ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Magari fosse vero! (Capitolo 1)

Un racconto in 11 puntate di billone61 (billone61@libero.it)

I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Capitolo 1

VALLADIER



'Magari!'
Dissi mentre ancora disteso mi stiravo, dilungandomi in quella piacevolissima sensazione che mi aveva lasciato il sogno che avevo appena fatto.
Avevo un sorriso ebete stampato sulla faccia e cercavo di trattenere il piu' possibile gli evanescenti ricordi che cercavano di fuggirmi per sempre.
Dunque, ero solo, forse in albergo, chi lo sa, in un posto che in effetti non riconoscevo, quando mi arriva davanti questo genio blu, dico blu, con tutte le cose a posto, tutte le cose che ti aspetti abbia un genio, senza gambe o meglio con gli arti che svanivano nel nulla: sputato il genio della lampada del film Aladin.
'Esprimi un desiderio' mi disse con voce tuonante.
'Quanti ne ho a disposizione? I soliti tre?' risposi mentre cercavo di arrovellarmi per trovare il desiderio giusto.
'Come quanti? Uno solo si intende'
E allora giu' a spiaccicare il desiderio piu' articolato e confuso che quel povero genio senza dubbio aveva mai sentito.
'Dunque, diciamo che vorrei essere una donna… No, no, no, che dico, mi piace essere un uomo. Allora ascolta: vorrei che solo toccando un uomo e dicendo una formula magica, no aspetta: toccando un uomo sulla spalla e dicendo ‘Mi scusi’, si cosi' va bene, praticamente lui rimanga ammaliato e venga come posseduto da un demone che puo' essere soddisfatto solo quando si fa fare una sega o un pompino da me o me lo mette nel culo, che so. Lui praticamente e' come se non si rendesse piu' conto che sono un uomo ma come se fossi una preda da portarsi a letto. Pero' e' cosciente che siamo uomini e quindi fa le cose con riservatezza. Ma e' anche convinto che anche io lo desidero e quindi non molla, non puo' mollare. E la cosa in lui si ripete con immutato ardore e finisce solo quando io di nuovo gli tocco la spalla e gli dico ‘Basta’. Dopodiche' lui dimentica gradatamente tutto cio' che e' successo fra di noi.'
'Ho l’impressione che sia un po’ piu' di un semplice desiderio. Mi sembra che siano cento desideri in uno'
'Su non fare il difficile, ora'
'E sia, ma solo perche' mi sei simpatico'
'Come mai?'
'Perche' sei il primo che davanti alla possibilita' di un solo desiderio, uno solo, non mi chiede un mucchio di denaro. Anche se avrei qualcosa da ridire sui tuoi gusti sessuali'
'Allora quando si comincia?'
'Da adesso se vuoi'
E poi niente. Non incontravo nessuno che mi piacesse e non avevo nessuno su cui sperimentare i miei nuovi poteri, fino a che mi svegliai.

'Magari'

Mi alzai, mi vestii e me ne andai al lavoro.
In macchina rimuginavo sulla formula che avevo scelto, piuttosto azzeccata tutto sommato, per essere stata inventata li' su due piedi.
Era emblematico che d’acchito il mio pensiero non fosse andato immediatamente al denaro, ma al sesso. La dice lunga su quanto mi sentissi in credito con la vita per avermi dato pulsioni tutte femminili in un corpo da uomo, pulsioni violente, sicuramente piu' della media, di quelle che non ti mollano mai.
Mi misi seduto e fu probabilmente destino se la prima persona che incontrai, con il bicchiere di caffe' della macchinetta tenuto, al solito, pizzicandone il bordo, fu proprio Valladier. Perche' proprio lui? A occhio e croce era l’unico che mi poteva far venire in mente questa idea bizzarra, talmente bizzarra che non riuscivo ad ascoltare mentre mi parlava dei suoi soliti guai. Mi chiesi: e se fosse piu' di un sogno? Se fosse effettivamente successo qualcosa di magico? Perche' non fare una prova? Cosa mi costava?
Valladier era lubrico e lussurioso abbastanza da costituire un banco di prova molto efficace. Non era certo il tipo da tirarle per le lunghe. Perche' no?
Mi avvicinai a Valladier e gli misi una mano sulla spalla.
'Mi scusi…' mi fermai per cercare di notare qualche cambiamento e poi continuai 'le sembra cortese cominciare a parlare subito di lavoro senza nemmeno offrirmi un caffe'?'
Lui per tutta risposta mi precedette verso la macchinetta e mettendo la chiave nella fessura attese che io mi servissi.
Mi parve che mi squadrasse un po’ piu' del solito, ma come si fa a sapere, con quella faccia da vecchia volpe e con quel sorriso marpione a occhi stretti.
'Al siur Landi' comincio', come al solito d’altronde.
'Cosa c’e' Gianni?' la domanda era un po’ fuori luogo, ma ero tutto ansioso di vedere una traccia, qualsiasi cosa.
'No, e' che oggi mi sembri, come dire, piu' in forma del solito'
'Perche' dici questo?' chiesi speranzoso.
'Mah, forse e' lo sguardo. Hai lo sguardo… lussurioso'
Sentii il cuore battermi in petto. Non riuscii a far altro che un altro sorrisino ammiccante.
'Bene. At’ salut'

Gia' finita.
Ma cosa mi aspettavo? Era una bufala, ovvio, e non poteva essere altrimenti, d’altra parte.
Me ne tornai in ufficio, molto piu' deluso di quanto mi sarei aspettato. Ma aveva senso aver sperato, anche solo per un attimo?
Sospirai e mi misi al lavoro. Ben presto mi dimenticai Gianni, il sogno e tutto quanto.
A meta' mattinata arrivo' l’arch. Dall’Aglio un uomo che mi aveva sempre ispirato sesso. Cosi', di punto in bianco, non pago della prima dimostrazione palese, ma convinto di non perderci nulla, lo rincorsi nel corridoio e da dietro, mettendogli una mano sulla spalla lo fermai.
'Mi scusi'
Lui si volto'. Questa volta pero' non avevo idea di che cosa dirgli.
'L’arch. Dall’Aglio?'
'Sono io.' Il suo sguardo era interrogativo.
'Si ricorda? Sono Landi. Abbiamo fatto un paio di riunioni per l’Hotel Pascoli.'
'Certo che mi ricordo. Come sta?'
'Bene grazie. Come vanno i lavori all’Hotel? Stiamo figurando bene?'
'Non mi lamento, tutto sommato. Anche se, a dirla tutta, oggi sono venuto alla Cospe proprio per lamentarmi con Baldovin.'

Baldovin… Mi venne subito in mente Baldovin come ennesimo bersaglio delle mie avances. Era come se pensassi che seminando a destra e a sinistra con abbondanza, prima o poi qualcosa sarebbe venuta a casa.
Lo seguii nella stanza di Baldovin, ascoltai un po’ di convenevoli, durante i quali il mio sguardo vagava dall’uno all’altro per valutare la bonta' della mia scelta e mi venne un’idea.
Dissi 'Mi scusi, io vi lascio ora' e appena prima di porgere la mano a Dall’Aglio per salutarlo, proprio mentre pronunciavo verso di lui 'Mi scusi' misi una mano sulla spalla di Baldovin.
Me ne uscii soddisfatto della mia arguzia, anche se ormai era semplicemente un gioco, niente di piu'.
Rientrai nell’ufficio e ci trovai ancora Valladier che mi aspettava seduto sulla mia poltroncina.

'Ciao Gianni' lo salutai con piu' entusiasmo del solito 'hai qualche problema?' gli chiesi avvicinandomi.
'Forse si, ma non e' un problema di lavoro'.
'Ti e' successo qualcosa?'
'E’ quello che mi sto chiedendo anch’io. La verita' e' che da quando mi son messo seduto in ufficio non sono riuscito a fare una sega'.
'E perche' mai?'
'Mi sa che mi ha fregato quel sorrisino che mi hai fatto stamattina al caffe''
E mi guardo' dal basso all’alto con quel sorriso da marpione, che sembra aver capito tutto. Nel frattempo si giro' con la sedia, a gambe larghe e si diede una imperiosa squassata ai coglioni. Cosi' lunga che non potei non allungare un occhio.
Un po’ imbarazzato non mi venne nulla di meglio da dire che 'Vuoi una mano?'. La domanda era innocente, ma mi resi subito conto del doppio senso e arrossii. Cosa che ovviamente non sfuggi' a quel volpone.
'Mi sa che ti piacerebbe davvero…'
Feci una faccia come per dire ‘ma va la'’
'No, senti, dico sul serio: ti piacerebbe?'
'Ma cosa?' dissi al parossismo dell’imbarazzo.
'E’ tutta mattina che ci penso. Mi sa che tu sia un po’ finocchio'
'Ma che cazzo dici?' ero una belva in trappola, dovevo difendermi.
'Aspetta. Non e' una cosa che mi e' venuta in mente solo adesso. In effetti l’ho sempre pensato. E’ solo che solamente questa mattina…'
'Cosa c’e' di diverso questa mattina?'
'Ti dico una cosa e mi devi credere'
'Dimmi'
'A me piace la figa. Tanto mi piace. I finocchi mi hanno sempre fatto un po’ schifo'
Ero un po’ deluso non c’e' che dire, 'Beh, che c’e' di strano in questo?'
'Non e' questo lo strano. E’ quello che sto per dirti che e' strano.'
'Dai, spara'
'Spesso quando nel mio ufficio ho davanti qualcuno che mi annoia, mi immagino che mentre quello mi parla, una bella figa mi stia facendo un pompino. E quell’altro non se ne accorge.'
'Ah, capisco' dissi ridendo, un po’ imbarazzato dalla schiettezza del linguaggio.
'No che non capisci. Sai chi mi immaginavo sotto la scrivania, questa mattina?'
'Chi?' ero in apnea.
'Al siur Landi. Proprio lui. Cercavo di pensare a una di quelle fighe stratosferiche, tutte labbra, come la Dellera, ma subito dopo tra le mie gambe c’eri tu.'
Io non dissi niente, troppo attento a come si evolvevano gli eventi per respirare.
'E nessuno mi toglie dalla mente che me lo succhieresti proprio bene, se solo volessi'
'Dai adesso non esagerare…'
'Ma dimmi un po’, sinceramente. Sei o non sei finocchio? Aspetta, non rispondere. Tieni conto che se la risposta e' si' e se hai voglia io sono disposto, anche subito. In bagno, nel mio ufficio, dappertutto. Qui no perche' se entra qualcuno ci vede subito'
Il desiderio di lasciarmi andare e sbottare era tanto, ma non riusciva ancora a vincere la paura e la vergogna.
'Senti se hai dei dubbi su di me… vuoi vedere?'
'In che senso?'
'Vuoi vedermelo? Perche' io son grosso si', ma son grosso dappertutto.' E cosi' facendo si stava tirando giu' lo zip della patta.
'No, fermo, che fai? Potrebbe entrare chiunque!'

Valladier si alzo' mi prese una mano e se la mise sui coglioni, cosi' senza preavviso.
Io istintivamente la ritrassi, non prima pero' di avere pregustato la ‘soda morbidezza’ della sua borsa.
'Ma che fai?' Protestai ma poi tirai corto e mi feci forza 'OK'
'OK cosa?'
'Fammelo vedere. Non qui pero'. Andiamo in bagno. Vado prima io. Entro in quello di sinistra. Se e' occupato esco e te lo dico. Tu bussa e poi entra.'
'Dai, va'
E cosi' feci. Con il cuore in gola entrai nel bagno e fui felice nel trovare libero il bagno di sinistra. Mi ci infilai.
Stetti qualche secondo a sentire il rumore del cuore che batteva e a pormi di nuovo la domanda ‘ma, allora, vuol dire che funziona?’
Poi sentii la porta aprirsi. ‘Adesso bussa. E io che faccio?’ Pochi secondi e sentii effettivamente bussare.
Aprii immediatamente e subito richiusi dietro di lui.
'Ho paura Gianni' sussurrai.
'Paura di che? Non ti mangio mica sai? E qui non puo' entrare nessuno'
Dopo qualche attimo di silenzio, ci ripiombo' addosso il motivo per cui ci eravamo appartati.
'Allora vuoi…'
Annuii con la testa.
Comincio' ad armeggiare con la cintura.
'Mi piacerebbe se facessi tu' mi disse abbandonando le mani sui fianchi.
Mi abbassai in ginocchio e mi trovai davanti la patta, gonfia il punto giusto, di Valladier. Indossava pantaloni di velluto a coste marroni. Slacciai il bottone e poi, lentamente abbassai lo zip. Vidi subito lo slip bianco: ci avrei giurato, non poteva tradirmi.
Aprii di piu' la patta e abbassai i pantaloni al ginocchio, scoprendo le gambe grosse e quasi glabre e rimirai lo slip rigonfio. Potevo scorgere la sagoma del membro di Valladier e rimirarmela per bene.

Gianni, che era, se possibile, piu' impaziente di me, prese allora l’iniziativa e si calo' le mutande, lasciandomi davanti un uccello grosso, tutto percorso da vene contorte e sporgenti, leggermente aperto sulla punta, adagiato su due palle notevoli racchiuse da uno scroto spesso e raggrinzito.
'Che ne dici?'
'E’ grosso.'
'Allora? Non mi lascerai qui cosi'?'
'Cosa vuoi che faccia? Siamo in un bagno della Cospe.'
Se lo prese in mano e me lo porse 'Su dai una succhiatina'
'OK, pero' prima te lo devi lavare. Qui nel lavandino.'
'Ma guarda te. Per chi mi hai preso? Mi lavo io, sai?'
'Prendere o lasciare'
'Prendo prendo' e cosi' dicendo si avvicino al lavandino e se lo lavo', ed ebbi modo di vedere la grossa cappella che finiva leggermente a punta.
Quando ebbe finito e si fu asciugato alla bene meglio, mi fece sedere sul water e mi si pose davanti, con l’uccello di fuori.
'Prima togliti la camicia e i pantaloni. Ti voglio con la sola maglietta.'
Questa richiesta non lo disturbo', anzi quasi si inorgogli', poiche', mentre si spogliava, mi guardo' con il suo sorriso furbo 't’si propria un gran f’nocc'.
Poi mi si pose davanti sporgendo il bacino e con le braccia sui fianchi 'Eccotelo'
Io lo presi in mano e per la prima volta sentii il contatto con l’uccello di un altro uomo. Era caldo e mi riempiva la mano ben piu' di quanto facesse il mio.
Lo scappellai e leccai la punta della cappella. Poi mi feci forza e lo presi in bocca tutto.
'Ecco' disse Valladier
Quando lo feci uscire lui se lo prese in mano e me lo sbatte' in faccia. Mentre lo faceva si ingrossava a vista d’occhio. Poi mi prese la testa e me la schiaccio' sulle palle.
Io le ingoiai a lungo e le leccai mentre sentivo la sua mano sulla nuca.
Infine lui mise la gamba sinistra sul water, mi prese la testa con la sinistra e con la destra mi indirizzo' il cazzo quasi duro in bocca. Spinse un po’ e poi lo tolse e poi mosse il bacino avanti indietro quasi mi scopasse la bocca.
Io allora presi l’iniziativa. Glielo tolsi dalla mano e cominciai a menarglielo seguendo il movimento della mano con quello della bocca.
Il pompino che avevo sempre sognato: ecco cos’era che stavo facendo.
Ritornai in me quel tanto da assaporare la grossezza del cazzo di Valladier che riempiva la mia bocca piu' di quanto avrei immaginato, guardare quella cappella lucida e sporgente, sentire con la mano la morbidezza che circondava il nerbo duro centrale dell’asta.
E poi ricominciai.
Valladier si appoggio' con le mani all’indietro sul lavandino e sporgendo il bacino, mentre io lo andavo su e giu' con passione. Di tanto in tanto una leccatina ai coglioni e poi via di nuovo.
Dopo un po’ Valladier se lo riprese in mano e, sempre ficcandomelo in bocca, comincio' a menarselo. Si tratteneva perche' non voleva far rumore, ma era evidente che stava per venire. Io gli palpavo i coglioni e le gambe. Il ritmo della sua sega aumento' finche' spinse nuovamente avanti il bacino e io sentii riempirmi la bocca di sperma. Io ingoiai, e ingoiai di nuovo poi mi staccai e vidi un altro zampillo colpirmi la guancia, un altro andare a vuoto e un altro ancora in faccia. Poi zampilli senza piu' forza ma ancora copiosi scendevano dalla cappella alla sua mano. Io leccai lo sperma dalla mano e poi risalii per raccogliere quella che ancora stava uscendo. Era incredibile, quanta ne fosse uscita e ne uscisse ancora
Infine Valladier lascio' l’uccello che se ne stava ancora orizzontale e io glielo ripresi e assaporai di nuovo quella meravigliosa sensazione. Nel contempo me lo tirai fuori e mi feci una sega: basto' due colpi perche' venissi subito.
Segui' un silenzio imbarazzato. Ognuno di noi raccolse le sue cose e si rivesti'. Uscii prima io e me ne tornai tutto soddisfatto nel mio ufficio.
Fino a meta' pomeriggio non pensai che saltuariamente a quel che mi era successo, anche se ero come permeato da una serenita' assolutamente innaturale.

Verso le quattro entro' nel mio ufficio Baldovin: mi ero dimenticato di lui! Cosa sarebbe successo ora?
'Ciao Sandro'
'Ciaocomestai?' mi chiese in quel suo modo tutto attaccato.
'Bene. Direi mai stato meglio'
'Addirittura. Mi fa piacere.'
'In cosa posso esserti utile?' gli chiesi rimirando quel suo fisico quasi sferico con rinnovata curiosita'.
'Mi chiedevo, dato che dovrei vedermi con Wurz per le riserve di Vipiteno, mi farebbe piacere se potessi venire anche tu per supportarmi tecnicamente.'
Non potei nascondere una leggera delusione 'Ma quale e' l’argomento?'
'Sai, quella storia della verifica delle strutture esistenti. Alla fine la stiamo spuntando. Manca solo l’ultima spinta.'
'Va bene, OK. Quando?'
'Ecco, se per te va bene' mi sembro', ma poteva essere un abbaglio, che arrossisse 'potremmo partire la sera prima. Cosi' magari ti porto a mangiare in un posto coi fiocchi'
'Ma e' proprio necessario?'
'Beh, l’appuntamento e' abbastanza presto alla mattina. E poi mi farebbe veramente piacere passare la serata con te. Magari cosi' ti parlo di quei progetti…e anche di altri, che ti riguardano, per cosi' dire'
Stavolta il rossore non poteva essere un’impressione. Volli quindi indagare.
'Hai anche altri progetti oltre a quelli di cui mi hai accennato?'
'Diciamo di si'. Ma non posso dirteli qui: ho bisogno di un po’ di riservatezza'
'Va bene allora. Quando e' l’appuntamento?'
'Venerdi' mattina'
'Ah pero'. Io sono in Sitic giovedi'. Posso liberarmi al massimo alle 18.00.'
'Va benissimo. Ci potremmo trovare alle 20.00 al casello di Vipiteno'
'D’accordo allora'
'Bene. Grazie, sai. Ciao.'
'Ciao Sandro'

La breve conversazione mi aveva lasciato il sorriso sulle labbra. Non riuscivo a immaginarmi quel tombolotto di Baldovin nudo, ma mi piaceva pensarlo senza occhiali, ancora piu' vulnerabile di quello che sembra di solito. Ripensai al suo fisico: era piu' che tarchiato, un tappo, con una bella pancia, ma, come avevo avuto modo di constatare, molto soda.
Cosi' come sicuramente sodi erano i suoi muscoli di braccia e spalle. Belle mani grassocce. Cranio rasato quasi a zero, baffoni all’ingiu' alla Vittorio Emanuele. Barba spesso incolta.
Ma il vero punto interrogativo era in mezzo alle gambe.
Quando lo vedevo, le belle premesse di cui sopra mi inducevano a spostare lo sguardo, speranzoso tra le gambe appena sotto la cintura.
Pero' quello che vedevo non mi soddisfaceva: appena un abbozzo di gonfiore, anche se c’era la possibile attenuante della curva della pancia rientrava e faceva stare larghi i pantaloni. Non avrei saputo dire. Chissa' che uccello poteva avere.

Ritornai alle mie cose, ma prima feci per la prima volta un pensiero elettrizzante: Fabio.
Domani sarei andato alla Sitic e non vedevo l’ora di provare il trucchetto con lui. Mamma mia: il solo pensiero mi faceva respirare in maniera difficoltosa.
Cercai di riconcentrarmi quando entro' di nuovo Valladier, il quale si chiuse la porta alle spalle.
'Eccolo qui il mio finocchio preferito!'
Io mi sentii un po’ in baliia di quell’uomo incapace di un minimo di riservatezza.
'Ma che dici? Non avrai per caso parlato con qualcuno…'
'Ma che scherzi? Pensi che ci guadagnerei a raccontare in giro che mi sono fatto fare un pompino da te? Stai tranquillo che da me non esce niente.'
'Piuttosto', continuo' 'io sono pronto per un altro'
'Scherzi? Devo lavorare e poi farlo cosi', come due ladri: una volta e' piu' che sufficiente'
'Ma che sufficiente! Guarda qui'
E cosi' dicendo si avvicino' e ponendo le spalle alla porta mi si mise davanti palpandosi quella che era la sagoma del suo uccello sotto i pantaloni: era evidentemente, oscenamente, duro.
Non potei non allungare una mano a tastare la forma del cazzone, che, stretto tra i pantaloni sembrava ancora piu' grande.
'Niente male non c’e' che dire' buttai li' 'ma adesso non ci posso fare niente'.

'Senti, un’altra volta poi ti lascio stare.'

Inutile, avergli accarezzato la patta mi aveva messo addosso una nuova voglia 'Ancora in bagno?'
'No, stavolta nel mio ufficio'
'Ma potrebbe entrare chiunque!'
'Ma non potrebbe vederti comunque nessuno, perche' la mia scrivania e' spaziosa e non lascia vedere cosa c’e' dall’altra parte' E aggiunse 'Fidati'.
Fidarsi di Valladier era una contraddizione in termini, ma tant’e', ormai avevo superato il Rubicone e la voglia mia era pari alla sua.
Per cui lo seguii nel suo ufficio. Mi fece infilare sotto la scrivania. Notai come effettivamente non c’era possibilita' che qualcuno dal corridoio o dalla porta mi potesse vedere, e ne fui sollevato. Mi misi seduto a gambe intrecciate.
'Stai comodo?' mi chiese abbassando la testa sotto il tavolo.
'OK. Vai pure'
Valladier allora allargo' la gambe e spinse avanti la sedia, abbassandola. Vidi la sua patta rigonfia davanti agli occhi, poi la sua mano calare lo zip e entrare ed estrarre a fatica il suo cazzone ancora duro.
Io prima di tutto cercai di tirare fuori anche le palle, le quali se ne stavano gonfie, strette fra l’uccello e la cerniera.
Quella vista mi fece quasi girar la testa e lo presi subito in bocca, con voracita'. Che bel sapore di carne, con i denti saggiavo l’apparente morbidezza dell’asta e in nerbo centrale. Magnifico.
Lo masturbai per guardarmelo bene, la cappella lucida e scura, larga alla base e piu' stretta in punta, la pelle abbondante che si ammucchiava quando con la mano salivo, per poi tendersi quando scendevo, le vene contorte che sporgevano scure.
Valladier evidentemente era impaziente e me lo fece capire spingendo con la mano il cazzo verso il basso in modo che fosse orizzontale rivolto verso la mia bocca.
Lo accontentai e lo ripresi in bocca piu' che potei, poi, senza smettere di masturbarlo, accompagnai il movimento della mano con quello della testa.
In quel momento sentii la voce della Carla 'Gianni ti posso disturbare solo un attimo?'
Oddio’, pensai ‘che faccio ora?’
Smisi un attimo e guardai verso l’alto: la pancia di Valladier, comodamente adagiato in avanti sulla poltroncina, costretta dal tavolo, e le sue gambe, mi isolavano dal resto del mondo. Pero', che sfiga, proprio la Carla, per cui sapevo Gianni aveva un debole. Cosa potevo aspettarmi da quel porco? Era capace di scostare la sedia e farglielo vedere mentre glielo succhiavo, quello.

Che fare allora?
Una risposta me la diede proprio Valladier, che allungo' una mano e mi sbatte' l’uccello in faccia e quando io un po’ inebetito rimasi fermo, lo fece ancora con insistenza, come a dirmi ‘Continua, tu, che a questa ci penso io’
'Vieni pure Carla, lo sai che tu sei sempre la benvenuta'
Oddio, questo la fa entrare. Quando sentii anche l’altra mano prendermi la testa e dirigerla verso il suo cazzo, mi decisi infine a ingoiare quella bestia pulsante.
Lui ne fu sollevato, poiche' sporse di nuovo il bacino in avanti lasciandomi a continuare il pompino.
Io sentii subito che la situazione, anzicche' impaurirlo, aveva agito sul suo testosterone, eccitandole enormemente. Il suo bacino infatti si contorceva sebbene impercettibilmente.
Dentro la mia bocca sentivo il cazzone pulsare e irrigidirsi periodicamente, mentre le palle ritmicamente si rattrappivano per poi rilasciarsi per poi di nuovo tendersi.
Sentivo la voce della Carla che esponeva non so quale problema e lui che, come se niente fosse, le rispondeva.
Poi, fu il massimo, proprio mentre da una parte la Carla sembrava aver finito e volersi alzare e dall’altra Gianni era sicuramente vicino a sborrare, lo sentii dire:
'No dai Carla non andare, aspetta un attimo che ti offro il caffe'.'
La spudoratezza di quell’uomo!
'Cosa devo aspettare?' chiese Carla di rimando (domanda lecita).
'Stavo finendo di leggere una…'
E mentre diceva questo io sentii il bacino muoversi in modo brusco e sentii nella bocca il primo schizzo di sperma.
'…lettera' fini' la frase con un sospiro.
Io mi ritrovai la bocca riempita da quella quantita' incredibile di sborra. Piu' ingoiavo e piu' ne usciva. Bastardo. Lo sapeva che in quelle condizioni non potevo certo farlo schizzare da tutte le parti. Chissa' mai se qualcun altro, prima di me, si era prestato a ingoiare tutto quello sperma. Tolsi la cappella dalla bocca e vedevo che ad ogni movimento della mia mano, fuoriusciva, senza pero' lo slancio iniziale, un po’ di sborra. Io la leccavo via, e quando la mia mano tornava su ecco che ne veniva fuori ancora. Incredibile. Gli guardai le palle, che dovevano avere una produzione al di fuori della norma.
La Carla disse qualcosa (probabilmente in quel momento Gianni non aveva una gran faccia da furbo) e lui rispose con un monosillabo.

Quando la sborra si calmo', l’uccello aveva gia' perso gran parte del nerbo e ancora molto grosso, se ne stava nella mia mano, un po’ curvo per il proprio peso. Diedi un ultimo bacio sulla cappella di Gianni, la ricoprii, infilai il begone e le palle nelle mutande e chiusi la patta.
Come se niente fosse, lui si allontano' subito con la sedia dal tavolo, si alzo' in piedi e se ne usci' con la Carla.
Lasciai aspettare qualche secondo e poi, con circospezione uscii da sotto il tavolo e, quatto quatto me ne ritornai in ufficio.
Ero un po’ turbato. Valladier poteva diventare un problema. Uno cosi' non lo riesci a gestire. Ti poteva entrare in ufficio in ogni momento tirandosi fuori l’uccello dalla patta. Mi avrebbe messo senz’altro in difficolta' prima o poi. Finora era andata troppo bene. A parte il fatto che se ogni volta dovevo ingoiarmi tonnellate di sperma rischiavo di ingrassare. E quando avrebbe voluto mettermela nel culo? Uno come lui non osavo immaginare con quante puttane aveva scopato: c’era il rischio serio di prendersi qualche brutta malattia.
Se aveva funzionato il trucco, forse avrebbe funzionato anche l’antidoto. Non ancora arrivato in ufficio ritornai sui miei passi e mi fermai alla macchinetta del caffe', ritrovando Gianni e la Carla, la quale mi saluto' calorosamente come al solito. Gianni invece mi parve sorpreso di vedermi. Io gli misi la mano sulla spalla e gli dissi 'Basta'.
'Basta cosa?' fece la Carla
'Lui lo sa' risposi io.
Mi sentii leggero. Quel giorno avevo fatto due (diconsi due) pompini. E il problema Valladier era risolto.
Mi era servito, era stato bello, ma ero contento che fosse finita.
Pensai subito che Baldovin sarebbe stato molto piu' malleabile e non ci sarebbero stati gli stessi problemi.
Lavorai con entusiasmo e tornai a casa prima del solito.
Mia moglie si accorse subito del mio stato quando la baciai nella bocca appena rientrato.
Quella notte facemmo l’amore e io non riuscii ad aspettarla, ma venni subito, eccitato come ero da tutto cio' che era successo e da quello che mi aspettava in futuro.

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