ORSI ITALIANI MAGAZINE


Dal barbiere

Un racconto di HairyManLE

Era sabato mattina, e come ogni settimana, mi ero svegliato presto e mi dirigevo dal barbiere. Era un'abitudine piacevole, che mi consentiva di rilassarmi e dedicarmi un po' a me stesso, e di iniziare il fine settimana nel modo migliore, con un po' di coccole.

In un periodo di grandi cambiamenti personali (ero reduce da una storia finita da poco) avevo deciso di cambiare barbiere. E' sempre difficile scegliere un nuovo barbiere, perche' l'intimita' umana che si crea col proprio barbiere e' molto stretta, e cambiarne uno significa quasi mettersi a nudo con un'altra persona. Il mio vecchio barbiere era quello che mi aveva visto crescere, che aveva visto spuntare la prima barba, quello che piu' volte si era forse distrattamente poggiato con la patta sulla mia mano posata sul bracciolo, suscitando in me le prime strane reazioni, e provocando numerose seghe ed interrogativi nella mia puberta'. Era quello che faceva apprezzamenti sul mio aspetto fisico, che mi diceva spesso: 'ma devo continuare a raderti la barba anche su petto e schiena? quando, d'estate, mi recavo da lui con una striminzita maglietta che lasciava uscire il mio pelo ricciolino.

A volte pensavo che se avessi mosso la mia mano, mentre era poggiato con la patta su di essa, non si sarebbe mosso, ma anzi, mi avrebbe incoraggiato ma non avevo mai avuto il coraggio: era come uno zio per me.

Ma dovevo cambiare vita, ed anche il barbiere era parte del mio vecchio mondo.

Accompagnando la mia ragazza a fare shopping, avevo un giorno notato un nuovo barbiere. Locale piccolo, ben arredato, elegante ma non 'fashion'. C'era sempre gente della mia eta' (ho 40 anni) o ragazzi un po' piu' giovani. Il proprietario era un tipo molto simpatico: rasato, faccione tondo dai lineamenti un po' duri, fisico possente, barbetta incolta, pelo folto, culetto tondo e sodo, cosce da calciatore. Non molto alto (175 circa, cioe' come me), ma molto gradevole. Ero passato un paio di volte nelle vicinanze, ed avevo guardato all'interno. Un giorno in particolare, passando, mi ero voltato indietro ed avevo notato che lui era uscito con le forbici in mano a guardarmi, con assoluta discrezione.

Nei giorni successivi mi ero scoperto a pensare a lui. Non avuto esperienze omosessuali nella mia vita, se si eccettuano le seghe con i miei cugini ed un pompino che il macellaio del quartiere mi fece quando avevo solo 12 anni. Avevo impiegato poco meno di un minuto a sborrargli in faccia, hehehe. In questa nuova fase della mia vita, mi sentivo attratto da persone virili e maschie, ma non avevo mai trovato in me la spinta necessaria per decidere di 'provare', pur non essendo ne' omofobo ne' bacchettone.

Quel sabato decisi di recarmi dal barbiere. Decisi di andare a farmi sistemare il pizzetto, ed a farmi radere i capelli a zero, cosa che normalmente faccio da solo. Quella mattina volevo coccolarmi. Entrai nel locale, e c'erano due altri clienti. I discorsi erano i soliti: donne, calcio, auto. Ero un po' seccato, perche' mi scocciava un po' che il posto fosse pieno dei classici maschi meridionali, come me, che non avevano altri argomenti di cui parlare. Mi presentai e dissi a Giorgio (cosi' si chiamava il titolare) che volevo sistemare pizzetto e capelli. Con un po' di disappunto, Giorgio chiese al suo collaboratore, un ragazzetto di 24 anni, di pensare a me, e continuo' a fare la barba ad un cliente, alle mie spalle. Potevo vederlo dallo specchio. Giorgio era maschio. Due chiappe sode e ferme, pelo ovunque, sguardo maschio. Ogni tanto anche lui guardava, e spesso veniva a controllare come il lavoro procedeva, toccandomi la testa e dicendo al suo collaboratore di insistere, o dandogli consigli su come raffinare il pizzetto.

Il cazzo mi divento' duro, provocandomi un certo imbarazzo perche' la cosa era evidente visto che indossavo i pantaloni della tuta ed ero steso per lo shampoo, ma nessuno sembro' rendersene conto. Alla fine pagai, strinsi calorosamente la mano a Giorgio ed al ragazzino, e promisi che sarei ritornato il sabato successivo.

Cosi' fu. Dovendo partire per un viaggio, il sabato successivo mi recai al barbiere alle 7:30. Era ancora chiuso, ma Giorgio arrivo' quasi subito. Mi chiese se volevo un caffe', ma risposi che avevo fretta, e cosi' entrammo subito. Giorgio tolse il giubbino di pelle, mettendo in evidenza un corpo meraviglioso. Indossava un paio di pantaloni verdone, tipo cacciatore, ed una camicia a maniche corte a scacchi, sbottonata sul petto non troppo, ma in modo sufficiente da consentire al ciuffo di peli ed ai pettorali di far capolino. La sua pacca era gonfia, ed era possibile immaginare il cazzo, piegato verso destra, con la cappella un po' verso l'alto.

Io indossavo un paio di jeans attillati, con degli strappi sulle cosce e sui polpacci: il sabato mi lascio andare ad un abbigliamento un po' piu' informale. Anche il mio cazzo era visibile, ed il suo gonfiore era evidenziato dall'alone di usura sulla parte centrale del pantaloni. Giorgio inizio' ad insaponarmi la testa. Mi disse che praticava lotta grecoromana, in una palestra che conoscevo. Mi chiese se anche io praticavo sport, dal momento che il mio fisico sembrava cosi' prestante e massiccio, e gli dissi che, pur essendo reduce da un incidente che mi aveva tenuto fermo per 8 mesi, e che giustificava la mia pancetta, praticavo judo a livello semi-professionistico. Fu contentissimo della cosa, e mi invito' alla sua palestra per un po' di lotta. Promisi che ci sarei andato di li' a poche settimane.

Era bravissimo. Quando, dopo avermi rasato la testa, mi chiese di accomodarmi per lo shampoo, non sapevo cosa mi aspettava. Mi lavo' la testa con dolcezza. Ogni tocco era un massaggio, un fremito. Massaggiava la nuca, si fermava dietro le orecchie, muoveva lentamente i polpastrelli, indovinando perfettamente la temperatura dell'acqua. Fu come una lenta masturbazione. Sono molto sensibile al tocco di mani brave e sapienti, e mi eccitai, in maniera visibile. Giorgio mi era vicino, molto vicino. Sentivo il suo profumo: non acqua di colonia, non dopobarba, ma profumo di maschio. Ad un tratto lo vidi dirigersi verso la porta. Utilizzando un tasto elettrico fece scendere la saracinesca e chiuse la porta. 'Oggi ho da fare 'disse 'sei l'ultimo cliente. devo portare l'auto dal meccanico, e devo farlo nelle prime ore della giornata, non posso servire i clienti.

Mi fece quindi sedere sulla poltrona per continuare a radermi i capelli. Quindi passo' al pizzetto. Mi teneva il viso tra le mani con dolcezza. Vedevo un gonfiore nei suoi pantaloni, ed anche i miei esplodevano. Quando col rasoio sistemava la forma del mio pizzetto, eravamo costretti a guardarci negli occhi. Questo mi creava un forte imbarazzo. Tremavo, distoglievo lo sguardo, ma anche lui era rosso in volto, le vene del collo grosse e turgide. Ad un tratto butto' via il rasoio e mi bacio'. La sua lingua roteava dentro la mia bocca, il suo fiato era caldo e forte, sbuffava come una locomotiva, si dimenava, tenendomi i polsi sulla poltroncina rossa, quasi volesse assicurarsi che non sarei scappato: per nulla al mondo lo avrei fatto, ero partito anche io. Il bacio duro' tantissimo, le labbra erano irritate dalla barbetta ancora non perfettamente rasata, i cazzi esplodevano. Giorgio mi toccava ovunque, infilava le mani nel mio petto, scendeva con le labbra sui miei capezzoli, sbottonava la mia camicia e scendeva leccando la mia pancia, indugiando sui peli. Era bello, profumato di maschio, infoiato e terribilmente passionale: un vero uomo del sud in piena esplosione ormonale.

Scese sul mio cazzo, lo impugno' con la mano ed inizio' a leccarlo con cura, gusto, leccando le prime goccioline che uscivano dalla mia fessura, ampia e turgida. Infilava poi la mia grande cappella, lasciandosela in bocca e muovendo la lingua sulla base, provocando in me veri e propri sussulti, quasi troppo intensi, poi rallentava e prendeva in gola tutta l'asta, ficcandosela in gola e guardandomi in viso. Era bello, caldo, e provava gusto e piacere in quello che faceva. Lo sentivo da come infilava il dito nel mio buco vergine, muovendolo con cura e delicatezza, ed affondando sempre di piu' mano a mano che mi rilassavo per consentirglielo.

Ad un tratto decisi di passare all'azione: lo presi teneramente nelle mie braccia, lo sollevai di peso, lo presi con una mano sotto la testa ed una fra le gambe, proprio come in una mossa di judo, e lo adagiai delicatamente sul tappeto del locale. Iniziai a spogliarlo, lentamente, impedendogli di reagire. Portavo alla luce un corpo splendido, massiccio, fermo e solido, pelosissimo e tremante. Lasciai i suoi boxer attillati al loro posto, piegandomi e prendendo in bocca il suo cazzo attraverso gli slip. Tremava, ad ogni mio piccolo morso sussultava ed inarcava il ventre, in uno spasmo liberatorio. Il suo cazzo era duro, il mio esplodeva, ma ero ancora mezzo vestito. Gli chiesi di restare sdraiato, e mi misi su di lui, in piedi, a spogliarmi lentamente. Accenno' a masturbarsi, ma lo pregai di non farlo: dovevamo godere uno dell'altro, pienamente, totalmente. Guardava il mio corpo con ammirazione, ed io il suo, mentre gli toglievo anche i boxer.

'Non sono mai stato penetrato, ma voglio farlo con te', mi disse. Gli dissi che avremmo fatto tutto cio' che sarebbe venuto spontaneamente e serenamente. Mi piegai verso di lui. I nostri cazzi erano a contatto, e sentivo la voglia in ogni centimetro quadrato del suo corpo di uomo. Le nostre cappelle si strusciavano delicatamente: tocchi leggeri ma intensi, che provocavano spasmi ed urla di piacere. Giorgio inarcava il bacino, ed il suo buchetto pelosissimo veniva a contatto con la mia cappella. Il contatto lo faceva sussultare, ed inarcare di piu'.

Decisi di leccare il suo buchetto: separai i peli dai due lati, mi piegai davanti a lui e gli sollevai le gambe. Iniziai a leccare a fondo, il suo buchetto rosa, che era rilassatissimo. Un uomo che mi voleva veramente, ecco cosa era. Un uomo fiero di stare con me, di fare l'amore con me, che non mi sfidava a nessuna prova, ma mi voleva solo dentro di se'. Poggiai la mia grossa cappella sul suo buchetto. Si contrasse un po, e mi chiese scusa, ma lo rassicurai: mi sarei fermato anche subito. Mi chiese di continuare e si rilasso'. Sentii che si rilassava, ed in quel momento capii che avevo un uomo che mi voleva davvero, perche' il suo ano inizio' a lasciar passare il mio grosso cazzo piano, molto piano. Ogni tanto mi fermavo, lo baciavo teneramente. Lo guardavo in quegli occhi, lucidi di passione. Lui mi baciava e ad ogni bacio sentivo un centimetro del mio cazzo entrare dentro di lui. Ero tutto dentro il suo corpo, e lui, con me immobile, sussultava.

Il suo cazzo era durissimo. Iniziai a muovermi, e lui socchiuse gli occhi, afferrandomi per le spalle. Mi tirava verso di se'. Era ormai aperto, completamente rilassato. Il mio cazzo entrava ed usciva nel suo corpo, e lui mi chiedeva di non fermarmi, di prenderlo, di entrargli nell'anima, nel cuore, nella mente. Non lo colpivo: non volevo fargli mare, ma provocargli piacere. Ad un tratto vedi il suo sguardo farsi tenero, i suoi capezzoli turgidi farsi strada in quel mare di peli, sentii la sua prostata contrarsi, e capii che stava per sborrare. Continuai a penetrarlo dolcemente e venni dentro di lui, copioso.

Venimmo insieme, attimi eterni di piacere, di godimento estremo, che ci fecero viaggiare ad alta quota. Scesi verso il suo pene ancora duro, e lo ripulii pienamente dallo sperma che lo circondava, piacevolmente impastricciato con i peli del ventre. Lo ripulii a dovere. Alla fine era di nuovo duro, il suo cazzo grosso e bello era in piena forma. Mi chiese di stendermi a pancia in giu'. Si sedette sulla mia schiena ed inizio' a baciarmi, a leccare il solco. Scendeva, ed arrivo' alle mie chiappe muscolose. Le apri' con le mani, ci infilo' la lingua, e parti' con una leccata fenomenale. Anche io lo volevo dentro di me, e glielo feci capire inarcando la schiena, e mettendo in piena mostra il mio buco. Ma lui voleva guardarmi in viso, e mi fece girare. Era bello, bello come il sole. Alle sue spalle i raggi del sole dalla veneziana semichiusa irradiavano un alone che me lo faceva apparire come un dio. Mi sollevo' con decisione le gambe, tenendo i miei polpacci massicci fra le mani.

Punto' il suo cazzo ed infilo' la grande cappella. Sussultai, ed istinitivamente posi le mani sui suoi fianchi quasi a spingerlo via. Mi guardo' in viso, sorrise, scese a baciarmi senza togliere il cazzo dal mio buco. Mentre lo faceva entro' di un colpo dentro, deciso e sicuro, tutto, fino ai coglioni. Saltai in aria per l'intensita' della cosa, ma Giorgio non si fermo', anzi inizio' a pomparmi con furia, ma con grande cura ed attenzione al mio piacere. Entrava completamente dentro di me, poi usciva completamente, aspettando che il mio buco si rilassasse completamente prima di riempirmi. Era tenace, forte, sudava e le sue vene erano gonfie. I suoi occhi erano carichi di passione, mentre mi baciava e mi donava la sua lingua avida della mia.

Ad un tratto mi resi conto che stavo per godere. La mia prostata pulsava, il mio buco si contraeva. Era la prima volta che godevo senza menarmi il cazzo. Lo strinsi a me con i polpacci, lo succhiai avidamente dentro di me, lo costrinsi a rimanermi dentro, e questo lo eccito' al punto che venne nuovamente, urlando forte, godendo dentro di me, riempiendomi tutto. Sborrammo insieme, unendoci forte, per sempre. Il mio uomo aveva goduto dentro di me, ed aveva parte del mio seme dentro di se'. Giacemmo cosi' non so per quanto, lui moscio dentro di me, ansimando ed addormentandomi sul mio petto

HairyManLE


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