ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Magari fosse vero! (Capitolo 11)

Un racconto in 11 puntate di billone61 (billone61@libero.it)

I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


capitolo 11

FERRIGAMO, UN SOGNO DIVENUTO REALTA'


Dopo tre anni di questa vita un sabato mi capito' di incontrare Ferrigamo, il mio idolo della puberta', il soggetto principale di migliaia di sogni erotici e di altrettante seghe, il mio allenatore di baseball per un paio di anni. Era entrato nello stesso ferramenta in cui io stavo comperando chiodi per appendere quadri.

L’avevo riconosciuto subito, nonostante fosse diventato veramente grosso. La sua pancia era molto piu' tonda di quando l’avevo conosciuto 25 anni prima, e anche il suo viso era piu' pieno. Ciononostante l’emozione che sentii quando lo vidi era quella dei vecchi tempi. Quell’uomo letteralmente sprizzava sesso da tutti i pori e comunque la sua pancia, seppur molto grossa dava l’idea di essere molto soda.

Ero come al solito in soggezione in sua presenza e non me la sentii di salutarlo: ero sicuro che non si sarebbe ricordato di me. Pero' lo spazio era piccolo per cui ero un po’ imbarazzato. Quando pagai e mi voltai per uscire Ferrigamo mi sorprese:

'Landi! Ciao'

Io sentii il cuore battere a mille. Si ricordava di me!

Feci il sorpreso e risposi:

'Piero! Quanto tempo! Come stai?'

'Si tira avanti. Come puoi vedere sono diventato una mongolfiera. Cosa fai nella vita?'

'Sono ingegnere. Progetto strade e ponti.'

'Caspita. Complimenti. Si vedeva in effetti che avevi un po’ piu' sale in zucca di tanti altri.'

'Davvero pensavi questo? O lo dici tanto per dire?'

'No, no, l’ho sempre pensato. Intendiamoci, non penso che tu fossi particolarmente dotato per il baseball, pero' ero convinto che nella vita ti saresti fatto valere'

'Beh, non so che dire… grazie. Queste parole mi fanno molto piacere. Tu alleni ancora?

'Si', si'. Io non smetto. Mi piace troppo il baseball e mi piace troppo allenare. Mi aiuta a restare giovane di testa'

Mentre lui parlava non potevo fare a meno di sbirciare il gonfiore della sua patta, che era sempre estremamente invitante come me lo ricordavo.

Me lo vedevo nudo che faceva la doccia in mezzo ai suoi ragazzi, cercando di immaginare quel corpaccione e soprattutto cercando di ricordare il suo fantastico uccellone scuro, che l’aveva fatto diventare una leggenda fra tutti gli addetti al lavoro.

Un’idea mi stuzzico': non avevo piu' utilizzato l’incantesimo, sebbene in un paio di occasioni ci fossi andato vicino, attratto da altrettanti bei maschioni sconosciuti. Non sapevo quindi se avrebbe funzionato ancora.

Ciononostante, cosi', senza pensarci, seguii il mio istinto, lo toccai sulla spalla e dissi 'Mi scusi'. Subito dopo mi accorsi della inopportunita' del gesto, per cui cercai di giustificarmi. 'Volevo dire, scusa, ma alleni qualche squadra in qualche circuito particolare o lavori sempre con i ragazzi'.

Rispose, apparentemente dimenticando il mio gesto bizzarro, 'Lavoro sempre con le giovanili. Mi da' molta piu' soddisfazione'

Mi resi conto che non avevo piu' niente da dirgli. Mi accorsi che sebbene per me Ferrigamo fosse stato importantissimo, sicuramente la figura sessuale piu' importante nei miei primi trent’anni, avevo avuto modo di relazionare con lui solo per brevissimi momenti, non conoscendo nulla di lui. Allora passai ai saluti.

'Va bene Piero, mi ha fatto molto piacere rivederti. Ora devo andare. Ci si vede.'

Lui ricambio' il saluto e mi auguro' buona fortuna per la mia carriera professionale.


Me ne andai con una sensazione strana, come se avessi lasciato qualcosa incompiuto. Mi accorsi che cio' era dovuto al fatto che ne' io ne' lui avevamo fatto alcuna allusione ad aspetti sessuali, mentre negli anni addietro era una sua prerogativa parlare spesso di sesso, in modo spudorato, cio' che lo aveva reso ai miei occhi l’uomo piu' eccitante della terra. Non sapevo quindi se dopo tutti quegli anni fosse ancora uno sciupafemmine, in pratica se gli tirava ancora.

Avrebbe dovuto avere intorno ai 60 anni o poco meno. Secondariamente mi resi conto che lui non sapeva proprio nulla di me e io non avevo fatto niente per permettergli, in caso l’incantesimo facesse effetto, di trovarmi. Non abitavo nemmeno a Modena e in piu' probabilmente lui non sapeva neanche il mio nome di battesimo.

Va beh, pazienza, mi dissi. Non e' che poi avessi investito tanto su questa che era stata invece una iniziativa estemporanea. Potevo fare senza Ferrigamo. Pero', a ripensarci, che voglia che mi aveva fatto venire. Ferrigamo! Il mio sogno di tanti anni…

Andai a casa e sfogai tutte le mie voglie su Francesco. Fortunatamente era solo in casa e per un paio d’ore. Facemmo l’amore in modo fantasioso e appassionato e lui si sorprese della mia particolare foia.

Mi dimenticai ben presto di Ferrigamo, solo il giorno dopo ebbi qualche pensiero di rammarico e insieme di desiderio. Poi il mio lavoro e la mia storia con Francesco mi riassorbirono completamente.


Dopo piu' di 15 giorni, mentre ero a Milano in Sitic, mi arrivo' una telefonata sul mio telefono privato da un numero sconosciuto. Non risposi, pensando che fosse un mio ex collega di cui temevo una telefonata. Dopo un’ora il telefono squillo' di nuovo e stavolta mi resi subito conto che era proprio quel collega. Ancora non risposi ma mi chiesi allora a chi appartenesse il numero precedente. Ce l’avevo ancora memorizzato ed ebbi la tentazione di chiamarlo io. Ero li' che stavo pensando il da farsi, quando il telefono squillo' di nuovo e ancora con il numero misterioso. Risposi stavolta.

'Si', pronto'

'Landi?'

'Si', sono io. Chi parla?'

'Sono Piero Ferrigamo'

Il cuore smise di battere. Ero ammutolito. Senza fiato. Non riuscivo a rispondere.

'Pronto, Landi. Andrea Landi? Non mi conosci?'

Finalmente mi ripresi dal mio inebetimento:

'Ciao Piero, si', sono io, certo. Che sorpresa. E’ che sinceramente non me l’aspettavo…'

'Si, in effetti mi rendo conto che sembri strano'

'Ma come hai fatto ad avere questo numero?'

'In effetti ci sono troppi Landi a Modena. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, mi e' venuto in mente che eri molto amico del Giggio. L’ho quindi chiamato e lui mi ha dato il tuo numero di cellulare'

Intanto che Ferrigamo parlava io mi ripresi dalla sorpresa e mi resi conto che non poteva che essere l’effetto dell’incantesimo. Funzionava ancora!

'Ho capito, giusto.'

'Mi ha detto che tu lavori e vivi a Milano, adesso'

'Si', infatti. Ormai da circa tre anni'

'E non vieni mai a Modena?

'Si', certo. Ho famiglia a Modena, quindi ci torno tutti i fine settimana.'

'Famiglia… intendi madre e padre?'

'No, no. Intendo moglie e figli'

'Ah, sei sposato, quindi?' Sembrava sorpreso, quasi deluso.

'Si', da 15 anni. E ho due figli. Perche' ti sorprendi?'

'Non so, nulla. Forse mi ero fatto un’idea sbagliata di te. Non importa. Senti, ho bisogno di una consulenza da parte tua. Non e' che ci si puo' vedere la prossima settimana, quando vieni a Modena?'

Ne rimasi un po’ deluso, ovviamente. 'Certo, dimmi quando'

'Che ne dici di sabato mattina? Non c’e' mia moglie e quindi siamo liberi di fare quello che ci pare…'

Quest’ultimo accenno mi fece riaccendere le speranze 'Va bene, perfetto. Dove?'

'A casa mia. Abito in via Argonne 15. Diciamo alle 9.30-10.00?'

'Benissimo, dai. Ci vediamo sabato'

'Ti aspetto. Ciao Landi.'

I giorni che mancavano a sabato pensai spesso a Ferrigamo e alla strana telefonata. Non me la dava a bere: che cazzo di consulenza potevo dargli? E come mai proprio dopo l’incantesimo? No, no, non poteva essere che una scusa. D’altra parte che altro poteva dire per creare l’occasione di un incontro? Non ci vedevamo da decine di anni!

Con Francesco fui un po’ svagato e mi sembro' che lui se ne accorse tant’e' che quella forse fu la settimana in cui i nostri rapporti sempre infuocati si fecero un po’ piu' freddini e frettolosi.


Arrivo' il sabato e mi ritrovai agitato come un bambino. E se non c’entrasse nulla l’incantesimo? Troppo tempo era passato dall’ultima volta che l’avevo usato per poter essere sicuro della sua efficacia. E troppo importante era per me l’uomo a cui l’avevo fatto.

Che voglia che avevo di rivedere il suo uccellone e mi venne in mente con quanta intensita' e per quanto tempo avevo desiderato di poter toccare con mano quella bestia scura che aveva tra le gambe.

Suonai il campanello e il citofono senza chiedere nulla mi disse 'Sali. Terzo piano.'

Mi apri' la porta ed ebbi subito un tuffo al cuore. Era in maglietta bianca, con il pancione rotondo e sodo, e in braghe da baseball attillate, pure bianche. Inutile dire che l’occhio mio fu attirato subito dal gonfiore tra le gambe. Sfacciatamente si vedeva la sagoma del suo uccellone andare verso il basso, segno che era senza mutande!

'Ciao, ben arrivato.'

Lo vidi finalmente in viso. Non si era sbarbato e se possibile era ancora piu' maschio di quanto ricordavo.

'Siediti. Vuoi qualcosa da bere? Una coca?'

'Va benissimo, grazie'

Mi sedetti e lo vidi ritornare con due bicchieri di coca cola. Si sedette davanti a me a gambe larghe e con il bacino sporto in avanti. Io non riuscivo a staccare gli occhi da quello spettacolo. Come se non bastasse, mentre bevevo, con la sinistra comincio' a palparsi i genitali, indugiando e addirittura entrando con la mano dentro i pantaloni e lasciandola a lungo.

'Cosi' sei ingegnere e lavori a Milano. E sei sposato.'

'Si', infatti. Ancora non capisco perche' l’altro giorno ti sei sorpreso.'

'Vedi, te lo dico subito. Ai tempi in cui mi hai conosciuto, io e Savignano… te lo ricordi Savignano?'

Certo che me lo ricordavo. Da quando casualmente nello spogliatoio lo vidi che si spogliava per fare la doccia, il suo corpo stupendo e il suo bellissimo uccello mi tormentarono per mesi. 'Si', ho capito chi e'.'

'Tra l’altro e' morto da un paio di anni, poveretto. Comunque io e lui avevamo una teoria. Non so se lo sai ma lui aveva un gran bel cazzo…'

Mi colse molto di sorpresa.

'Mah, io non ho mai avuto occasione. Non era della nostra squadra…'

'Si', infatti. Ma te lo dico io. Aveva un gran bel cazzone. E dato che anch’io ce l’avevo…questo almeno te lo ricordi?' mi chiese guardandomi maliziosamente.

Che senso aveva mentire 'Si', certo eri una specie di leggenda tra noi ragazzi'

'Infatti. Allora ti dicevo, noi avevamo una teoria. Per vedere chi tra i nostri ragazzi della squadra era frocio, facevamo una specie di statistica, contando quante volte questo o quello te lo ritrovavi in doccia, proprio mentre c’eravamo noi.'

Smise e mi guardo' vedendo l’effetto che avevano fatto le sue parole. Io ero pietrificato. In un attimo ricordai tutte le strategie che mettevo in atto per poter fare la doccia insieme a lui, per poterlo guardare di sottecchi mentre si insaponava il magnifico corpo e mentre indugiava (oh quanto indugiava!) sui magnifici genitali. Mai avrei pensato che lui registrava le mie presenze e traeva le sue conclusioni….

'E allora?' La mia voce usci' afona.

Mi guardo' con un sorriso ironico senza smettere di pastrugare con la mano sotto i pantaloni 'E allora ai tuoi tempi, per quanto riguardava i miei ragazzi, i presunti froci erano Colla…..e tu'

'Ma dai! Perche' dici questo?'

'Per cio' che ti ho appena detto. In effetti in assoluto tu sei quello che con piu' frequenza mi trovavo di fianco quando ero in doccia e poi anche da altre cose…'

'Cosa per esempio?' e avevo il terrore di quello che avrebbe detto.

'Il modo con cui mi guardavi…. me lo guardavi, per esempio'

'Ma poi cosa ne facevate di queste scommesse?'

'Cercavamo semplicemente di verificare l’esattezza dei nostri assunti'

'Cioe'?' Salivazione azzerata.

'Per esempio, con Colla una sera che ci trovammo in spogliatoio da soli, chiusi a chiave la porta, mi posi tutto nudo davanti a lui e me lo toccai davanti ai suoi occhi. Gli chiesi se era interessato a farmi un pompino e lui per tutta risposta me lo prese in bocca e non me lo mollo' fintanto che gli sborrai in faccia' Ancora una volta mi guardo' per vedere l’effetto che avevano fatto le sue parole. Io ero ammutolito. 'Risulto' che Colla non era proprio frocio, ma molto incuriosito dal mio cazzo e quindi mi fece il servizietto molto volentieri ma non si ebbe nessun seguito.'

Mi feci forza. 'Beh, con me, non accadde mai nulla del genere…'

'Hai ragione, e per un po’ la cosa mi ha in qualche modo disturbato, perche' ero convinto con te di andare piu' sul sicuro, pero', primo, non e' mai accaduto che fossimo soli in spogliatoio, secondo, ammetto, la tua serieta' mi metteva un po’ in soggezione. Avevo paura di fare qualcosa che avrebbe potuto farti del male, in qualche modo.'

Io bevvi un sorso di coca, con il cuore che mi batteva all’impazzata.

'Si puo' recuperare ora, pero', se ti va…' e cosi' facendo, come se fosse la cosa piu' naturale di questo mondo alzo' il bacino e si tolse i pantaloni. Poi mentre io inebetito rivedevo dopo tanto tempo quella magnifica cappella e quelle palle gigantesche, lui si tolse anche la maglietta rimanendo completamente nudo. Si alzo' in piedi nella sua maestosita'.

'Sono ingrassato come una vacca, lo so. Pero' un po’ ti piaccio ancora?' Mi chiese come se quei dieci minuti passati con me gli avessero tolto ogni dubbio a proposito dei miei gusti sessuali.

Io ormai non ero piu' il chierichetto timido di tre anni prima, per cui non mi baleno' nemmeno per l’anticamera del cervello di negare o di tirarla alla lunga. Lo spettacolo davanti era troppo irresistibile. L’uccellone scuro, che tante volte mentre mi facevo le seghe avevo sognato di prendere in mano e in bocca era li' che pendeva maestoso sopra due palle fantastiche, mostrando una cappella che, cosi' da vicino sembrava ancora piu' grossa.

Ferrigamo vide che mi stavo gustando quella vista. Mise le mani sui fianchi 'Non vuoi toccarlo? Non lo desideravi vent’anni fa? Adesso e' qui, tutto tuo.' E cosi' dicendo si avvicino' ulteriormente in modo che adesso l’uccello ce l’avevo davvero a pochissimi centimetri dal naso. Sentivo il suo odore, non forte, ma maschio.

L’emozione mi sopraffece. Glia abbracciai il culo appoggiando la guancia contro i suoi genitali 'Oh, Piero, tu non immagini nemmeno quanto ti abbia desiderato. Non puoi nemmeno andarci vicino'

Rimasi avvinghiato cosi' al suo bacino sentendo la morbidezza del suo uccello e sentii la sua mano accarezzarmi la testa. Infine mi allontanai ritornando a rimirare quel magnifico spettacolo. Ferrigamo prese l’iniziativa e si prese l’uccello in mano e mi appoggio' la cappella alle labbra 'Non vuoi succhiarmelo un po’? Vediamo se sei bravo.'

Io mi ripresi, aprii la bocca e Ferrigamo con una spinta del bacino mi fece scivolare tutto l’uccello molle in bocca. La sensazione fu elettrizzante: l’uccello mi riempiva ogni piccolo spazio della bocca ed era assolutamente molle! Ferrigamo vista la mia inerzia fece andare il bacino avanti e indietro.

Cominciai a prendere l’iniziativa. Gli presi in mano le palle saggiando la grandezza del singolo testicolo e la morbidezza della sacca. Lasciai l’uccello e leccai le palle dal basso verso l’alto. Ferrigamo sembro' apprezzare molto, soffiando un paio di volte, tanto che mi disse di smettere un attimo perche' si volle mettere seduto su divano a gambe larghe in modo da offrirmi le sue palle piu' comodamente. Si prese in mano l’uccello 'Vieni un po’ qui e continua a leccarmi le palle'

Io non me lo feci ripetere. Mi inginocchiai fra le sue gambe e mi dedicai anima e corpo alle sue palle. Fui instancabile, un colpo di lingua uno di bocca, una leccata alle palle e una all’inguine o sotto lo scroto, un po’ delicatamente e un po’ con vigoria. Ferrigamo era tutto un verso roco, un soffio, come se per lui quella fosse una novita'. Le sue palle non erano solo grosse, erano meravigliosamente… pesanti. Intanto tenevo d’occhio l’evolversi della sua erezione.

L’uccello era sempre disteso sulla pancia e tenuto dalla mano di Ferrigamo, ma io vidi il cordone alla base dell’asta prendere nerbo, la circonferenza aumentare, i muscoli irrigidirsi, fino a che non c’era piu' dubbio che l’uccello fosse completamente duro.

'Ah, cazzo, Landi, un lavoretto cosi' non me l’aveva mai fatto nessuno.'

Finalmente tiro' via la mano dal cazzo ma anziche' porgermi l’uccello perche' lo prendessi in bocca, comincio' a menarselo.

'Continua a leccarmi le palle, dai. Non ci crederai, ma penso di sborrare tra poco'

Io alzai lo sguardo per vedere bene la sua mano che impugnava il cazzone duro lo menava con energia ma senza grande velocita'. Lui con la mano sentendo che avevo allontanato la testa, me la spinse sulle palle. Avevo il naso immerso nello scroto, la mano sinistra di Ferrigamo che mi teneva schiacciato con energia e sentivo la mano destra nel suo movimento.

'Ah, sto sborrando, sto sborrando. Aaahhh'

Cercai di alzare la testa, ma, macche', lui mi impediva di muovermi. Assistei impotente ai colpi di bacino che scandivano i vari schizzi, accompagnati dai suoi versi decrescenti in intensita'. Solo dopo un po’ lui lascio' la presa e io potei alzare la testa. Vidi un sacco di sborra riversa sul suo pancione. Allungai una mano a toccarla e poi toccai la punta di quello che era un cazzone gigantesco, ancora durissimo. Ferrigamo avverti' la delusione sul mio viso, e si scuso'.

'Mi spiace Landi, era troppo bello. Non ce l’ho fatta a fermarmi e ho dovuto venire subito. Sono stato egoista, ma cerchero' di farmi perdonare. Mi prendi la carta li' alla tua destra?'

Io, sempre un po’ inebetito da quello che era successo e che mi aveva preso alla sprovvista (tutto era gia' successo e quasi non me ne ero accorto), obbedii. Gli ripulii la pancia alla bene meglio e mentre lo facevo lui mi guardava sorridente.

'Sai che per me e' stato molto bello? Mi ha preso un po’ alla sprovvista ecco'

'Non c’e' problema, Piero, e' stato bello lo stesso'

'Mi spiace solo che ormai ho quasi sessant’anni. Vent’anni fa avrei potuto sborrare anche 4-5 volte di seguito. Ma adesso ho qualche difficolta', mi capirai…'

'Certo, certo, ti ho detto, non c’e' problema. Vuoi che me ne vada?'

'No, no, resta, vuoi? Io mi faccio una doccia, per togliermi di dosso tutta questa sborra. Vieni anche tu come me in bagno'

Si alzo' e ando' verso il bagno. Io lo seguii ubbidiente e silenzioso, non lasciando per un attimo con lo sguardo quel corpo fantastico.

Entro' nel box, lasciandolo aperto in modo che potessi vederlo per intero.

'Perche' non ti spogli anche tu? Sei ancora tutto vestito. Dai, il box e' grande, c’e' posto per tutti e due'

Io mi svestii, un po’ vergognoso della mia nudita', della mia erezione che non mia veva mai lasciato da quando ero entrato e dalla mia pancia un po’ debordante. Non pensavo di essere un bello spettacolo.

'Bravo, su, dai, entra'

Io entrai. In effetti il box era piuttosto largo, anche se Ferrigamo era un omaccione per cui certo eravamo comunque a stretto contatto.

'Cosi' in doccia, insieme, nudi, non ti ricorda qualcosa?' mi chiese sorridendo.

'Certo, risveglia in me momenti molto eccitanti'

'Insaponami tu, vuoi?'

'E me lo chiedi? Dammi il sapone'

Fu per me un grandissimo piacere ricoprire quel corpaccione di sapone, accarezzarlo dappertutto, passargli il sapone nei capelli radi e spettinati, tastare quelle gambe muscolose, e infine indugiare sui meravigliosi genitali. Il cazzone era ritornato molle ma non del tutto. Era morbido, ma si sentiva un po’ di nerbo. Ed era decisamente piu' lungo del solito. Prendendolo in mano nell’insaponarlo, la cappellona pendeva da tutte le parti. Ferrigamo mi guardava soddisfatto con le mani sui fianchi.

Sciacquato che fu prese un salviettone per se' uno lo allungo' a me perche' ci si asciugasse. Il bagno era grande e c'era un piacevolissimo caldo umido acuito dal fatto che Ferrigamo lascio' acceso l'acqua della doccia. Sembrava di essere in un bagno turco, per quanto ci si asciugava si rimaneva imperlati di sudore. Io ancora non sapevo se la partita con lui per oggi era chiusa o se potevo sperare in qualcosa di buono.

Per tutta risposta, Ferrigamo mi prese il salviettone e poi mi fece sedere su una poltroncina di plastica presente nel bagno. Lui sollevo' la gamba sinistra, posando il piede sul bracciolo, in modo da porgermi i genitali a pochi centimetri dal volto. Si prese l'uccello in mano, se lo palpo' allungandoselo, si palpo' le palle con movimenti voluttuosi. Si prese l'uccello, ancora abbastanza molle e mi colpi' il viso. Fu magnifico sentire quel begone colpirmi il volto, morbido, pesante.

Aprii la bocca come a invitarlo a fare entrare l'uccellone e lui non se lo fece ripetere due volte. Finalmente mi ritrovai la bocca piena di quel bestione. Stavolta ero deciso a non farmelo sfuggire. Cominciai a spompinarlo con maestria, prima con delicatezza e lentezza, ma cercando di ingoiare il piu' possibile, poi invece velocizzando il su e giu' della testa aiutandomi anche con la mano masturbandolo. Ogni tanto lo toglievo di bocca per vedere come reagiva quel cazzone fino a che mi trovai in mano il suo cazzo duro come il marmo.

La sua cappella era incredibile, scurissima e gigantesca e mi ritrovai a ristabilire un confronto a distanza con Dall'Aglio, sebbene quest'ultimo sicuramente si avvicinava piu' al mostruoso.

'Piero, quanto e' lungo? Lo sai?'

'Certo che lo so. Ci credi se ti dico che me lo chiedono tutti? Ventisette centimetri'

'Mmmm, fantastico' e lo ripresi in bocca. Ferrigamo mi prese la testa in mano e comincio' a scoparmi lui la bocca. Sembrava avvezzo a menare lui le danze. Prima muoveva il bacino tenendomi ferma la testa, poi avanzava il bacino e spingeva la mia testa avanti e indietro. Io intanto gli impugnavo l'uccellone alla base, per evitare che cercasse di farmelo entrare tutto, cosa assolutamente impossibile.

'Aspetta, voglio che mi fai sborrare come un matto. Voglio sborrarti in bocca, cazzo.' E cosi' dicendo si stacco' da me mi fece alzare.

'Fammi vedere un po' il tuo culo, Landi, girati'

Mi fece mettere a 90° e con mani esperte mi allargo' le natiche. Io ero un po' preso dal coinvolgimento, ma non al punto di non rendermi conto che quel cazzo mi avrebbe spaccato in due, per cui deglutii e pensai a come togliermi da quella situazione. La cosa si fece piu' pericolosa quando sentii chiaramente Ferrigamo appoggiare la punta della sua cappella sul mio buchino.

'Cazzo quanto mi piacerebbe ficcartelo dentro. Sembra stretto, basterebbe solo un po' di vaselina e un colpo ben dato'

Le mie paure fortunatamente svanirono quando Ferrigamo distese i due salviettoni per terra e si distese lui stesso sul fianco sinistro, la gamba sinistra allungata, la gamba destra invece chiusa. Si prese in mano il cazzone duro masturbandosi lentamente. Lo spettacolo era meraviglioso.

'Adesso tu ti metti qui per terra dietro di me, con la testa che fuoriesce dalle mie gambe' Mi indico' come fare, e io mi ritrovai disteso ma in senso opposto a lui, con le sue natiche sul petto e con la testa completamente immersa nelle sue palle. Mi sollevai un attimo in modo da liberare la mano sinistra e poter impugnare il cazzo che Ferrigamo mi lascio'.

Ferrigamo poi appoggio' la gamba destra su di me e appoggio' la testa sulla sua mano sinistra appoggiata sul gomito. In questo modo, vidi che poteva guardare quello che succedeva grazie al grosso specchio sulla parete. Diedi anch'io un'occhiata: la posizione era complessa, ma era fantastica.

Io ricominciai a spompinarlo e lui ben presto comincio' a prendermi la testa con la mano sinistra, e per i capelli guidarmi su e giu' sul suo cazzo.

'Si' dai, prendilo in bocca tutto, succhia bene, si', cosi'...'

Poi la sua mano lascio' la sua testa e me la sentii tra le gambe che risaliva e mi accarezzava il buco del culo. Uno dei suoi ditoni entro' un bel pezzo.

'Cazzo, la prossima volta te lo voglio mettere nel culo, quanto mi piacerebbe. Mmmm continua a succhiare, dai'

Mi ritrovai di nuovo la sua mano sulla testa e stavolta lui comincio' a scoparmi in bocca muovendo il bacino, in un primo momento esattamente nella stessa posizione in cui ci trovavamo. Io faticavo ad arginare la sua foia e sentivo l'uccellone invadermi la gola incurante dei miei inizi di conati. Poi Ferrigamo ruoto' il busto e mi venne proprio sopra. Sentivo il peso del suo corpaccione sudato. Sempre con la destra teneva la mia testa e impediva che si muovesse mentre il suo bacino implacabile continuava a spingermi il cazzo dentro, fino in fondo alla gola.

'Tieni, prendilo tutto, fino in fondo, eccotelo...'

Io mi sentivo un po' invaso da quell'omone, ma ero in grazia di dio, ero a mia volta infoiato come non mi succedeva da tempo.

'Sto per sborrare di nuovo.'

Ero pronto a ricevere gli schizzi di sperma in bocca, quando vidi che Ferrigamo si fermo'. Mi allontano la testa e la bocca dal cazzo pulsante, e si alzo'. Si ando' a sedere sulla poltroncina, pose una gamba su un bracciolo e l'altra sull'altro e mi si presento' davanti in quella posizione incredibilmente oscena, il corpo tutto coperto da goccioline di sudore. Al centro il cazzone scuro, durissimo pulsava, segno che era proprio al limite della sborrata.

'Dai Landi, inginocchiati qui davanti a me, che ti voglio sborrare in bocca e ti voglio vedere mentre la ingoi tutta quanta'

Io quasi in venerazione, mi inginocchiai. Lui se lo prese in mano e me lo porse.

'Dai, vedrai che bastano poche pompate e ti schizzo in bocca'

Io glielo presi in mano ed ebbi la sensazione di sentirlo veramente pulsare, come se sentissi che era proprio al limite. Leccai la cappella come fosse un gelato e sembrava scoppiare. Usci' una goccia di sperma e io la succhiai avidamente, poi finalmente glielo presi in bocca piu' che potei. Una mano sulle palle meravigliose, una sul cazzone a masturbarlo, diedi cinque o sei succhiate come si deve fintanto che Ferrigamo, mi rimise le mani sulla testa.

'Siiii, adesso, non smettere, sto per sborrare, continua, aaaahhhh'

Io alzai gli occhi e vidi che lui mi stava guardando con la faccia deformata dal godimento. Con la sua cappella in bocca sentii un getto caldo entrarmi in gola io mandai giu', preparandomi al getto successivo, che arrivo' abbondante e un altro ne arrivo' ancora e ancora, mentre Ferrigamo urlava ad ogni schizzo oscenita'.

Sentivo il sapore aspro e muschiato dello sperma e continuavo ad ingoiare. Feci uscire finalmente l'uccello di bocca e vidi che rilasciava ancora altra sborra, anche se in quantita' minore. Succhiai anche quella, delicatamente. Intanto con la mano mi presi in mano l'uccello. Inevitabilmente, appena mi toccai sborrai a mia volta.

Tutti e due esausti, ci guardammo e sorridemmo.

'Cazzo, sei proprio bravo, sai? Peccato non avere avuto un po' piu' di coraggio e non averti provato prima. Pensa quanti pompini ci siamo persi...'

Io mi rialzai e rientrai nella doccia, ancora aperta, poiche' avevo sudato notevolemte.

Mentre mi risciacquavo e poi asciugavo, Ferrigamo continuo' a stare in quella posizione oscena a gambe larghe.

'Ora pero' verrai ancora, vero. Ho voglia di farti tante altre cose. Voglio fartelo assaggiare in tutti i modi possibili'

Io cominciai a rivestirmi, mentre parlava. Il suo corpo per me continuava ad essere incredibilmente eccitante, anche perche' mentre parlava continuava a masturbarsi lentamente.

'La prossima volta mi procuro tutto l'occorrente per mettertelo nel culo. Ti voglio sfondare, voglio che tu te lo senta fino nella pancia, voglio aprirti in due... Che ne dici? Ti piacerebbe avere questo bel cazzo in culo?'

Io risposi accondiscendente 'Certo, sara' bellissimo'


Fra me e me, pero', dopo aver dato un'occhiata al suo cazzone gigantesco, pensai che, malgrado tutto e nonostante fosse stato il re incontrastato del mio immaginario erotico adolescenziale e successivo, era gia' arrivato il momento del controincantesimo...


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