ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Alla ricerca del padre perduto - 1a parte

Un racconto di Fanozzo


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Questa è una storia di pura invenzione. Ogni riferimenti a fatti o persone realmente esistenti è puramente casuale.

Uno dei desideri intrinseci dell'essere umano è quello di scoprire le proprie origini. Io sono nato a Palermo ma quando ero molto piccolo io e mia madre ci trasferimmo a Milano. Non ho mai conosciuto mio padre e durante la mia adolescenza ogni volta che chiedevo di lui a mia madre, lei cambiava sempre argomento.

Questo mistero mi ha accompagnato per tutta la vita e ogni giorno che passava diventava sempre più assillante nella mia testa. Fantasticavo moltissimo su chi fosse mio padre e sul motivo per cui oggi non fosse qui con me e mia madre e questo accrebbe ancora di più il mio desiderio di incontrarlo. Quando compì 18 anni decisi di affrontare mia madre una volta per tutte e chiederle di mio padre e stavolta non avrei accettato un no come risposta.

"Ma'.. voglio sapere di mio padre!" gli dissi senza giri di parole

"Ste... te lo chiedo per favore. Lascia perdere." mi rispose mia madre

"Ma perché non me lo vuoi dire? Io non so quello che è successo tra voi ma io ho il diritto di sapere! Io voglio incontrarlo ma'... voglio conoscerlo e lo farò che tu sia d'accordo o no!"

"Tuo padre non è quello che pensi... ci ha abbandonato quando sei nato. A lui non importa di te... In tutti questi anni non si è fatto mai sentire. Lui non merita che tu vada a cercarlo... Tu non lo sai quanto ho sofferto quando ci ha lasciati. Non voglio che soffra anche tu."

"Mi dispiace ma', ma non posso più restare con questo dubbio... io voglio conoscerlo lo stesso. Voglio sapere perché ci ha lasciati... Io devo sapere chi è! E' una mia scelta, ma'."

Capendo che ero deciso e che nulla mi avrebbe fatto cambiare idea, mia madre se ne andò nella stanza da letto e tornò con una busta e me la diede.

"L'avevo conservata perché pensavo di dartela un giorno... quando saresti stato abbastanza grande ma poi ho pensato che forse sarebbe stato meglio per te non avere a che fare con lui... ma se desideri davvero conoscere tuo padre questa ti aiuterà. Consideralo un regalo di compleanno, Ste."

Scartai la busta e dentro c'era una foto. Sul retro c'erano scritti due nomi e una data. "Antonio e Domenica, 1987". La girai e vidi mia madre da giovane insieme a un uomo in una spiaggia. Mia madre era incinta e a giudicare dalla sua pancia era molto vicina al parto. L'uomo che era con lei doveva essere mio padre.

Mia madre ha davvero buon gusto in fatto di uomini. Antonio, mio padre era davvero un bellissimo manzo massiccio e verace che trasudata testosterone siculo da tutti i pori. Peloso dalla testa ai piedi, anzi dal collo ai piedi in realtà perché era stempiato ma quella stempiatura lo rendeva ancora più figo.

La sua barba era folta e gli copriva il viso facendogli risaltare i lineamenti in modo sublime. Io ho sempre avuto un debole per gli uomini con la barba che ricopre bene il viso perché da quel tocco di virilità e sicurezza che conquista sempre.

Scendendo lo sguardo non potei non notare che aveva un pacco di tutto rispetto. Quel costume da bagno slip di colore azzurro sembrava contenere a stento tutta quella roba. Aveva degli splendidi occhi azzurri e il suo sorriso nella foto era dolce e sereno, di una persona piena di gioia. Come era possibile allora che lui sarebbe scappato via lasciando me e mia madre da soli? Il desiderio di sapere continuava a crescere in me istante dopo istante.

"Grazie mamma. So che per te è stato difficile. Qualunque cosa scoprirò sappi che io ti voglio bene e ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. Mi hai cresciuto praticamente da sola e non ti ringrazierò mai abbastanza per questo."

"Sei proprio cresciuto figlio mio..." e mi abbracciò dandomi un bacio sulla guancia "Ti auguro di trovare tuo padre, ma voglio che tu mi faccia una promessa."

"Certo ma', dimmi."

"Prima dovrai finire la scuola. Dopo che ti sarai diplomato allora potrai andare a cercare tuo padre."

"D'accordo ma', farò come vuoi."

Avrei dovuto aspettare ancora un anno ma non m'importava.

Finalmente avrei conosciuto mio padre, l'avrei guardato negli occhi e avrei svelato il mistero una volta per tutte.

Anche se sapevo che mia madre mi avrebbe aiutato economicamente non volevo stare con le mani in mano e così finito l'anno scolastico mi trovai un lavoretto per mettere da parte un po' di soldi per il grande viaggio.

Non spesi neanche un euro, nemmeno per comprare dei giochi per la playstation ed io ho una grande passione per i videogame.

Iniziato il nuovo anno scolastico mi misi sotto a studiare fin dal primo giorno, sia perché era l'ultimo anno ma anche per ringraziare mia madre diplomandomi con il voto più alto possibile.

Per la prima volta in vita mia avevo la media dell'otto in tutte le materie e questo mi fece sentire orgoglioso di me.

Non che fossi una schiappa a scuola ma non avevo molta voglia di studiare e facevo sempre il minimo indispensabile.

Quella volta però avevo qualcosa che mi incentivava e che mi aveva portato a un punto che non avevo mai pensato di poter raggiungere.

Finito l'anno scolastico cominciò l'estenuante attesa per l'esame di stato. Sebbene mi sentissi preparato avevo una paura matta.

L'esame di stato mi aveva sempre spaventato perché sapeva di "troppo difficile", ma forse era la semplice paura che noi tutti proviamo quando dobbiamo fare qualcosa di nuovo e temiamo di non riuscirci.

Alla fine riuscì a diplomarmi con 95/100, davvero un bel traguardo.

Mia madre era felicissima ma anche un po' triste quando mi diede il regalo per il mio diploma. Era una busta molto simile a quella della foto.

Dentro c'era un biglietto aereo Milano - Palermo andata e ritorno. Era un biglietto libero, cioè non c'era scadenza per usarlo ma io non potevo più aspettare.

Oltre al biglietto nella busta c'era anche un biglietto da visita aziendale logoro di un impresa edile chiamata "Le case di domani".

Mia madre mi disse che mio padre lavorava li da giovane, tuttavia poteva anche aver cambiato lavoro.

Non era molto ma era l'unico indizio che mia madre avesse e stranamente l'idea di dover fare una vera e propria caccia all'uomo mi stuzzicava.

Quello stesso giorno mia madre mi aiutò a preparare le valige e l'indomani mi accompagnò all'aeroporto.

Ci salutammo con un abraccio ed io entrai dentro.

Dopo aver presentato il biglietto e lasciato i bagagli nel nastro trasportatore una delle assistenti mi accompagnò all'aereo.

Era già pieno per metà e circa una mezz'ora dopo si riempì del tutto. Qualche minuto per le manovre di decollo ed eravamo già in volo.

Ero molto emozionato e nella mia testa già mi immaginavo l'incontro con mio padre in tutti i possibili scenari e lo feci con così tanta energia che alla fine mi venne sonno e mi addormentai.

Il mio vicino di posto mi svegliò scuotendomi e mi disse che eravamo arrivati e in effetti alzando lo sguardo vidi che gli altri passeggeri stavano uscendo dal portellone.

Mi alzai e uscì anch'io. Dopo aver atteso i miei bagagli sul nastro trasportatore uscì dall'aeroporto, comprai un biglietto del treno e presi la metropolitana sotterranea fino al suo capolinea, la stazione centrale di Palermo.

Sceso dal treno mi guardai intorno per qualche istante e provai qualcosa di incredibile.

Sentivo il sangue come ribollirmi nelle vene e una sensazione di familiarità mi pervase.

Era come se il mio corpo avesse riconosciuto quel luogo, il luogo in cui aveva visto la luce per la prima volta, un luogo di cui non avevo il benché minimo ricordo ma che in un certo senso mi faceva sentire a casa, come se avessi desiderato tornarvi da una vita intera e chissà... magari era vero.

Forse non era solo mio padre che stavo cercando...

Ad ogni modo dopo questo intenso momento, chiesi ad uno dei controllori presenti alla stazione se ci fosse nelle vicinanze un albergo non troppo caro viste le mie possibilità monetarie e lui mi consigliò un due stelle poco distante da li.

Arrivato all'albergo presi una stanza. L'addetto alla reception mi salutò molto cordialmente e mi chiese come mai fossi li.

Gli dissi che ero venuto a trovare una persona e poi mi diede le chiavi della stanza. 25€ al giorno... bene, rientra nel mio budget.

Salito in camera disfeci le valige e misi tutto nei cassetti.

Dopo aver riordinato e telefonato a mia madre per rassicurarla che ero arrivato a Palermo sano e salvo uscì subito e iniziai la mia ricerca.

Uscendo chiesi all'addetto alla reception se conoscesse l'impresa edile "Le case di domani" e se ci fossero attualmente dei cantieri attivi.

Fortuna volle che lui non solo conoscesse quell'impresa edile ma che in quel periodo stavano costruendo un palazzo nuovo in centro città e che la costruzione di quell'edificio era affidata proprio all'impresa edile "Le case di domani".

Il cantiere in questione si trovava a qualche traversa di distanza da lì. Lo ringraziai e feci strada. Dato che il cantiere era relativamente vicino andai a piedi.

Fu una piacevole passeggiata. Le strade erano piene di gente sia da sole sia famiglie con bambini. L'aria era decisamente più pulita e leggera di quella di Milano, ammorbata da quelle maledette polveri sottili.

Ad un certo punto in lontananza iniziai a sentire un ronzio. Era una sega a motore, mi stavo avvicinando.

Qualche passo in più e vidi in fondo all'ennesima traversa alla mia sinistra un enorme cartello con su scritto "Le case di domani". "Ci siamo!" pensai e subito il mio cuore riprese a galoppare dall'emozione.

Mi avvicinai per vedere meglio. Il cantiere era circondato da una lamiera per delimitarne il perimetro. La porta era socchiusa e così mi avventurai dentro.

Nonostante il grande polverone sollevato dai lavori in corso, potevo vedere un bel gruppetto di maschioni alcuni giovani e altri maturotti a torso nudo che indossavano dei jeans logori andare di qua e di la.

Erano tutti sudati, lucidi e bellissimi. Cominciai a sudare anch'io e rimasi praticamente imbambolato da quella visione celestiale tanto che non avevo sentito che qualcuno mi stava chiamando.

"Figliolo... Figliolo!"

"Eh?" dissi io cadendo dalle nuvole e mi girai per vedere chi mi avesse chiamato

Un bell'uomo maturo di circa 50 anni, stempiato, con due bei baffoni stile daddy e con una panciona tonda e pronunciata era a non più di qualche passo da me.

Avvicinandosi, l'odore del suo sudore mi attraversò le narici.

"Figliolo, solo gli addetti ai lavori posso stare qui... Ehi... ma mi stai ascoltando?" disse un po' alterato.

Io ero rimasto imbambolato come un imbecille ad ammirare quel fantastico esemplare di orso stile Super Mario operaio ma poi mi ripresi

"Oh... Ah si, mi scusi. So che non si può entrare in un cantiere durante i lavori ma l'ho fatto per chiedere delle informazioni."

Improvvisamente l'espressione di quell'uomo dapprima un po' scocciata divenne gentile e il suo atteggiamento molto amicale.

Forse gli avevo dato l'impressione di essere un po' sperduto... "Dai su, usciamo fuori così parliamo." e mi accompagnò fuori mettendomi un braccio sulle spalle

"Scusami se sono stato un po' brusco prima, ma di tanto in tanto alcuni ragazzi vengono qui e ci fanno degli stupidi scherzi. Invece di andare a scuola vengono a romperci le palle a noi che sgobbiamo."

"Non si preoccupi, capisco perfettamente."

"Sai che sei proprio un bel ragazzo?" mi disse "Sento dall'accento che tu non sei di qui.. eppure sembri siciliano..."

"Bèh si, in effetti io sono nato qui in Sicilia, ma ho vissuto sempre a Milano. E' da li che vengo."

"Un siciliano del nord, eh? Eheheheh" e arrivammo fuori "Dimmi cosa posso fare per te, figliolo?"

"Ecco... io sto cercando un uomo. So che ha lavorato qui e forse ci lavora ancora.

E'... un mio parente diciamo. Si chiama Antonio Messina. E' questo qui." e gli feci vedere la foto "Lei per caso lo conosce?"

L'operaio osservò la foto per qualche secondo e poi mi guardò dicendo "Si, lo conosco. Ma non lavora più qui, mi dispiace."

"Oh... non è che per caso lei sa dove lavori adesso?"

"No, mi dispiace figliolo. E' da un po' di tempo che non lo vedo più..."

"Non è che magari gli altri suoi colleghi sanno dove sia?"

"No, figliolo. Purtroppo nessuno di noi vede Antonio da un sacco di anni. Provai a cercarlo tempo fa ma fu tutto inutile. Spero che ovunque sia, stia bene. Era mio amico, sai?"

"Lo conosceva da molto?"

"Eravamo compagni di scuola al liceo. Era una persona molto introversa e riservata, non legava molto facilmente con gli altri. 

Un giorno mi raccontò che aveva conosciuto una ragazza... sembrava felice e mi disse che voleva chiederle di sposarla ma poi improvvisamente non l'ho più rivisto.

Era sparito nel nulla. Non è neanche più venuto al lavoro. Volevo andare dalla sua ragazza per vedere se lei sapesse dove fosse finito ma purtroppo non la conoscevo."

"Ascolti signor..."

"Calogero" mi disse lui

"Signor Calogero, l'uomo che sto cercando... è mio padre. Lei non ha proprio idea di dove possa trovarlo?"

"Tuo padre?!" disse sorpreso sgranando gli occhi "Caspita figliolo... non immaginavo che Antonio avesse un figlio..."

"Si" gli risposi io "E io lo devo trovare. Ho bisogno di fargli delle domande... di chiedergli delle cose. E' importante per me."

"Vorrei tanto poterti aiutare figliolo, ma... Aspetta! Aspettami qui." e vidi Calogero tornare dentro.

Dopo qualche minuto riuscì fuori e mi diede un pezzo di carta con un numero di telefono scritto sopra. "Questo è il suo numero di telefono, sempre che non l'abbia cambiato. Era rimasto qui nella bacheca dei turni."

"Aspetti... lei ha il suo numero di telefono? E non ha provato a chiamarlo tempo fa, quando è scomparso?"

"Certo che ci ho provato. Tantissime volte... ma non rispondeva mai nessuno. Te l'ho detto figliolo, era scomparso nel nulla. Ti auguro di avere più fortuna di quanta ne abbia avuta io."

"D'accordo. La ringrazio signor Calogero. Mi è stato di grande aiuto. Grazie ancora."

"Figurati figliolo, spero tanto che tu possa ritrovare tuo padre."

"La ringrazio ancora signor Calogero." e feci per andare ma lui mi richiamò

"Aspetta figliolo!"

"Si, che c'è?" dissi io

"Non vorrai mica andare in giro così?"

"Così? Così come?" gli chiesi

"A momenti sfondi il pantalone.... ahahahah" e abbassato lo sguardo mi accorsi che avevo l'uccello in tiro

"Oh... cavolo... Io non so come..."

"Dai, non c'è motivo di vergognarsi... L'ho capito che ti piacciono i maschietti, sai?" e mi da un pizzicotto sulla guancia ed io arrossisco un po'.

"Ci vorrebbe qualcuno che stappasse questo bel bottiglione" e mi accarezzò l'uccello "Te l'hanno mai fatta un pompa, figliolo?"

"Veramente no." dissi io con un sorriso malizioso "Se solo ci fosse qualcuno qui che sappia dove mettere le mani..." e gli accarezzai il pancione.

"Dai su vieni con me..." disse Calogero

"Ok." dissi io e lo seguì dentro il cantiere fino ad una roulotte che doveva essere la stanza del direttore dei lavori.

Quella roulotte era molto diversa dalle altre che avevo visto svariate volte negli altri cantieri.

Di solito l'ufficio mobile del direttore dei lavori di un cantiere è una roulotte piccola più somigliante ad un container che una roulotte, molto semplice insomma.

Questa invece era una roulotte vera, cioè una di quelle che le persone si portano in viaggio. Calogero aprì la porta con la chiave, quindi doveva essere lui il direttore dei lavori.

Da fuori era enorme ma dentro era addirittura immensa. C'era persino un ampio bagno all'interno. Entrati dentro Calogero chiuse la porta.

"Wow, questa roulotte è pazzesca. La vostra azienda vi tratta bene vedo..." dissi io

"Macché" mi rispose Calogero "Questa roulotte è mia. Me la porto sempre nei cantieri dove lavoro perché mi piace stare comodo, sopratutto se ho degli ospiti speciali come te." e mi diede un pizzicotto sotto il mento

"Chissà come deve essere viaggiare con una roulotte..." dissi io

"Quando ero un po' più giovane l'ho fatto qualche viaggetto con questa bellezza, sai?" disse prendendo una sedia e sedendosi davanti a me

"Immagino quanti 'ospiti' avrai avuto durante i tuoi viaggi."

"Eheheheheh Eh si. Soprattutto auto-stoppisti. Ma che posso farci? Io sono un tipo altruista, sai? Quando vedo un bel salsicciotto come questo non so resistere all'impulso di dare una mano.

E' più forte di me." disse con un sorriso libidinoso e cominciò ad accarezzarmi il cazzo. Era talmente duro che sembrava esplodere da un momento all'altro. "Mmm è bello duro... complimenti. Ah proposito, come ti chiami?"

"Mi chiamo Stefano." dissi ansimando dalla goduria di sentire la sua manona forte, spessa e ruvida accarezzarmi l'uccello.

Con un movimento sensuale mi slacciò la cinta dei jeans, la sfibbiò e poi mi sbottonò il pantalone. Calogero mi calò la zip del jeans molto lentamente guardandomi negli occhi e un istante dopo i pantaloni ricaddero sulle mie caviglie.

"Vediamo un po' questo pisellone." disse Calogero e dopo avermi preso l'elastico delle mutande me le calò e anch'esse ricaddero sulle mie caviglie.

"Mmm... è bello liscio" disse passandomi un dito su e giù per tutta la lunghezza del pene e poi mi scoprì delicatamente la cappella "Ora ti faccio vedere come si fa una pompa, Stefano" e detto questo sentì il mio pene avvolto dal caldo palato di Calogero.

Faceva entra ed esci con sensuale dolcezza e la sua lingua mi accarezzava l'uccello dalla base fin sulla punta, sul frenulo. Calogero ci sapeva davvero fare con la lingua.

Mi arrapai così tanto che resistetti a malapena qualche minuto poi venni come un fiume in piena. Non riuscì nemmeno ad avvertirlo in tempo e quindi mi scusai con lui.

"Signor Calogero mi scusi, le sono venuto in bocca."

"E allora? Avevo giusto un po' di sete..." e mi fece l'occhiolino

"Uffa... Avrei voluto durare di più..."

"Non fa niente, tranquillo. E' perfettamente normale. La prima volta è come un fiammifero. Si accende subito e si spegne subito." Poi si rialzò in piedi "Ti va di farlo tu adesso?"

"Certo che mi va, signor Calogero. Ma io non l'ho mai fatto, non so se lo so fare..."

"Ma certo che lo sai fare. Noi maschietti sappiamo già come funzionano certe cose. Dai su, vieni qui." e mi prese una mano e se ma mise sul pancione "A voi giovani piacciono molto gli uomini con il pancione, vero?"

"Si, il pancione è così... così... bello." dissi io e allora cominciai a baciarglielo ovunque e mi godetti fino in fondo quell'aroma di sudore di cui tutto il suo busto, sia davanti che dietro era intriso.

"Si, bravo figliolo. Goditelo tutto. Non c'è fretta. Prenditi tutto il tempo che vuoi." ero talmente immerso in quella situazione e sopratutto in quel sensuale quarto d'orso, su quel taglio di carne soda e pelosa da perdere la cognizione del tempo.

Calogero mi mise una mano dietro la testa come a guidarmi e mi accarezzava la nuca. Dopo la pancia salì verso il petto e cominciai a succhiargli quei due grossi meravigliosi capezzoli color rosa scuro.

Avevano un sapore fantastico con un retrogusto salato dovuto al sudore che continuava a inebriarmi senza sosta e mi arrapava da matti.

"Oh si... bravo così. Bravo, figliolo." Calogero ansimava sempre di più. Nel frattempo la mia mano cominciava a smanettare sul suo cavallo.

Tra le mie dita potevo sentire il cazzo di Calogero pulsare e risvegliarsi a ritmo dei colpi di lingua con i quali scaldavo i suoi capezzoli. Quando sentì che aveva raggiunto il massimo della turgidità mi abbassai e gli slacciai i pantaloni, gli calai la zip e flop: i suoi pantaloni caddero giù.

I suoi slip erano tesi al massimo per contenere quel bel salsicciotto che non vedeva l'ora di fare capolino.

Proprio al centro delle sue mutande notai una bella chiazza gialla ben estesa.

Un odore di urina misto a quello di pube maschile mi arrivò dritto al cervello e come una calamita la mia faccia venne attratta sempre di più da quell'odore intenso di uomo.

Mi immersi in quel bozzo e ispirando a pieni polmoni assaporai tutta la sua essenza. Cominciai a mordicchiargli e leccargli il cazzo per stuzzicarlo. Volevo farmi desiderare ancora per un po'.

"Sei più porcellino di quanto sembravi... Ti piace l'odore del pisello, eh?"

"Si... mi piace tanto."

"Aspetta un attimo allora..." disse fermandomi e tirandomi su "Dimmi un po', ti piace..." e mi sussurrò qualcosa all'orecchio

"Si, mi piace da matti." e allora Calogero prese una tovaglia dal bagno, lo stese a terra e ci salì sopra

"Dai, abbassati e continua a fare quello che stavi facendo che ci penso io."

Mi riabbassai e ripresi a stuzzicare il cazzo di Calogero con la mia bocca e dopo pochi istanti sentì un ondata di calore e le mutande iniziarono a bagnarsi.

Calogero stava pisciando da dentro le sue mutande e la sua urina ricadeva da sotto, dallo scroto direttamente sulla tovaglia che aveva messo li prima. Fu fantastico.

Quell'odore e quel sapore sulla mia lingua era come il nettare degli dei e mi fecero tanto eccitare ma un'altra cosa mi fece arrapare ancora di più.

A diretto contatto con i suoi slip potevo sentire la vibrazione emessa dal getto di urina che usciva copiosamente dal suo idrante e che sembrava non finire mai.

"Bravo, porcellino mio. E bello caldo, vero?" disse con un tono molto erotico

"Si..." dissi io perso nella mia arrapo. La mia faccia era tutta bagnata così come gli slip di Calogero.

"Oh..." disse Calogero fingendo sorpresa "Ho le mutande tutte bagnate. Dovrei toglierle... lo fai tu?"

Gli afferrai l'elastico dei suoi slip e calate fino alle caviglie le feci uscire dai suoi piedi. Ancora inebriato da quella piacevolissima annaffiata presi le mutande di Calogero e le annusai ancora una volta, per poi strusciarle su tutto il corpo.

"Eheheheheh Sei proprio un porcellino tu!" e prendendosi in mano il cazzo lo agitava schizzandomi addosso le ultime gocce d'urine che avevano già cominciato a colare dalla punta del suo prepuzio, proprio come un rubinetto che perde.

Agitando la sua proboscide, Calogero la faceva sbattere con il suo bellissimo pancione sul quale si creava un'onda d'urto che lo faceva sobbalzare. Che spettacolo per gli occhi!

"Ora vieni qua, la pappa è pronta!" disse Calogero tirando indietro il prepuzio scoprendo la sua cappella che scivolò facilmente via perché già bagnata dall'urina e dalla grande eccitazione. Calogero aveva un cazzo molto invitante, di dimensioni normali, proporzionato.

Le sue palle ricoperte da sporadici lunghi peli argentati erano belle grosse e facendole scorrere sul palmo della mia mano potevo sentire che erano gonfie.

Quei serbatoi erano belli pieni e non vedevano l'ora di essere svuotati. La maggior parte del pelo, sempre sale e pepe era concentrato sul pube proprio sopra il cazzo.

Con uno sguardo maialesco, feci una lunga leccata partendo dal basso dal limite dello scroto, il perineo fino a salire su, sempre più su percorrendo tutto il cazzo fino alla punta e quando arrivai li con uno scatto fulmineo lo fagocitai tutto.

"Ah... si. Bravo, Stefano. Prendilo tutto."

Non appena sentì il sapore del suo cazzo sulla mia lingua persi totalmente il controllo di me e cominciai a fargli un pompa che lo mandò in estasi e di tanto in tanto mi faceva i complimenti.

"Mmm... bravo. Visto che lo sai fare? Te l'ho detto che noi maschietti certe cose sappiamo già come funzionano. Eheheheh... bravo, continua così. "

Mentre la mia lingua faceva vedere le stelle a Calogero, le mie mani si avventuravano per la sua panciona e il petto, e poi anche le schiena. Calogero aveva un corpo così massiccio, spesso e tarchiato, tipico di un vero maschione mediterraneo che mi mandava in estasi.

Dopo un po' sentì di nuovo la mano di Calogero sulla mia nuca che di tanto in tanto prendeva le redini della pompa con movimenti più veloci e incisivi per poi allentare la presa e delicatamente guidarmi avanti e indietro lungo il suo cazzo. Non so per quanto andammo avanti perché Calogero aveva una buona resistenza ma ad un certo punto sentì il suo cazzo pulsare.

"Ah si Stefano. Ci siamo. Sto per venire."

Aumentai il ritmo sempre di più come un forsennato e mentre il fiato di Calogero di accorciava il suo cazzo pulsava sempre più forte fino a che la sua cappella tutto ad un tratto si irrigidì.

"AHHH... VENGO!!!!!"

Il cazzo di Calogero prese a pulsare in modo frenetico e mi sentì scaldare la bocca dai getti del suo caldo seme.

Fu una sensazione straordinaria. Sentire nella propria bocca un cazzo che irrigidendosi all'estremo si libera di tutta la sua virilità non ha prezzo.

Dovrebbero farci uno spot per la MasterCard! Il sapore dello sperma di Calogero si diffuse come una festa nelle mie papille gustative. Lo assaporai per bene e poi lo mandai giù.

"Allora? Come sono andato?" gli dissi con un sorriso malandrino

"Sei stato bravissimo. Ma io lo sapevo già... La natura fa da sé, mio caro Stefano." mi rispose lui ancora col fiatone e mi diede un pizzicotto sulla guancia.

Dopo esserci rivestiti, Calogero aprì la porta della roulotte e notai che il sole stava tramontando. Cavolo! Ma quanto eravamo stati la dentro?

"Aspetta figliolo." mi disse Calogero e girandomi vidi che stava scrivendo qualcosa "Tieni. E' il mio indirizzo. Se vuoi, puoi venirmi a trovare e farmi un po' di compagnia, ok?" e mi fece l'occhiolino

"Va bene. La ringrazio signor Calogero."

"Chiamami Calogero."

"D'accordo, Calogero."

Dopo avermi accompagnato fuori dal cantiere ci salutammo. Dopo qualche passo mi girai e notai che si stava strizzando il pacco. Quando lui capì che l'avevo visto mi sorrise e mi strizzò l'occhio. Che uomo!

La giornata stava volgendo al termine e nonostante morissi dalla voglia di chiamare quel numero, quello di mio padre decisi di rimandare tutto all'indomani.

Ero davvero molto stanco sia per il viaggio sia per la scaricata di ormoni di poco prima. Oltretutto non mi andava di affrontare l'argomento 'Sei mio padre' al telefono, io volevo parlargli di persona.

Arrivato nei pressi dell'albergo era già sera e il mio stomaco cominciava a mugolare. Decisi allora di andare prima alla stazione centrale, perché quando ero arrivato avevo notato che all'interno c'era un Mc Donald.

Dopo aver cenato con un panino e patatine fritte tornai all'albergo e vidi che l'addetto alla reception era ancora li e così ne approfittai per chiedergli un informazione.

"Mi scusi..."

"Oh, salve..." mi rispose gentilmente "Ha poi trovato il cantiere?"

"Si, l'ho trovato grazie alle sue indicazioni. E' stato gentilissimo."

"Ma si figuri."

"Senta, è possibile risalire all'indirizzo di una persona se si ha il suo numero di telefono?"

"Certo" mi rispose lui "basta andare sul sito delle pagine bianche."

"Ah bene. Senta... non è che potrei usare il computer sul bancone per cercare questo indirizzo? Non glielo chiederei se non fosse importante..."

"Scusami ragazzo, ma questo non è possibile. Se lo facessi potrei passare dei guai."

"Non può proprio?" chiesi io

"No, mi dispiace. Potrei anche perdere il posto. La fiducia qui è come il pane."

"Certo, capisco. La ringrazio comunque." e feci per tornare in camera ma quando svoltai l'angolo sentì qualcuno chiamare l'addetto alla reception. La voce proveniva da una stanza in fondo al corridoio alle spalle della reception.

"Non c'è nessun'altro che può aiutarti? Io sono solo qui..." disse l'addetto alla reception

"No" rispose la voce

"D'accordo, arrivo." e l'addetto alla reception si allontanò dal bancone che era quindi rimasto incustodito.

Era un occasione unica e non potevo lasciarmela sfuggire. Sgusciai fuori dall'angolo dove mi trovavo e abbassato mi diressi verso il bancone.

Sul computer c'era installato mozilla firefox. Bene, perfetto. Così non avrei lasciato tracce e non avrei messo l'addetto alla reception nei guai.

Aprii una finestra di navigazione anonima così che quella sessione non venisse registrata da nessuna parte. Con le mani che mi tremavano digitai l'indirizzo delle pagine bianche e poi selezionando la giusta casella inserii il numero di telefono di mio padre. Dopo qualche istante eccolo li.

"1. ANTONIO MESSINA

Via Notarbartolo, 52 - 90120 (PA)"

Presi velocemente dal bancone una penna e scrissi sul foglietto del numero anche l'indirizzo corrispondente.

Poi cancellai la cronologia dalle impostazioni per sicurezza, chiusi il browser e sgusciai via andandomene nella mia stanza. Il cuore mi andava a mille e mi sentivo gasatissimo.

Mi sentivo una specie di investigatore privato improvvisato. Che ficata! Finalmente sapevo dove abitava mio padre e dato che spuntava il suo nome lui doveva abitare ancora li.

Fui assalito di un intesa voglia di uscire notte tempo e andare subito da lui ma poi mi calmai. La casa di mio padre era parecchio distante dall'albergo e non potevo certo andarci a piedi tuttavia mi sentivo soddisfatto per quel giorno perché ero riuscito a scoprire più di quanto mi aspettassi.

Mi stesi sul letto e mentre fissavo il soffitto cominciai a riflettere su come avrei raggiunto la mia destinazione. "Elementare Watson!" pensai tra me.

Avrei chiesto informazioni ad uno dei controllori alla stazione. Nessuno meglio di loro conosce le strade di una città.

Dopo essermi messo il pigiama, settai la sveglia del mio cellulare e mi distesi di nuovo a letto. Nonostante fossero ancora le 9 di sera, minuto più minuto meno, mi addormentai subito. Domani sarebbe stato un grande giorno per me. Ero emozionato ma anche terrorizzato. Cosa sarebbe accaduto quando sarei stato faccia a faccia con mio padre? Non vedevo l'ora di scoprirlo.


[Continua]

Spero che questa storia vi sia piaciuta. Nel caso aveste delle idee, spunti per altre storie potete contattarmi a questo indirizzo -> stefano_339@yahoo.it


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