ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Magari fosse vero! (Capitolo 8)

Un racconto in 11 puntate di billone61 (billone61@libero.it)

I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


capitolo 8


RONDON, UN PO' DI REVIVAL


Il pensiero del cazzo di Dall'Aglio e le immagini di sua figlia che lo succhiava mi accompagnarono per gran parte della notte e, dopo decenni che non mi succedeva, mi trovai i boxer inondati di sperma.

Sarebbe stata dura liberare Dall'Aglio dall’incantesimo, dopo cio' che avevo visto.

Pensai che avrei potuto farlo solo riuscendo a duplicare prima i filmati che aveva girato.

Passai un fine settimana inquieto.

Subito al sabato mattina, mi ricordai l’impegno che mi ero ripromesso con il marito della signora Ferroni e la cosa mi provoco' un crampo allo stomaco.

Tenni acceso il telefono Sitic e a fine mattinata, mentre ero in ufficio in Cospe, mi chiamo' Fabio.

'Ciao Fabio!'

'Ciao, ciao.'

'Come stai?'

'Insomma'

'Cosa vuol dire: insomma?

'Ti penso spesso. Andrea… voglio il tuo culo.'

'Un po’ di pazienza, dai. Anch’io ti penso.'

'E pensi anche al mio cazzo?'

'Soprattutto a quello.'

'Solo a parlarne mi e' diventato duro'

'Uhm, interessante. E dove sei ora?'

'Sono nella stanza di mia figlia. Sono seduto di fianco al suo lettino e la sto guardando mentre gioca.'

'Tua moglie dov’e'?'

'E’ uscita a fare la spesa'

'Tua figlia che eta' hai detto che ha?'

'Quasi nove mesi.'

'Quindi ancora non capisce nulla di cio' che avviene.'

'Direi di no. Ma dove vuoi arrivare?'

'Senti Fabio, togliti i pantaloni.'

'Non posso lasciare sola Cristina. Si metterebbe a urlare.'

'Infatti non ti ho detto di uscire. Ho detto di rimanere li' e toglierti i pantaloni. Tranquillo, tua figlia non si accorgera' nemmeno di quello ce sta accadendo'

'Ok. Me li sto togliendo.'

'Ora togliti le mutande.'

'Ma dai! Davanti a lei? Ce l’ho duro!'

"Ma fai conto che lei non ci sia nemmeno'

Io nel frattempo mi ero recato con il telefonino in bagno e mi ero tolto pantaloni e mutande, sedendomi sul water.

'Fantastico. Fabio io sono in bagno. Anch’io ce l’ho duro e me lo sto tenendo in mano. Forza, fai altrettanto.'

'Chissenefrega! Tanto lei non capisce. Ecco, mi sono tolto anche le mutande.'

'Bravo! Ce l’hai in mano ora?'

'Si, e me lo sto menando'

'Non smettere di menartelo!'

'Fabio, io sto venendo. Aah.'

'Anch’io, anch’io vengo. Hahh, hahh…"

'Ti e' piaciuto?'

'Si, ma ora mi dispiace. Non voglio farlo piu'. Non vorrei che da grande ne soffrisse.'

'Hai ragione. Non lo faremo mai piu'. A presto, Fabio. Ciao.'

'Ciao, ciao.'


Nel pomeriggio comincio' la mia strategia di appostamento. Dovevo trovare il momento giusto. Era una cosa molto delicata. Dovevo anche fare alla svelta. Avevo detto a mia moglie che uscivo a prendere il giornale, per cui tirai fuori la macchina. Posteggiai appena prima della curva e tornai indietro. Avevo la tremarella. Non avevo idea di cosa avrei detto, o almeno ne avevo una molto vaga.

Soprattutto pero' dovevo aspettare che uscisse. Fortunatamente il cancello era aperto, per cui avrei potuto entrare senza farmi aprire.

Proprio mentre, camminando verso la mia meta, pensavo a quale tattica adottare, la fortuna mi venne ancora in aiuto ed in modo ancora piu' decisivo: Il signor 'Cavazzoni', come lo chiamavo io, usci' dal cancello con in mano due borse del pattume.

L’occasione che non mi sarebbe mai piu' presentata!

Mi avvicinai quatto quatto e quando fui ad un passo, allungai una mano per metterla sulla sua spalla sinistra. Lui pero' mi sorprese, voltandosi appena prima che lo raggiungessi.

Le parole mi si smorzarono in bocca:

'Mi sc…'

Lui si volto' e mi guardo interrogativamente.

Io per un attimo fui sopraffatto da quella faccia quasi sofferente e da quel corpo che, finalmente vedevo da vicino. E ora che faccio?.

'Scusi. Sulla sua macchina ho visto la scritta Cavazzoni'

'E allora?'

'Quindi lei lavora alla Cavazzoni'

'Si.' La sua faccia continuava ad essere un grosso punto interrogativo.

'Era una curiosita'. Sa, io lavoro alla Cospe, e quindi conosco la Cavazzoni, che e' una delle nostre concorrenti, nel piping.'

'Ah, la Cospe. Certo'

'Ah, mi scusi, non mi sono presentato. Sono un suo vicino. Abito in quella casa li', al 52. Mi chiamo Andrea, Landi.' Dissi allungando la mano destra.

Lui poso' una borsa e rispose alla stretta di mano.

'Piacere, Motta. Mi chiamo Francesco.'

'Piacere mio. Che lavoro fa in Cavazzoni?'

'Sono direttore di cantiere. In questo momento sto lavorando a Milano, per l’ATM'

'Curioso, anch’io lavoro spesso a Milano.'

'Anche lei in cantiere?'

'No, no. Io lavoro in sede.'

'Ma la Cospe e' di Modena!'

'Si, ha ragione. Ma, vede, io sono da sette mesi circa libero professionista (sono ingegnere), e lavoro sia per la Cospe, che per la Sitic, a Milano.'

'La Sitic?"

'Si', perche'?'

'Ho lavorato una volta con un Direttore dei Lavori Sitic, un certo ingegner Dominici. Lo conosce?'

'Certo.'

'Mi faccia la cortesia di salutarlo. Gli dica che lo saluta il geometra Motta della Astaldi.'

'Lavorava in Astaldi, prima?'

'Ho lavorato in Impregilo, quindici anni, poi in Astaldi, cinque anni, ed ora per la Cavazzoni, da due anni. Quando ho conosciuto lui, alla Milano-Laghi, ero in Astaldi.'

'Ah, la Milano-Laghi. Me ne parla spesso, si'.'

Lo guardai in segno di commiato. Non ero riuscito nel mio intento e non sapevo piu' cosa dire.

'Va bene, e' stato un piacere. La saluto.'

'Qualche volta potremmo fare il viaggio a Milano insieme. Che ne dice?' Mi rendevo conto che era un azzardo ma altrimenti come facevo a ricreare un’occasione?

'Mah, non so…i o viaggio molto presto alla mattina.'

'Beh, quanto a questo io devo essere in Sitic alla 8.00-8.30.'

Vedendo la sua indecisione, tagliai corto, non era ancora il momento. Prima dovevo fare l’incantesimo.

'Non insisto. E’ stato un piacere anche per me. A presto.'

'Aspetti… Non so, potremmo metterci d’accordo… Lunedi' sono in ferie. Che ne dice di martedi' prossimo?'

'Martedi'? Va bene, anzi benissimo. Lunedi' sono a Modena e martedi' devo andare a Milano. A presto allora.'


Me ne andai incuriosito. Ero insoddisfatto per non avere potuto usare l’incantesimo su Francesco. Ma d’altra parte quella conclusione aveva aperto uno spiraglio inaspettato.

E soprattutto, come desideravo quell’uomo!

Basso, tracagnotto, robusto, con gli occhi pesti. Le mani erano forti, tozze e callose. Ero anche riuscito a sbirciare, non visto, tra le sue gambe, e la vista del pacco gonfio al punto giusto (e forse qualcosina in piu'), con la pipa leggermente aperta in alto, faceva ben sperare.

Ormai ero consapevole dell’enorme fortuna capitatami, sapevo che, prima o poi, quando fossi riuscito a fare il mio incantesimo, Francesco sarebbe stato spinto come da una forza invincibile a cercarmi, per cui mi godevo la mia posizione privilegiata.

Il fine settimana passo' serenamente. Mi dedicai alla famiglia come non forse non avevo fatto mai. Mi sembrava che la mia vita fosse piena ora. Mi rendevo conto che cio' che prima mi mancava, cio' che mi rendeva inquieto, era il sesso, inteso come esperienza gioiosa, vissuta continuamente e con passione. Per cui mi era facile e di nessun peso ora dedicare tutto il mio tempo libero (dal lavoro e dal sesso) alla famiglia.

Mi parve addirittura che mia moglie, che viceversa al sesso non era mai stata interessata, apprezzasse questo coinvolgimento. Ero a casa per poco tempo, ma in quel poco ero tutto per lei e per i bimbi.

D’altra parte, in nessun momento mi venne in mente che stavo tradendo mia moglie: per me era tutta un’altra cosa. La vita serena con mia moglie e quella sfrenata con i miei uomini, viaggiavano parallele, senza nessuna intersezione, lontane anni luce.

Alla domenica, mentre ero a letto e leggevo Borges, mi venne in mente il mio impegno dell’indomani: Rondon.

Strano come il pensare a lui non mi desse piu' nessuna emozione. L’interesse per lui era scemato proporzionalmente al tempo passato che aveva via via attenuato e poi estinto il mio ardore e in modo inversamente proporzionale al crescere dell’interesse verso altri uomini. Che cosa poteva offrirmi Rondon, con la sua squallida esistenza (anche se un tempo tutto cio' che lo concerneva mi sembrava affascinante), il suo non saperci fare, il suo buttare in ridere tutto?

D’altra parte, dovevo togliermi la curiosita' e lo sfizio di avere cio' che prima d’ora mi era sempre stato negato.

In macchina verso la Cospe, arrivo' puntuale la sua telefonata.

'Ciao Andrea, Rondon'

Nonostante tutte le pensate della sera prima, sentirgli pronunciare il mio nome mi procuro' un vuoto nel petto.

'Ciao Rondon' adesso che lui mi chiamava per nome ero io che volevo togliermi lo sfizio di usare il suo cognome.

'Io stasera finisco alle quattro e prima delle cinque sono in casa.'

'Io pero' prima delle sei non riesco a venire.'

'Non incominciare. Dai che puoi venire, se solo vuoi.'

'Allora diciamo che non voglio. No, dai, scherzavo. Senti fammi un po’ vedere se riesco a liberarmi. Ma ho paura che non sara' facile, con tutte le cose che ho da fare. Quindi non prometto niente.'

'Va bene dai. Chiamami prima di partire.'

'OK, ciao Rondon'

Piu' tardi in ufficio mi chiamo' Baldovin da Venezia.

'Ciaocomestai?'
'Bene, ciao Alessandro'

'Quand’e' che possiamo vederci?'

Troppi impegni, troppi uomini…

'Non so Sandro…'

'Questa sera? Io sono a Modena.'

'No, purtroppo questa sera non posso, ho un impegno.'

'Domani allora.'

'Domani sono a Milano e torno giovedi' sera.'

'Accidenti. Allora giovedi'.'

'Senti Sandro, oggi torno a casa tardi, domani e dopodomani sto a dormire a Milano, giovedi' faccio ancora tardi… Mia moglie mi uccide.'

'Ti prego, Andrea, ho bisogno di vederti.'

Pensai che forse era giunto il momento del controincantesimo per Baldovin.

'OK, senti, vedo cosa posso fare. Ma non prometto niente' (era la seconda volta che non promettevo niente quella mattina).

'Fantastico'

'Ti saluto Sandro'

'Scusa solo un attimo, Andrea.'

'Dimmi'

'Venerdi' mi ha chiesto il tuo numero l’arch. Dall'Aglio. Cosa voleva da te?'

Se solo sapessi…’ pensai 'Mi ha proposto di fare una cosa insieme. Ho accettato.'

'Qualcosa di interessante?'

'Si', interessante. Quell’uomo mi ha offerto qualcosa di grosso, molto grosso' dissi godendomi del doppio senso che lui non poteva afferrare.

Vedendo che non dicevo nulla di piu', desiste', sebbene a malincuore e mi saluto'.

Intorno a mezzogiorno chiamai Fabio.

'Pronto?'

'Fabio?'

'Eh, ciao ciao. Sai che stavo proprio per chiamarti? Ho lasciato andare gli altri a mangiare.'

'Dovresti andarci anche tu. Se no mi dimagrisci e mi diventi smunto.'

'Non prendermi per il culo. Sono grasso come un maiale'

'Ed e' cosi' che mi piaci'

'Quando sei qui a Milano?'

'Domani! Scusa, ma non dovevamo vederci la sera?'

'Certo, certo. Volevo solo assicurarmi. Mia moglie e' via anche questa settimana, per cui non c’e' problema. Anzi mi piacerebbe se ti fermassi anche il giorno dopo'

'Adesso vediamo. Potrebbe essere. Se non mi stufo di te prima… No, a parte gli scherzi, potrei avere qualche problema per mercoledi'' e il mio pensiero ando' a Francesco e agli sviluppi che la storia avrebbe potuto avere.

'Non azzardarti a stancarti di me proprio ora. Ci sono vagonate di cose che vorrei fare con te.'

'Sicuramente pretendo di cucinare qualcosa io questa volta.'

'Non sono un gran cuoco, eh?'

'La verita'? Sei una bestia!'

Rise di gusto. 'Che fai stasera?'

'Niente di speciale. Un pompino ad un collega della Cospe, penso, almeno lo spero.'

'Oh, oh, piano!'

Scoppiai a ridere e lui mi imito'.

'Troione come sei, non ci sarebbe da meravigliarsi'

'Vorra' dire che domani avrai davanti un pretino senza peccato.'

'No, no, macche'… troione sei e io troione ti voglio.'

'Allora lo posso fare il pompino al mio collega?' insistei.

'Va in mona, va'

'Ti saluto ora, Fabio.'

'Ciao mio bello'

'Bello? Mi hai chiamato bello?'

'Beh, che cosa sei? Brutto?'

'No, ma, insomma. Mi ha fatto piacere detto da te.'

'Me ne ricordero'. A domani.'

'A domani'


La telefonata mi lascio' il sorriso sulle labbra per tutto il pomeriggio quasi e mi mise in buona disposizione per l’incontro della sera con Rondon. Mi sarei divertito un po’ con tutti questi uomini e questi cazzi, ma quando ne avrei avuto abbastanza, cosa avrei fatto? A chi avrei dedicato tutto il mio tempo? Fabio, forse: erano troppo forti le sensazioni che mi dava il trovarmelo davanti. Era troppo perfetto e poi era l’unico giovane del cioppo, piu' giovane di me!

Alle cinque e mezza stavo cominciando a fare baracca e burattini, quando Rondon si fece sentire di nuovo.

'Allora, come sei messo’'

'Sto preparando la borsa. Tra due minuti esco.'

'Perche' non tra un minuto?'

'Va a cagare, pistola. Ci vediamo tra dieci minuti.'

Uscii e andai da Rondon. Pensai che forse era la prima volta che entravo 'ufficialmente' in casa di Rondon, sebbene vi avessi fatto piu' di una scorribanda. Chissa' se avrei avuto il coraggio di confessarglielo.

Mi venne ad aprire con un sorriso a tutta faccia. Rimasi un po’ deluso nel trovarlo vestito (mi aspettavo forse un’accoglienza tipo quella di Baldovin, che in albergo era praticamente nudo). Notai comunque con piacere che aveva i pantaloni della tuta, piu' facili da togliere, piu' rivelatori.

Era un po’ impacciato, era evidente. D’altra parte per lui era la prima volta con un uomo, sebbene gli antefatti potessero tranquillizzarlo in merito al successo delle sue eventuali avances.

Mi fece sedere sul divano. E si mise in piedi davanti a me.

Si sfrego' le mani e ridendo mi chiese 'Allora, che si fa?'

'Io ho portato i panini. Tu hai le bibite?' Mi rilassai sul divano, aspettando la sua mossa.

'Beh, allora?' mi chiese.

'Allora che?'

'Non mi sembri bendisposto nei miei confronti.'

'No, infatti' dissi ben sapendo che non era vero.

'Senti, dopotutto non mi sono comportato male con te. Non ho ceduto, ma non ti ho nemmeno schernito o sputtanato con gli altri.'

Mi resi conto che era vero. In effetti sapeva il mio terribile segreto, e non l’aveva mai usato contro di me. Era stato, come si suol dire, un gentiluomo.

'Hai ragione. D’accordo. Senti io sto qui e guardo. Fammi vedere un po’ quello che sai fare e soprattutto cosa vuoi che io faccia. Avevi detto che avevi un mucchio di desideri repressi da esaudire.'

'Ed e' cosi'. Va bene senti. Faccio io. Pero' non riesco da solo a rompere il ghiaccio. Ho bisogno che mi aiuti.'

Mentre ancora parlava, allungai un piede e alzai la gamba tra le sue e gli diedi un colpetto lieve ai coglioni.

Lui fu preso alla sprovvista e mi prese il piede accusando il colpo.

'Ohi, vacci piano. Ho solo due palle.'

Mi tolse la scarpa. Una volta liberato, il mio piede ritorno' a perlustrare fra le sue gambe.

Rondon divarico' le gambe e si mise le braccia sui fianchi. Il suo gonfiore era bello evidente e io avvertivo appena la morbidezza dei suoi genitali attraverso il piede cosi' poco adatto a riportare sensazioni tattili.

Mi venne un pensiero. Ritirai il piede.

'Sai una cosa che desideravo tanto qualche anno fa, pensando a te?'

'Cosa?'

'Farti un massaggio su tutto il corpo. Potremmo farlo adesso.'

'Mi sembra una buona idea. Tanto per rompere il ghiaccio. Sono un po’ nervoso, in effetti'

'Che ne dici se ti metti sul tavolo?' chiesi indicando il tavolo della sala che sembrava sufficientemente robusto per ospitare il peso di Rondon e anche oltre.

Stendemmo una tovaglia e Rondon si distese sopra la tavola

'Su togliti i vestiti.'

'Tutti?' mi chiese un po’ sull’agitato.

'Se vuoi ti faccio un massaggio sulla tuta. Hai dell’olio di canfora o simile?'

'Si, mia moglie ha dei guai ad una spalla per cui deve avere dell’olio sul comodino'

Mi avviai, presi l’olio e, quando tornai, trovai Rondon con le sole mutande addosso e disteso sulla pancia. In fondo che male c’era se aveva un po’ di vergogna?

In casa c’era un gran caldo, per cui mi misi in boxer e maglietta. Mentre facevo cio', Rondon parve preoccuparsi.

'Ah Bertoli'! Che cazzo vuoi fare?'

Mi unsi per bene le mani.

'Non preoccuparti, non ho intenzione di sodomizzarti. Tengo su i boxer.'

Cominciai a massaggiare la schiena, e sentii subito una scossa al contatto con la sua pelle, i suoi muscoli, il suo grasso. La massa muscolosa si ammucchiava sotto le mie mani per poi distendersi. Indugiai a lungo con volutta'. Poi passai alle gambe, ricoperte da una peluria chiara. Non riuscivo a capire, in quello stato di rilassatezza, se le cosce fossero muscolose oppure grasse oppure tutte e due. Certo erano grosse, come grossi erano i polpacci.

'Ora devi voltarti' dissi mentre prendevo dell’altro olio e me lo spargevo tra le mani.

Finalmente avevo davanti il mio omone seminudo. Mise le braccia dietro la testa, allungando in tal modo i muscoli pettorali. La sua peluria era concentrata nel centro del petto e sulla pancia. Man mano che sollevavo la panciona, fuoriusciva dalle mutande una parte del triangolo di peli pubici. Rondon teneva gli occhi chiusi e cercava di rilassarsi. Poi passai alle gambe. Sul davanti era tutto piu' eccitante. Insinuai la mia mano tra le cosce ed ecco che Rondon divarico' leggermente le gambe, e allora io salii, fino a che inevitabilmente la mia mano sfioro' i suoi slip. Cominciai timidamente ma alla fine mi concentrai sul suo inguine e il suo pube. Rondon allargo' ulteriormente le gambe. Ora avevo davanti i suoi slip, sottili, e sotto evidentissima, la sagoma del suo uccello appoggiato, mollemente ma non troppo, sulla sinistra. Le palle invece non si distinguevano, raccolte da una sacca gonfia e tesa. Massaggiai con volutta' e passione sollevando e scuotendo la borsa dei genitali. Circondavo il triangolo degli slip con entrambe le mani ed evidenziavo maggiormente il gonfiore.

Feci scivolare Rondon verso un estremo della tavola, e alzare le ginocchia e allargare le gambe. Alzo' anche il busto appoggiandosi all’indietro sui gomiti, per guardare. Salii sul tavolo e mi misi fra le sue gambe. Ora i suoi slip informi e turgidi ce li avevo davanti agli occhi e affondai deciso la faccia nell’incavo delle sue cosce. Sentii il volto pervaso dalla morbidezza dei suoi genitali. Valutai l’inizio di un nerbo nel suo uccello, che strofinavo con il naso, mentre le palle cedevano all’insinuarsi del mio mento. Morsicai con le labbra, prima le palle e poi l’uccello, poi ancora le palle.

A causa del trattamento, la sagoma dell’uccello stava aumentando le proporzioni e ritenni venuto il momento di passare definitivamente all’azione.

Aiutato dal sollevamento del suo bacino, tolsi gli slip e gli sfilai mollemente dalle gambe, baciandogliele ed accarezzandogliele. Rondon abbandono' entrambe le gambe pernzoloni verso il basso, si prese in mano l’uccello, non molle, non duro e me lo porse, non senza un certo orgoglio.

Io ritornai fra le sue gambe e mi posi proprio sopra la punta del suo uccello. Lo guardai con attenzione, ammirandone le dimensioni notevoli e le belle proporzioni, in particolare la cappella era molto grossa, seppur ancora ricoperta dalla pellicina

'Una succhiatina?'

'Scappellalo' gli dissi e non appena lo fece vidi fare capolino una meravigliosa cappella scura. Non potei resistere ed immediatamente la ingoiai.

'Opla'' disse Rondon, la cui mano stretta attorno all’uccello io a mia volta strinsi fra le mie, indirizzandola ad andare su e giu', mentre io facevo lo stesso con la testa, la bocca invasa dal suo begone.

Ben presto la sua mano sguscio' via ed io impugnai decisamente quel salame di carne. Non era ancora duro del tutto, per cui provai ad ingoiare piu' che potei. Quando lo feci, sentii la sua mano sulla testa che spingeva.

Riuscii a sfiorare con le labbra i peli pubici e alzai lo sguardo ad incontrare quello di Rondon, evidentemente ammirato dalla mia prodezza.

'Orca boia. Ma come fai a tenerlo tutto?'

Lasciai uscire quel bestione, che ricadde, grosso e lungo, quasi duro , verso il basso, tutto bagnato dalla mia saliva.

'Cosa vuoi che ti faccia?'

'Ecco, mi piacerebbe…'

'Spara!'

'Mi piacerebbe se mi radessi …li'' disse indicando con la testa il suo pube.

Mi sembro' una buona idea, per cui uscii dalla sala ed entrai in bagno dove trovai subito l’occorrente. Dalla sala, Rondon mi aiuto' a trovare un rasoio da barbiere.

Lo ritrovai seduto sul tavolo con l’uccellone penzolante.

'Io pero' questo coso non lo so usare.'

'Non fa niente, e' proprio quello che mi piace.'

Toh, chi l’avrebbe detto’, pensai. ‘E’ eccitato dal pericolo e forse anche dal dolore.’

Mi versai un po’ di sapone sulle mani e lo distribuii sul pube e sulla parte dell’inguine intorno alle palle. Poi aprii il rasoio e provai ad impugnarlo come meglio potei. Lui per nulla spaventato sporse leggermente in avanti il bacino. Mi dedicai al pube, che in men che non si dica fu sbarazzato dalla massa di peli ricci. Poi lui apri' maggiormente le gambe per darmi modo di radere l’inguine, cosa che io feci, arrivando proprio all’attaccatura delle palle. Durante quest’ultima operazione, il cazzo di Rondon raggiunse la sua completa durezza, segno che la cosa era per lui massimamente eccitante. Glielo presi in mano amorevolmente e con la sinistra lo masturbai leggermente prima di spostarlo in modo da poter procedere con il mio lavoro. Feci la stessa cosa con l’altro lato dell’inguine. Infine provai a radere la zona dall’attaccatura delle palle al culo. Anche quella fu un’operazione che Rondon gradi' molto, perche' il suo cazzo si alzo' un paio di volte autonomamente.

Quando finii, lui inaspettatamente mi chiese:

'E le palle?'

'Che, sei matto? Le palle non me la sento. E se ti taglio?'

'Chissenefrega. Tu fai come ti dico.'

Io alzai le spalle e misi il sapone anche sulle palle, dopo aver notato che la pelle dello scroto non era raggrinzita, ma era tesa e sottile a formare un'unica grande sacca gonfia.

Cominciai con grande prudenza, ma era difficile, perche' le palle cedevano morbidamente. Andai con un solo colpo dall’attaccatura del cazzo a quella in basso dello scroto, lasciando una scia color carne in quell’ammasso bianco.

Quando ripresi con un’altra striscia, Rondon, evidentemente eccitato, se lo prese in mano e se lo meno'.

'Se ti masturbi muovi le palle e non riesco ad essere preciso.'

'Chissenefrega' ripete' Rondon, senza smettere di menarselo.

Io cercai di continuare il mio lavoro, ma era difficile, sia perche' lo spettacolo della manona di Rondon che menava il suo cazzo era uno spettacolo difficile da ignorare, sia perche' i coglioni venivano sballottati. Prima di ricominciare porsi la bocca e lui mi indirizzo' l’uccello. Lo presi in bocca e volevo continuare, quando lui me lo tolse perche' continuassi.

Cosa che feci, con la massima cura. Per un momento mi parve di averlo tagliato e sicuramente fu cosi' anche se probabilmente il taglio era superficialissimo, tant’e' che fu evidente solo un arrossamento.

'Accidenti, mi dispiace, ti ho tagliato'

'Non preoccuparti, usa la saliva.'

Io prima presi una spugna bagnata con acqua calda e tolsi la rimanente schiuma, poi succhiai il punto in cui avevo scalfito la pelle dello scroto.

'Morsica, dai, fammi male alle palle.'

Io gli presi in bocca le palle e strinsi. Sentii benissimo che a Rondon piacque molto e allora insistei, mordendo in modo piu' deciso e intanto affondando la faccia, tenendomi per le sue gambe.

'Aspetta, voglio sborrarti in faccia'

Io fui un po’ deluso a dire il vero avendo assaggiato appena quell’uccellone. Era gia' tutto finito.

Salto' giu' dal tavolo, mi fece sedere sul divano e mi si mise davanti, a gambe divaricate, con la sinistra sul fianco e la destra che non aveva mai smesso di menarselo.

'Guarda. Guardalo bene. Orca boia'

Io comunque fui abbastanza preso dalla situazione e mi estrassi l’uccello duro dai boxer.

Avevo lo sguardo fisso su quella grossa cappella dalla quale mi aspettavo da un momento all’altro che uscisse la sborra.

Rondon alla fine spinse in avanti il bacino e subito dopo ecco che mi colpi', proprio sulla fronte, il primo schizzo di sperma. Anche il secondo mi colpi', mentre gli altri si adagiarono sulla mano di Rondon.

Nel frattempo ero venuto anch’io, per cui non ebbi voglia di pulirgli il cazzo dalla sua sborra.

Rondon prese la spugna e si puli' da solo, poi si sedette sul divano di fianco a me, mettendomi un braccio dietro la schiena.


Quel gesto intimo gli valse la riconquista della mia attenzione.

'Mi dispiace' mi disse

'Che cosa, ti dispiace?'

'Che non ti sia piaciuto tanto. Sono stato un po’ egoista.'

'Ma no, dai'

'No, no. E’ cosi'. Ho pensato solo a me. Ma devi capirmi. Quella del rasoio e della sborrata in faccia erano due miei sogni.'

'Sono contento che tu li abbia realizzati.'

'Senti, magari se hai ancora voglia, ti lascio giocare col mio uccello.'

'Adesso no, ho appena sborrato.'

'Dammi la mano.'

Quando gliela diedi lui bellamente se la pose sui genitali nudi e la tenne li'.

'Se non ti dispiace, a me fa comunque piacere avere la tua mano sui coglioni.'

'Non c’e' di che. Fai pure.'

'Non eri mai venuto a casa mia?'

'Diverse volte' mi lasciai scappare.

'Non mi sembra. Addirittura non mi sembra tu sia mai entrato. Forse una volta.'

'Forse hai ragione.'

'Mi nascondi qualcosa?'

Mentre parlava giocava con la mia mano e il suo uccello. Mi metteva l’uccello in mano, mi metteva la cappella tra l’indice e il medio, mi metteva una palla tra il pollice e l’indice, cose cosi'.

'In effetti si'. Vedi io sono gia' stato in questa casa… a tua insaputa.'

Si giro' di scatto verso di me. Non sembrava alterato, piuttosto sorpreso.

'Sei entrato in casa mia di nascosto? E le chiavi?'

'Mi ero fatto un duplicato una volta sfilandotele dalla tasca del cappotto.'

'Dai! E non me ne sono accorto?'

'Non penso, no.'

'Cos’hai fatto d’altro?'

'Sono entrato anche nel tuo appartamento di via Carli.'

'E hai… rovistato fra la mia roba?'

'Veramente, non ricordo di aver trovato mai niente di interessante. Hai una vita di una noia mortale.'

'Grazie tante.'

Si mise un cuscino sotto la schiena e si distese sopra le mie ginocchia in modo che il suo pube fosse proprio davanti a me. Io cominciai a giocare con tutte e due le mani.

Mi smanazzavo quell’uccello, con leggerezza, pensando ad altro, apprezzandone solamente la morbidezza.

'E poi …'

'Ne hai fatta una piu' grossa delle altre.'

'Decisamente, si'.'

'Beh, spara. Ormai non so piu' cosa pensare.'

'Una notte ho dormito qui.'

'Ma cosa ci provavi a startene qui da solo tutta notte. Dopo un po’ ti stufi, no?'

'Chi ha detto che ero solo?'

'Ti sei portato qualcuno? Qui, a casa mia?'

'Ma no, capirai, cosa vai a pensare?'

'E allora perche' dici che non eri solo?'

'Perche' c’eri anche tu.'

'Come? Come anch’io? Cosa significa?'

'Che sono entrato di nascosto, mi sono messo sotto il letto di tua figlia e ho aspettato che tornassi.'

'E poi?'

'Niente di che, a dire il vero. Sei arrivato, hai fatto una doccia (ma io non sono riuscito a vedere che il tuo culo nudo), hai guardato la TV in mutande per due ore almeno e poi sei andato a letto. Nel mentre, non ho mai smesso di spiarti.'

'Non posso crederci. E io quindi non mi sono accorto di nulla?'

'Dalla tua reazione, direi decisamente di no.'

'Poi?'

'Poi di notte sono venuto nella tua camera per guardarti da vicino. Ma tu dormi sulla pancia, per cui anche in questo caso mi e' andata buca. Ho dormito sotto il letto di tuo figlio per non farmi scoprire. Infine alla mattina, quando sospettavo che potessi avere una erezione mattutina, come gran parte degli uomini, mi sono messo di nuovo sotto il letto di tua figlia per spiare il tuo risveglio.'

'E mi hai visto il cazzo duro sotto gli slip…'

'Macche'! Appena alzato ti sei messo i pantaloni che avevi lasciato di fianco alla finestra e te li sei messi addosso. Per cui non ho visto niente. Niente di niente.'

'Deve essere stata una bella scornata.'

'Ero demoralizzatissimo.'

'Beh, possiamo rimediare ora, no?'

Alzo' la gamba sinistra e me la fece passare dietro la testa. Poi ruoto' il busto, in modo da porsi di fronte a me, abbasso' la testa e alzo' con decisione il bacino. Butto' le gambe dietro le mie spalle e alzo' ancora il bacino, in modo che, non so come, mi trovai davanti le sue stupende palle e il suo buco del culo.

Davanti a quella vista meravigliosa, mi riprese l’eccitazione, in parte gia' rinfocolata dai giochetti manuali con l’uccello di Rondon. Affondai la faccia sulle palle, tenendomi per le sue gambe. Notai che l’uccello si era allungato e ora pendeva sulla sua pancia verso il basso.

Lo presi in mano e me lo feci passare molle sugli occhi e sulle guance. Riaffondai la faccia.

Il peso del suo corpaccione quasi mi sfondava le gambe, ma non volevo privarmi di quel peso. Avevo davanti agli occhi la zona pubica che prima avevo rasato, quando la sua mano mi schiaccio' la testa sui coglioni. Quando alzai il capo, vidi incidentalmente che erano le sette e mezza passate. Il tempo era passato in fretta. Fui preso irragionevolmente dal panico, spinsi via il corpaccione di Rondon il quale ne fu alquanto stupito.

'Che cazzo fai?'

'E’ tardi, devo andare.'

'Come, come? Non mi dirai che mi lasci cosi'?'

'E come di devo lasciare? Te l’avevo detto che non potevo rimanere molto.'

Mi si mise davanti con l’uccello glabro in mano, grosso anche se non durissimo.

'Cazzo, un’altra succhiatina veloce, dai.' Mi prese la mano e me la strinse intorno all’uccello.

'No, no. Devo proprio andare. Mi dispiace: sara' per un’altra volta'

Mi misi la giacca e feci per uscire, ma lui si mise davanti alla porta.

'Da qui non esci se non mi fai un pompino.'

La vista di Rondon nudo, che mi sbarrava la strada, mi fece venire ancora piu' voglia. ‘Chissenefrega’ pensai. Mi tolsi la giacca in fretta e mi inginocchiai davanti a lui. Gli presi in mano l’uccellone e me lo misi in bocca.

Poi memore di prima, tenendogli il cazzo in alto scesi a mordergli le palle. Morsi con piu' violenza di prima e lui emise un verso di dolore. Parallelamente sentii pero' l’uccello indurirsi in mano, per cui diedi un altro morso, piu' prolungato, come se volessi strappargli una palla. Mi ritrovai in mano il suo cazzo completamente duro, per cui lo ripresi in bocca e cominciai a spompinarlo, con quanta energia avevo in corpo. Con la sinistra intanto continuavo a strizzargli le palle, cosa che gli piaceva enormemente, era evidente.

Mi abbassai con la testa in su e gli morsi ancora le palle e mentre lo facevo lui fletteva ed allargava le gambe e il suo cazzone pulsava verso l’alto. Continuai finche' mi ritrovai davanti uno scroto tutto arrossato.

Mi rigirai e ricominciai il pompino.

'Cazzo. Ci sono ancora. Ci sono.'

Io non smisi nemmeno per un attimo e dopo poco sentii in bocca il primo getto di sperma.

'In bocca, si. In bocca.'

Io bevvi tutto lo sperma di Rondon, il quale mi porgeva con violenza il bacino, man mano che sborrava.

Quando ebbe finito, mi ricordai che era molto tardi. Mi alzai in piedi e pretesi che si spostasse. Lui lo fece, ancora inebetito dalla sborrata e io mi ritrovai a correre giu' per le scale. Arrivai a casa alle 8.15 inventando la solita scusa.



continua...

ORSI ITALIANI