Gli articoli di Emilio Campanella: Dicembre 2002

 

Caro Babbo Natale


Caro Babbo Natale

Sono un bambino cinquantenne e non ricordo quanto tempo sia passato da quando ti scrissi l'ultima volta, ma sicuramente diversi decenni, e sinceramente, non perche', come tanti, non creda piu' in te, anzi al contrario, tanto da emularti talvolta e cercare di sostituirmi un po' a te, - se cosi' si piu' dire - per alleggerirti il lavoro, o meglio per ribadire in qualche modo la tua esistenza.

Insomma, per molti anni ho cercato di arrangiarmi, ma quest'anno proprio sento che non ce la faro' da solo e che un tuo aiuto mi sara' indispensabile.

Tutto questo e' nato qualche giorno fa a Milano, dove ero per godirmi l'atmosfera natalizia meneghina con alcuni dei miei piu' cari amici, e la mattina del 23 ad una edicola di metro' ho scelto i miei giornali ed ho chiesto all'edicolante, una simpatica signora, anche un gioco di societa' politicizzato uscito quel giorno, commentando che mi sarei divertito a capire anche un po' le regole di certe nuove leggi, dato che tutti abbiamo qualche amico extracomunitario, anche solo svizzero (nel mio caso il mio compagno), e che comunque, essendo l'importo del gioco devoluto in beneficienza, mi andava benissimo anche quello...... Non avevo finito la frase che una signora, dietro di me, ne ha pronunciato una, di frase, relativa alla SUA fretta ed al NOSTRO farle perdere tempo ch'e' stato come un alito gelido nel collo. La conversazione si e' interrotta, l'edicolante ed io ci siamo scambiati un'occhiata MOLTO eloquente ed allontanatasi LA SIGNORA, abbiamo, di comune accordo, osservato che si', si', poteva pure andare per la sua strada,....... ed io aggiungo: la SUA STRADA DELL'INTOLLERANZA E DELL'EGOISMO!

ATTO II

La mattina dopo sul filobus che mi portava in Centrale, con un po' di gente, ma non troppa, molti bagagli, fra cui i miei, e nell'abside due file di cassette su carrelli con erbe varie. Appena salito ho visto un ragazzo slavo e poco piu' lontanto due giovanotti probabilmente pakistani. Dopo qualche fermata il giovane slavo aveva iniziato a raccogliere i suoi materiali, quando gli altri due stranieri lo hanno apostrofato avvertendolo che la sua fermata, compreso vedendo cio' che trasportava sarebbe stata piu' avanti al che lui ha posato, si e' avvicinato per ricevere cortesi e pazienti spiegazioni in una lingua (l'italiano) che non era sua ne' loro: una lezione di civilita' che non ha colto la "sciura" sopraggiunta poco dopo e che avendo sfiorato le cassette con il suo bel (?) piumino ha avuto un moto di stizza e di fastidio (notare che il legno era rifasciato di plastica) e non avrebbe certo potuto rovinare alcun tessuto ma ... chi lavora, chi e' povero: e' sporco, puzza, ingombra, dà fastidio!!!

Caro Babbo Natale, ti prego non farmi diventare come queste persone, e fammi SEMPRE ricordare che sono un figlio di emigranti, che sono italiano, che gli italiani si sono persi per secoli ai quattro angoli del mondo per cercare lavoro.

 

Emilio Campanella