ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Febbraio 2012


ITALIANESI e NOTE VARIE MILANESI - CINQUE TERRE - WILDT, L'ANIMA E LE FORME - NUOVA LUCE SU ROVIGO


Martedi 14 Febbraio, su suggerimento di un collega milanese, che mi ha fornito i contatti, sono andato al Teatro di Ca' Foscari a S. Marta, ch'e' poi il Teatro di S. Marta di Venezia, per vedere Italianesi di e con Saverio La Ruina, autore, attore, noto e premiato, che proponeva questo suo monologo dedicato agli italiani internati in Albania sino agli anni novanta.
Un lavoro di grande intensita', e di grande coinvolgimento in cui l'interprete evoca cori di voci, situazioni, voci sole, patricolari ambientazioni atmosferiche stati emotivi di grande forza, sino alla perdita ed al ritrovamento della madre, dopo tre giorni di assenza, e ritornata graffiata lacera... poi e' saltata la luce, ci siamo ritrovati con le sole luci di servizio, e senza comunicazioni di sorta per un buon quarto d'ora, fino a che qualcuno balbettante ci ha avvertito che, presumibilmente, c'era stato un corto circuito, ed era mancata la luce... fino ad una conclusione di tale lapalissiana evidenza, c'eravamo arrivati tutti. 
Pare che il guasto fosse nella facolta' accanto, ormai deserta, data l'ora, cosa che comportava l'interruzione definitiva dello spettacolo!  Il colmo si e' raggiunto quando, forse, il direttore ha assicurato come non fosse mai accaduto.
Affermazione non irrinunciabile, come si sa.  Peraltro, chi lavora nello spettacolo ha vissuto questo inconveneinte almeno una volta, nel corso della propria carriera!
Certo determinate situazioni in teatro di debbono affrontare in maniera ben differente, ma quello, aldila' dell'aspetto non e' un teatro, ma una facolta' universitaria, con tutt'altri ritmi e mentalita', senza togliere nulla, ma evidentemente inadatta ad affrontare certi imprevisti!

Il giorno dopo, sono partito per Milano per la presentazione di una nuova mostra di arte antica, a Palazzo Reale, e siccome sono arrivato in citta' un'ora prima dell'appuntamento ufficiale, ho colto l'occasione per fare un giro nel nuovo MUSEO DEL NOVECENTO, nel Palazzo dell'Arengario, li' accanto, giusto un giro a salutare vecchi amici e vedere la loro nuova casa, come si potrebbe dire...
Che dire, aldila' dell'aspetto elegantemente tecnologico... la divisione degli spazi e dei periodi, e' perlomeno caotica, e sono sicuro di non aver visto qualche sezione, per non averla incontrata... certo, e' divertente prendere ascensori, scale mobili, godersi la vista dall'ultimo piano, ma tutto un po' a detrimento delle opere anche, a volte, soffocate, altre con luci discutibili, riflessi.
Cito solo due opere: STRUTTURA AL NEON PER LA TRIENNALE DI MILANO di Lucio Fontana, del 1951(1910) ben esposta, ma che due anni or sono, alla mostra dedicata all'artista, a Palazzo Ducale a Genova, sospesa alle volte a vele di uno dei cortili dell'atrio faceva un effetto di contrasto che definire straordinario e' poco; l'altra e' IL QUARTO STATO di Giuseppe Pellizza da Volpedo, incassettata in una saletta nera, di passaggio, come una portineria triste!
Non meglio era stata esposta alla Scuderie del Quirinale, in alto sopra la rampa delle carrozze, e sulla balconata, in primo piano i Pugilatori di Canova... come uccidere dei capolavori!!!
Ben altro effetto, andando ancora un po' indietro negli anni, ancora a Milano, nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, in penombra, illuminata benissimo, evocata dal buio, con amplissimo spazio e respiro intorno!

A Palazzo Reale, appunto, nella Sala delle Otto Colonne, si e' svolta la presentazione di TIZIANO E LA NASCITA DEL PAESAGGIO MODERNO. Un avvicendamento veloce, siccome ARTEMISIA GENTILESCHI ha chiuso il 29 Gennaio, e questa mostra apre il 16 Febbraio (sino al 20 Maggio) nelle stesse sale del medesimo bel color rosso sangue di bue e, pero', senza scemenze pseudoscenografiche!
La mostra e' curata dal professor Mauro Lucco, cui e' stato lasciato ampio spazio per esporre il suo punto di vista, le scelte delle opere, ed il criterio generale dell'angolazione critica, che parte da una lettera di Tiziano del 1552, a Filippo II, in cui viene, per la prima volta utilizzato il termine paesaggio in senso moderno.
Ulteriore domanda si pone sul perche' dell'importanza di questi sfondi proprio nella pittura veneta, e la risposta potrebbe essere data dai diversi ambienti in confronto a quelli lagunari abituali, che vedevano i veneziani, nella loro espansione in terraferma.
Peraltro, Tiziano, essendo cadorino, ben conosceva quegli ambienti. Prima di lui Giorgione e Bellini avevano scelto luoghi per ambientare le loro storie. Comunque nel cadorino, interessato molto ad episodi biblici, ma anche da storie mutuate da quella miniera rappresentata dalle Metamorfosi di Ovidio. Ci sono poi gli episodi reali raccontati dal lo storico Marin Sanudo, che ricorda i fuochi dei Turchi arrivati sino a Conegliano, visibili dal campanile di S.Marco. 
Tutto questo ed altro, come paesaggi d'invenzione, ma anche no, mescolati, composti, giustapposti, Gerusalemme celesti composte con monumenti lontanissimi fra loro, oppure Cima da Conegliano che rappresenta la medesima chiesa in due differenti pale d'altare, in un caso vista da est, nell'altro, da nord-est. Insieme con tutto questo il legame notorio con la pittura nordica. Cinquanta opere di autori anche “minori”, ma che hanno tutte una qualita' altissima, e provenienti da musei di tutto il mondo.
Si va, oltre agli artisti citati, da Marco Basaiti a Giovanni Cariani, da Lotto a Bonifacio de' Pitati, da Palma il Vecchio a Jacopo Bassano, da Lambert Sustris, a Veronese, Tintoretto, con l'incredibile NARCISO dalla Galleria Colonna di Roma, quadro dall'inquadratura perfetta, con il suo intrico di rami, a P. Buegel il Vecchio, a Lodovico Pozzoserrato  (Lodewijk Toeput) ed il suo CONCERTO IN GIARDINO, con i personaggi in primo piano che fanno musica, e sullo sfondo un giardino che promette sorprese e meraviglie di ogni tipo! Il bel catalogo e' pubblicato da Giunti.

emilio campanella

Al Museo Diocesano di Venezia, inaugurata il 10 Febbraio, sara' possibile visitare la mostra fotografica cosi' intitolata, del fotografo russo Alexander Martirosov, sino al 10 Marzo. Si tratta di una scelta di una quarantina di scatti, sei a colori, di paesaggi, albe, notturni, tramonti, altrettanti sei in bianco e nero, a cogliere le atmosfere delle cittadine schiacciate fra mare e monte, tutte in grandi dimensioni, e diciotto di volti, scorci, episodi di vita quotidiana, che ci rimandano, voci, grida di bimbi, conversazioni sommesse, volti consumati dalla salsedine, luci contrastate ad immaginare sbalzi di temperatura fra sole ed ombra, come solo in Liguria.
Mestieri vengono colti in momenti di assorta osservazione, salite ripide affrontate con stoica accettazione, bimbi sul triciclo, colti nella scelta di un bivio... momenti di vita quotidiana, si, ma anche immagini che rimandano ad altro, molto altro, e di piu' profondo.
Se il colore affascina con la tavolozza amplissima delle sfumature, non di meno il bianco e nero, con certi bianchi o grigi chiarissimi tipici della zona emoziona profondamente per lo scavo d'atmosfere che ne risulta.
Un bel catalogo che riporta tutte le immagini esposte, pubblicato da PrimoPiano Venice Art Gallery e' disponibile, cosi' come una scelta di cartoline, ed un bel calendario, questi ultimi, ad offerta libera ed il cui ricavato verra' devoluto per la zona alluvionata alcuni mesi or sono.




emilio campanella

Come ogni anno I Musei di S. Domenico di Forli', propongono una mostra che dura circa sei mesi, questa, infatti, aperta il 28 Gennaio, rimarra' aperta sino al 17 Giugno prossimo. 
Tornando un poco indietro diro' come sia stato periglioso, quest'anno, arrivare sino a quest'angolo di Romagna.
La presentazione alla stampa e' stata il 27 Gennaio, giornata di scioperi dei trasporti, per cui ho dovuto rimandare, poi, per circa due settimane ci sono stati disastri meteorologici inenarrabili, sino a quando, il 16 Febbraio, ho deciso di avventurarmi, ho avuto la fortuna di una bella giornata mite, ed ho sgambettato per i grandi viali autarchici, fra cumuli di neve, ed altri di ramaglie.
Mi sono trovato alla mostra, praticamente solo, solo un altro visitatore alla fine, ed in ore di pausa pranzo, ideali per evitare gruppi e visite guidate. Maggiore concentrazione e raccoglimento non avrei potuto sperare, per apprezzare il lavoro dei curatori: Paola Mola, e Fernando Mazzocca.
Una mostra che si presenta, con sei sale che si possono considerare quasi prologo di cio' che si trovera' al piano superiore. Subito viene affermato un criterio di collocazione stilistica, fra molto prima, contemporaneamente e dopo Wildt, cio' che e' chiarito nel sottotitolo dell'esposizione: L'anima e le forme, da Michelangelo a Klimt.
La prima saletta scandaglia i volti, nella seconda si trovano gessi d'artista: la testa e le mani del Parsifal, Nella terza, piccoli bronzi e temi che ritorneranno e forme che lo accomunano ancora in certe suggestioni, al primo Rodin.  Poi una certa retorics, le influenze dello jugendstjl ed alcune tematiche simboliste.
Dopo e' la volta della sala dedicata al mecenate Fulcieri Paulucci de' Calboli, ed in chiusura, quella dei rapporti con il potere, dunque i busti di Vittorio Emaneuele III e del Cavalier Benito Mussolini.
Nel corridoio esterno, un'ampia scelta di fotografie d'epoca, delle piu' importanti opere dell'artista. Al primo piano, invece, una prima sala in cui i curatori prendono per mano i lpubblico, mostrandogli praticamente il lavoro di Wildt, in riferimento all'antico, ed ai suoi contemporanei, ad esempio: il TORSO DEL BELVEDERE dei Musei Vaticani, accanto al CROCIATO ed al  VIR TEMPORIS ACTI. 
Ma anche busti femmini  accanto a Canova , e Bernini Wildt e Bourdelle ravvicinati. L'ardito contrasto si pone con Fontana e Melotti, guarda caso, i suoi migliori allievi!
I suoi volti sono maschere cave, gli occhi vuoti attraverso cui la luce passa oltre.  Illuminante la MASCHERA DELL'IDIOTA, quasi una maschera del teatro No!  Il percorso e' denso e ricchissimo di stimoli, basti pensare alla presenza del S. ANTONIO DA PADOVA di Cosme' Tura dalla Galleria Estense di Modena, il fanatico nella raggelata eleganza del grande ferrarese, accanto ai busti di santi macerati e prezioni del nostro.
Il percorso e' molto ampio e comprende un corpus importante di disegni, e tutto e' inserito in una temperie che considera il mondo artistico del tempo.
Notevolissimo l'accostare il busto di VITTORE GRUBICY DE DRAGON con S.GIACOMO APOSTOLO  e S.FILIPPO APOSTOLO di Albrecht Durer, dagli Uffizi di Firenze, ma le avventure e le sorprese sono molteplici e continue. Non e' difficile raggiungere Forli', e questa mostra merita ampiamente il viaggio.
Le luci sono accuratissime: si notino quelle gelide delle prima sala del primo piano, che immergono tutto in un'atmosfera decisamente surreale. Il Catalogo edito da Silvana, pur interessantissimo ed esauriente, manca di immagini dell'allestimento, e si deve un po' ricercare il criterio dei raffronti, d'altronde i tempi di pubblicazione non permettono questo 'capriccio'.

emilio campanella

Presentata a Palazzo Roverella, la mostra: IL DIVISIONISMO La luce del moderno, aperta al pubblico dal 25 Febbraio al 24 Giugno.
Si susseguono gli ISMI, in questi ultimi mesi, ed a non grande distanza.
Da poco si e' conclusa la mostra sui simbolisti italiani a Palazzo Zabarella di Padova, che ecco molti dei medesimi artisti sono al centro della nuovissima manifestazione rodigina, ma alcuni nomi s'incontrano anche alla magnifica mostra forlivese dedicata a Wildt.
Tutto cio' risulta particolarmente interessante perche' compone una sorta di grande mosaico dell'arte dell'inizio del novecento in Italia.
Va detto subito che la presente mostra ha all'attivo notevoli presenze, basti pensare alla prima sala interamente dedicata a Vittore Grubicy De Dragon, e che la seconda annovera presenze anche di Segantini, i monti, le campagne, nella sua visione ed in quella di altri, per iniziare:  Va, pero',  detto che nonostante tutto le scelte tradiscono come una certa schematicita', una secchezza, pur nell'attenta precisione delle proposte espositive; certo non foss'altro per le opere esposte sarebbe imperdibile, e lo e', in un certo modo.
Importante e' mostrare come la luce si divide, si miniaturizza in pagliuzze di colore che compongono storie, che sono elegiache, ma ovviamente anche simboliste, tanto in Pellizza, come in Morbelli.
Ma poi, e con quale intensita' e' affrontato il dato sociale, tanto in Nomellini, come nel trittico ancora di Morbelli; su tutti l'intensita' me'lo di Angelo Longoni, con il suo RIFLESSIONI DI UN AFFAMATO del 1894, da Biella.
Emozionante, soprattutto per me, ligure, la sala dedicata al mare, anche con la presenza di Rubaldo Merello.  Un'ampia sala di ritratti, solo apparentemente di circostanza, ma molto precisi nelle simbologie, nelle ambientazioni, anche con Segantini, Balla e Boccioni; molto interessante e curioso il raffrontare le presenze di due Nomellini panteistici, e d altrettanti Previati spiritualisti.
Ancora di Previati bisogna citare I CORSARI del 1907 dalla Galleria d'Arte Moderna di Genova. Si conclude con un accenno a coloro che dal Divisionismo passeranno al Futurismo, ed ad una certa idea di Secessione italiana.
Catalogo Silvana che questa volta ha alcune riproduzioni cromatiche, purtroppo, molto lontane dal vero.

emilio campanella                                          

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