ORSI ITALIANI MAGAZINE


Luca e Marco

(Quinta Parte)

Un racconto di Gianni

(rennatrig@tiscali.it)

 

QUINTO CAPITOLO:LA POLIZIA STRADALE

Con una brusca curva e altrettanta brusca frenata, che non mi dispiacque affatto perche' Luca mi cadde' addosso, Marco ando' a posteggiare dietro il distributore ove, avevo poi notato, non vi era nessuno parcheggiato. Luca mi scavalco' andandosi a sedere sul sedile, indosso' un pantaloncino corto e scese dal Tir.

'Cosa aspetti scendi o no?' 'Mi devo vestire' - risposi. 'Che cazzo ti vuoi vestire, scendi cosi' che non ti vede nessuno frocio'. Per un attimo avevo pensato che una volta sceso Luca sarebbe velocemente risalito e siccome il suo amico era ancora seduto alla guida se ne sarebbero andati, lasciandomi nudo alla stazione di servizio. Scesi ma mi portai i vestiti con me.'Credi che ti lasciamo qui?' 'Ci servi ancora!' - disse Luca. Comunque per precauzione non mollai i vestiti che tenni sul braccio e le scarpe in mano. Mi accorsi di avere ancora in culo quella minchia di gomma e feci per estrarla ma Luca mi levo' la mia mano dal culo. Sentii un brivido di freddo quando toccai con i piedi nudi il selciato e seguii Luca dietro il rimorchio, percorrendo quei pochi metri camminando come una ballerina , stante il coso che mi tenevo nelle viscere. Mentre Luca lo apriva, Marco disse: 'Vado a prendere un caffe', tu Luca cosa vuoi?' 'Un caffe' doppio che devo rimanere sveglio'. Aspettai che chiedessero anche a me cosa desideravo, ma invano. Non mi filavano per niente. E dire che avrei dato qualsiasi cosa per un caffe'.

Mi feci coraggio e:'Mi porti un caffe' anche a me,per favore?' 'Io porto un caffe' a te? Ma va a fanculo, frocio' fu la risposta di Marco. Peggio per me che mi ero illuso, per un momento, di poter essere da loro considerato un essere umano! Il portellone si apri' e montai su con fatica anche se spinto violentemente da Luca. Una luce di cortesia molto flebile rischiarava a mala pena l'ambiente. Andai a sbattere contro un divano incellofanato accorgendomi che ve ne erano altri: questo era quello che i 2 trasportavano, poltrone e divani usciti dalla fabbrica. Senza che Luca se ne accorgesse, mi levai il fallo di lattice dal culo, ma maldestramente lo poggiai per terra e Luca, dopo aver richiuso dall?interno il portellone, ci mise un piede sopra e quasi scivolava per terra. 'Adesso ti faccio vedere io cosa ti capita a non ubbidire'. Si sedette su un divano, mi sdraio' a culo in aria sulle sue gambe, badando di non toccarmi l'uccello lasciandolo penzoloni tra una sua gamba e l'altra e prese a sculacciarmi con inaudita violenza.

'Ciak,ciak,ciak' non finiva piu' di suonarmele. Il rumore rimbombava nel Tir e a Luca questo doveva procurargli, come mi ero accorto prima quando Marco mi gonfiava le natiche, un immenso piacere, perche' mi accorsi, sentendolo premere sulla mia gamba, che il suo cazzo era tornato prepotentemente duro. Non finiva piu' di darmele, con due mani sulle mie natiche che cominciavano ad infuocarsi, tanto da non provare piu' il piacere che avevo provato all'inizio.'Basta ora che mi fai male' dissi tendando di divincolarmi. Mai lo avessi fatto, alzo' una gamba sopra di me e strinse a se' il mio corpo, in modo da costituire una forbice che mi attanagliava a lui senza darmi modo di muovermi. 'Guarda come ti castigo stronzo' disse scandendo ogni parola con colpi sul mio culo. Speravo che Marco tornasse con il caffe', cosi' l'avrebbe finita! Ma Marco non si vedeva e i colpi continuavano piu' di prima.Per alleviare il dolore (non piu' il piacere!) cercai di pensare intensamente ad eccitarmi anche con il male che sentivo, (dai Carlo che ti piace, senti i peli delle sue gambe sul tuo stomaco, senti il suo cazzo duro sul tuo fianco, senti le sue manone, ecc.) e l'esercizio riusci' tanto da stupirmi: il mio cazzo si era fatto duro e premeva contro la sua coscia. La soglia tra il dolore ed il piacere puo', a volte, essere molto labile! Lui se ne accorse e continuo' a picchiarmi ma con una mano, ma solo su una chiappa mentre con l'altra mi aveva preso un capezzolo in mano e lo stringeva piu' forte che poteva ma mai cosi' forte come avrei desiderato. E' vero, lo avevo gia' osservato altre volte, quando chiedi di stringerti una tetta forte forte non lo fanno mai come vorresti, forse questo deriva non tanto da una mia incapacita' di sentire il dolore ma quanto da una impossibilita' fisica delle dita di chiunque di pressare piu' di tanto.

Dolore per dolore mi venne voglia di farlo incazzare e gli dissi: 'tanto lo so che ti piace Marco' 'Figlio di puttana, adesso ti faccio vedere io' rispose Luca apprestandomi a farmi non so che cosa, ma non gliene detti il tempo. Tirai indietro leggermente il braccio che avevo vicino al suo cazzo, glielo presi in mano e cominciai a menarglielo due o tre volte, non di piu'. Mi fece scendere dalle sue cosce ed inginokkiarmi per terra con la faccia contro il suo membro e mi sborro' subito in faccia, segno evidente che non resistiva piu' tanto si era eccitato dalla punizione che mi aveva inferto. Sentivo la sua sborra colpirmi gli occhi, le guance, i baffi, la bocca che subito aprii per leccarmi il suo seme. Dai miei baffi scendeva sperma direttamente in bocca, me li leccai per prendermela tutta mentre con una mano raccoglievo quella che era caduta dalle altre parti per portarmela alla bocca. Con l'altra mano mi menai il cazzo ed anch'io dopo pochi secondi me ne venni sulle sue gambe. Luca si ritrasse come se fosse stata sborra bollente, mi diede un calcio che mi mando' all'indietro ma non fece altro: se ne stette esausto seduto sul divano, a gambe larghe, mentre il suo cazzo piano piano si ammosciava. Come e' bello osservare un maschio dopo che ha goduto, mentre si riposa!

'C'e' nessuno? sentimmo una voce da fuori e il rumore di qualcuno che bussava. Istintivamente mi nascosi dietro il divano mentre Luca si tiro' su i pantaloncini e raggiunse il portellone, aprendolo. Vidi sul soffitto del camion i bagliori di una luce blu intermittente: era la stradale. Cazzo! se mi trovano cosi' nudo e senza documenti. Per un attimo pensai che se avessi voluto avrei potuto mettere nei guai Luca e Marco, forse un po' se lo meritavano. La sorte dei due sarebbe stata nelle mie mani e non piu' la mia nelle loro! 'Ho chiesto un passaggio, mi hanno sequestrato e violentato' 'e vediamo ora come ve la cavate!' Ma fu solo un pensiero, non lo avrei mai fatto, dopotutto mi avevano fatto godere come non mai, meritavano si una punizione ma non certamente questa. 'E' suo il camion?' sentii dire 'Certamente' - rispose Luca mentre scendeva - stavo controllando che il carico non si muovesse' 'Cosa trasporta?' 'Mobili'. La luce di una torcia esploro' l'interno del rimorchio, senza pero' riuscire a raggiungermi.'Mi da i documenti di circolazione' Luca chiuse il portellone dietro di se'. Non sentii piu' nulla se non il rumore della porta della cabina che si apriva. Luca doveva aver preso i documenti per la stradale. Per 20 minuti circa non sentii piu' nulla, mi ero nel frattempo sdraiato, sempre nudo, sul divano. Udii poi mettere in moto il Tir e uno scossone mi avvertii che era ripartito. Pensai che la stradale era ancora li' e non avevano potuto farmi risalire in cabina per non rivelare la mia presenza.

FINE QUINTO CAPITOLO continua


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