ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Un luglio molto caldo di tanti anni fa

Racconto di Slave A.


Per paura di arrivare in ritardo, come sempre sono arrivato con qualche minuto di anticipo. Venire nel capoluogo mi mette sempre un po’ di apprensione, molto traffico, molte strade sconosciute e la differenza notevole rispetto alla mia città di provincia: molto più piccola, di cui conosco tutte le strade e gli angoli.

Forse li conosco troppo visto che ormai non mi emozionano più, è tutto prevedibile… le strade, le piazze, i cani per strada, il sorriso delle persone e gli uomini.

Sono stato da sempre attratto da uomini più grandi di me e, man mano che crescevo, lo standard dell’età aumentava di pari passo. Ho 26 anni, altezza media, robusto, peloso, castano. Il mio sguardo, ormai, si posa esclusivamente su uomini sui 50 anni di età ed oltre, robusti, pelosi e non troppo curati.

Nel paese ci conosciamo tutti almeno di vista, avevo passato in rassegna ognuno di loro, valutandoli e soppesando le eventuali possibilità di incontro. Con alcuni di loro avevo scambiato sguardi di intesa un po’ più lunghi del solito che mi avevano fatto sperare in qualche evoluzione interessante ma fino a quel momento nulla di concreto.

E così eccomi qui, nel capoluogo, a recarmi ad un incontro combinato in chat. Solita dinamica: il primo ciao, lo scambio di foto più o meno eloquenti, il confronto sul sesso e su ciò che ci aspettiamo da una scopata.

Emerge durante la conoscenza virtuale che non è da solo ma in coppia, ha un compagno da tantissimi anni con cui condivide ogni aspetto della vita, anche sessuale. Hanno una intesa di coppia molto forte, si amano a tal punto da condividere anche il sesso divergente, a tal punto da condividere anche me.

Sarò il loro giocattolo sessuale, mi anticipa durante lo scambio di messaggi. Io, eccitato dalla prospettiva, gli do carta bianca: a parte giochi che prevedano sangue e scat, il resto è concesso. Varcata la soglia di casa dovrò solo eseguire gli ordini in modo preciso, senza controbattere.

“Dovrai fidarti di me, so come si gioca.” Questo è tutto quello che secondo lui devo sapere per partecipare, il resto sarà una sorpresa.

Parcheggio la macchina non troppo vicino al luogo dell’appuntamento dopo aver fatto qualche giro dell’isolato ed aver valutato il luogo del nostro incontro: una forma di discrezione stupida che ti porta a non far scoprire troppo di te, tipo che automobile hai, quasi che in quel gioco ci fosse spazio per la discrezione e come se, qualcuno dei coinvolti, potesse andare a sbandierare in giro il perché eravamo lì. Ma tant’è, la paura dell’ignoto e l’eccitazione fanno brutti scherzi, parcheggio ad un paio di isolati di distanza e mi avvio con aria discreta ed attenta, come se potessi concretamente incrociare qualcuno del paese in pieno luglio e di primo pomeriggio in giro per il capoluogo!

Arrivo al luogo dell’appuntamento, in un messaggio mi aveva indicato il civico del portone e dove dovevo suonare, manca ancora qualche minuto. Decido di allontanarmi di qualche metro ed aspettare all’angolo dell’isolato, abbastanza lontano ma con la possibilità di vedere se qualcuno fosse entrato o uscito.

Non avevo avuto molte esperienze con gli uomini ed, in pratica, ero al mio primo appuntamento al buio con due totali estranei, mi avevano invitato a casa loro senza esserci conosciuti prima per strada... ero titubante, quel misto di paura ed eccitazione che ti porta a fare le scelte più sconsiderate, folli e divertenti della tua vita. Decido di tentare un approccio più soft, non avevo il coraggio di suonare direttamente al citofono, mandando un sms in cui comunicavo che ero arrivato ed attendevo di sapere se avessi potuto suonare.

Mando il messaggio ed attendo, scoprendo solo dopo di aver utilizzato gli ultimi 12 centesimi di credito presenti sul mio cellulare, ero rimasto con soli 3 centesimi, praticamente a zero e senza possibilità di effettuare una ricarica, avevo una sola possibilità di comunicare ed ormai l’avevo utilizzata.

Attendo una risposta ed iniziano a passare i minuti durante i quali il silenzio della strada è all’unisono con quello dei miei pensieri: non riesco a concentrarmi su nulla, la mia mente passa da un’idea all’altra, incapace di ragionare ma con il corpo fisso lì, ad un angolo di strada, aspettando un sms che sembrava non arrivare mai, prolungando questa leggera agonia, con il cuore a mille ed il buco del culo che si era inturgidito e bagnato per l’eccitazione.

Quando ormai stavo iniziando a pensare di andarmene, consapevole che non avrei mai trovato il coraggio di suonare al citofono e dandomi come scusa il fatto di non aver ricevuto nessuna risposta al mio sms (ah quanto è facile convincersi di qualcosa prendendosi in giro da soli!), sento il rumore della serratura elettrica del portone e vedo un uomo uscire con il sacchetto della spazzatura in mano.

Alto quanto me, capello corto scuro e naso dal profilo greco contornato da un paio di baffi ispidi e molto corti: lo riconosco, è lui. Data l’ora indossava quello che aveva in casa, noncurante dell’essere per strada e con il sacchetto in mano: canottiera bianca di quelle intime abbastanza aderente che lasciava alla vista il pelo scuro del petto che ne fuoriusciva e delineava bene la curva della pancia, non troppo grande ma di quelle da uomo maturo, non grasse ma nemmeno curate come quelle che si vedono nei film.

Un uomo normale insomma, con tutto il suo carico di ormone e sudore da primo pomeriggio di metà luglio. Indossava un paio di pantaloncini gialli che gli arrivavano a metà coscia lasciando libere le gambe pelose e muscolose, con dei polpacci sodi e che avevano stimolato la mia eccitazione.

Lo vedo dirigersi verso di me con passi lenti e rilassati, a differenza mia che ormai tremavo leggermente per l’eccitazione del trovarmi lì, consapevole che il momento era arrivato. Attendo che arrivi all’incrocio e mentre lo attraversa alzo la mano in segno di saluto accennando un sorriso tirato e timido che tradiva sicuramente la tensione che stavo vivendo.

Fa ancora qualche passo e mi saluta in modo incerto: “Ciao, non ti avevo riconosciuto… che ci fai qui?”

Preso alla sprovvista dalla domanda inaspettata balbetto che avevo mandato un sms al suo numero ed attendevo una risposta, non mi andava di suonare ed essere invadente.

“Figurati, non so nemmeno dove sia il mio telefono. Non ho sentito nessun sms arrivare, ecco perché non ti ho risposto. Sono sceso solo per buttare il sacchetto della spazzatura… pensavo non venissi più.”

Mi accorgo solo in quel momento della presenza alle mie spalle del bidone della spazzatura, nonostante il caldo, non mi ero accorto affatto della puzza che avevo intorno a me, totalmente perso in altri pensieri e con i sensi tesi a ben altro… non si stava dirigendo verso di me, ma stava solo andando a buttare il sacchetto!

“dai vieni su”, mi dice dopo aver buttato la spazzatura, ”così recuperiamo un po’ del tempo perduto”. Io ubbidiente lo seguo sentendo un po’ di dolore alle gambe nel camminare: ero così teso che avevo tenuto i muscoli irrigiditi per troppo tempo mentre aspettavo.

“ricordi i nostri patti” mi chiede mentre infila la chiave nella toppa facendo scattare la serratura. Io prontamente rispondo di sì entrando nel portone e godendo della penombra e della frescura lì presente.

Mentre spinge il bottone di chiamata dell’ascensore noto che mi studia attentamente con la coda dell’occhio, cosa che faccio anche io potendolo finalmente vedere da vicino ed in un ambiente riparato da occhi indiscreti: si, è proprio un bell’uomo, robusto e peloso con delle belle mani ed un pacco interessante.

Entriamo in ascensore, fa entrare prima me. Io mi dispongo con le spalle contro la parete con specchio dell’ascensore permettendo l’ingresso anche a lui. In modo insolito entra e rimane difronte a me, premendo il bottone di avvio facendo chiudere le ante scorrevoli alle sue spalle. Mi guarda in modo insistente, io reggo lo sguardo qualche istante per poi abbassarlo confermandogli che sapevo quale era il mio ruolo, e perché ero lì.

Mentre l’ascensore finalmente partiva salendo lentamente, mi prende le palle con la mano destra stringendole leggermente procurandomi un leggero dolore piacevole per poi lasciarle e stringermi il cazzo con la mano. “Bene, questo c’è. Ed è anche abbastanza duro” mi dice con tono sicuro lasciandomi la presa e afferrandomi la mano sinistra per portarsela sul suo pacco. “toccalo bene, lo senti? Tra poco implorerai per averlo”.

Solo portando la mano sul suo pacco noto che ha un cazzo davvero notevole, bello cicciotto anche se non molto lungo e che non porta gli slip, al contatto con la mia mano noto che il rigonfiamento comincia ad affusolarsi scendendo lungo la coscia sinistra.

Mi stacca la mano di colpo lasciandomela libera, mi poggia la mano sinistra sulla spalla sinistra e mi ordina di voltarmi di faccia verso lo specchio. Ruoto completamente e, attraverso lo specchio, vedo il suo sguardo andare verso il basso, mi prende i pantaloncini di felpa che avevo indosso abbassandomeli e facendoli cadere per terra. Sento il freddo improvviso sulle chiappe e le sue mani che me le allargano per poi sentire il suo dito farsi strada dentro di me.

Gemo per il dolore inaspettato chiudendo gli occhi e lo sento complimentarsi con me: “Però, è vero che hai il buco abbastanza stretto, non devi averne presi molti. Meglio così, ci penseremo noi ad allargarti per bene”.

Sento l’ascensore rallentare ulteriormente per sussultare un attimo prima di fermarsi completamente, la campanella di apertura delle porte ed il suo dito uscire dal mio buco. Apro gli occhi e, dallo specchio, vedo che si volta per uscire annusandosi il dito e dicendomi di affrettarmi a rialzarmi i pantaloncini ed a seguirlo.

Mi rialzo prontamente i pantaloncini sistemandomi alla meglio il pisello ormai duro per poi girarmi ed uscire dall’ascensore: c’è solo una porta sulla mia destra, evidentemente al sesto piano abitano solo loro. Loro, non lui. Avevo scordato durante l’ascesa che sono in due.

Esco dall’ascensore e mi sistemo alle sue spalle mentre infila la chiave nella toppa ed apre la porta. Entra in casa e mi ordina di chiudere la porta e seguirlo lungo il corridoio per poi svoltare a sinistra nell’ultima stanza.

Durante il tragitto posso dare uno sguardo alle stanze che si affacciano sul corridoio notando un arredo pulito ed essenziale, senza fronzoli. Si vede che ci tengono ma manca la presenza femminile in casa, è una casa decisamente maschile. Questo mi suona inaspettato, mi aspettavo qualcosa di molto sontuoso, pieno di pizzi e divani dorati, come quelle case abitate da gay che ho sempre visto nei film.

Lo seguo nella stanza che si rivela essere quella da letto e trovo il compagno steso a letto in mutande a leggere. Alza lo sguardo e mi guarda incuriosito.

Al che lui dice “E’ lo schiavetto di oggi, l’ho trovato giù che aspettava impaurito all’angolo vicino ai cassonetti. Gli ho già messo un dito nel culo, lo ha abbastanza stretto, oggi ci divertiamo”. Detto questo si volta e si allontana dalla stanza non senza avermi prima ordinato di spogliarmi e di stendermi a letto.

Il compagno non accenna a nulla, mi guarda solamente fisso, in modo insistente. Questo mi fa sentire un po’ a disagio ma decido di fingere sicurezza, abbassandomi a slacciarmi le scarpe togliendomi i calzini per poi sfilarmi la maglietta. Poggio il tutto su una sedia lì accanto, lasciandomi indosso slip e pantaloncini e stendendomi a letto accanto al compagno che, sempre silenziosamente, continua a guardarmi.

Mi sono appena steso quando lui rientra totalmente nudo: io sgrano gli occhi per lo stupore e l’eccitazione. Ha un corpo bellissimo, massiccio e sodo, totalmente peloso, con i peli neri che adornano il petto e la pancia, le braccia sode con una nuvoletta di peli arruffati sul pube che lasciando vedere un cazzo lungo e roseo, non ancora totalmente in erezione ma già notevole.

“Che cazzo fai, ti ho detto di spogliarti nudo!” mi dice mentre si stende a letto accanto al compagno e dalla parte opposta alla mia, allargando per bene le gambe e lasciando il suo cazzo lì, adagiato contro la coscia.

Mi alzo di scatto ed inizio ad abbassarmi i pantaloncini fino alle caviglie per poi liberarmi anche degli slip, lasciando tutto lì per terra, attendendo in piedi nudo come un verme.

“Bene, adesso sì. Vieni e fammi rilassare, inizia a leccarmi i piedi”. Compreso l’ordine ricevuto mi avvicino portandomi sul lato del letto ed inginocchiandomi per avvicinare la mia lingua ai suoi piedi. In tutto questo il compagno, sempre senza dire una parola, mi guarda fisso senza staccarmi gli occhi di dosso, con uno sguardo sempre più duro e libidinoso.

Avvicino il naso alla pianta del piede destro riempiendomi le narici di quell’odore forte di piede non sporco, ma che non ha conosciuto il sapone da qualche ora. Quell’odore intenso di maschio mi inebria facendo aumentare la mia eccitazione, mi sento il cazzo durissimo ed il buco totalmente bagnato, i capezzoli induriti e vorrei essere scopato lì subito, facendomi riempire come una vera cagna di strada.

Mi concentro però ad eseguire gli ordini occupandomi con devozione dei piedi pelosi di quello che diventerà il mio padrone: con la lingua sono partito dal tallone per occuparmi della pianta che ho baciato ed inumidito a dovere soffermandomi a succhiare con venerazione l’alluce cicciotto sentendo il padrone mugolare di piacere. Sono passato quindi a leccare ogni singolo dito del piede per poi passare ad occuparmi dello spazio tra le dita, preoccupandomi di non lasciarne alcuna parte inesplorata.

Terminato di occuparmi dei piedi ho iniziato, con la punta della lingua, a risalire lungo la gamba sinistra prima e poi la destra, leccando delicatamente quei pelo e giocando con la lingua con un movimento a spirale all’altezza delle rotule.

Per salire lungo la gamba son dovuto salire sul letto mettendomi nella posizione della pecorina, con la testa verso il basso ed il culo in alto con le chiappe un po’ aperte per la posizione assunta.

Mentre mi sto occupando di questo sento il compagno alzarsi e camminare fino a posizionarsi dietro di me.

“proprio bello questo culo” sento dirgli prima di ricevere una sonora sculacciata che mi ha fatto vibrare di eccitazione. Alla prima ne sono seguite altre che si alternavano sulle chiappe per numero, ritmo ed intensità fino a che non ho sentito una lingua umida e calda esplorarmi il buco del culo con passione ed avidità.

Non potevo muovermi né cambiare posizione per potermi godere quel momento, per cui sono rimasto lì, fremente di piacere per quella lingua che mi esplorava con vigore e dolcezza, facendomi eccitare sempre più finché il padrone non ha esclamato con una punta di fastidio : “smettila di leccarmi le ginocchia e vieni a succhiarmi il cazzo, adesso!”. Giusto il tempo di alzare lo sguardo per notare che lo aveva in mano e si stava lentamente masturbando con la mano destra: era in piena erezione, dritto, roseo e decisamente grosso, notevole in circonferenza e totalmente con la cappella libera dalla pelle intorno, umido degli umori dell’eccitazione.

Ho esitato qualche istante per continuare a godere della lingua del compagno sul mio buco finchè non ho sentito quel calore così rassicurante per avvertire una fitta di dolore: alla lingua si erano sostituite due dita che mi scavavano dentro allargando con violenza il buco procurandomi un dolore intenso.

In modo istintivo mi sono spinto in avanti per provare a farle uscire ma il compagno non ammetteva ragione, era dentro di me e voleva rimanerci. Nel fare questo mi sono solo avvicinato al cazzo del padrone che mi ha messo una mano sinistra dietro la nuca, spingendomi la bocca contro il suo cazzo. Ho fatto appena in tempo ad aprire la bocca quando me la sono ritrovata piena del suo cazzo duro, la cui cappella è arrivata subito in gola, facendomi sentire quella sensazione di nausea che precede i conati di vomito. Ero così semisteso con due dita nel culo che mi trapanavano ed un cazzo nella bocca spinto fino in gola.

Non potevo desiderare altro.

Il padrone ha continuato a tenermi la testa premuta verso il basso nonostante sentisse che tremavo e che i muchi mi stavano risalendo in gola, ho sentito le lacrime che scendevano calde lungo le guancie per lo sforzo finchè non mi ha staccato di colpo.

“Ti piace, eh, vero troietta? Adesso leccami per bene, avanti!”. A quelle parole il compagno ha tolto le sue dita dal mio culo rialzandosi e lasciando la stanza.

Eravamo soli, io e lui. Gli ho premuto delicatamente con le mani l’interno coscia e lui prontamente ha allargato le gambe liberando due coglioni belli grossi e pelosi. Risalendo con la lingua lungo l’interno coscia sono partito dal ginocchio per arrivare a leccare quelle belle palle pelose, accogliendole nella mia bocca e tirandole leggermente. L’ho sentito gemere di piacere ed ho capito che stavo andando bene.

Quando le ho lasciate erano lucide con i peli tutti appicciati e grondanti la mia saliva. Sono partito dalla base del cazzo per poi risalire lentamente fino alla base del glande giocando con la lingua nell’incavo che lì si crea tra la cappella ed il resto del cazzo. Ho alzato lo sguardo mentre facevo questo incrociando il suo che era fisso su di me, umido di godimento, e sostenendo lo sguardo con fare malizioso come a dire: “si, sono la tua troia ed adoro succhiarti il cazzo!”.

Mi sono steso completamente poggiandomi sui gomiti per stare più comodo iniziando ad accogliere quella bella cappella rosa nella mia bocca, alternando il ritmo, giocando con la lingua sulla corona e affondando l’intero cazzo nella mia gola per poi risalire stringendo le labbra e creando il vuoto risucchiando le guance verso l’interno. Lo sentivo mugolare totalmente rapito e sorpreso dalla mia bravura.

Mi ha fermato la testa con le mani ordinandomi di rimanere così e con la bocca ben spalancata.

Mi ha chiesto: “sei pronto?” e, ricevuto un mio suono di assenso un po’ confuso vista la posizione in cui mi trovavo, mi ha spinto la testa verso il suo cazzo facendomi sbattere con violenza la cappella in fondo alla mia gola per poi risollevarmi la testa. Per l’impatto le lacrime hanno continuato a scendermi lungo le guance ma lui non si è fermato, ha continuato senza più chiedermi il permesso, colpendo in modo secco e preciso, facendomi affondare tra i suoi peli odorosi di maschio e sudore.

Dopo quelli che possono essere stati cinque come quindici affondi di questo tipo (ero totalmente preso ed asservito al suo volere da non rendermi più conto di quello che stesse succedendo), mi stacca dal suo cazzo allentandomi la presa e ordinandomi di stendermi supino.

Io sollevo le mie spalle guadagnando una posizione eretta per poi voltarmi e stendermi supino accanto a lui che, invece, si alza dal letto rimanendo in piedi dal suo lato. Mi guarda con occhio libidinoso e mi dice: “Stenditi sul letto con la testa reclinata sul bordo, muoviti puttanella!”

Intuendo cosa stesse per accadere striscio sul letto posizionandomi disteso, perfettamente dritto, e con la testa reclinata sul bordo, con lo sguardo verso il basso per poterlo guardare.

Lui si china leggermente studiandomi con lo sguardo, mi posa le mani sulle spalle facendole scivolare sul petto e lungo i fianchi. Così facendo deve avvicinarsi a me allargando le gambe per scavalcare la mia faccia ed avvicinarsi al bordo del letto. Mi ritrovo così tra le sue cosce, immerso in quel mare di peli scuri e con davanti a me le sue palle penzolanti ed il suo cazzo poggiato sul mio collo, umido ed accaldato.

Sono totalmente sconvolto dall’odore di maschio sudato che mi avvolge tanto da non notare che le sue mani stanno tornando indietro verso il mio collo e lui si sta rialzando con il busto, finché non sento un dolore intenso ai capezzoli: utilizzando indice e pollice li ha stretti nelle sue mani torturandomeli a dovere.

Io mi lamento per il dolore ma lui non mi ascolta e continua, inizio a muovere il bacino ed a stringere tra le mie mani il lenzuolo sudato tremando per la sofferenza che mi sta procurando quando si stacca di colpo e, prendendosi il cazzo dalla base, me lo spinge sulle labbra obbligandomi ad aprirle.

Fattosi così spazio affonda il cazzo dentro la mia bocca arrivandomi in gola e prendendo un ritmo deciso ed intenso, mi sta scopando la gola anticipandomi ciò che farà con il mio culo, noncurante del mio mugolio di dolore e delle lacrime che mi rigano la fronte.

Io non sento più rumori, ho le orecchie tappate dalle sue cosce pelose e mi ritrovo a non poter fare altro che allargare il più possibile la bocca per tentare di respirare nei brevi momenti in cui esce per metà il suo cazzo dalla mia bocca per poi riaffondarlo con violenza.

Perso in questo turbinio di sensazioni mi sento tirare dai piedi, lui si stacca dalla mia bocca e vengo tirato di qualche decina di centimetri sul letto, quel tanto che basta affinché la mia testa possa poggiarsi sul morbido materasso anziché penzolare sul bordo del letto.

Questo cambiamento di posizione repentino mi lascia un po’ stordito per il sangue che riaffluisce nella mia testa non facendomi subito mettere a fuoco che il compagno era rientrato nella stanza da non so quanto tempo e che mi aveva tirato lui sul materasso avventandosi sul mio cazzo e facendolo sparire nella sua gola. Ero così eccitato che stavo quasi per venire, quando con la mano riesco a fermarlo giusto in tempo, avvisandolo che se avesse continuato così avrei schizzato. Lui si ferma accarezzandomi le palle, donandomi piacere. Sento dietro di me la voce del padrone che mi dice: “adesso leccami il culo, troietta!” sedendosi a chiappe allargate sulla mia faccia. Sento sul naso il caldo del suo buco del culo che mi strofina verso le labbra, esco la lingua ed inizio a inumidirlo mentre lui geme di piacere.

“si bravo…continua così” mi dice mentre si solleva un attimo allargandosi ulteriormente le chiappe e spingendo il buco verso l’esterno così da allargarlo per poi risedersi sopra giusto in tempo per farmi respirare un minimo.

Inizia così a sedersi di colpo sulla mia faccia obbligandomi ad annusare i suoi odori e a leccare il suo buco anche all’interno, inserendo la lingua tra le pieghe dell’orifizio.

Contemporaneamente a questo il compagno ha sostituito le carezze alle palle con schiaffi ben assestati sul mio cazzo duro passando a scappellarlo completamente per passarci sopra il palmo ruvido della sua mano, procurandomi piacere e dolore assieme.

Dopo una serie di volente sedute sulla mia faccia il padrone si alza di colpo ordinandomi di occuparmi dei capezzoli e del cazzo del compagno.

Mentre lui lascia la stanza in compagno mi sposta le gambe stendendosi nudo a letto, io mi adagio al suo fianco abbracciandolo di lato e ponendomi con la testa sotto la sua ascella prendendo a leccargli delicatamente il capezzolo destro. Ci giro intorno con la lingua giocherellando con i pochi peli presenti intorno all’aureola, lo mordicchio leggermente ricevendo in cambio dei mugolii di puro piacere seguiti da parole di invito a continuare sussurrate sottovoce, con la voce strozzata dal godimento. Capisco il gioco ed inizio ad aumentare il ritmo intensificando l’intensità dei morsi, facendo scivolare la mia mano sinistra lungo il suo fianco fino a prendergli in mano il cazzo. Più piccolo di quello del padrone e meno peloso ma ugualmente largo, un cazzo tozzo con una cappella rosea e molto umida e lubrificata dagli umori.

Mentre gli mordo con più intensità il capezzolo inizio a masturbarlo dolcemente partendo con la mano dalla base del cazzo per poi fermarmi alla cappella e tornare indietro, con movimenti ampi e lenti, che lo fanno impazzire di piacere.

Con la mano sento che inizia a spingermi la testa verso il basso obbligandomi a prenderlo in bocca. Scendo con la lingua e giocherello un po’ con l’ombelico ponendomi accucciato tra le sue gambe, culo esposto all’aria a succhiargli il cazzo con avidità.

Passo quindi alle palle poco pelose, succhiandole una alla volta per poi accoglierle entrambe nella mia bocca tirando leggermente per poi risalire lungo il cazzo facendo prontamente scomparire la sua cappella nella mia bocca assestando delle succhiate profonde che mi fanno arrivare il suo cazzo in gola.

Prendo il ritmo capendo che gli affondi lunghi lo eccitano finché sento una voce alle mie spalle: “Bravo, troietta, hai capito come farlo godere, continua”. Detto questo sento una mano spingermi la nuca e l’altra assestarmi uno sculaccione forte, dato a mano aperta che mi fa sobbalzare.

I mugolii del compagno continuano e faccio appena in tempo a sollevare la testa che mi arrivano in faccia due schizzi di sborra calda ed appiccicosa che mi prendono in fronte e sul mento, seguiti poi da uno schizzo meno forte ma più denso e corposo. Avvicino la mia faccia al suo cazzo accarezzandolo con le guance per sporcarmi totalmente della sua sborra calda.

Il padrone, eccitato alla vista di quanto stava succedendo , dice con tono di voce accelerato: “Vedi che troia, si è abbassato a prendere tutta la tua sborra. Basta voglio scoparti così, guardandoti in faccia mentre sei totalmente sporco!”. Detto questo mi prende per il fianco spingendomi per farmi rotolare, io mi squilibrio e rotolo verso il centro del letto, ritrovandomi in posizione supina con rivoli di sborra calda che scendono lungo le tempie e verso il collo, fermandosi nell’incavo sotto il naso riempendomi le narici di quell’odore forte, amaro e dolce al tempo stesso, pesante, quasi nauseabondo ma eccitante come pochi.

Il padrone sale sul letto in ginocchio, si allunga a prendere il cuscino dietro la mia testa e, sollevandomi il bacino me lo pone sotto, piegandomi le gambe verso il busto e sollevandomi il culo.

Il compagno mi prende dalle caviglie bloccandomi in quella posizione, con il culo aperto e alla totale mercé del padrone. Questi mi guarda tra le gambe per poi sollevare lo sguardo verso il mio, ormai totalmente preso dalla situazione. Solleva l’involucro metallico del preservativo per strapparlo con i denti sputandomi addosso il resto per poi poggiarsi il preservativo sul cazzo eretto, duro e svettante srotolandolo fin alla base.

Si avvicina a me, sgrano gli occhi per quello che sarà un momento doloroso e lui mi guarda con sguardo cattivo, di chi sa che sta per procurarmi dolore, ma sa anche che è quello che vuole e che se lo prenderà ad ogni costo.

Punta il cazzo contro il mio buco dando un colpo secco di reni che lo affondano per metà. Sussulto dal dolore ma sono bloccato da lui e dal compagno che mi tiene le caviglie, mi lamento: “No ti prego, così mi fai male...” non termino nemmeno la frase che mi interrompe dicendomi: “Ma che male, puttanella, ti sono già dentro... chissà quanti ne hai presi di cazzi, vero?!”. Dicendo questo da un altro colpo secco affondando completamente.

Gli metto le mani sui fianchi provando a bloccarlo così da non farlo muovere ed abituare il mio buco ma, capita la mia intenzione, stacca le mie mani liberandosi i fianchi per uscire un po’ il cazzo e riaffondarlo con espressione compiaciuta.

“Dai dimmi che ti piace prenderlo così, come una vera cagna, serva del suo padrone..” mi incita prendendo il ritmo e divertendosi con il mio buco ormai arreso al suo cazzo. Mi sento pieno di lui, ho il culo in fiamme e questo mi fa sentire una vera troia, sono venuto qui per questo, lo sapevo….ed è questo che sto avendo.

Vengo scopato selvaggiamente, come nelle mie fantasie e non posso tirarmi indietro ora, mi faccio coraggio e decido di essere me stesso, liberamente: “si Padrone, scopami forte, fammi sentire il mio culo sfondato, infilamelo fino alle palle, sono la tua troia, sputami addosso..”. Queste parole mi escono come un fiume in piena, forse erano anni che stavano lì in attesa di essere pronunciate ad alta voce, come un segreto pesante di cui ci si vuole liberare, e che ti fa sentire subito più libero e leggero.

Queste parole lo eccitano parecchio, aumenta il ritmo della scopata, sento il suo cazzo stantuffarmi il buco ormai arrossato e totalmente rilassato nel prenderlo, mi poggia me mani sulla parte inferiore delle cosce spingendomele verso il petto ed allargandomi ulteriormente il buco, scopandomi selvaggiamente.

“Si.. si.. vengo..” sento sussurrargli finché non mi assesta il primo colpo violento, sento il suo cazzo pulsare dentro di me, si ferma un attimo per poi prendere la rincorsa ed assestarmene un altro profondo seguito da altri colpi meno violenti che scaricano l’adrenalina che c’è in lui. Toglie le mani dalle cosce e mi prende le caviglie, ergendosi maestoso su di me, la pancia poggiata sul mio cazzo che per il dolore si è totalmente ammosciato, vedo i suoi peli sudati, sento il suo respiro affannoso e, dopo avermi guardato un attimo mi sputa addosso. “Era questo che volevi, eh Troia!?!”.

A quelle parole sento un brivido lungo il corpo e sento che dal mio cazzo ormai moscio sotto la sua pancia inizia ad uscire qualche goccia di sperma.

Lui inizia a uscire il suo cazzo dal mio culo che istintivamente si stringe, da un alto per la paura di essere allargato di nuovo e dall’altro per la volontà di non lasciarlo andare, totalmente pieno .

Sento il suo cazzo uscire dal mio buco e questo diventa freddo, sento l’aria lambire le pareti dello sfintere e raffreddarne l’interno, un senso di vuoto e di appagamento mai provato prima.

Stendo lentamente le gambe aprendole intorno al corpo del mio padrone, godendone con gli occhi della stazza, delle spalle larghe e della visione del suo cazzo, ancora in erezione ed inguinato nel preservativo , carico del suo sperma in punta. Si toglie lentamente il preservativo dal cazzo facendo attenzione che tutta la sborra ci rimanga all’interno, lo solleva e poi lo ruota sopra di me, strizzandolo e facendo colare quel succo sulla mia pancia, in un ultimo atto di sottomissione.

Cala il silenzio, siamo tutti esausti e , dopo qualche secondo di riposo, ci guardiamo sorridenti e soddisfatti, ormai siamo amici oltre che amanti.

Il padrone si solleva, scende dal letto e mi invita e seguirlo in bagno per una doccia, è gentile con me, ormai i giochi sono finiti e i ruoli possono tornare quelli soliti, da amici.

Lo seguo in bagno trovando una grande vasca, entro e mi faccio una doccia calda, quasi bollente che mi pulisca per bene, soprattutto dalla sborra che ha impiastricciato i peli sulla mia pancia. In tutto questo lui mi guarda seduto sul water, nudo, con il cazzo moscio dal quale scende un piccolo filo di residuo di sperma. Termino la doccia e lui non si muove da lì, continua a guardarmi senza dire una parola, mi asciugo, mi avvicino a lui, faccio cadere l’asciugamano per terra e mi inginocchio avvicinandomi al suo cazzo. Prendo un pezzetto di carta igienica e gli pulisco accuratamente il cazzo dai residui di sperma.

Mi alzo e torno in camera da letto per rivestirmi. Entro e trovo il compagno che si è appisolato, prendo i miei pantaloncini e le mie mutande da terra e mi avvicino alla sedia per rivestirmi. Mentre lo faccio sento lo scroscio dell’acqua della doccia.

Termino di vestirmi con calma, con il culo indolensito e dolorante e una strana eccitazione in corpo.

Il padrone si riaffaccia dalla porta, con indosso un accappatoio nero, portando con se una nuvola di vapore e odore di bagnoschiuma.

“Vieni, ti accompagno alla porta” mi dice facendomi strada lungo il corridoio, fino alla porta di ingresso.

Non so che fare, vorrei dirgli molte cose ma taccio, totalmente in imbarazzo. Lui interrompe quel silenzio: “sono stato bene, siamo stati bene. Spero di rivederti ancora” e dicendo questo mi da un pizzicotto sul capezzolo sinistro stappandomi un sorriso compiaciuto.

“anche per me è stato molto bello, sentiamoci presto!” Rispondo varcando la soglia della porta dopo aver aperto la maniglia. Esco e mi posiziono difronte l’ascensore, premendo il pulsante di chiamata, lui rimane lì, sulla soglia a guardarmi con indosso l’accappatoio.

L’ascensore arriva lento annunciato dal rumore degli argani e dal campanello che indica l’apertura delle ante scorrevoli, io lo guardo prima di entrarci e lui, aprendo la parte inferiore dell’accappatoio e facendomi vedere un’ultima volta il suo bellissimo cazzo mi dice : “ a presto”.

Ed è quello che spero davvero entrando in ascensore e, mentre mi guardo allo specchio, vedo chiudersi alle mie spalle le ante scorrevoli e noto, sul mio viso un rossore generalizzato, quasi da affanno e sento un’ultima fitta di dolore e piacere salirmi dal culo lungo la spina dorsale.


ORSI ITALIANI