ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il tecnico dei computer

Un racconto di CarinoTo (carinoto68@hotmail.it)

Mercoledi' notte: mentre chattavo in perfetta solitudine con alcuni maschi arrapati quanto me, proprio mentre stavo per combinare un bell'incontro, il computer si inceppa. Un virus, forse: nonostante i miei sforzi, tuttavia, la macchina non ne vuole sapere di riprendere la marcia. La spengo, la riaccendo; ripeto le varie operazioni piu' volte. Nulla. E' proprio morto. Cazzo: e adesso come faccio a incontrare qualche stallone che voglia chiavarmi? Decido di andare a dormire, anche se la voglia di scopare ­ o almeno di guardarmi in santa pace un bel sito pornografico, con tanti manzi muscolosi che si ficcano la grossa minchia in culo o in gola ­ e' davvero tanta. Pazienza: per quella sera decido di segarmi sotto le lenzuola, immaginando una bella scena di sesso sfrenato. Il giorno dopo, di buon mattino, telefono al mio amico Michele, ovvero a colui che mi ha venduto il computer: gli spiego il caso e lui dice di poter venire immediatamente a controllare. Detto fatto: dieci minuti dopo Michele suona alla porta; io sono ancora in bagno che mi rado la barba e sono percio' costretto ad andare ad aprire la porta a torso nudo. Tanto lo so che non gli frega nulla di vedere i miei bei pettorali lisci e tesi: a Michi piace la fica; e' sposatissimo e non perde occasione per parlare male dei froci, che considera la feccia del mondo. Peccato: non e' una meraviglia, ma grazie al pizzettino un po' brizzolato, alle spalle larghe, ai jeans che mettono in mostra un pacco morbido e gonfio, ogni tanto mi fa venire l'acquolina in bocca. Ma poi, pensando a quanto sia etero, me la faccio passare. Michele si dirige al computer mentre io torno in bagno; lo sento trafficare un po' e penso che stia risolvendo il problema. Invece, quando torno in salotto, ormai vestito, lo vedo che sta impacchettando l'aggeggio. 'Che fai?' esclamo stupefatto: a parte chattare, il PC mi serve anche per lavoro. 'Non posso agire diversamente ­ risponde il mio amico ­ perche' dentro questo coso c'e' qualcosa di grave, neppure io riesco ad avviarlo. Lo porto in laboratorio: domani o dopodomani te lo restituiremo'. Merda, non ci voleva. Mentre cerco di reagire Michele e' gia' sparito dietro la porta. Mi devo rassegnare: per almeno due giorni non potro' essere collegato con il resto del mondo.

Due giorni in effetti passano in fretta. Al pomeriggio del sabato, quando meno me lo aspetto, suona il campanello del citofono. Chi sara'? Vado a rispondere e provo una gioia insperata: 'Il tecnico del computer' e' la risposta. In effetti, vedo salire un uomo giovane e grosso, che regge sulle braccia la scatola contenente la mia macchina. Dopo i saluti di rito, l'uomo ­ che mi dice di chiamarsi Stefano, - comincia la riparazione: rimonta l'apparecchiatura, stabilisce i collegamenti, avvia i contatti e li prova. Mentre lavora lo osservo: dio che meraviglia. Muscoloso, con un po' di pancetta, ha peli ben distribuiti dappertutto: ne spuntano dal collo della maglietta bianca e tesa sul torace, ne intravvedo parecchi anche sull'addome quando si corica a terra. Il viso e' regolare, coperto da una folta barba nera tenuta cortissima; la bocca si spalanca su una chiostra di denti bianchissimi; gli occhi sono scuri e profondi. Un uomo davvero magnifico.

Non oso sperare che all'improvviso mi ricordo di avere visitato un sacco di siti gay negli ultimi giorni: e cio' che si e' visto sullo schermo viene memorizzato dal cervellone sull'hard disk. Che vergogna: Stefano si sara' sicuramente accorto di quello che amo guardare e quindi avra' capito che sono finocchio. In realta', l'uomo lavora tranquillo per un lungo tempo; anche quando accende per l'ultima volta il computer mi parla senza guardarmi, solo per spiegarmi quali problemi ha riscontrato, come li ha risolti e in quale modo adesso devo comportarmi per tornare in possesso di tutti i documenti che avevo salvato in precedenza. Poi, si alza, spegne il PC, si volta veso di me e pianta gli occhi in fondo ai miei: 'Ecco, io ho finito'. 'Quanto le devo?' gli chiedo. 'Si metta d'accordo con Michele, io sono soltanto un tecnico alle sue dipendenze' mi dice sorridendo. 'Beato lui' penso; ma ovviamente non dico nulla. Finito il dialogo, Stefano non si muove; e' come se avesse perso qualcosa, sembra non voler andare via. Vorrei aiutarlo, ma non so come fare. Alla fine e' lui che rompe il silenzio: 'Ho salvato anche la vecchia cronologia: se vuole andare sui siti Internet che guardava abitualmente, in questo modo fara' molto piu' in fretta'. Capisco. Capisco e arrossisco. Cazzo, che vergogna, avra' visto tutti quegli stalloni che si sodomizzavano. 'Non si preoccupi ­ dice a un tratto intuendo il mio imbarazzo ­ non mi scandalizzo mica. E poi, molti di quei siti li' li conosco anche io'.

Ecco cosa voleva dirmi: che anche lui e' gay! Sorrido: 'Finalmente una bella notizia" gli sussurro. Si avvicina: ha un odore tenue, e' un po' sudato, mi sembra di svenire. Allunga una mano, mi sfiora il petto. Anche io mi avvicino e lo abbraccio: i nostri muscoli si sfiorano e si carezzano. E' lui il primo a iniziare il bacio: un bacio dolce, lungo e appassionato. Le nostre lingue si toccano e giocherellano mentre la saliva si mescola. Sono veramentre eccitato. Il bacio dura molto tempo e durante questo primo contatto ci carezziamo le teste, passiamo le dita tra i capelli, ci spingiamo sempre di piu' l'uno verso l'altro. Ma non ci basta piu': dopo qualche minuto passato a slinguarci ci stacchiamo e inziamo a denudarci. Ci togliamo la maglia: a quel punto posso vedere il petto e l'addome di Stefano. E' uno spettacolo impressionante: un folto mantello di peli lunghi e neri ricopre per tutta la larghezza il torace gonfio, che culmina ai lati in due capezzoli scuri, duri e piuttosto piccoli; scendendo verso il basso, i peli si radunano in una striscia piu' stretta, che diventa sottile in prossimita' dell'ombelico. Attacco con violenza la bocca a quei capezzoli meravigliosi: mentre succhio e lecco quella carne maschia sento piu' forte l'odore caldo delle ascelle pelose e questo mi fa andare ancora piu' su di giri.

Con la mano destra tocco gli la patta, che e' gonfia e dura: anche Stefano mi spinge la testa verso il basso e cosi' devo inginocchiarmi. Comincio a slacciare la cintura dei pantaloni; poi, uno a uno e con le mani tremanti, i bottoni che racchiudono e nascondono il membro di Stefano. Una volta aperti i jeans, Stefano stesso mi aiuta ad abbassarli ed e' cosi' che vedo i boxer bianchi ed elastici, che fasciano una minchia di notevoli dimensioni, ripiegata verso la destra. Faccio scendere in un colpo solo l'elastico dei boxer e prendo il cazzo caldo e grosso in mano: la cappella e' lucida e scoperta, piu' scura ripetto al resto dell'asta. Non ce la faccio piu': ho una voglia pazzesca di sbocchinarlo. Mi metto il grosso tarello in bocca e sento il maschio gemere di piacere: 'Si', dai troia, sucami l'uccello, sucalo come sai fare tu' rantola. Non me lo faccio certo ripetere: comincio ad andare su e giu' su quell'asta rovente che si intosta sempre piu' a ogni passaggio di labbra e lingua. Mmmmmh, che buona! Riesco a inghiottirla tutta, arrivando a tuffare il naso in mezzo al foltissimo pelo del pube; e mentre il suo cazzo mi arriva in gola, con una mano gli carezzo i coglioni grossi e penduli. Stefano mi tiene la testa con una mano e muove dolcemente il bacino avanti e indietro, per scoparmi in bocca. Sono la sua cagna, lui il mio stallone.

La pompa dura parecchi minuti: proprio mentre mi chiedo se voglia venirmi in bocca, l'uomo mi stacca la bocca dalla sua minkia, mi fa alzare e mi bacia di nuovo. Tutta la sua lingua in bocca, di colpo, in modo rude e deciso: e' bellissimo. Ma dura poco: evidentemente il maschio ha per me altri progetti. Infatti mi fa girare, mi obbliga a poggiare i gomiti sulla scrivania: vuole il culo, e' chiaro. Anche io ho voglia di darglielo. Non ne vedo l'ora. Stefano si inginocchia, comincia a rovistare tra le mie chiappe con le dita finche' trova il buco: lo lecca con passione una volta, due, tre. La libidine e' ai massimi livelli: se non mi incula entro cinque secondi esplodo. Invece, il manzo continua con calma l'opera e mi sditalina, ficcandomi dentro lo sfintere prima una, poi due, poi tre dita. Alla fine si alza: senza farmi muovere mi bacia in bocca standomi dietro e riesco a sentire sui peli della sua barba il forte aroma del mio culo. Senza darmi il tempo di fiatare si alza, si mette perfettamente dietro a me e mi sfonda il culo con il suo tarello. Tutto dentro, fino alle palle, che ora sento contro di me, sfiorare le mie. Il dolore e' forte, ma passa subito: l'idea di avere dentro di me un membro grosso e bello cosi' mi fa impazzire.

Con le mani raggiungo le sue natiche e lo avvicino a me ancora di piu': cosi' il suo cazzo e' davvero tutto dentro. 'Sfondami, porco!' sibilo. 'Certo troia' mi fa eco lo scopatore assatanato. Comincia a muovere le sue chiappe: indietro, avanti, indietro. E' lento, ondeggiante, quasi dolce. Continua cosi' per un certo periodo; poi a un tratto cambia velocita'. Aumenta il ritmo delle pompate, i suoi coglioni cominciano a battere violentemente contro i miei. Mi scopa come uno stallone e mugola di piacere. Cerco di drizzare il busto per baciarlo: Stefano capisce e, senza diminuire la velocita' di stantuffamento, mi carezza il petto e mi mette di nuovo la grossa lingua rasposa in bocca. All'improvviso, ancora una volta, mi stacca ed estrae il cazzo dal culo. Mi fa sdraiare sulla scrivania, sulla schiena, e mi spalanca le cosce. Mi prende come se fossi una donna e anche in questo caso la penetrazione e' completa. In questa posizione riesce a curvarsi su di me: sento con un brivido di goduria i peli del suo petto contro di me; il bacio continua, le lingue di nuovo si toccano, si fregano, esplorano tutto lo spazio a loro disposizione. Io gli carezzo i glutei muscolosi e grossi che vanno su e giu' come impazziti e che mi danno la misura di quanto il mio culo sia fottuto da quel maschio fantastico. Proprio le mie carezze lo eccitano e gli danno il colpo di grazia: Stefano si rizza tirando su il suo bellissimo tronco e sembra un dio del mare, forte, calmo e virile. Spalanca la bocca, ma io lo trattengo: 'Aspetta, non venire ancora - gli chiedo ­ la voglio qui!' e gli indico la mia bocca. L'uomo estrae la minchia e dirige il getto verso il mio viso. Anche io cerco di avvicinarmi in fretta, voglio bere dalla fontana della felicita'. Appena in tempo: quando le mie labbra sfiorano il membro, dal piccolo buco parte uno schizzo di caldissima sborra cremosa che mi bagna labbra, lingua, mento, petto. I getti sono sei, poi sette, poi otto: una eruzione senza fine. Il gusto di quella crema e' incomparabile: non c'e' nulla di piu' buono della sborra di un bel maschio scopatore.

Stefano adesso e' sudato e stanco; ansima, ma mi sorride. Si e' accorto che io non ho goduto, e allora fa una cosa che non mi sarei mai aspettato. Si china verso il mio uccello, lo bacia, lo masturba un po', tanto per farlo venire duro. Poi, lo ingoia con volutta'. E' un bravissimo pompinaro anche lui: le labbra a ventosa, il solletico che mi fa la sua barba sull'asta, la lingua che si muove velocemente sulla cappella mi portano al parossismo in breve tempo. Minchia, che bello. Sto per godere. Glielo dico, guardandolo negli occhi: e vedo ­ mentre continua a sbocchinarmi ­ che anche lui sorride con gli occhi. Vengo vengo vengooooo la mia crema calda gli entra direttamente in bocca. Stefano la vuole bere tutta, anche se qualche goccia gli sporca la barba e gli scende sui peli del torace. Ora e' davvero finita: ci guardiamo, ci baciamo mescolando le sborre, le lingue, le salive, i sudori. Poi, dopo che ci siamo calmati e il respiro ha ripreso il ritmo normale, guardo il computer spento. Lo ringrazio di tutto cuore.


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