ORSI ITALIANI MAGAZINE


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Camionisti (seconda parte)

Un racconto di Antonio


Erano dunque le venti passate ed io avevo ormai completato il mio lavoro negli spogliatoi. Ero ancora coperto di urina e sperma rinsecchito che mi appiccicava i peli.
Di li' a poco sarebbe arrivato il metronotte per il primo, consueto giro della sera e non potevo presentarmi a lui in queste condizioni.
La mia voglia di cazzo era ormai senza limiti e poiche' il buco del culo mi bruciava ancora, pensai che forse il metronotte si sarebbe accontentato della mia bocca ed io non stavo piu' nella pelle di trovarmi faccia a faccia con lui.
Nonostante la caldaia si fosse spenta automaticamente proprio alle otto in punto, verificai la presenza di acqua calda per farmi una bella doccia. Il pavimento della doccia era ancora cosparso di peli e schiuma.
Le poche gocce d'acqua che scendevano lente dalle piastrelle formavano piccole pozze fredde. Immaginai che fra quei peli, disciolti in quella poca acqua, ci fossero ancora gli umori corporali dei miei tre camionisti e mi sdraiai supino sul pavimento, pizzicandomi delicatamente i capezzoli, turgidi per il freddo.
Dal cortile i fari di un'automobile illuminarono i vetri delle finestrelle che correvano lungo tutto il muro di fronte alle docce, appena sopra gli armadietti. L'auto entro' lentamente nel cortile gelato e si fermo' tenendo il motore acceso.
Una portiera si apri' e si chiuse.
Aprii l'acqua calda e cominciai a farmi la doccia, tendendo le orecchie alla porta dello spogliatoio, che non riuscivo a vedere. Poco dopo udii distintamente la porta aprirsi, mi voltai verso la stanza, mostrando il mio corpo al visitatore e proseguii la doccia.
- Buonasera.- disse improvvisamente una roca voce maschia.
Naturalmente finsi di essere stato colto di sorpresa e spalancai gli occhi guardando il mio interlocutore.
Avevo una bella erezione, cosa che mi capita sempre ogni volta che faccio la doccia e mi sfioro il corpo con le mani.
Mi portai le mani al cazzo con finto imbarazzo e restai per un momento a guardare quell'uomo di fronte a me, per nulla intimorito o imbarazzato.
Indossava eccitanti anfibi neri, alti fino a meta' polpaccio, una divisa blu visibilmente aderente con cinturone nero dal quale pendeva una fondina e relativa pistola. Indossava guanti di pelle e un giubbotto con bande rifrangenti argentate.
Portava un cappello di pelle di tipo sovietico, con le falde copriorecchie sollevate. Il tipo doveva essere sui cinquantacinque-sessanta, ed aveva un bel viso tondo, incorniciato da una barba brizzolata, molto ben curata.
- Hai finito tardi stasera. Non ti ho mai visto, sei nuovo?- mi chiese camminando per la stanza e andandosi a sedere sulla panca piu' vicina alla doccia. Teneva le gambe larghe e si palpeggiava il pacco, fissandomi dritto negli occhi.
- No, io non sono un magazziniere, sono un impiegato.- risposi sempre tenendomi le mani sul pisello.
- Ah! E come mai stai facendoti la doccia a quest'ora?- chiese incrociando le braccia sul petto.
- A proposito - aggiunse, - Puoi anche toglierti le mani dal cazzo, io non mi impressiono guardando un uomo nudo, anche se ce l'ha in tiro come te in questo momento. Avanti, prosegui pure la doccia.- e cosi' dicendo si tolse i guanti di pelle, estrasse accendino e sigaretta e comincio' a fumare. 
La sua reazione mi spiazzo', lo confesso. Ma la rudezza dei suoi modi mi sapeva di artefatto. Cosi' decisi di stare al gioco e proseguii la doccia. Mi si le mani fra i capelli, con gli occhi chiusi e l'acqua che cadeva sul viso e scendeva deliziosamente lungo tutto il mio corpo.
- Forse ti serve anche il sapone.- disse prendendo il docciaschiuma dall' armadietto di Sergio.
- Si, grazie.- risposi scrollandomi l'acqua dal viso.
Il metronotte teneva il flacone con due dita e lo faceva dondolare.
- Allora lo vuoi o no? Non ti aspetterai mica che te lo venga anche a spruzzare addosso, vero?
Ora ero certo che la sua prepotenza era fasulla. Cosi' chiusi l'acqua e mi avvicinai a lui gocciolante.
Mi trovai faccia a faccia con il tipo. Teneva la sigaretta al lato della bocca, il braccio sinistro sul fianco e il destro alzato, con il flacone in mano. Era alto pressappoco come me. Alzai il mio braccio per prendere il flacone, guardandolo sempre negli occhi. Lui fece una finta e sposto' il braccio per non farmi afferrare il flacone. Sorrise.
- Devi essere piu' veloce, ragazzo.- mi disse.
Sorrisi anche io e allungai l'altra mano afferrando i suoi genitali. Il metronotte non fece una piega e lascio' che gli palpeggiassi il cazzo che era durissimo.
Ci fissammo lungamente negli occhi. Palpeggiargli il cazzo era bellissimo per entrambi e mentre lo facevo, cercai di abbassargli la zip dei pantaloni per poterlo tenere fra le mani. Ci riuscii abbastanza velocemente ed infilai la mano dentro. Il metronotte lascio' cadere il flacone e mi prese la testa con le mani continuando a fissarmi.
- Me la fai una pompa?- chiese quasi sottovoce.
- Ce ne hai messo di tempo a chiedermelo.- risposi sorridendo.
Cosi' mi abbassai, inginocchiandomi ai suoi piedi. Lui si sbottono' il giaccone e si tolse maglione e canottiera, restando a torso nudo. Getto' all'indietro i suoi indumenti e mi svelo' finalmente il suo torace morbido e formoso, la sua pelle chiara letteralmente rivestita di soffice pelo brizzolato. Qualche deliziosa lentiggine e due meravigliosi capezzoli rosati e duri come chiodi.  Gli slacciai la cintola e gli abbassai velocemente pantaloni e slip e finalmente anche l'ultimo suo segreto mi venne rivelato. Il suo randello non era particolarmente grosso, ma aveva una fragranza eccitante, ed era dolcissimo al gusto.
Iniziai a leccarlo dalla base, vicino ai due meravigliosi coglioni. E salii lentamente verso il frenulo e la cappella, odorandone intensamente l'aroma.  Quindi avviluppai le mie labbra vogliose sul suo cazzo, lubrificandolo bene e cominciai anche una bella sega. Ad ogni manetta accompagnavo una leccata e una sbocchinata e udivo il metronotte gemere di piacere, come una troia.  
Avevo il cazzo in fiamme, durissimo e violaceo e accennai a farmi una sega.
- No, aspetta, fammi sborrare e poi a te ci penso io.- disse il metronotte ansimando come un toro.
Cosi' interruppi la sega che mi stavo facendo. Ma ero troppo curioso di vedere quanto avrebbe resistito e proseguii il mio lavoro dedicandomi lingua e bocca solo alla sua mazza.
Feci strisciare le mie mani sulla sua pelle, sul suo torace, sfiorando delicatamente la sua pancetta e le sue mammelle. Raggiunsi i capezzoli, freddi e duri e cominciai a pizzicarglieli. Fu un delirio. I suoi rantoli si fecero sempre piu' animaleschi e comincio' a gemere sempre piu' forte.
Sentivo i suoi glutei contrarsi vigorosamente e finalmente la mia bocca si riempi' del suo sperma. Era abbondante, denso, delizioso.
Respirando con il naso, lo feci scivolare lentamente nella gola, succhiando leggermente affinche' non ne rimanesse in canna nemmeno una goccia. Lo tenni in bocca ancora qualche minuto, finche' non si stacco' da me sorridente e pieno di gratitudine.  Mi abbraccio' e mi bacio' sulla bocca, limonandomi a lungo.
Poi scese con la mano sul mio cazzo e comincio' a segarmelo delicatamente.
- Che bella nerchia che hai- e riprese a limonarmi. Poi scese lentamente sul collo, solleticandomi leggermente e sempre con le sue labbra su di me, scese fino ai capezzoli che mi limono' abbondantemente, uno alla volta, mentre l'altro era dolcemente pizzicato dalle sue belle dita grassocce.
Mi spinse all'indietro ed avvertii la sua mano afferrarmi i glutei muscolosi e stringermeli vigorosamente. Poi le dita si infilarono fra di essi ed arrivarono al mio buco.  Gli accarezzavo dolcemente la testa finche' non avvertii la sua bocca attorno alla mia cappella. La sua lingua mi flagellava.
- Coraggio, sdraiati.- mi disse spingendomi ancora indietro.
I miei talloni colpirono lo scalino delle docce. Mi sedetti e poi mi distesi con la schiena sugli scarichi delle docce. Lui si inginocchio', mi allargo' le cosce e mi fece mettere una gamba sulla sua spalla. Immediatamente il mio randello fu in suo potere. Incomincio' un pompino destinato a durare pochissimo perche' stavo esplodendo, ma fu il piu' bel pompino che ricordo.
Non mi dava tregua. Non capii cosa stava facendo ma non riuscivo a controllarmi e cominciai a gemere di piacere. Contemporaneamente mi torturavo i capezzoli e inarcavo la schiena lanciando gemiti ad alta voce.
Il metronotte si eccitava sempre di piu' e succhiava la mia minchia con vigore, finche' in un ultimo grido di liberazione, svuotai i miei coglioni nella sua bocca.  Lui prosegui' a succhiarmelo per qualche minuto ancora, mentre io mi stavo rilassando completamente.
D'un tratto udii aprirsi la porta dello spogliatoio. Il metronotte non si scompose di un millimetro e prosegui' nella pompa.  Apparve un secondo metronotte, molto piu' giovane, alto, massiccio, che ci stette a guardare sorridendo, appoggiato allo spigolo.
- Bravo!! E cosi' tu sei qui a divertirti mentre io ti aspetto in macchina come un cane?- esordi' il giovane.
- Non rompere e torna in macchina che qui ho quasi finito.- rispose il metronotte sollevandosi in piedi.
- Anch'io voglio scopare.- ribatte' capriccioso.
- Ti prego, non stasera. I camionisti mi hanno rotto il culo stasera. Facciamo domani? Tanto mi troverete qui.- proposi io sollevandomi in piedi.
- Eddai, il buco del culo l'avrai anche rotto, ma la bocca ti funziona, vero?- e fece l'atto di sbottonarsi i calzoni.
- Dai Fulvio, andiamo, siamo in ritardo.- taglio' corto il metronotte mentre si infilava il giubbotto ed il cappello.
Udii i due discutere nel breve corridoio che separa gli spogliatoi dal magazzino.
- Vaffanculo, cazzo, tu scopi e io devo reggere il moccolo...
Non capii le altre parole. Udii la timbratrice segnare il controllo effettuato, la porta del magazzino chiudersi e le portiere dell'auto sbattere.  I due se ne andarono. Fulvio mi sembro' molto eccitato e pensai che la sera dopo ci saremmo divertiti molto. Non vedevo l'ora di assaggiargli il cazzo ed ero impaziente di capire se il metro e novanta, per almeno 140 kg, avrebbe mantenuto tutte le promesse che il suo aspetto sembrava riservare.


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