ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

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Narciso

Un racconto di Giulio big


La mia camera ha una piccola finestra che dal sul retro della casa.

Da li, quel giorno potevo vedere la neve cadere lentamente sui boschi e le colline che chiudevano a cornice il paesaggio. Appoggiai la penna sul quaderno, per oggi era tutto, avevo finito di prendere appunti dai libri e mi sentivo pronto per gli esami.

Giotto, il mio cane, si fece spazio tra la scrivania e la sedia appoggiando il suo muso peloso sulla mia gamba.

A quanto pare si era accorto che avevo terminato lo studio e voleva convincermi a uscire per giocare nella neve.

L'idea non mi dispiaceva, d' altronde era ancora chiaro fuori e volevo approfittare della luce per prendere un po d'aria fresca.

Guardai Giotto e gli dissi di prepararsi che saremo usciti per una passeggiata.

Lui capi immediatamente e si alzo spostando con il suo corpo tozzo il tavolo, facendo cadere qualche quaderno.

Sorrisi, dicono che i cani assomigliano ai padroni.

In effetti Giotto è un bel cane bovaro, in carne e pelosetto, come me appunto, ma sopratutto mi riconosco in lui nel suo carattere sicuro e tranquillo.

Nel bosco non c'era nessuno.

Giocavo a lanciare un bastone a Giotto che a fatica lo raggiungeva saltando nella neve e poi lo riportava da me.

L'aria fredda e frizzante aveva ravvivato i miei sensi, mi sentivo vivo ed energico.

Sentivo la mia pelle accarezzata dal freddo.

I miei piccoli capezzoli erano durissimi e con la mano destra li provocai da sopra la giacca provando un piacere inatteso su tutto il petto.

Passai il mio labbro inferiore tra i denti e con la lingua mi inumidii le labbra e mi sentivo baciato dal vento, dalla sua bocca gelida.

Misi la mano fredda sotto la maglia e mi toccai la parte addominale, sentivo la mano scaldarsi facendosi passo tra i peli del mio stomaco e allo stesso tempo la pelle stuzzicata dal tocco gelido provocava delle piacevoli contrazioni nelle aree circostanti del mio corpo.

Appoggiai la mia schiena verso un grosso arbusto e presi fiato. l'aria ghiacciata che scorreva nei miei polmoni aumentò ad un tratto il battito del mio cuore che sentivo forte suonare nel petto e nelle orecchie. Chiusi gli occhi.

Con la mano continuai a farmi strada piu in basso, tra i pantaloni, scavalcai le mutande e afferrai con una presa sicura e gelida le palle e il cazzo, provando una sensazione al limite del piacere e iniziai con un massaggio ad accompagnarlo all'erezione.

Mi concentrai sulle emozioni del mio giovane e grosso corpo e ascoltai i suoi bisogni.

Era assetato ed assopito, voleva ricevere calore ma anche donarlo, desiderava possedere ed essere posseduto.

Mi rendevo conto di non sapere bene cosa volessi. Le mie esperienze sessuali non mi avevano mai soddisfatto.

Avevo scopato con ragazze bellissime, tette sode e culi perfetti, ma una volta dentro le loro fighe umide, volevo solo uscirne e con la stessa foga con cui vi ero entrato.

L'avevo fatto anche con qualche milf, come quando fui corteggiato da una amica di mia madre, ingolosita dalla fama della mia mazza, la scopavo nel garage mentre il marito incosapevole guardava la tv al piano sopra.

Una volta svuotato pero mi mancava ancora qualcosa.

Il mio grosso cazzo aveva anche richiamato l'attenzione di più di uno dei miei compagni di squadra che durante le docce del dopo allenamento lanciavano sguardi e commenti maliziosi.

Una sera dopo la partita mi feci fare un pompino da Federico in macchina.

Provai a toccarlo ma il suo attraente corpo atletico non soddisfava la mia ricerca.

Avevo una relazione online con un ex docente conosciuto all'università con cui scambiavamo pensieri profondi, apprezzamenti, racconti e qualche sega su skype.

Tutto bello sicuramente, ma non bastava.

Solo a un certo punto mi accorsi del forte silenzio. Riapri gli occhi e notai che il cielo era completamente bianco, come il terreno coperto di neve.

L'aria era immobile e i fiocchi fluttuavano sospesi in attesa di prendere una direzione.

Sembrava che il tempo si fosse annullato.

Giotto era scomparso e non rispondeva alla mia chiamata.

Seguii le sue impronte nella neve almeno per un ora, con lo stesso cuore che prima batteva di piacere ora gridava la preoccupazione per il mio amato cane.

Mi ero addentrato troppo nel bosco, sentivo l'aria farsi più densa ma il chiaro del giorno non sembrava voler andarsene e per questo ne ero grato.

Controllai il telefono e non mi stupii affatto nel sapere che ero fuori dalla copertura del segnale, mi sorpresi però nello scoprire che erano passate le 19.

Mi sentii stanco, le mie grosse gambe a fatica ormai si facevano strada nella neve, i pantaloni completamente fradici fino alle ginocchia mi impedivano nei movimenti.

Fu allora che vidi una capanna, di cui non conoscevo l'esistenza e le orme di Giotto dirigersi verso essa.

Dal piccolo comignolo sul tetto innevato usciva del fumo e il fuoco del camino al suo interno faceva risplendere una luce rossa. Incerto mi avvicinai ed entrai.

Davanti al camino una figura maschile era seduta sulla sedia e ai suoi piedi Giotto riposava beato. lui gli accarezzava la testa e mi guardava.

- Finalmente mi disse. La sua voce era profonda, di una persona adulta, lo guardai meglio e mi accorsi che era in mutande davanti al fuoco, due grosse gambe e un pacco importante risaltavano dal controluce con il camino.

Chiesi immediatamente scusa per essere entrato senza bussare e mi vergognai per la mia intromissione.

Accennai qualcosa sul cane, su Giotto, ma lui tranquillamente mi studiò dalla sedia, mi sorrise e mi invito a calmarmi.

Mi guardava e sorrideva. Giotto era felice di vedermi ma era altrettanto felice di farsi accarezzare da questo sconosciuto.

Si coprì con una coperta al notare che i miei occhi erano finiti in mezzo alle sue gambe, ma a dire il vero era tutto il suo corpo e le sue forme che incuriosivano il mio sguardo.

Era grosso almeno quanto me, forti braccia e torace robusto.

- Avevo i pantaloni bagnati per la neve e me li sono tolti per farli asciugare, poi è arrivato lui a farmi compagnia

Disse indicando Giotto.

Io continuavo a scusarmi e ripetere parole insensate, ero incuriosito da quella persona e della sua nudità, ma ero anche spaesato dalla situazione inaspettata cosi che richiamai Giotto per andarmene, ma lui non si spostò di un centimetro.

Mi avvicinai all'uomo per prendere il cane e notai il suo aspetto stranamente famigliare, non riuscivo a capire chi fosse ma ne ero completamente incantato.

Eravamo talmente vicini che lui allungando il braccio mi toccò i pantaloni.

-Sei tutto bagnato anche tu, togliteli e mettili qui ad asciugare di fianco ai miei

Detto questo, senza aspettare una risposta da parte mia, si sbilanciò verso la mia cintura e cominciò a sfilarla.

Mi sbottonò il bottone del jeans e mi calò i pantaloni.

Ero immobile. Non mi sarei mai aspettato un comportamento simile, ma allo stesso tempo ero intrigato e volevo lasciarmi andare.

Bastò solo un suo tocco sulla mia gamba nuda e questa inattesa intimità per farmi partire una erezione istantanea.

I miei boxer si gonfiarono immediatamente ma questo signore non ne rimase stupito affatto, mi abbassò i boxer fino a raggiungere i pantaloni e prese il mio cazzo in mano.

Baciò poi la punta, lo insalivò per bene e incominciò a leccarlo e le labbra che scorrevano su e giù per tutta la lunghezza del mio arnese.

Rimasi senza dire nulla e lo lasciai fare, le sensazioni erano intense, mi prendevano la schiena e le mani, gli accarezzai i capelli e mentre lui incominciava ad ingoiare il mio cazzo, lo scrutavo dal basso verso l'altro cercando di riconoscerne le fattezze.

Era un gran bell'uomo, di 45 forse 50 anni.

Una barba folta e cespugliosa gli copriva metà del volto. Aveva due mani robuste e decise che conoscevano alla perfezione come prendere il mio cazzo e segarlo, mentre mi leccava le palle.

Gli presi il maglione e glielo sfilai lasciandolo a petto nudo. Lui sorrise e dopo uno sguardo ritorno al lavoro di bocca.

Quanto era bravo a spompinare, evitava il contatto con i denti e col palato che tanto mi Infastidiscono e lo ingoiava tutto, il mio lungo e grosso cazzo spariva completamente nella sua bocca.

Si alzò in piedi e mi guardò dritto negli occhi, i suoi brillavano e il suo sguardo era intenso, sembravano occhi felici di chi rivede una persona amata.

Senza dire nulla mi baciò, la sua lingua e la mia si muovevano in sincronia, un bacio appassionato e profondo.

Prese la mia mano e la portò al suo cazzo che era duro come pietra.

Continuando a baciarci ci spogliammo completamente fino a trovarci completamente nudi sul letto posto di fianco al camino.

Giotto ci guardava stranito dall'altro lato della piccola e accogliente capanna, vedeva due corpi forti e possenti, grossi e sani uno giovane e un'altro maturo che si abbracciavano, si accarezzavano, si studiavano e ammiravano l'un con l'altro.

Il suo corpo era sdraiato e io mi feci strada dalla sua bocca fino alla pancia baciando ogni centimetro del corpo che aveva un sapore e un tepore fantastico, appoggiai la mia faccia sulla suo ventre a poca distanza dal suo cazzo e lo presi in mano e guardandolo incomincia a masturbarlo lentamente, lo sentivo gemere di piacere.

Era un bellissimo cazzo, e vederlo alla penombra della stanza alla luce del camino lo rendeva attraente e senza pensarci lo portai alla bocca.

Era la prima volta che assaggiavo un maschio. Il sapore era forte ma buono.

Lo sentivo godere e spingere man mano che acceleravo con la bocca. Incominciai a segarmi perché non riuscivo a trattenere tutto l'eccitamento che provavo.

Con le mani lui cercava il mio culo, io lo avvicinai e lui con un dito si fece strada tre le mie chiappe.

Ero completamente a mio agio con quell'uomo che non conoscevo e pur non sapendo a cosa andassi in contro volevo lasciar succedere gli eventi.

Col dito insalivato entrò nel mio buco, io gemetti dal piacere inaspettato.

Senza chiedermi nulla ne infilò un'altro ed andai completamente in estasi. Si alzò verso di me e mi baciò il culo e lo insalivò per bene.

Desideravo tantissimo sentirlo dentro me, un desiderio tutto nuovo che non avevo mai provato prima.

Non avevo paura, quell'uomo era così sicuro e deciso nei movimenti che sapevo che avremmo provato piacere reciproco e basta.

Nonostante ciò mi avverti che avrei sentito un po' di dolore, ma di stare tranquillo.

E fu così, provai un forte dolore quando spingendo piano e con cautela entrò in me.

Io ero a 90 e le sue mani mi tenevano per i fianchi i suoi movimenti avanti e indietro diventavano sempre più fluidi.

Il mio volto era ritratto in una smorfia di dolore ma non lo lasciai ad intendere, volevo che continuasse.

E cosi facendo arrivò il piacere che invase tutto il mio corpo, non mi ricordavo più chi fossi ne cosa facessi li.

Ero in preda ad estasi totale e mi sentivo tutt'uno con quello sconosciuto con cui condividevo il mio corpo.

Cambiammo più posizioni, sdraiati mentre lui mi abbracciava e baciava nell'oreccio, io sotto e lui sopra, io sopra e lui sotto, il suo cazzo entrava e usciva da me come un pistone di una locomotiva.

Non potendo contenere l'eccitamento venni copioso sul suo petto, bagnandolo di abbondante sborra bianca che arrivò a sporcargli la barba. Contemporaneamente sentii che anche lui era venuto dentro me, gemendo di piacere.

Ci abbracciammo esausti sul letto, la capanna era silenziosa, l'unico rumore era quello del fuoco che scoppiettava allegro e di Giotto che ogni tanto controllava se avessimo finito.

In effetti il mio cazzo era ancora duro. Ma non osavo dire parola. Il silenzio cominciava a creare un imbarazzo tra me e il signore che non sapevo chi fosse ma nonostante così vicino.

- Ora tocca a te

Disse alzandosi dal letto. Mi fece sedere sulla panca e prese in mano il mio cazzo durissimo.

Lo insalivò e avvicinò il suo culo. Sentii la punta toccare l'ingresso.

Mi sdraiai in modo da facilitare il tutto. Lui sopra di me fece il resto.

Ero completamene dentro lui e ci mettemmo nella posizione dello smorza candela perché volevo baciarlo mentre sentivo il suo calore sul mio cazzo.

Fu allora che il chiarore della finestra gli illuminò il volto e rimasi a guardarlo incredulo ai miei occhi. Il suo aspetto era troppo familiare e mi inquietava, come se lo avessi visto tutti i giorni della mia vita e non mi fossi mai accorto della sua esistenza.

Mi sussurrò nell'orecchio

- Scopami Narciso!

Avevo sentito bene? Come faceva a sapere il mio nome? sentii un salto al cuore, c'era qualcosa che non andava in tutto ciò, qualcosa che non poteva essere, ma era troppo tardi, ormai ero dentro lui, e lo stavo scopando con tutta la mia forza, era tutto quello che volevo in quel momento, sentirlo vicino, la sua pelle strofinare con la mia, aggrapparmi al suo corpo ed entrare ed uscire da lui.

Andai avanti, cambiammo ancora più posizioni ma lo guardavo sempre in faccia, volevo vedere i suoi occhi, riconoscerli, capire la risposta di tutto. Il piacere corporeo ed il mistero giocavano un mix di emozioni indescrivibili.

Tra i gemiti di piacere continuavo a domandare chi sei? Chi sei? Notai sotto il suo braccio un tatuaggio, un piccolo fiore stilizzato.

Lui mi osservava e mentre ancora entravo ed uscivo da lui con foga mi disse

- Ora hai capito tutto.

E senza poter contenermi venni dentro lui e mi sentii liberato e stanco.

Come è possibile? chiesi, guardando sotto il mio braccio lo stesso disegno tatuato poche settimane prima, era la raffigurazione di un Narciso, appunto il mio nome. Andammo nel punto più illuminato della capanna e lo guardai ancora, eh si, sotto quell'aspetto maturo e a barba incolta c'ero io.

Completamente identico a me in tutti gli aspetti, stessi occhi, stessa stazza, stessa altezza, stesso cazzo e stesso sorriso che in quel momento era stampato sul suo volto.

- Lascia che ti spieghi tutto, disse - Ma è anche opportuno ricominciare a rivestirsi e allontanarci da qui perché non possiamo rimanere a lungo.

Rivestendoci riprese il discorso

- Oggi per te e molti anni fa per me, mentre passeggiavi con Giotto per il bosco, non so ancora come sia successo, ma il tempo si è contratto ed è avvenuta una connessione tra passato e futuro, una specie di salto del tempo.

Mi ricordo di essermi ritrovato in questa capanna che non avevo mai visto prima, aver fatto l'amore con un uomo misterioso di cui non sapevo nulla ma allo stesso tempo era come se lo conoscessi da sempre, una relazione talmente coinvolgente che non ha avuto mai uguali, fino ad adesso ovviamente.

Perché quell'uomo ero io ed io sono te.

La insensatezza di quel discorso faceva fatica ad essere assimilata dal mio cervello, ma gli volli credere e continuai con l'ascolto.

- Ho aspettato questo giorno per trent'anni, ho costruito questa capanna con le mie mani ed in ogni attimo pensavo a te e a questo giorno, Narciso.

Sapevo tutto quel che sarebbe successo dentro questa capanna e conosco bene tutte le tue emozioni ora. Vorrei solo rassicurarti che ora tornerai a casa e avrai una vita felice, almeno fino alla mia età

Mille domande a quel punto ronzavano nella mia testa ma solo una era importante e mentre la formulavo lui anticipò la risposta, conosceva perfettamente la mia mente e tutto quello che gli girava e nonostante questo la amava completamente.

- No, Narciso mio, non ci rivedremo più, ora ti riaccompagno al limite del bosco e poi me ne andrò per la mia strada, tornerò dalle persone che mi vogliono bene e che anche te imparerai ad amare.

Ma l'amore che proviamo per noi sarà sempre unico e senza uguali.

L'orologio del telefono segnava quasi mezzanotte e tutto era ancora chiaro.

Continuavo a fissare la versione vecchia di me e ne ero totalmente innamorato.

- Ci siamo

Disse e notai appunto che fuori dal bosco era tutto buio mentre dalle fronde degli alberi trapelava ancora luce.

Ci baciammo un ultima volta, senza dire altro.

Le campane suonarono mezzanotte e improvvisamente non lo vidi più.

Il bosco era tutto buio e mi sentivo terribilmente solo.

Giotto correva verso casa, ma io mi fermai sotto un lampione guardando fisso il bosco, aspettando che magari lui ricomparisse.

Avevo ancora il suo sapore in bocca e il calore del suo abbraccio.

Mi chiesi in quel momento come fosse possibile amare così tanto se stessi, fisicamente e mentalmente.

Sentivo qualcosa di sbagliato dentro me e diventai triste. a tutta risposta notai un biglietto dentro la mia giacca, un biglietto che non avevo prima, sopra c'era scritto "Questo nostro amore, l'amore che provi per te, è cio che ti farà vivere felice" seguito da una data e una combinazione di sei cifre.


Giulio big


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