ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Zio Gigi

Un racconto di Dother


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Fin dalla pubertà ho scoperto che in me si nascondeva un gran porco attratto dagli uomini, dai loro corpi possenti, dal loro pelo, dai loro membri duri e caldi...

Da tutto ciò che i maschi come me potevano offrirmi. Non ho mai fatto alcuna distinzione d'età, di colore della pelle, di ceto sociale.

Per me, salvo casi disperati, non v'era uomo al mondo che fosse privo di qualche attrattiva in grado di stimolare le mie voglie più bollenti.

La mia apertura mentale verso il mio stesso sesso, coadiuvata dal mio fisichetto gradevole cosparso ovunque di soffice peluria nera e da una buona dotazione naturale in quanto a virilità fra le gambe, mi ha sempre consentito un discreto successo negli approcci sessuali con chiunque fosse oggetto del mio desiderio.

Insomma non mi sono mai potuto lamentare.

Tutto si complicò quando furono le mie mire sessuali a cambiare, il che avvenne durante l'estate di quattro anni fa, quando per le vacanze io e la mia famiglia ci recammo a Barcellona per far visita a zio Gigi, fratello di mio padre, che viveva lì da circa vent'anni con la moglie ed i suoi due figli.

Prima di allora avevo visto mio zio soltanto due o tre volte in tutti i miei trent'anni di vita, soltanto in occasione dei funerali della nonna e di un paio di matrimoni, dunque non avevo mai realmente avuto modo di conoscerlo.

Tutto ciò che sapevo, in buona sostanza grazie agli invidiosi commenti di mio padre, era che lo zio conduceva una vita piuttosto agiata grazie alla sua professione di organizzatore di eventi esclusivi e che stava pian piano garantendo ai miei cugini un futuro pieno di soldi e contatti col mondo dei vip.

Un pochino invidioso lo ero anche io, ma tutto sommato ero principalmente contento per loro perché pur non conoscendoli bene ero sicuro che fossero ottime persone, e in fondo si trattava pur sempre di parenti.

Quando arrivammo fummo piuttosto sorpresi, ed io anche abbastanza dispiaciuto, nello scoprire che la vita di zio Gigi non era poi tutta rose e fiori come ricordavamo: scoprimmo infatti che circa un mese prima del nostro viaggio, sua moglie aveva fatto avviare le pratiche per il divorzio e si era già trasferita in un altro appartamento.

I due figli, entrambi maggiorenni, avevano scelto di andare con lei per i primi tempi al fine di aiutarla a sistemarsi e a supervisionare le piccole ma numerose opere di ristrutturazione.

Non ricevemmo dallo zio Gigi alcuna spiegazione al riguardo se non qualche evasivo commento su come Marina stava attraversando un momento di profonda crisi personale che aveva finito per ripercuotersi sul loro matrimonio e su come anche lui avesse delle difficoltà nel portare avanti un rapporto così teso.

Nessuno di noi volle approfondire ulteriormente la questione per non gettare sale su quella che appariva ancora come una ferita aperta, così di comune e tacito accordo decidemmo ugualmente di restare - ormai eravamo lì e avevamo pagato fior di quattrini per una prima classe! - e di fare del nostro meglio per comportarci come se tutto fosse assolutamente normale.

Inoltre, per la gioia mia e dei miei due fratelli, oltre alle due camere degli ospiti si erano rese disponibili anche le stanze dei nostri cugini e dunque ognuno di noi avrebbe potuto godere di totale privacy. "Non tutti i mali vengono per nuocere" mi ritrovai a pensare.

Avevo anche altre ragioni per non essere eccessivamente addolorato dall'assenza di zia Marina e dei suoi figli: questa situazione mi dava la possibilità di avere a che fare molto di più con lo zio Gigi, che a distanza di qualche anno dal nostro ultimo e breve incontro, potevo finalmente ammirare con calma per come appariva nel suo ambiente naturale anziché in una noiosa e scomoda riunione piena di confusione e parenti inopportuni.

Zio Gigi era, in apparenza, la copia sputata del nonno e di papà. Secondo di tre figli, aveva ereditato i tratti principali di tutti noi.

La carnagione rosea che diventava olivastra dopo poche ore di sole, il sottile manto di pelo nero che sembrava ricoprire quasi ogni punto visibile del corpo, gli occhi color nocciola e il corpo grosso ma definito grazie all'umile lavoro giovanile in campagna, soltanto un po' rigonfio sulla pancia e sul petto avvolti da una camicia nera sbottonata per metà dalla quale spuntava un'invitante e fitta foresta color notte.

Le gambe simili a colonne sembravano esplodere in un paio di jeans che erano chiaramente di una misura inferiore alla sua, con l'inevitabile effetto di far apparire enorme ciò che poteva in effetti anche essere di dimensioni normali nella zona del cavallo e dei glutei.

L'agiatezza economica e il tempo libero derivanti dal suo lavoro gli consentivano di potersi dedicare alla palestra con una certa regolarità e dunque, rispetto a mio padre, l'aspetto di zio Gigi era nel complesso più abbondante e tonico nonchè più curato e preciso in dettagli quali il taglio di capelli e la barba. Insomma, per i miei gusti questo parente che a stento conoscevo appariva in quel momento come l'incarnazione di ogni mio sogno erotico.

Decisi all'istante, dopo aver compiuto l'immane sforzo di non sbavargli addosso davanti alla mia famiglia, che avrei utilizzato ogni astuzia in mio possesso per farlo mio.

Il solo pensiero mi avrebbe fatto orrore fino a cinque minuti prima, ma ogni mio valore morale era finito in mille pezzi non appena quel toro così virile e maschio ci aveva aperto la porta di casa.

Avendo a disposizione due intere settimane di vacanza, decisi che potevo sicuramente trascorrere in pace la mia prima serata lì senza tentare nulla di bizzarro, così dopo esserci tutti sistemati nelle nostre camere ed aver disfatto le valigie, mi aggregai alla famiglia per andare insieme a cena fuori in un ristorante gestito da un conoscente dello zio.

Rincasammo piuttosto tardi e non ci fu tempo per altro poiché eravamo tutti stanchi, anche a causa del viaggio. Il programma per il giorno successivo era di andare tutti in giro per farci accompagnare dallo zio attraverso le strade di Barcellona ed apprezzarne ogni bellezza sotto la sua guida sapiente.

Non avrei saputo dire se quella mattina fu il destino a metterci il suo zampino o se inconsciamente fui io a mettere un piede in fallo nello scendere i tre gradini che dalla zona notte davano sul salone, perché l'unica cosa che ricordo dell'inizio di quella giornata è che da un momento all'altro mi ritrovai completamente spalmato sul pavimento e con un forte dolore alla caviglia sinistra: avevo evidentemente preso una storta.

«Non è grave, ora ci mettiamo del ghiaccio» disse con sicurezza zio Gigi sovrastando le risate dei miei fratelli che, a quanto pare, erano accorsi dopo essere stati svegliati dal mio tuffo carpiato sul parquet.

Mio padre e mia madre mi avevano intanto aiutato a sedermi, poggiandomi delicatamente la gamba sinistra su un'altra sedia. Lanciai uno sguardo a quegli stupidi gradini e mi sembrò che fossero stranamente lucidi, come se vi avessero spalmato della cera o qualcosa di simile.

Non ebbi il tempo di rifletterci ulteriormente o di fare domande, poiché un forte bruciore mi pervase la caviglia quando zio Gigi vi applicò l'impacco ghiacciato, e solo dopo alcuni secondi fui in grado di riaprire i miei occhi, non più annebbiati dal sonno, e vidi lo spettacolo che si parava a meno di mezzo metro da me.

L'intero corpo di Zio Gigi era coperto unicamente da un paio di sottili (e probabilmente costosissimi) slip bianchi che sembravano risplendere nella luce mattutina, soprattutto in contrasto con la scurissima e folta peluria della pancia e dell'inguine.

Come i jeans del giorno prima, anche gli slip erano chiaramente più piccoli del dovuto e lasciavano trasparire la splendida forma di un pene a riposo ma visibilmente grosso.

Non indossava neanche i calzini, era talmente disinvolto da non curarsi né di noi né di mia madre, che pur di non farsi cogliere ad ammirarlo si era subito allontanata con la scusa di andare a cercare una qualche pomata contro il dolore.

Assodato che la mia ferita era cosa da poco, tutti furono d'accordo nel decidere che io sarei rimasto lì a casa.

I miei fratelli avevano mappe e opuscoli in abbondanza per visitare la città senza problemi e zio Gigi si offrì di restare per occuparsi di me. Se solo i miei avessero immaginato in che modo io mi sarei occupato di lui!

Certo, non ero nelle mie condizioni migliori, ma dopo un solo giorno avevo già avuto modo di ammirarlo da vicino senza praticamente nulla addosso, e stavo per trascorrere svariate ore in casa da solo con lui.

C'erano buoni presupposti per affilare le mie armi e volgere l'intera situazione a mio vantaggio.

«Allora, ricordami cos'è che fai tu in Italia» mi disse, aiutandomi a rimettermi a letto dopo che i miei erano usciti.

«Lavoro in un centro commerciale» gli risposi. «Non è il massimo ma ci pago l'affitto, sto pochissimo a casa e dunque non ho problemi con le bollette e abbiamo una piccola mensa al lavoro quindi anche le spese per il cibo sono ridotte, certo non è il massimo per la linea...»

«Però non mi sembra che tu sia molto in sovrappeso, è normale un po' di ciccia qui» replicò massaggiandosi la pancia in corrispondenza dell'ombelico. Notai la lentezza con cui la sua grande mano indugiava nell'accarezzare quella zona: c'era un che di sensuale e lascivo, conoscevo bene quel tipo di carezza.

Lo interpretai come un segnale ben preciso e cominciai a comprendere quale poteva essere il tipo di crisi che aveva portato in poco tempo alla dissoluzione del suo matrimonio con una donna bella e sexy come Marina, la quale non era nemmeno tanto sprovveduta da lasciare un simile maschione senza un motivo più che valido.

Nell'abbandonarmi a simili congetture, tutta la mia astuzia venne meno e non mi resi conto che il mio sguardo era sceso fino al rigonfiamento fra le gambe di zio Gigi.

Era ancora in slip e non si era minimamente preoccupato di coprire un solo centimetro in più del suo corpo. Il misto di innocenza e malizia che irradiava da lui era forte almeno quanto il suo tipico profumo di maschio meridionale che per la prima volta stavo notando.

Doveva aver sudato durante la notte, solo che fino a quell'istante ero troppo preso dal dolore per farci caso mentre mi soccorreva. Intanto ormai avevo fatto la mia gaffe e nel rialzare gli occhi incontrai lo sguardo di zio Gigi, che chiaramente si era accorto delle mie attenzioni alla sua virilità.

«Non ti preoccupare, succede tutte le volte» mi disse scoppiando a ridere. «Sto sempre in mutande in casa dal divorzio, e ogni volta che apro la porta ai vicini o al postino tutti mi fissano fra le gambe, è normale...»

"Di bene in meglio" pensai. "Siamo passati in un secondo dal mio lavoro al suo pacco, e sembra che non gli dia fastidio parlarne! Vediamo come si mettono le cose..."

«Bè, tanto normale non mi sembra» replicai, appoggiandomi alla spalliera del letto per non restare sdraiato. «Non trovi vagamente offensivo che qualcuno, magari estraneo, ti fissi proprio lì?»

«All'inizio poteva anche darmi fastidio» rispose con disinvoltura, come se stessimo parlando di cravatte anziché di cazzi. «Ma poi mi sono reso conto che non è male quando qualcuno, sia pure estraneo, apprezza la mia dotazione.»

Sentii una goccia di sudore freddo colarmi lungo la schiena mentre osservavo zio Gigi che, nel parlare della sua dotazione, faceva scorrere su di essa la mano per poi afferrarla saldamente, come per soppesarla, come avevo visto fare solo ai protagonisti dei film porno o agli uomini che mi provocavano affinché mi concedessi a loro.

«Quindi secondo te è una forma di apprezzamento il fatto che le persone ti guardino lì?» farfugliai, nel tentativo di mantenere il controllo.

Ma quanto a lungo avrei potuto, con un manzo di quel genere e in quella situazione? Sentivo il mio giovane cazzo voglioso, della stessa pasta del suo se il DNA valeva qualcosa, risvegliarsi nei miei pantaloncini da notte; sapevo che ormai sarebbe stata solo questione di attimi prima che iniziasse a svettare in tutta la sua grandezza.

«Sì, me lo guardano perché gli piace, e perché vorrebbero sentire con le proprie mani com'è grosso e duro» replicò senza battere ciglio. «...E a me questo piace tanto, anzi mi fa impazzire, e vorrei accontentarli tutti ma non sempre posso» Nel dire ciò continuava a toccarsi il cazzo attraverso le mutande, facendolo crescere rapidamente fino a raggiungere una dimensione che non avrei immaginato.

Quel turgido salsiccione ora era così ben definito che perfino i grossi testicoli risaltavano, perfettamente simmetrici, attraverso la stoffa.

Neanche nei miei sogni più sfrenati le cose erano mai state così semplici.

Avevo in mente di elaborare chissà quali folli strategie per provarci con lui, ma era chiaramente lui a provarci con me. Per un attimo sospettai che fosse stato lui ad ungere i gradini con la cera, o magari con del burro, al puro scopo di farmi cadere per trattenermi lì.

Ma come avrebbe potuto accertarsi come proprio io sarei passato di lì per primo?

Forse intendeva provarci con uno qualsiasi di noi? La mia mente stava vagliando ogni sorta di assurdità mentre gli occhi di zio Gigi continuavano a scrutare i miei, scendendo ogni tanto verso la mia bocca che era rimasta aperta dopo la sua dichiarazione.

Dovetti letteralmente ordinare al mio cervello di riconnettersi. Era tempo di rispondergli come di deve.

«Potresti sicuramente accontentare me» sussurrai, facendo saltellare il mio sguardo dai suoi occhi al suo enorme membro e poi di nuovo verso i suoi occhi. «Mi è venuta la stessa curiosità.»

Per tutta risposta lo zio Gigi sorrise, poi si alzò in piedi e in un attimo si tolse gli slip facendo svettare il suo enorme pene davanti alla mia faccia estasiata: era davvero grosso, sia in larghezza che in lunghezza, circondato da una fittissima peluria e con due bellissime palle, anch'esse grandi e pelose.

«Coraggio, toccalo» mi ordinò smettendo di sorridere. La serietà che improvvisamente si era impossessata di lui mi fece eccitare ancora di più.

Nel giro di un secondo mi avvicinai e strinsi le mie dita intorno a quel magnifico bastone di carne. Iniziai lentamente a masturbarlo mentre con l'altra mano gli afferrai i testicoli: erano incredibilmente pesanti e caldi, con un inconfondibile odore di maschio che mi arrivava dritto alle narici.

Mi sentivo come un ragazzino alla prima esperienza, io che avevo scopato decine e decine di uomini! Mi era chiaro ormai che lo zio, nonostante il matrimonio e i figli, avesse molta più esperienza di me con i maschi e dunque non mi dispiaceva affatto essere il suo giocattolo sessuale.

«Allora, ti piace toccare il cazzone dello zio?» mi domandò guardandomi dall'alto in basso.

Avrei voluto urlargli di sì, che volevo essere la sua troia, ma ero troppo preso dal maneggiare il suo arnese per formulare una frase che avesse un senso compiuto, così lasciai il suo grosso scroto, senza abbandonare il cazzo, per scostare il lenzuolo che mi copriva dalla vita in giù.

Un altro rapido movimento e mi liberai dei pantaloncini rivelando il mio cazzo, grosso ma neanche lontanamente enorme e gonfio come il suo, che si ergeva al massimo dell'erezione rivelando una grossa goccia di liquido pre-spermatico sulla punta della cappella.

Sono sempre stato uno che si bagna facilmente e questo fa impazzire gli uomini. La cosa dovette fare lo stesso effetto anche a zio Gigi, che a quella vista subito allungò una mano per titillarmi la punta del pene col medio e raccogliere il liquido per poi portarselo alla lingua.

«Sì, pare proprio che ti piaccia...» mormorò assaporandone il sapore. «Vediamo se ti piace anche prenderlo in bocca!»

Non gli diedi il tempo di finire la frase che subito spalancai le mie fauci assetate di cazzo per riempirmi interamente l'interno della bocca con il suo pezzo di carne.

Sentire il suo sapore, il suo sudore, la sua mascolinità mi mandava letteralmente ai pazzi; emisi una gran quantità di mugolii di piacere da suonare alle mie stesse orecchie come la più lurida delle cagne in calore, ero al contempo sorpreso dalla mia spregiudicatezza nel soddisfare i desideri sessuali di un mio familiare (nonostante fossero anche i miei!) e fiero della mia capacità di succhiare agevolmente un cazzone così grosso!

«Che bravo succhiacazzi che sei, devi aver preso da me!» mi disse gemendo per la goduria, dopodiché con un balzo venne sul letto avvicinando il volto al mio pene ancora drittissimo e nuovamente bagnato.

Adagiandosi sul mio corpo lo fece sparire nella sua bocca, iniziando con sapienza un bellissimo pompino mentre le sue palle pesanti strusciavano sulla mia faccia, impregnandomi il naso e la lingua di caldissimi umori maschili.

Di tanto in tanto lo zio smetteva di succhiare per infliggere al mio cazzo dei meravigliosi colpetti con la sua lingua lunga e agile come la frusta di un carnefice. Io rispondevo allungando il collo per dedicarmi al suo meraviglioso fondoschiena.

Che meraviglia di culo, grosso, sodo e pelosissimo. Il fitto pelo nero ne ricopriva ogni zona, anche all'interno delle chiappe fino al bellissimo e odoroso buco che iniziai a leccare senza pietà.

Il sapore di quell'anfratto sudato e caldo mi mandava in estasi, la mia fame del suo culo era pari se non superiore a quella per il suo cazzo. Non esisteva null'altro che zio Gigi, con il suo gran corpo, il suo pisellone, i suoi coglioni e il suo culone. Sarei morto felice, se fosse successo mentre facevo porcate con lui!

«Sei proprio una troietta, lo sapevo che mi avresti fatto godere!» disse staccando le labbra dal mio pene e sedendosi sulla mia faccia. Iniziò a muovere il bacino mentre la mia lingua esplorava ancora instancabile la dolcissima cavità del suo culo. I versi animaleschi che emettevo tradivano il mio godimento, ben superiore al suo.

«Ora ti faccio vedere cosa faccio io per far godere le troie come te» aggiunse, chinandosi ancora a succhiare il mio pene ma allungando anche una mano oltre i miei testicoli, scendendo verso il perineo e la zona anale.

Con il suo pesante culo sulla faccia e il resto del suo corpo sul mio non avevo alcuna possibilità di movimento, e così anche volendo non avrei potuto oppormi in alcun modo alle sue dita che iniziavano a violare il mio buchetto.

Non che io volessi oppormi: non vedevo l'ora di essere scopato da lui in tutti i modi possibili!

Prima prese a infilarmi lentamente il medio, poi aumentò leggermente la velocità e nel giro di pochi attimi il mio ano fu pronto ad accogliere un altro dito, e poi ancora un altro man mano che la sua calda saliva colava dalla sua bocca lungo il mio pene e le mie palle fino a mescolarsi con il sudore e i miei umori anali che mi stavano già lubrificando ben bene.

Dopo qualche minuto passato a sditalinarmi, zio Gigi si ritrovò con quattro dita su cinque infilate completamente all'interno del mio culo, e la velocità con cui mi stava scopando era superiore a quella che qualsiasi cazzo avrebbe potuto raggiungere.

Io, in estasi completa, non facevo che mugolare come la grande troia che ero in quel momento.

Senza dire una parola, zio Gigi si alzò liberandomi dalla meravigliosa prigionia delle sue possenti carni e con delicatezza mi sollevò le gambe, stando bene attento a non stringermi la caviglia ferita - ma chi lo sentiva più il dolore, ormai?

Inginocchiatosi sul letto, con le mie gambe sulle spalle, prese con entrambe le mani il suo cazzone e lo accompagnò dolcemente verso il mio buco ormai ben dilatato; urlai di piacere nel sentirlo entrare così lento e inesorabile dentro di me, non vedevo l'ora di essere scopato con tutta la forza di cui lui era sicuramente capace.

Emettendo grugniti e sbuffi, lo zio sembrò leggermi nel pensiero perchè le sue spinte aumentavano gradualmente ma rapidamente di intensità, e presto mi ritrovai ad essere pompato senza pietà dal suo enorme pisello che mi riempiva completamente, sentivo le sue palle farmi male mentre sbattevano rumorosamente contro la mia pelle ad una velocità impressionante.

«Sì zio, così, fottimi! Sono la tua puttana, chiavami!» urlai, vergognandomi di me stesso e godendo come un porco nello stesso momento. «Chiavami a sangue e sborrami nel culo, dai!»

«Sì, puttanella, lo zio ti fotte il culo finchè non ci sborra dentro!» mi gridò in risposta. «Sentirai com'è calda la sborra dello zio!»

Quanto andammo avanti a scopare in quel modo e a gridarci porcherie simili, non ne ho idea. Il tempo smise di avere importanza, o forse andò avanti molto in fretta perchè quando arrivammo al culmine mi parve che tutto stesse per finire ingiustamente troppo presto.

L'incredibile chiavata che zio Gigi si stava godendo usando il mio culo come giocattolo stava per volgere al termine, lo capii dall'accelerare delle sue spinte e dei suoi gemiti bestiali, oltre al fatto che si era messo in bocca i miei piedi e se li strusciava sul volto facendomi impazzire con la sua lingua, abile e porca come la mia.

Aveva intuito che amo farmi leccare i piedi e voleva evidentemente farmi godere al massimo per farmi raggiungere l'orgasmo insieme a lui, e così fu.

Mi smanettò sapientemente il cazzo facendomi schizzare fiotti e fiotti di sborra sul mio petto, mentre nello stesso istante le sue ultime spinte si fecero ancora più potenti e, con la lingua che ancora venerava i miei piedi, egli versò nel mio culo ormai rovente un'immensa quantità di sborra ancora più calda che arrivò a scaldarmi perfino la prostata, amplificando fino all'inverosimile gli ultimi istanti del mio orgasmo.

Non pago di avermi fatto godere così tanto, zio Gigi si chinò sul mio torace per leccare tutta la sborra che avevo schizzato e raccogliendo contemporaneamente la sua che colava dal mio buco in fiamme, per poi avvicinarsi al mio viso e lasciarle ricadere entrambe nella mia bocca, dopodichè le nostre bocche si chiusero l'una sull'altra, facendo vorticare le lingue di entrambi in un dolcissimo bacio insaporito dal nostro sperma, che si mescolò alla perfezione prima che tutti e due lo ingoiassimo in un ultimo, voluttuoso gemito di goduria.

Quella strana ma splendida avventura aveva accelerato e sconvolto i miei piani per le vacanze. Idealmente, avrei trascorso il resto di quelle due settimane trovando altri pretesti per restare solo con zio Gigi, ma le cose purtroppo andarono diversamente e per nessuno di noi due fu possibile replicare l'accaduto...

Almeno per quell'anno.

CONTINUA (?)

Per commenti, suggerimenti e altro: dother@live.it


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