MATMOS

11 Ottobre 2007

Teatro Fondamenta Nuove

Recensione di Emiliano

 

I Matmos sono un duo di culto: tornano spesso a Venezia (l'ultimo concerto come Matmos risale ad un anno fa e l'ultima comparsata, sotto l'alias Soft Pink Truth, risale all'estate appena trascorsa), e nonostante tutto ogni loro performance registra il sold out. Mi domando in realta' quanti di quelli che accorrono per ascoltare la musica/arte visuale dei due californiani effettivamente conoscano (e posseggano in originale) la loro discografia, o se invece giungano un po' per sentito dire, un po' perche' fa figo, un po' perche' i nostri due hanno collaborato con Bjork. Anyway, queste sono domande universali, valide tanto per il concerto in questione quanto per chi accorre alla prima della Biennale o a qualunque altro evento glam; sulla faccenda degli originali, poi, meglio stendere un velo pietoso: ma ho sempre piu' la sensazione che, ai concerti, sono pochi gli animali che, come me, comprano i dischi di chi poi vanno ad applaudire dal vivo.

Ieri il piccolo, ma suggestivo, Teatro delle Fondamenta Nuove, a Venezia, era gremito di gente: al punto che si son dovute togliere le sedie dalla platea per far entrare tutti. Per un momento sara' stata contenta la ragazza che, mentre si aspettava di entrare in teatro, si augurava di poter stare in piedi perche' a lei piace stare in piedi ai concerti: ma la musica dei Matmos non e' cosa di danza, ed infatti, giunti sul palco, abito al solito "9 to 5" per Martin C. Schmidt e maglione con paillettes (che pero' viene tolto quasi subito) per Drew Daniel, i nostri due chiedono alle persone di sedersi per terra.

Gli interventi dei Matmos tra un brano e l'altro sono sempre molto garbati e ironici: cosi', rimboccando le maniche della camicia, Martin fa il gesto dell'ombrello, il pubblico ride e lui commenta "ahah so funny"; e ancora, dopo aver eseguito un brano di noise elettronico puro, accompagnato da un video spettacolare in cui un filmetto porno anni '80 veniva elaborato, distorto, tanto da indurre una sensazione fortemente antierotica nello spettatore, Drew commenta (elaborando "satanicamente" la propria voce) sul fatto che vicino al teatro c'e' una chiesa, e conclude "Fag the power".

Ma la musica? Stavolta i Matmos ci sono andati giu' pesante: attingendo a pezzi provenienti dalla loro discografia (ma non dall'ultimo The Rose Has teeth in the mouth of a Beast, Matador, 2006), hanno scelto quelli piu' rumorosi, destrutturati, spezzati, accompagnati sempre da video, di cui uno effettuato dal vivo, in cui Martin azionava una specie di punteruolo "spuntato" su alcune parti del suo corpo, mentre Drew ne elaborava il rumore e lo inseriva in una griglia di altri rumori e ritmi. Fin qui tutto normale, per un concerto dei Matmos. Solo che, ad avviso di chi scrive, qualcosa non ha funzionato: a parte il brano iniziale, francamente brutto (un drum & bass, dal loro primo album, che purtroppo oggi suona ampiamente deja' ecoute'), i pezzi proposti erano, per quanto interessanti, poco emozionanti. Cosa strana, visto che nei precedenti due concerti da me visti, c'era un coinvolgimento ritmico e emozionale elevato: stavolta no, tutto appariva molto cerebrale, quasi inascoltabile a tratti, e i video, per quanto belli, non aiutavano nella piena comprensione delle composizioni. Forse, scegliendo pezzi cosi' complessi, sarebbe carino essere leggermente didascalici, e con i video far balenare l'idea che i suoni che si stanno ascoltando sono effettivamente: bisturi, trapani, registrazioni porno, capelli, acqua, eccetera. I video del concerto invece, per quanto molto affascinanti, a volte perfetti sulla musica, non aiutavano e spesso distraevano dal discorso musicale di Drew e Martin. La conclusione del concerto, una lunga suite, con video semplice quando ipnotico (puntini che si deformavano e formavano arabeschi e un continuo di illusioni ottiche), ha un po' appianato questa sensazione, e mi ha riconciliato con quanto visto poco prima. Dopo un'ora esatta, i Matmos salutano, e tutto finisce, con una sensazione di inconcluso: se si conferma la loro creativita' e maestria (nell'uso di laptop, sequencer, mixer e roland e altro - dove per altro intendo qualunque altra cosa, chitarra, flautini di bambu', trombette di carnevale...), rimane un dubbio sulla capacita' di riuscire sempre a comunicarla al pubblico, che alle 21 di un giovedi' sera puo' essere stanco e magari ha bisogno di essere un po' guidato per poter partecipare appieno all'evento.

 

Ps. Lo so che i Matmos hanno proposto un bis (richiesto non a gran voce, a dire il vero), un brano mai ascoltato tratto dal loro prossimo lavoro in studio. Glisso per pieta' verso i due, nella speranza che quella ascoltata sia solo una versione molto embrionale del brano che poi effettivamente ne risultera'.

 

Emiliano

 

Foto tratta dal sito dei Matmos: http://brainwashed.com/matmos/


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