Le recensioni di Emilio Campanella: Marzo 2002

AIDA AL CARLO FELICE DI GENOVA

VENEZIA: CAPITALE DEL CINEMA ITALIANO ?

TUTTA VENEZIA IMPAZZA ? E' CARNEVALE !

ANIMALI (ALTRI) A MESTRE


AIDA AL CARLO FELICE DI GENOVA

 

Già collaudato con successo a Bologna, quest'allestimento di Aida, a firma di Pier'Alli, di cui cura tutto anche le scene e i magnifici costumi, risulta decisamente convincente tanto per le scelte scenotecniche e registiche propriamente, che gli fanno prosciugare ieraticamente il gesto in modo da impegnare il meno possibile i cantanti e dar loro al contempo una credibilità teatrale.

Tutto giocato su di un fuoco centrale e sulla specularità, l'impianto ripropone, stilizzati, elementi tipici dell'architettura egizia, secondo alcuni anche un poco fantascientifico, non disturba grazie alle luci perfette e a una parete mobile che assumerà varie posizioni a seconda delle scene fino a schiacciare lentamente gli infelici amanti; elemento fondamentale molto moderno e al tempo stesso antichissimo.

La direzione di Patrick Fourmiller veniva docilmente assecondata dall'orchestra in un lavoro attento e corretto, un po' meno dai cantanti che risultavano avere, quasi tutti, dei problemi: dalla protagonista (Michèle Crider) discontinua, talvolta incerta, talaltra tendente allo strillo e che in "O patria mia" ha emesso un acuto MOLTO imbarazzante sembrava un po' una STRIDER !

Meglio, forse, Marianne Cornettiche sostituiva Nadja Michael già contestata alla prima, ma anche lei poco entusiasmante, e tanto meno nella scena con i sacerdoti che, sappiamo tutti quanto sia fondamentale.

Riccardo Zanellato era un Ramfis ben poco autorevole, e anche qui, se manca l'autorevolezza il personaggio non esiste più.

Alberto Gazale, Amonasro, un po' tutto naso e gola e scarso rilievo, mentre il Messaggero di Stefano Pisani era assolutamente da dimenticare, come quasi sempre !

Non male la Sacerdotessa di Sonia Corsini e ineccepibile il Re di Marco Spotti.

Concludo con Sergej Larin, Radames, dal quale mi aspettavo molto di più e che sembra aver cercato uno scavo psicologico e intimistico della parte oltre a un lavoro attento sul suono che a tratti mi ha ricordato Jon Vickers, ma, come dire, un lavoro non ultimato, e talvolta una spiacevole tendenza a spingere, peccato perché la qualità è notevole e il fraseggio perfetto; tutt'altro che perfetta, per contro, la gestualità che lo fa sembrare un robot un gran bel robot, poiché la presenza è OTTIMA e in scena emana una simpatia naturale e non forzata.

Forse era schiacciato dall'eccessiva stazza delle due signore che se lo contendevano, per quanto anche in belle scene come il duetto del secondo atto, e anche prima, con movimenti fra loro, come geometrie dell'inquietudine, ma questo è ovviamente, merito del regista.

Interessanti, nel I atto, le coreografie di Simone Chiesa, non rimangono al medesimo livello nel resto dello spettacolo.

Emilio Campanella




VENEZIA: CAPITALE DEL CINEMA ITALIANO ?

 

Sissì, per dieci giorni l'anno, durante la MOSTRA, come qui viene famigliarmente chiamata, e poi ?

Poi, praticamente da piangere, d'altronde, considerando i 46.000 residenti del centro storico, che cosa si può pretendere ?

Eppure è una città internazionale, o no ?

Piuttosto, ha un turismo internazionale, ma questo non ne fa una metropoli (già non per le dimensioni) d'importanza mondiale, anche se dal punto di vista artistico e poi la rilevanza di certi convegni per quanto luna park turistico e apoteosi della paccottiglia BASTA ! Certi film arrivano per un giorno solo e se hai altri impegni te li perdi !

Anche se il CIRCUITO CINEMA che fa capo all'UFFICIO CINEMA del COMUNE animato dall'instancabile Dott. Roberto Ellero (un magnifico orso biondo di mezza età con un superbo paio di baffoni e gli occhi bleu cobalto sornioni e simpatici spesso accompagnato da una bella signora beata lei e complimenti per il buon gusto !) che organizza, propone, apre sale (la prossima sarà una bisala al Lido che ha molta fame di cinema e dove le proiezioni settimanali alla sala Perla dell'ex-casino sono sempre affollatissime) e salette dove può e può poco nonostante la tenacia.

Ultima in ordine di tempo una rassegna dedicata a Shoei Imamura reduce da Roma, Bologna, Milano, Torino; parziale, è vero, ma che presenta alcuni capolavori assoluti come DESIDERIO RUBATO del '58 sull'ambiente degli attori girovaghi della zona di Osaka e che risente dell'estetica dell'Ukiyo-e con una consapevolezza di riferimenti estetici illuminante; PORCI E CORAZZATE del '61; CRONACHE ENTOMOLOGICHE DEL GIAPPONE del '63 e, fra gli altri lo straordinario DESIDERIO D'OMICIDIO del '64, storia cupa e ossessiva di una donna cui manca il coraggio di imporsi e opporsi in situazioni estreme; gli attori sono, come sempre, straordinari e i rapporti fra personaggi ricordano, per certi versi l'Antonioni di quegli stessi anni.

Ho sempre più netta l'impressione che il cinema degli anni '60 del secolo scorso in tutte le cinematografie, risulti a tutt'oggi insuperato.

Emilio Campanella


TUTTA VENEZIA IMPAZZA ? E' CARNEVALE !

 

TUTTA VENEZIA IMPAZZA ? E' CARNEVALE !, e io invece vado alla Biennale, si, perché quest'anno si potevano lasciare le folli follie della folla e andar, appunto, "via dalla pazza folla" per rifugiarsi ai girdini della Biennale, come al Teatro delle Fondamenta Nuove, oppure alle Corderie dell'Arsenale, come al Teatro Piccolo Arsenale dove per dieci giorni (1/10-II) si è svolto il nutrito programma di "Temps d'Images" che spaziava tra video installazioni, video proiezioni (DEEP IN THE WOOD di Thierry de Mey), spettacoli di teatro, che una volta si definiva di ricerca, danza, e il tutto, un po' contaminato fra le varie discipline, infatti nella "prosa" c'è sempre un po' di danza, e molto spesso c'è anche il cinema vero e proprio, anche se in video dal quale talvolta si entra e si esce come in "SOLO FOR TWO" di e con NIELS "STORM" ROBITZKY (anche la musica è sua) geniale rapper tedesco/americano che dialoga danzando con il suo doppio sullo schermo per '25 di invenzioni simpatiche e intelligenti utilizzando tutto il linguaggio dell'hip-hop, come un po' in punta di matita e anche con godibile riferimenti: King Kong e Harold Lloyd; tutto in un gioco sulla cultura e i miti metropolitani; per soprammercato è molto simpatico e oltre ad avere un sorprendente controllo del movimento, non è per niente male, anzi ! Sullo stesso versante SC23c di NAMUR BREAK SENSATION, più con una scelta colta e gotica che alterna testi di Tim Burton letti da un'attrice su un trespolo (Cécile di France) mentre il tecnico del suono e d.j. (Gregg) ha un grembiule di cuoio come un fabbro. Guillaume Roose, Bashkim Topojai, abilissimi e agilissimi rispondono danzando a queste sollecitazioni: interessante ma solo parzialmente riuscito poiché dalla metà tutto risulta un po' scontato e meccanico, per quanto l'insieme risulti suggestivo ed esaltante, ma anche un poco pretenzioso.

Hotel Modern presenta "Snails trails" azione che ha come protagonista un'anziana signora un po' svanita che vaga per la casa in cui gli oggetti cominciano a ribellarsi e a non riconoscerla, come, peraltro, lei non riconosce loro, in una scena molto iper-realistica, ma altrettanto quotidiana, fino a che non uscirà di scena, e di casa, appunto, per riapparire in effigie (come riconoscibilissimo pupazzetto) sullo schermo appena calato dove seguiremo la continuazione della sua vicenda, in mezzo a un delirio di città casalinga dove le auto sono ferri da stiro e gli edifici lavatrici o frigoriferi; gli abitanti gamberi, che però conducono motorini e autobus. Poi lei andrà in cielo, e comprenderemo come ciò che abbiamo visto in scena non fosse altro che il suo addio alla vita, senza alcuna tristezza, ma altresì molta serenità, anche un po' di melanconia, è vero, ma con equilibrata, ironica rassegnazione.

Franco Maurina (bell'orsacchiotto barbuto) ha presentato un suggestivo frammento (16') di teatro elettronico miniaturizzato su di un palcoscenico in scala (1/10) di un teatro gigantesco, una vicenda ispirata a Poe di cui attendiamo con ansia il seguito.

Fabio Massimo Iaquone con "01 ZOOVENICE" ha costruito un'intelligente e ammiccante installazione che fa leva sul voyeurismo, infatti dislocata in stanze differenti proiezioni solleticano riferimenti/rimedi erotici, colti, ma anche molto espliciti; al vernissage (con attori) tre bellissime ragazze nude adagiate e rannicchiate su monticelli di foglie di lauro rischiavano di essere calpestate dal pubblico; un'altra con una microcamera fissata alla mano rimandava sulle pareti immagini ravvicinate del suo corpo. In un monitor, il sesso di un uomo, dentro i boxer, assumeva varie posizioni. Una stanza dal soffitto bassissimo con buchi: una ragazza nuda senza testa pubblico vestito, parimenti decapitato, quando tocca a te (in certi casi dopo una LUNGA attesa) infili la testa nel buco e vedi il volto della ragazza di fronte a te che ti guarda mentre tu, a tua volta, guardi, proiettato dietro di lei un filmetto grottesco quasi porno. Più oltre una biondina con lunghi capelli preraffaelliti sorride mentre noi vediamo che sul suo sesso è proiettato un grosso fallo in movimento ! Un giovane nudo proiettato sulla parete viene verso di noi camminando sul filo; lo stesso, in carne e ossa, accoccolato più lontano si accarezza poi si passa una porta e ci si trova fuori !

I Motus di Rimini hanno presentato "TWIN ROOMS" al Piccolo Arsenale, uno spettacolo evento dall'eccessiva durata di 50' durante i quali in un interessante impianto iper-realistico che divide la scena in due parti: reale camera d'albergo con bagno e attigua proiezione degli stessi ambienti tanto in tempo reale come con immagini girate in precedenza abitate da una folla di personaggi le cui storie non ci interessano, e non ci debbono SOPRATTUTTO interessare. Certamente un'operazione curiosa (dal costo, perlatro, direi, faraonico) ma valida come installazione, non certo come spettacolo; sarebbe stata bene al Padiglione Italia, non lontano dal bel lavoro di Iaquone.

La manifestazione era stata aperta da "PALERMO PUO' ATTENDERE" di Ciprì e Maresco, un esempio di non-teatro-non-cinema, si potrebbedire, discontinuo, un po' lungo, ma con momenti di grande forza, e comunque, un esperimento di notevole interesse nella sua fitta episodica, basti nominare la presenza di Mimmo Cuticchio.

E comunque, per dieci giorni, videoproiezioni continua di spettacoli recenti della Biennale (RAI Sat dalla qualità tecnica talvolta MOLTO scadente e ARTE, invece, di ben altro livello)

Emilio Campanella


ANIMALI (ALTRI) A MESTRE

 

La prossima volta che deciderete di andare a Venezia, fate una cosa: fermatevi prima. Arrivando in treno scenderete alla stazione di Mestre, attraverserete la strada e percorrendo tutta la Via Piave (10' di percorso) che se ne diparte, oppure salirete sul primo autobus che va in quella direzione (tutti !) e scenderete in fondo, prima della fontana; pochi metri più avanti troverete la galleria CONTEMPORANEO (P.zza Olivotti 2) che dal 3/II al 7/IV ospita nei suoi begli spazi la gustosa, colta, intelligente, spiritosa, imperdibile mostra ALTRI ANIMALI che presenta bestiari diversi, appunto, da quello di ALTAN, proprio così denominato, che inventa bestie stranissime, tenere ed esilaranti, con tanto di denominazione e classificazione scientifica; al LABIRINTO di Gabriele Giandelli le cui tavole accurate, surreali e crudeli, sempre di mano felice sono un'antologia di storie in cui l'uomo ha un ruolo piuttosto grave; ad Emanuele Luzzati con la sua ARCA tra collages, grandi composizioni, disegni e acquerelli con la sua tipica tecnica 'mescolata' di materiali eterogenei, che ci mostra i raporti del vecchio Noé & famiglia con i loro ospiti; la GIUNGLA di Roberto Perini che strizza l'occhio a Magritte; un esempio per tutti: un domatore che morde alla gola una grossa tigre estasiata ! Ancora Chiara Rapaccini con il suo ZOO dipinto su legno e scopito e che narra vicende cattivelle. A concludere Andrea Rauch e il suo CIRCO di personaggi famosi rivisitati: da Milù e Snoopy, da Mio Mao a Paperone, da Crazy Cat al bassotto di Bonaventura in un susseguirsi di tavole eleganti e coltissime giocando con differenti tecniche fino al "d'après" come i Topolini in stile suprematista, o alla maniera di Mondrian o di Calder, ma anche arazzi, tappeti e insegne luminose in un amore/ossessione che giunge ai 'ritratti' su di un tavolino da salotto.

ALTRI ANIMALI, animali DIVERSI, ALTRO il modo di rappresentarli, si, un'apoteosi della diversità nella diversità e non aggiungo altro.

 

Emilio Campanella

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