inediti, ritrovati, riscoperti, vedete voi come preferirete definirli, comunque, una visita irrinunciabile essendo a Padova!
La sala e' piccola e raccolta e le due opere sono l'una di fronte all'altra: RITRATTO DI PAOLO III SENZA CAMAURO, olio su tela, gemello dell'altro di Capodimonte, con il Pontefice seduto, una tunica bianca, ed una mantella porpora. Le mani sensibili, una sul bracciolo, l'altra, grifagna, sulla borsa, quasi a voler trattenere i denari che il ritratto vorrebbe mostrare facilmente elargibili all'imperatore Carlo V, per una contrattazione di territori...lo sguardo deciso, forte, verso chi guarda.
La qualita' esecutiva e' altissima, da qui il fatto che nessuno ne abbia messo in dubbio l'autenticita'.
Di fronte un AUTORITRATTO in tarda eta', olio su carta, vicinissimo, iconograficamente, a quello di Berlino, per quanto di minori dimensioni, ed ' in primissimo piano' detto cinematograficamente.
Un impasto denso di colore, una luce perfetta che investe il volto da destra, lo sguardo intenso rivolto nella medesima direzione, le labbra semiaperte di una persona che pensa, osserva, respira profondamente al contempo.
Entrambe le opere sono di collezioni private inglesi. Beati quei collezionisti!



emilio campanella

Cercando e trovando padiglioni nazionali, mostre collaterali nascoste, in occasione della Biennale Architettura. Inizio con POST-CITY a Ca' del Duca, sede del padiglione del Lussemburgo.
Un'elegante, freddina esposizione di piani urbanistici tridimensionali, in una sede che ci ha abituato, da molti anni, a mostre ed installazioni indimenticabili...quest'anno in tono molto minore.
Alla Galleria A+A, spazio di suo, sempre molto suggestivo, quello della Slovenia, che propone una panoramica di progetti, idee, interventi interessanti e presentati in maniera estremamente stimolante, dal titolo: 100 Y C (100 year city); accanto, a Palazzo Malipiero: PASSO SUCCESSIVO, del padiglione del Montenegro, fra suggestione ed inquietudine, installazione e progetto.
Di fronte, la nuova mostra di Patrik Mimran: AFTER, l'immagine del cielo come paesaggio mentale; un' ulteriore esplorazione tematica intorno a cieli e nubi, quest'anno, in quello che e' divenuto il suo spazio espositivo veneziano.
Insieme, una nuova serie di t-shirt tematiche e dalle scritte intriganti.
Poco piu' lontano, sul Canal Grande, il Portogallo, al Fondaco Marcello: LISBON GROUND, uno dei padiglioni piu' eleganti.

emilio campanella

Continuo qui il mio piccolo viaggio urbano fra le mostre veneziane d'Autunno.
A Palazzo Fortuny, questa volta, per fortuna, aperto in tutti e quattro piani, e con il piacere di poter sbirciare l'atelier del maestro, (gioia non sempre concessa) sono allestite quattro esposizioni.
Al piano terra, FRANCO VIMERCATI: Tutte le cose emergono dal nulla. Un lavoro fotografico accuratissimo e quasi entomologico, ora si direbbe minimale, intorno ad una manciata di oggetti fotografati con minime variazioni di luce e di posizione: un orologio, una zuppiera, una caraffa metallica violentissima nei suoi riflessi come di armatura antica, la stessa zuppiera con un sacchetto di carta (?) accartocciato sopra... si crea come uno stato psicologico di trance, con questi 'ritratti' i cui soggetti ci parlano sommessamente, ma in maniera chiarissima. 
Al primo piano nobile continuano le suggestioni di Vimercati nelle sale piccole e concentrative.
Nelle vetrine dei saloni, i gioielli di Annamaria Zanella, OLTRE L'ORNAMENTO.
Al secondo piano nobile le METAMORFOSI di Maurizio Donzelli con il sorprendente, indimenticabile, grande prisma.
Al terzo pano nobile (il sottotetto, insomma) con la sua vista straordinaria, l'elegantissimo allestimento delle RISONANZE di Be'atrice Helg.
Le mostre rimarranno aperte al Pubblico sino al 19 Novembre.
Invece, solo sino al 30 Settembre si potra' visitare a Palazzo Grimani. ECHI NEOREALISTI NELLA FOTOGRAFIA ITALIANA DEL DOPOGUERRA. L'esposizione  e' promossa dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Venezia  e dei comuni della Gronda lagunare e dall' Archivio Storico del Circolo Fotografico La Gondola.
Si tratta della scelta di una sessantina di scatti, anche di grandi nomi come Berengo Gardin, Mario Giacomelli, Fulvio Roiter , Italo Zannier.  Ma tutti indistintamente attenti a cogliere il dato umano, il volto, l'espressione, il gesto, la situazione sociale, come LA CONFESSIONE di Mario Cattaneo del 1955, oppure MATRIMONIO A VENEZIA del 1960 di Berengo Gardin, con quella giovane donna elegantissima, con un abito scuro e molti fili di perle, dietro il finestrino del taxi acqueo. Ma c'e' anche la miseria, la vita di stenti, le lavandaie, le fioraie dai molti decenni, i raccoglitori di cicche... attivita' che se si descrive ai ragazzi di oggi suscita la piu' stupita incredulita'! Ma anche un quartetto di bellezze al bagno degli anni '50.

emilio campanella

A parte scherzi e giochi di parole, dal, dal 29 Settembre al 6 Gennaio prossimo, il Museo Corres ospitera' FRANCESCO GUARDI, 1712-1793, in occasione del bicentenario della nascita del pittore, a diciannove anni di distanza da quella organizzata dalla Fondazione Cini, nel 1993, per il bicentenario della morte; il titolo era: VEDUTE, CAPRICCI, FESTE.
In questo caso la materia viene esaminata in maniera organicamente differente, attraverso la suddivisione in cinque sezioni: Il pittore di storia, Le prime vedute, Paesaggi e capricci, Feste e cerimonie, L'ultimo Guardi.
Il percorso espositivo, al piano superiore del Museo Correr, con le finestre che danno sulla Piazza, e che raddoppiano le visioni della Venezia settecentesca ritratta, riprodotta, reinventata, stravolta da Francesco Guardi segue un criterio scientifico costituito non solo  dipinti, ma anche da un' importante scelta di disegni divisi anch'essi per sezioni tematiche.
In tutto le opere presentate sono oltre centoventi, di cui sedici esposte per la prima volta in Italia. I prestiti sono dall'Italia, da molti paesi europei e dagli Stati Uniti. Prova questa, di uno sforzo organizzativo notevole Il costoso catalogo-album e' stato pubblicato da Skira, in collaborazione con i Musei Civici Veneziani

emilio campanella

Non solo, appunto, siccome la chicca esposta a Palazzo Benzon di Venezia, ormai soltanto sino al 30 Settembre, propone una scelta di ritratti, e foto di scena di 8 1/2 di Fellini.
Aperta al pubblico il 25 Agosto, in occasione della Biennale Cinema, e' sotto l'egida della Fondazione Fellini per il Cinema di Sion.
Colpisce particolarmente vedere immagini, volti, costumi notissimi, a colori, e colori magnifici, essendo abituati allo splendido bianco e nero del film!
A Palazzo Bembo, due occasioni interessanti, collaterali alla Biennale Architettura: al primo piano nobile: TRACES OF CENTURIES AND FUTURE STEP personale di Ying Tianqui che fa un lavoro di ricerca, di recupero, di scavo, scandagliando elementi del passato, antiche pietre; analizzando contrasti e materiali. Al secondo piano nobile: 60 architetti di 6 continenti presentano i loro progetti.
A Ca' Asi, il parigino Institut du Monde Arabe, nei magnifici spazi restaurati del piano terra a del piano nobile, presenta: LA NOUVELLE ARCHITECTURE ARABE, una stimolantissima serie di progetti interessanti nel territorio, nella natura, per la vita quotidiana, per l'archeologia...
Al numero 40 di Castello, il bellissimo padiglione della Catalogna, dove si passerebbero ore a vedere immagini, osservare i progetti, in un allestimento di grande intelligenza e suggestione.
Il padiglione della Georgia, in Riva s.Biagio, era appena stato smantellato... me lo sono perso!!!

emilio campanella

No, non e' un titolo ad effetto, e neppure una ricerca del paradosso, proprio no, in effetti, ma una osservazione fatta da un giovanissimo collaboratore di Luca Massimo Barbero, curatore della magnifica mostra: CAPOGROSSI, una retrospettiva, alla Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia, dal 29 Settembre 2012, al 10 Febbraio 2013.
Una esposizione ricca e densa di riferimenti e rimandi, e dedicata unicamente all'artista, come da moltissimo tempo non accadeva.  Personalmente, il mio rapporto con Giuseppe Capogrossi, nacque ai tempi delle scuole medie, quando rimasi colpito da quel segno inconfondibile, spesso cosi' contrastato: poi lo ritrovai in musei, gallerie, mostre, sempre riconoscibile, forte intenso, e come una chiave per aprire nuove dimensioni...
La presente manifestazione parte da lontano, con le prime tre sale in penombra, e pian piano in luce, sino all'esplosione del bianco, con l'apparizione di quello che il pittore definira': 'l'elemento'; con le tele evocate da un passato lontano, dai primi anni trenta, ed il ritratto di una societa' ferma con il fiato sospeso, tipica di una dittatura; i modi espressivi di una ricerca estetica comune a molti esponenti dell'epoca, ognuno con la sua cifra.
Successivamente compaiono gli studi di finestre, e pian piano linee e segni che in nuce gia' prefigurano gli sviluppi successivi. Le opere esposte sono una settantina, e vi e' compresa anche la prima esposta a N.Y. nei lontani anni cinquanta. I prestiti sono dal Centre Pompidou, dalla Galleria d'Arte Moderna di Roma, dal Mart di Rovereto, dai Musei Vaticani (occasione unica!).
Importantissima e' la cura filologica che ha fatto scegliere abbinamenti che riportano a mostre storiche, come quella del 1950 che viaggio' da New York a Parigi ed arrivo' a Venezia, alla Galleria Il Cavallino; e delle sale delle Biennali del tempo all'epoca dei rapporti con lo Spazialismo. Indimenticabili i monocromi in bianco!Il ponderoso ed accuratissimo catalogo e' pubblicato da Marsilio


emilio campanella

ORSI ITALIANI