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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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contents: it's intended for persons over 18
Aprimi
la cassaforte
Un racconto di Björn bear87@gmx.com
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Questa
è
un’opera di finzione. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono il
frutto della fantasia dell’autore o sono usati in maniera fittizia, e
qualunque somiglianza con persone, aziende, eventi o località reali è
da ritenersi puramente casuale
Ezio De Lorenzi non dormiva più da tempo assieme alla moglie, e anche quando si recava con lei in vacanza i due alloggiavano in camere separate. Avevano l’abitudine di andare una volta all’anno per due settimane alle terme per il ciclo di fanghi, prenotando sempre lo stesso albergo a cui si erano affezionati.La direzione stessa aveva riservato loro delle tariffe speciali e con alcuni dipendenti si era creato un rapporto confidenziale.
A
curare il loro soggiorno in ogni minimo dettaglio ci pensava Luigi, lo
storico portiere dell'albergo un po’ alla vecchia maniera, che teneva
tutto in testa e non sapeva usare molto bene il gestionale dell'hotel.
La cosa generò non pochi disagi quando, poche settimane prima, il buon
Luigi
aveva deciso di anticipare di qualche mese
la pensione, lasciando l’Italia per trasferirsi definitivamente in
Brasile come aveva sempre sognato.
Infatti, quando la moglie di Ezio entrò nella hall e si avvicinò al bancone per il check-in, si trovò davanti Domenico, un uomo di trent’anni che da poco aveva preso il posto del collega espatriato, e all’amarezza di non poter salutare ancora una volta Luigi si aggiunse la seccatura di scoprire che, invece delle solite camere comunicanti, l’hotel aveva assegnato alla coppia due camere a caso, per giunta non adiacenti, non avendo trovando richieste particolari sulla loro prenotazione.
Nonostante il rammarico di Domenico e tutta la sua buona volontà nel cercare di venire incontro agli ospiti, nulla si poteva fare per poter liberare le camere desiderate data l'alta occupazione. La signora era su tutte le furie e Domenico, per poterla calmare, le promise che se si fosse liberato qualcosa nei prossimi giorni avrebbe provveduto subito a organizzare un cambio della camera.
Fu così che un insignificante cambiamento di quella che era diventata una routine consolidata negli anni scatenò un gigantesco intoppo nel ciclico ripresentarsi di situazioni del tutto analoghe alle precedenti che ormai costituiva l’essenza della vita dei coniugi De Lorenzi.
Ed era proprio a causa di questa monotona serie di consuetudini che la loro trentennale vita matrimoniale era andata raffreddandosi progressivamente, mentre le fantasie di Ezio avevano cominciato a esplorare – del tutto inaspettatamente per lui – nuove forme di piacere.
In particolare, negli ultimi tempi, Ezio si era accorto di provare una crescente curiosità nel cercare sul web materiale pornografico gay.
Non che la pornografia fosse cosa nuova per lui: ne aveva fatto uso per tutta la vita, prima e dopo il matrimonio.E se un tempo ci si doveva sbattere
per andare in edicola per soddisfare le proprie voglie, davanti agli
occhi indiscreti del giornalaio, cercando di trovare il momento più
opportuno per non incappare nello stesso istante in qualche signora
bigotta alla ricerca dell’ultimo numero di Famiglia Cristiana,
negli ultimi tempi Internet aveva agevolato non di poco la sua attività
masturbatoria.
L’aveva persino intensificata, soprattutto da quando nelle sue ricerche erotiche virtuali accanto alla parola MILF si era fatta sempre più strada quella di BEAR.
Infatti, se all’inizio andava sui siti per etero a ricercare per lo più film di fine anni ‘70 o inizio ‘80, con attori lontani anni luce da quelli dei porno odierni (uomini assolutamente non depilati, magari con barbe o baffi, di varie età, spesso con un girovita considerevole e con membri di un certo calibro ma non inverosimilmente spropositati), di recente era passato a sessioni di ricerca esclusivamente gay mantenendo una predilezione particolare per tutto ciò che avesse a che fare con peli, carne e una dose massiccia di virilità.
Soffriva frequentemente d’insonnia e
quando si svegliava nel mezzo della notte non riusciva a riaddormentarsi
senza aver trascorso almeno una mezzora davanti al tablet.
Portava sempre boxer larghi – non aveva mai sopportato quelli elasticizzati, che stringono sul pacco e impediscono di cominciare una bella sega senza sfilarli – e si accarezzava delicatamente con la mano da fuori fino a far crescere completamente il fusto.
Poi passava la mano dentro l’apertura sul davanti e prendeva la punta bagnata tra pollice e indice per scappellare completamente il glande.
Avrebbe dato qualsiasi cosa per
sentire una bella lingua calda passargli sopra la cappella…
Prima di venire con il solito su e giù
della mano destra, intensificava i
suoi orgasmi con la stimolazione della
prostata.
A volte, quando era particolarmente
eccitato, bastavano solo poche penetrazioni per farlo scoppiare.
Ezio entrò nella porta della hall mentre la moglie era nel mezzo di una delle sue solite sfuriate isteriche.
Non
ebbe il tempo di concentrarsi sulle parole di quella rompicoglioni, che
con suo grande stupore si accorse che in portineria invece del solito
attempato Luigi col suo fisico da andropausa c’era un bel ragazzotto con
una forte stempiatura, i capelli rasati e una barba folta ma ben curata
color castano scuro.
Eh sì, non c’era che dire.
Non era certamente un palestrato ma il corpo era abbastanza tonico.
Inoltre, ciliegina sulla torta, ciuffi di pelo dai polsini della camicia, che Ezio non si fece sfuggire quando gli consegnò le chiavi della camera.Le più recondite fantasie erotiche avevano già scaldato il sangue del sig. De Lorenzi, il quale mentre saliva in ascensore con la moglie aveva grosse difficoltà a dissimulare il rigonfiamento che faceva capolino da dietro la patta.Erano
le 18. Domenico aveva sbrigato tutte le formalità del ricevimento: gli
ospiti previsti erano arrivati, le anagrafiche erano state inserite nel
computer, i clienti erano tutti in piscina.
L’aveva fatto prima di cominciare il
turno nello spogliatoio dei dipendenti.
classiche scarpe eleganti nero
opaco.
Aveva appoggiato il telefono su un mobiletto e si era seduto di fronte alla fotocamera divaricando per bene le gambe.
Prima
di caricare la foto, l’aveva tagliata in modo tale da non mostrare la
faccia ma lasciando intravvedere dal bordo superiore la barba.
Terminata
l’operazione, si era rivestito col completo di lavoro e aveva cominciato
le sue 8 ore giornaliere.“Scusi, mi fa una chiave?”
Domenico,
che era seduto nel retro dell’ufficio, sollevò lo sguardo dal telefono e
si avvicinò al bancone del ricevimento.
Non
poteva credere ai suoi occhi.
C’era
il sig. De Lorenzi seminudo.
“Ci
mancherebbe. Mi ricorda il numero e il suo cognome?”
“De
Lorenzi, 104”
Mentre
Domenico armeggiava con le tessere e impostava la macchina per
magnetizzare la chiave, non poteva staccare gli occhi dal torso di
quell’uomo.
Nonostante
fosse completamente calvo in testa e rasato in viso, aveva il petto
coperto da folti ciuffi di pelo ancora completamente nero, che si
concentrava nella zona dei capezzoli e che si
faceva
strada verso il basso per allargarsi sulla pancia e sparire sotto
l’asciugamani che aveva annodato ai fianchi.
Domenico
si rese conto che forse aveva indugiato un po’ troppo con lo sguardo su
quel daddy quando il sig. de Lorenzi, forse per togliersi
dall’imbarazzo, disse:
“Mi
scusi per come sono conciato ma vengo direttamente dalla piscina e
qualcuno deve aver preso inavvertitamente il mio accappatoio con la
chiave nella tasca.”
“Non
c’è nessun problema”, rispose Domenico sorridendo gentilmente e
abbassando lo sguardo ancora una volta sui peli che spuntavano anche
sulle spalle.
Con
questa ennesima occhiata Ezio non ebbe alcun dubbio: Domenico non
riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Era il momento della prova del nove: si strofinò i peli che coprivano la sua pancia come per grattarsi mentre guardava Domenico fisso nello sguardo per leggere tutta la voglia con cui il
portiere teneva d’occhio la sua mano.Dopodiché con la stessa mano con cui si era grattato l’addome villoso prese la chiave che Domenico gli porse, lo ringraziò e imboccò l’ascensore.
Rientrò in camera.
Era
troppo arrapato e doveva sfruttare l’occasione per far salire Domenico.
La
moglie era ancora in piscina e anche se fosse rientrata
non sarebbe certo venuta da lui.
La
sua camera si trovava dall’altra parte del piano e se anche fosse
passata a cercarlo lui avrebbe potuto
tranquillamente non rispondere facendo finta di non essere
dentro.
Ma
con quale pretesto far salire Domenico?
Lo
chiamò al telefono chiedendogli di salire perché non riusciva ad aprire
la cassaforte.
Domenico
non si fece sfuggire l'occasione e, invece di mandare qualcuno della
manutenzione, prese la cassetta di sicurezza e chiese al
facchino di turno di restare in portineria durante la sua assenza.
Arrivato
davanti alla camera, si accorse che la porta era rimasta appena
appoggiata.
Domenico
bussò e dall’interno Ezio gli disse di entrare.
Domenico
varcò la soglia e proseguì nel piccolo corridoio chiudendo la porta
dietro di sé.
Appena
entrato in camera trovò Ezio sdraiato sul letto completamente nudo.
Un
pisello di media lunghezza ma particolarmente grosso svettava turgido a
mezzaria mentre Ezio lo puntava
con la mano verso Domenico come per
offrirglielo.
Domenico,
per nascondere l’imbarazzo, disse: “Sono qui per aprire la cassaforte”.
Ezio
rispose maliziosamente: “Bravo, ti do io qualcosa
di meglio da aprire”, mentre, girandosi
sul fianco, mostrò il suo sedere e cominciò a massaggiare
l’ano.
Domenico
non seppe resistere: si tolse la giacca e senza sfilarsi i pantaloni,
tirò giù la lampo e sbottonò l’apertura dei boxer.
Dal
foro fece uscire l’uccello, che in pochi istanti si era già ingrossato,
mentre Ezio continuava a dilatare il buco
del culo con le dita.
Domenico
tirò fuori una bustina e srotolò il preservativo sul suo glande
dilatato.
Ezio
non poteva credere ai suoi occhi: una cappella così grossa dentro il suo
culo non l’aveva mai presa in considerazione
nemmeno quando si segava di notte davanti al tablet.
Domenico
riuscì
a calzare a stento il goldone extralarge
facendo passare il bordo spesso della cappella
con un po’ di pressione.
Si
avvicinò a Ezio, il quale prese l’uccello in bocca e cominciò a
succhiarlo e a masturbarlo.
Ezio
martellava insistentemente con la lingua sul glande
di Domenico, che assecondava la
stimolazione con i movimenti pelvici, per poi passare a leccare
le sue palle grosse e pelosissime.
Ma la cosa che Ezio si stava godendo più di tutte era poter intrufolare il suo grosso naso nel cespuglio di peli pubici del portiere e inspirare quell'odore di sapone con una leggera nota di urina,
mentre faceva scendere la verga di Domenico fino in gola. Domenico
si bloccò di colpo, smise di muovere il bacino e tirò fuori il membro
dalla bocca di Ezio prima che fosse troppo tardi.
Prese
dalla valigetta un tubetto di lubrificante e ne versò una buona
dose sull’uccello incappucciato.
Ezio
intanto si preparava a riceverlo: steso supino sul letto, aveva cacciato
un cuscino sotto le chiappe per sollevare il culo e facilitare la
penetrazione. Il portiere si mise le caviglie di Ezio sulle spalle,
versò un po’ di lubrificante nelle dita della mano destra e incominciò a
dilatargli il culo prima con un dito e poi con due.
Non
ci volle molto perché Ezio cominciasse a gemere, quasi a supplicare
Domenico di passare all’attacco con il suo cavallo.
Domenico si massaggiò con la mano per ravvivare l’erezione, controllò che il guanto fosse ben srotolato e appoggiò sul foro di Ezio la cappella, che entrò dentro di lui come risucchiata
facendolo sussultare tutto d’un tratto.Domenico
si fermò e attese qualche secondo fino a quando sentì che i muscoli
dell’ano di Ezio lo spingevano fuori e li assecondò.
Ripeté l’operazione di entrata e uscita per un po’ di volte fino a quando fu lo stesso Ezio che, ormai pronto ad accogliere quel pezzo di manzo dentro di sé, diede una spinta del bacino verso le palle di Domenico facendolo entrare fino in fondo.
“È
fatta” pensò Ezio steso sul letto con le braccia
incrociate sotto la testa fissando soddisfatto il soffitto,
mentre rivedeva il volto barbuto di Domenico sopra la cravatta rossa
contorcersi per il godimento quando venne dentro il suo corpo respirando
affannosamente.
Il
preservativo era ancora per terra vicino alla maglietta imbrattata, dove
Domenico l’aveva lasciato prima di andarsene con un’uscita di scena
memorabile.
Appena
ebbe finito di godere, uscì di colpo dal corpo di Ezio e si affrettò in
bagno a lavarsi velocemente sul lavandino.
Poi
tornò in camera, si rimise addosso la giacca e mentre tirava su la
cerniera dei pantaloni alzò gli occhi per incrociare lo sguardo di Ezio
e accennare un sorriso portandosi il preservativo alle labbra.
Poi a bocca piena farfugliò: “Questo te lo lascio.”
Disse così mentre sputava il seme
sulla Lacoste usata.
Dopodiché aprì con cautela la porta
della camera e uscì.
Se la moglie di Ezio lo avesse trovato
lì e l’avesse guardato con sospetto, gli sarebbe bastato mostrare la
valigetta e raccontarle la storia della cassaforte da aprire. Guardò
l’orologio e si accorse che dovevano essere passati venti minuti
abbondanti da quando aveva lasciato il ricevimento.
Trovò il facchino ancora al bancone,
che appena lo vide arrivare sbottò con un’aria alquanto seccata: “Te la
sarai anche trombata ‘sta cassaforte! La
prossima volta ricordati che non sono pagato per coprire i tuoi porci
comodi!” Domenico preferì non dire alcunché.
Dopo aver
imprecato, il facchino si alzò dalla sedia
e se ne andò per i fatti suoi.
Domenico
non ebbe il tempo di sistemarsi dietro
al bancone che il telefono squillò.
Era il sig. De Lorenzi, che, dopo essersi complimentato per il trattamento che gli era stato riservato, aggiunse: “Mi raccomando, dovesse svuotarsi l'hotel, guardati bene dal proporre a mia moglie il cambio della camera!”