ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Gennaio 2009


CANOVA A FORLI' - MORANDI A BOLOGNA - DECO ARTE IN ITALIA, 1919-1939, A ROVIGO


Si e' inaugurata il 24 Gennaio ai Musei di San Domenico di Forli', la mostra CANOVA, L'IDEALE CLASSICO FRA PITTURA E SCULTURA. L'importante esposizione, che rimarra' aperta sino al 21 Giugno, rappresenta un'ulteriore tappa di questa struttura museale in progress; infatti,al termine del restauro della chiesa annessa all'antico convento, cambiera' la destinazione d'uso degli spazi attuali che verranno destinati alle collezioni cittadine permanenti, mentre l'edificio appena ultimato di restaurare, verra' adibito alle mostre temporanee.
La bella scommessa era partita con Palmezzano, per poi continuare con Silvestro Lega, ed arrivare a Cagnacci lo scorso anno. Questa volta la citta' si e' scoperta anche una vocazione neoclassica dovuta alla presenza di alcune opere del grande artista, per committenze locali. Innanzitutto una delle tante versioni della plirirappresentata e riprodotta  EBE, opera che ebbe grandissimo, anche se, talvolta, controverso successo. Proprio lei  e' simbolo della mostra, e ne  e' praticamente il cuore, essendo al centro di alcune sale  che ruotano attorno al suo mito: dopo essere accolti dalla sua figura dall'alto della prima rampa  di scale di accesso al primo piano, una polena che la riproduce e' esposta all'arrivo del piano stesso, oggetto proveniente dal Museo Tecnico Navale di La Spezia.
La sala dedicata alla coppiera degli dei e' un continuo rimando fra opere a tutto tondo e tele in cui i temi passano da un artista all'altro ed attraverso il filtro di differenti sensibilita', e non solo della medesima epoca.Se le sculture si sdoppiano, triplicano, infatti c'e' l'Ebe locale, ma anche quella si San Pietroburgo e quella del Prado, ed inoltre una pregevole riproduzione in bronzo dorato del 1815/20,in dimensioni ridotte (cm.79) della manifattura milanese Strazza e Thomas; i quadri si moltiplicano: Hamilton,Vigee' Lebrun, Lampi, Landi, Pellegrini, Schiavoni, ma si risale anche alla danzatrice di Tivoli (I-II sec.d.C.) ed alla Ninfa con la pantera degli Uffizi (I sec.d.C.),cosi'come il Mercurio volante di Giambologna, anch'esso figura danzante, tema che tornera' piu'avanti proprio nella sezione dedicata all'arte coreutica.
Non debbo dimenticare uno straordinario disegno rappresentante una  Testa di Musa del 1510, di Raffaello! Altro coppiere era Ganimede, presente in due marmi di Thorvaldsen ed una tela di Granger. Ma altri miti, fra i piu'frequentati ed amati dagli artisti di quell'epoca, e non solo di quella: uno riguarda Amore e Psiche, ma e' al dio solo che molta energia creativa viene dedicata, e ci sono esempi che passano da Canova stesso (soprattutto l'Amorino detto 'Lubomirski') ad Hayez a Julien de Parme, per questa divinita' pericolosissima; la povera Psiche fu una di quelle che piu' ne fecero le spese; ed e' tenendo presente Ovidio, che bisogna guardare i due gruppi: quello in cui i due amanti si abbracciano,e si puo' vedere anche la tela di Landi,sullo stesso tema, dal Museo Correr di Venezia e l'altro in cui, l'uno accanto all'altro, in piedi, guardano la farfalla fra le loro mani. Farfalla che e' ancora fra le mani di Psiche sola,in un altro marmo straordinario… Ancora,Venere e Adone, dal gesto delicato fra i due amanti, in una scultura che vibra di vitalita' e pulsa di giovinezza; ancora lo stesso tema in Landi, e poi ripreso da Hayez con Rinaldo e Armida, e questi quadri non possono che riportare alla mente il commiato in Tiziano.
Il collegamento e' sottinteso ed inevitabile, d'altronde, si tratta di artisti molto colti che fanno tesoro della lezione di chi li ha preceduti, nel loro studiare l'ideale classico di bellezza cui ridanno vita! Arrivo ora alla danza, cosi'presente, sempre, in Canova e nei suoi contemporanei, quando l'ispirazione coreutica era portata verso l'ideale neoclassico (quello che riprendera' un secolo dopo Isadora Duncan con la Danza Libera), ed ecco quindi, la Danzatrice con le mani sui fianchi, e quella con il dito al mento (anche in versioni di altri artisti che, pero', non riescono a rendere il moto ironico e grazioso del capo senza essere leziosi); entrambe sulle mezze punte e con una elegante leggerezza,un'eterea facilita' di sostenersi nello spazio,pur nelle belle forme pienamente femminili. Ma danzano anche i figli di Alcinoo, nell'omonimo bassorilievo del Correr, e che danza! E' esposta anche una straordinaria, classicissima, serissima Tersicore, una vera direttrice di scuola di danza, attorniata da monocromi sullo stesso tema,come della musica,e non mancano neppure i mercati degli amorini, in maggioranza da Bassano e Possagno, mentre le (tre) ore danzanti di Carlo Finelli (Ermitage), se non sapessimo, potrebbero quasi sembrare deco! Altre sezioni e bassorilievi a tema celebrativo, cosi'come due pannelli con episodi socratici (Correr), introdotti da un disperato Orfeo a tutto tondo (Ermitage) fratello di quello veneziano, ma solo, purtroppo. A conclusione la saletta con la Venere Italica, insieme con la tela La sorpresa, esempio di fanciulla canoviana poco piu'che adolescente, e dal sorriso ironico-enigmatico tipico, e le forme perfette, in compagnia con la Venere (la ballerina Carlotta Chabert) di Hayez, e quella di Thorvaldsen. Ma non c'e' solo questo! Siccome ho iniziato in medias res, dovro' aggiungere la presenza dei possenti Creugante e Damosseno, affiancati dall'Aiace Oileo e dal Filottete ferito, ancora di Hayez. Discorso a parte meritano le Maddalene, una orante, simile a quella genovese, ed un'altra, giacente, parente stretta di una nota S.Teresa! La prima dell'Ermitage, la seconda da Possagno. Ampia e documentata la sezione dedicata a Papa Pio VII, cesenate e plurirappresentato. Silvana ha pubblicato un esauriente catalogo.

emilio campanella

Dal 22 Gennaio al 13 Aprile prossimi,il MAMbo (Museo d'Arte Moderna di Bologna), nella sua magnifica sede di via Don Minzoni, propone una mostra, a dir poco emozionante: MORANDI,1890-1964. Un'ampio ex-cursus di opere che coprono tutto l'arco di attivita' dell'artista bolognese. Molto e' stato scritto, mai troppo!, su questo eccelso pittore, e non saro' certo io a poter aggiungere qualcosa... solo annotare un poco le sensazioni di questa esposizione che proviene dal Metropolitan Museum of Art di New York che la coproduce , dove ha chiuso i battenti il 14 Dicembre scorso e consta di oltre cento opere. Alcune, purtroppo, esposte solo la', altre, purtroppo per loro, esposte solo qui.
Aldila' dell'ossequio formale e del riconoscimento della grandezza, bisogna sentirla certa pittura, ed e',talvolta, passatemi l'espressione, questione di pelle. O si rimane coinvolti, o si rimane all'esterno; non puo' esserci una via di mezzo. Io faccio parte del primo gruppo da quando avevo poco piu'di dieci anni: la copertina del mio libro di Educazione Artistica (allora si chiamava cosi') di I Media riproduceva una natura morta, secondo alcuni dipinse solo quelle -e qui abbiamo la riprova che no- che era a New York,e qui, purtroppo manca, poiche' sara' tornata al Guggenheim di Venezia, dove e' in deposito dalla collezione Mattioli: si tratta di un indimenticabile quadro del 1916: BOTTIGLIE E FRUTTIERA. Opera dal ritmo straordinario con una bottiglia a tortiglione ed una fruttiera, appunto,nello stesso stile; al centro, in secondo piano, un'altra bottiglia tronco-conica semplicissima che sembrerebbe essere in vetro lattimo (ho visto con grande commozione quegli oggetti in quello che ora e' il Museo Morandi) posati su un piano a varie sfumature di terre ed uno sfondo celeste.
Da allora ho cominciato a riconoscere quel modo di dipingere gli oggetti, alcuni oggetti, in quella che e' stata, per decenni,una continua variazione sul tema, ma di tale sapiente e profonda ricerca che mi ha fatto molto spesso pensare a Bach.
A Bologna si passeggia fra oggetti discreti, composti, silenziosi? Non direi, piuttosto e' tutto un concentrato sussurrare, con echi e ritmi che si giustappongono senza ripetersi mai… Ci sono nature morte silenti, immote, altre sono vicinissime alla morte, altre ancora hanno voci fortissime. Queste no, come il loro autore, sono schive, sommesse ,ma hanno MOLTO da dire, basta saperle ascoltare.

C'e' qualche esempio di figure, due autoritratti ed una bella scelta di paesaggi cui sono debitori, forse, Morlotti, ma direi, molto, anche Guccione.
Ma se gli oggetti sono i paesaggi morandiani, come potranno porsi i paesaggi (gli esterni,insomma) in questa visione? E'molto interessante ritrovare gli uni negli altri.Un'altra cosa, continuo a domandarmi: ma questa calma e' solo apparente? Perche' se, come abbiamo detto: bottiglie, bicchieri, caraffe, imbuti sono vivi, potrebbero anche agitarsi... non lo fanno, oppure lo hanno appena fatto,sono comunque pronti ad essere usati,a rivivere!
Il percorso e' diviso in otto sezioni, corrispondenti al numero delle sale, ed e' contemporaneamente cronologico.C'e' pure un 'assaggio' di grafica, in attesa della futura mostra sull'argomento, del Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Per concludere citero' solo due quadri per poi lasciarvi alla scoperta di cio' che amerete maggiormente secondo la vostra sensibilita'.
NATURA MORTA,1920, olio su tavola, Museo Morandi: una piccola sfera, un vaso cilindrico, una piccola bottiglia bianca con il suo tappo, una scodella abbattuta di 3/4 verso chi guarda, il piano bruno scuro, ombre portate, il fondale un poco piu' chiaro; un quartetto per oggetti, sempre gli stessi oggetti, scavando e sperimentando, tappa dopo tappa; se penserete a Ce'zanne non sara' di certo fuori luogo. NATURA MORTA,1956, olio su tela, Collezione Jerome L. and Ellen Stern.Una rara visione come dall'alto, quasi un'assonometria con il ritmo quadrangolare determinato da tre forme (scatole?) forse realizzate dall'autore, che s'interrompe in concomitanza con una presenza cilindrica e troncoconica di colore contrastante, seminascosta una scodella (?) bianca ed il tempo disteso, e poi conteso delle forme si sospende nello spazio silenzioso. A conclusione, le ultime ricerche prospettiche; tutto in un allestimento di grande sobrieta', ideale per valorizzare quadri cosi'concentrativi. Chi volesse regalarsi il catalogo edito da SKIRA, farebbe un'ottima scelta.

emilio campanella


Una mostra ch'e', come previsto, una sorta di continuazione di Belle Epoque Arte in Italia 1880-1915 (poi esportata a Pavia) dello scorso anno.
Ancora una volta intorno alla donna e la sua immagine, ed ancor piu' alla moda. Si propone, ora, qualche apertura alle arti applicate, infatti, nella sala dedicata a Vittorio Zecchin, insieme a quadri ed arazzi orientaleggianti, otto dei suoi sobri ed elegantissimi vetri, in aperto contrasto con la sua pittura, ne' gli uni, ne' gli altri, secondo me, veramente in tema, poiche' le tele hanno un gusto precedente, i vasi di uno successivo, se si puo' dire. Presente Gio' Ponti con differenti oggetti esposti malissimo (non mi capacito di come si possano presentare coppe finemente decorate senza porle su uno specchio!); una sezione con una trentina di opere del maestro, si puo' visitare nella magnifica Villa Badoer 'La Badoera' di Andrea Palladio a Fratta Polesine. Alcune sculture sparse qua e la', anche di Cambellotti ed Alberto Martini.
Sembrerebbe, comunque, veramente, la figura femminile, ad esser filo del percorso che, pero' risulta particolarmente evanescente e pare che talvolta i curatori abbiano avuto come qualche ripensamento. Infatti, appunto, si vaga fra un pittore e l'altro, fra importanti e molto meno; si incontrano tre mobili di numero e notevoli incertezze che fanno confondere lo Stile 1925 con altro. Ho notato gravi assenze: Tamara de Lempicka ed Antonio Donghi, per fare solo due nomi. Ci sono poi, opere praticamente tardo futuriste, ed altre che rientrano a pieno diritto nel Realismo Magico. Cose molto belle, altre solo curiose, certe altre decisamente trascurabili. Non voglio dire che tutto sia un po'casuale, no, ma neppure troppo approfondito. Si va, appunto, da Cadorin che non ha nulla a che fare, a parte dipingere anche in quegli anni come Balla, od ancora Cavaglieri, solo perche' e' un pittore locale, per quanto importante.  Certo, il Ritratto di signora di Cornelio Geranzani (c.a 1925) dalla Wolfsoniana di Genova, e' 'La Regina di Saba Wally Toscanini di Alberto Martini coll. privata 1925 sono corretti. Interessanti i levrieri di Atteone di Elisabeth Chaplin 1931, coll. privata. Sironi e Funi, notevoli presenze che nobilitano, ma travalicano il déco.
Ovviamente, l'unico veramente azzeccato e' Thayhat, Ernesto Michahelles, data poi, la sua importanza per il costume, basti ricordare ch'e' stato, partendo dalle esperienze di Rodchenko e del Bauhaus, l'inventore delle  'tute', uno degli abbigliamenti piu' diffusi del novecento, con le loro molteplici applicazioni.
Ed infatti, una bella serie di incisioni, della collezione dell'autore, per la creatrice di moda Madeleine Vionnet, e' presente in mostra. Sicuramente piaceranno quelle di Umberto Brunelleschi, Archivio Little Nemo, Torino per quanto risentano fortemente dell'influenza di Barbier. Altro perfettamente in tema e' Marcello Dudovich con la sua tempera Ritratto di signora (c.a 1937) dal Museo Revoltella di Trieste, che ci restituisce una fascinosa d'epoca. Concludo con il Ritratto della contessa Vera Arrivabene, ancora di Umberto Brunelleschi (coll.privata 1920) che mi ha colpito per la sua somiglianza con Anjelica Houston.



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