ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il sogno che diventa realta' (parte terza)

Un racconto di Artur Loy


Sabato 3 / 09/1985

Erano le 9.30 del mattino, il telefono squillava e noi dormivamo ancora. Mede prese il cordless da sopra il comodino e, con voce rauca disse 'pronto'. Sentivo dall'altra parte del cavo una voce maschile che parlava, ma non riuscivo a capire cosa dicesse. Guardai Mede e mi accorsi che il suo viso, d'un tratto, divento' pallido. Aveva i capelli in aria, gli occhi gonfi e, l'aria di colui che teme qualcosa. 'No, non posso' disse 'oggi staro' a scuola tutto il giorno e la sera sono invitato a cena da colleghi, sara' per un'altra volta, ciao ci sentiamo'. Stacco' il telefono e abbracciandomi disse: 'era il mio collega di Verona preside anche lui, si trova a Varese e voleva incontrarmi'. Fece una breve pausa e poi, baciandomi in fronte, aggiunse: 'dai Lucio, sbrighiamoci, e' tardi e abbiamo tanta strada da fare prima di arrivare a Saint Moritz. Si alzo' e, ancora nudo dalla notte precedente, ando' in bagno.

Rimasi da solo in quella camera da letto bellissima e molto elegante. Dalla finestra entrava un raggio di sole che sbattendo sulle pareti, tappezzate di stoffa color oro, dava una luce particolare che la rendeva ancora piu' bella. Mede usci' dal bagno e vedendomi ancora a letto disse: 'ma cosa fai ancora coricato, dai sbrigati, facciamo colazione e partiamo subito'. Lo guardai e mi accorsi che in viso era un po' preoccupato, aveva fretta di andare via da quella casa, come se all'improvviso dovesse arrivare qualcuno. Con molta calma dissi: 'perche' hai detto al tuo amico che eri impegnato tutto il giorno a scuola?' 'ah quello e' un rompi coglioni' rispose 'tutte le volte che viene a Varese mi annoia con le sue chiacchiere e le sue lamentele, non parla altro che dei problemi della sua scuola, degli stipendi bassi e delle sue manifestanze al Ministero, e' molto pesante stare un giorno con lui ad ascoltarlo'.

Non ci credetti tanto, ma mi alzai, mi feci la doccia, facemmo colazione e dopo un po' partimmo con la sua mercedes alla volta di Saint Moritz. In macchina lo vidi piu' rilassato, comincio' a parlare nuovamente con il suo tono pacato e ogni tanto, prendendomi la mano la baciava e mi diceva 'ti amo'. Poi mi racconto' della sua vita, dei suoi genitori, nobili ricchissimi, dei suoi studi, e della sua carriera scolastica. Ascoltai con molta curiosita', lo guardavo e notavo che aveva molta classe, era molto distinto, con quel paio di occhiali da sole scuri e quel giubbotto di pelle nera sembrava piu' giovane dell'eta' che gli avevo dato io. Ma quanti anni aveva? No non mi sembrava molto delicato chiederglielo. Verso le 17.00, dopo aver fatto diverse soste, arrivammo a Saint Moritz. Faceva molto freddo, il cielo era quasi buio e carico di neve e noi attraversavamo il paesino affollato di gente che salutava 'benvenuto dottore Iannelli' (evidentemente era molto conosciuto da quelle parti), poi giro' a sinistra, prima degli impianti, e cominciammo a salire una stradina molto stretta tanto che la grossa mercedes strisciava lateralmente contro i cespugli che sporgevano ai lati. Arrivati in cima alla stradina, giro' a destra e, preso il telecomando elettronico, apri' un cancello di ferro massiccio molto alto.

Ci immettemmo in un lungo viale alberato e dopo averlo attraversato tutto spunto' quella che lui chiamava baita. Era una vera e propria villa che a vederla solo da fuori ti lasciava senza fiato. Mede spense il motore della macchina e disse : 'siamo arrivati nel nostro nido d'amore' . Io mi guardavo intorno incredulo e, alla vista di quella poca neve sparsa un po' qua e un po' la' mi sembrava di sognare, era veramente un posto incantevole. Davanti al portone di casa vidi un uomo e una donna sulla cinquantina che, con un sorriso a trentadue denti e con un inchino, salutarono cordialmente 'benvenuto dottore Iannelli, come sta?' 'Bene' rispose lui e sempre con tono pacato chiese: 'E' tutto in ordine come vi ho detto?' 'Si' risposero e, mentre l'uomo scendeva le valigie dalla macchina, Mede si apparto' con la donna e sfilando il portafogli dai pantaloni estrasse tre bigliettoni di carta e dopo averla ringraziata disse 'ci sentiamo'. Nel frattempo l'uomo aveva finito di scendere le valigie e salutandomi si avvio', a piedi, assieme alla donna, verso il vialone che portava al cancello d'uscita. Entrammo dentro e lui, chiudendo alle sue spalle il portone, disse con classe : 'Erano i custodi della casa sai, buona gente' poi abbracciandomi aggiunse: 'amore, questa e' casa tua'. Mi giravo attorno e piu' guardavo quella 'casa' piu' rimanevo allibito.

Quel camino acceso, quei divani di colore rosso porpora, quei mobili raffinati, quel parquet per terra, quella scala interna di legno che portava su, quelle tende a fiore che si intonavano perfettamente con il colore dei divani, quella cesta di rose rosse sopra un tavolo in stile, mi inebriarono. Sicuramente ero a bocca aperta quando lui con il suo fare delicato mi disse 'io ho bisogno di una doccia calda, tu nel frattempo puoi sistemare le tue cose sopra, nelle camere da letto, scegli quella che ti piace di piu'. Salii quella scala in legno, molto larga, e mi trovai di fronte un atrio su cui si aprivano diverse porte. Esplorai tutte le stanze mansardate e notai che c'erano tre camere da letto elegantissime e tre bagni altrettanto eleganti. Ne scelsi una con una tenda celeste che dava in un terrazzino dove c'erano dei lettini per prendere il sole.

L'odore di pulito e di un aroma tipo incenso davano alla camera un'atmosfera irreale, il letto a sommier con bordi di legno dorati, rivestito di velluto dello stesso colore della tenda, il piccolo camino acceso, i lumi di legno dorati come i bordi del letto che diffondevano una luce fioca e il piumone beige che copriva il letto mi eccitavano. Lo sentii salire fischiettando e, arrivato in cima alla scala, disse: ero sicuro che avresti scelto questa stanza, anche per me e' la piu' romantica. Aveva i capelli, ancora bagnati, tirati all'indietro, e indossava un accappatoio bianco slacciato da dove si intravedeva il suo pene un po' eretto. Con i capelli bianchi, con quell'accappatoio e con il petto ricoperto di peli dello stesso colore dei capelli, sembrava un orso bianco. Profumava di colonia inglese che ben presto si diffuse in tutta la stanza, i suoi occhi brillavano di felicita', rivolgendosi a me disse: 'se vuoi fare la doccia scegli un bagno di qua sopra, sbrigati che poi ceniamo, i custodi hanno preparato una cenetta con i fiocchi'. Guardai l'orologio, erano le 19.40, mi diressi verso uno dei tre bagni e dopo aver fatto una rilassante doccia calda, mi vestii e scesi giu' in sala da pranzo. Mede mi aspettava alzato, vestiva un paio di pantaloni blu di velluto e un dolce-vita bianco che metteva in forte evidenza il suo pancione. La tavola era abbastanza imbandita con due candelabri d'argento con le candele accese e, al centro del tavolo un cesto di fiori di campo molto profumati con accanto un secchiello, anch'esso d'argento, con dentro dello champagne. Prima di versare lo champagne Mede, con aria ironica disse: 'ti va di brindare?', 'si' risposi 'ma no come la prima sera'. Lui sorrise e come un vero gentlemen mi sposto' la sedia per farmi sedere. La cena fu squisita e molto raffinata, brindammo piu' volte al nostro amore e finito di cenare, ci sedemmo vicini davanti al camino.

Cominciammo a baciarci e a toccarci, sentivo il suo fiato sul mio collo, con la lingua mi sfiorava l'orecchio e fu li che ebbi la prima erezione della serata. Ci spompinammo a vicenda impasticciando le nostre bocche del suo e del mio sperma, provavo sensazioni da brivido, amavo quell'uomo e questo mi rendeva felice non avrei mai immaginato tutto questo. Salimmo su', in camera da letto e mi scopo', con molta passione e, in tutte le posizioni, per ben due volte consecutive tanto che mi sentivo il buco del culo bruciare, il suo enorme cazzo mi aveva lasciato il segno. La sua vicinanza mi eccitava fortemente, i nostri corpi nudi si sfioravano e la sua calda pelle, ricoperta di peli, mi dava forti piaceri. Il mio cazzo non si calmava, l'erezione era continua, provai a calmarmi un po' ma fu inutile, lui continuava a baciarmi e a sussurrarmi parole dolcissime. Mi alzai dal letto per un momento, andai in bagno e guardandomi allo specchio mi accorsi che i miei occhi erano pesti, in tre giorni avevo eiaculato almeno 8 volte. Ma questo non basto' a calmare la mia erezione infatti, uscito dal bagno, appena lo vidi nudo disteso nel letto, l'eccitazione si fece ancora piu' forte.

La vicinanza di quell'orso maturo e grosso mi dava al cervello, ma nello stesso tempo mi dava un senso di sicurezza, appoggiai le lebbra alle sue e ricevetti la sua grossa lingua. Il suo alito era caldissimo, lui con la lingua cercava di esplorare tutta la mia bocca e io provavo emozioni nuove e molto forti. Ora baciavo quel grosso omone con passione e non come la prima volta, oramai avevo perso la testa per lui. Lo inculai, il mio cazzo divenuto incontenibile, arrivo' fino al suo intestino in quel momento era mio, lo possedevo. Lo afferrai fortemente per i fianchi e cominciai a stantuffarlo con foga, il mio pene entrava ed usciva dal suo buco e scorreva libero, scivolava dentro senza trovare nessun ostacolo, cercai di ricordare tutte le posizioni in cui lui mi aveva scopato e lo feci anch'io. Lui ansimava, si dimenava, lanciava lamenti di piacere e questo mi eccitava in maniera ancora piu' forte.

Uscii col cazzo dal buco, gli misi un cuscino sotto la grossa pancia, gli allargai le gambe e vidi il suo buco. Sembrava una caverna era di colore rosa circondata di peli bianchi, lo leccai, entrai con meta' lingua, lo preparai per bene e lo penetrai lentamente. Lui girandosi verso di me e scuotendo la testa mi disse 'nessun uomo mi ha scopato cosi' bene'. Non capii piu' niente, spingevo il cazzo dentro e le mie palle andavano a sbattere contro le sue grosse chiappe, mi insalivai la mano e cominciai a menare la sua mazza che era li pronta per essere masturbata, disse: 'vengo' e sentii il calore del suo sperma nella mano, la misi in bocca e succhiai tutto quel nettare. Lo girai di fianco e alzandogli una coscia , che sembrava un prosciutto, lo penetrai ancora . Era esausto, inzuppato di sudore, i peli della sua schiena erano appiccicati alla sua pelle, come se fosse uscito dalla doccia, volevo venire ma mi trattenevo, godevo troppo. Lui ansimando diceva ' basta Lucio, mi stai facendo impazzire'.

Sfilai ancora una volta il cazzo dal suo culo e iniziammo un sessantanove, avvicinai la bocca al suo enorme cazzo, mentre con le mani gli strappavo le grosse palle, e facevo girare la lingua attorno alla sua grossa e liscia cappella , poi tutto in bocca , compreso i coglioni fino a soffocarmi. Venne per l'ennesima volta lasciando sulla mia bocca le ultime gocce di sperma che gli erano rimaste. Lui, sfilatosi il mio cazzo dalla bocca, si giro', mi prese per la testa e mi disse, in tono scherzoso, ma soddisfatto: ' Cosi' mi fai morire, sappi che ho 62 anni e non sono piu' un ragazzino'. Finalmente seppi la sua vera eta', questo mi eccito' ancora di piu' e con un sorriso gli dissi : ' Ora prepara il culo, ci saranno i botti finali'. Ma lui rispose: ' metti dentro il tuo cazzo e stai fermo penso a tutto io, vedrai che godimento. Infilai tutto l'arnese nel buco e sentii prima il suo sfintere rilassato e poi stringere sul mio glande. Mi stava facendo un pompino con il culo.

Era meraviglioso, provai una sensazione nuova, forte e inebriante, io fermo e lui con il culo, come se fosse una bocca, che lavorava il mio cazzo. Sentii un calore che mi saliva nella testa , stavo per venire, cominciai a stantuffare con violenza e, dopo un lamento dissi : siiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.Venni dentro di lui e lo inondai di sperma , uscii dal suo buco e vidi che il suo culo, oltre a scorreggiare, sputava il mio seme. Lui si giro' e con voce fioca mi disse: lecca il tuo sperma dal mio culo e passamelo in bocca. Cosi' feci, il sapore stavolta era agre, ma lui, infilando la lingua dentro la mia bocca lo succhio' tutto. Ero esausto guardai l'orologio e mi accorsi che avevo fatto un'ora e mezzo fottendolo, la testa mi girava, ci alzammo entrambi ci facemmo una doccia calda e, appoggiate le spalle di nuovo sul letto ci addormentammo abbracciati. Dormii profondamente tutta la notte e mi svegliai l'indomani verso le 9.00, mi accorsi subito che Mede si era gia' alzato, infatti sentivo la sua voce di la' che parlava in inglese aveva un tono molto arrabbiato ma non capivo quello che stesse dicendo. Mi alzai, e un po' preoccupato, mi affacciai dal terrazzino dell'atrio che dava sul salone sottostante. No non stava parlando al telefono ma mi accorsi che c'era un uomo quasi della sua eta' seduto sul divano dove la sera precedente avevamo fatto l'amore. Mede era alzato, ancora in vestaglia, con i capelli ancora spettinati continuava a parlare arrabbiato in inglese gesticolando con le mani e agitando il suo grosso corpo.

Ad un certo punto, l'uomo, ancora seduto sul divano, alzo' lo sguardo verso di me e accorgendosi della mia presenza, con uno storpiato italiano, disse : ' tutto spiegato, un ragazzo giovane (a quel tempo avevo 26 anni) vai, il tuo uomo ti sta aspettando' Mede alzo' lo sguardo verso di me e si accorse che ero affacciato al terrazzino e mentre era paonazzo in viso, d'un tratto sbianco', si lascio' andare sul divano e non disse piu' una parola. L'uomo, alzandosi dal divano si rivolse a me e disse: ' buon giorno e benvenuto nel nido d'amore' poi continuando aggiunse: ' ho passato momenti bellissimi in questa villa , Mede tutti i weekend mi portava qui e, innamorati pazzi, facevamo l'amore tutto il giorno, no, non posso dimenticare e' stata una relazione fantastica, vissuta intensamente. Fece una breve pausa e rivolgendosi a lui disse: 'quel tempo era per noi il tempo dell'amore, non temevamo mai ne' inverno, ne' autunno, era estate per noi ogni giorno dell'anno, no, non ti scordero' mai. Ricordi, facevamo l'amore con il sottofondo di questa canzone di Aznavour che tu mi regalasti la seconda sera che ci siamo conosciuti, ma ormai ho capito che e' finita'. Si diresse verso di lui, lo bacio' sulla guancia e aggiunse: 'sii felice'. Poi rivolgendosi a me disse : Mede e' una persona eccezionale, sa amare e dare il suo corpo come nessun altro al mondo, mi raccomando trattalo bene e se non lo ami non stare con lui solo perche' e' ricchissimo.' Si diresse verso la porta d'uscita, apri' il portone e girandosi per l'ultima volta disse ' buona fortuna'.

Ero senza parole, quell'uomo mi aveva sconvolto e le sue parole mi avevano raggelato il sangue. Guardai Mede, era distrutto, quell'uomo distinto, alto e grosso che ti dava quel senso di sicurezza e di protezione, ora sembrava un bambino indifeso, un bambino che ha bisogno di essere coccolato e rassicurato, un bambino che cerca la bocca della mamma per ricevere i suoi baci. Ebbi pena per lui e, sceso dalle scale mi avvicinai e lo baciai nelle labbra . Era sudato freddo, continuava a non parlare e il colore del suo viso era d'un bianco che si confondeva con il colore dei suoi capelli e dei peli del suo petto. Cercai di prendere l'iniziativa e di rompere il ghiaccio esortandolo ad andare a fare una doccia per poi uscire in giro e farmi visitare il paesino di Saint Moritz . Mi guardo' con dolcezza, cercando di capire quale fosse,in quel momento, la mia intenzione. Intuendo quello sguardo interrogatorio dissi: 'Mede non preoccuparti per me, in questo momento io sono l'ultimo dei pensieri che tu devi avere nella tua testa, sappi che qualunque decisione tu prenda per me va bene, prenditi cura di te e va dove ti porta il cuore.

Lui si alzo' dalla poltrona e ancora in silenzio si diresse verso il bagno. Lo sentii vomitare e tossire fortemente poi , dopo alcuni minuti usci' dal bagno mi venne in contro, mi abbraccio' fortemente, e disse : 'sei una persona eccezionale, solo tu puoi essere il mio amore e ti prometto che, se tu lo vuoi, staro' assieme a te per il resto dei miei giorni'. Stava per parlarmi di quell'uomo ma gli misi subito la mano in bocca e dissi. ' No, non voglio sapere niente ne' di quella persona ne' dei tuoi amori, ti ho accettato cosi' come sei e adesso basta, non pensiamo piu' a niente, prepariamoci per uscire. Dopo essere stati in giro per Saint Moritz e dopo aver pranzato in un ristorante elegantissimo, ritornammo al nido, sistemammo le nostre cose nelle valigie e ripartimmo verso Varese. In macchina mi disse : 'sai mi sento piu' leggero, mi sono tolto un peso, e' dall'altra mattina che ti nascondo quella telefonata, era proprio lui.' L'avevo intuito prima. Arrivammo a Varese intorno alle 20.30 e lui , prendendomi la mano disse: ' Lucio vieni a dormire a casa mia? Stasera ho bisogno di te'. Accettai l'invito e si diresse verso la sua villetta. Quella sera scopammo una sola vota ma con una passione incredibile proprio come due ragazzini innamorati. Assaporai quella scopata come non mai, mentre lo inculavo mi batteva il cuore, ormai ero innamoratissimo di quell'uomo.

Continua

Artur Loy


ORSI ITALIANI